Creato da baubo_a il 11/04/2012

Baubo

eros e gioco

 

 

Lara (1)

Post n°16 pubblicato il 24 Novembre 2012 da baubo_a
 
Tag: baubo

 

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Sulla battigia ma ancora in acqua

sarà una spinta più forte a lasciarmi sulla sabbia.

 

Ho cominciato io a insidiare: «A me piacciono i tris. Ne ho fatti... » Ma tu, com'è che subito ti sei fermato su queste parole?

Sicché ho girato attorno a questa mia predilezione. Il fatto è che, probabilmente, io a volte aggancio cose da te, non te l'immagini nemmeno. C'è solo un difettuccio che col tempo ho riscontrato. Tu ci stai solo per i tre con due donne. Categorico, dici, per ora. Io insisto a dirti che amo molto giocare con due maschietti, t'arrabbi e metti giù criteri imprescindibili. So che arrivo sempre dove voglio.

Insomma la cosa ti solletica, forse è il motivo per cui ancora stai con me. Io? Accidenti a me, in questo momento i tris mi piacciono se ci sei tu. In tutti i miei film, le mie fantasie, è così, faccio sempre l'amore con due maschietti, uno dei due sei tu.

Ci devi essere e guardarmi, guardare fisso e a lungo. Assecondare, istigare. Lui è là, magari a ...., tu che mi strizzi i capezzoli e intanto lanci le tue parole, le tue fantasie, quelle che mi lacerano la mente. Quelle situazioni in cui mi porti che mi sembra di non volere perché soffro tutto ciò che si mette tra te e me, ma tu sai cosa m'attira e mi eccita. Infili le tue parole e io sono già con lei, con lui. E tu sei quello o quell'altro e, più la trama è assurda, perversa, amorale, più mi attizza, mi drizza, mi sveglia. Ti restituisco un feed-back rovente, parole stronze, di voglia di sesso duro e tu insisti. Ci vai dentro. Rispondo, sale l'eccitazione, scatto. Il corpo, la testa e alla fine mi ritrovo a dirmi: ma vedi che sono.

Così il gioco tra noi, mai da amoretto, da romanticheria. Sempre sesso estremo, però non estremo nei corpi, che significa poi? Ma estremo nella psiche.

Torniamo sul tre; consulti la tua amica: «Sei un demonio» T'ha detto, però ci sta. Una serie di mail circolari tra noi per conoscerci un po', scambiarci emozioni. Io friggo, la cosa la voglio, soprattutto la voglio insieme a te ma rodo dentro, mi struggo all'idea che intrallazzerai con lei. Così ci si trascina, a volte do di matto, ti assalgo con parole dure, chiudo, riapro. E tu tra lei e me a gestire, equilibrare, tentare. Io, stronza. Ma non torno indietro, seee... ci sarò.  

 

 

 
 
 

"guarda quanto ti piace"

Post n°15 pubblicato il 30 Ottobre 2012 da baubo_a
 
Tag: baubo

 

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Ti muovi ora, con forza, non distinguo più tra lei e lui, avverto la mia ...  perdersi e prolungarsi sul tuo ... . C'è una tensione, un tiraggio e trama che crea un'unità un , laggiù.

Quasi un involucro di forza - la vedo sai? E la sento. Una capsula giallognola, trasparente, intensa di energia - un nodo di intensità - che accomuna ... e ... e loro si muovono, si toccano e si lasciano, si cercano, si penetrano si staccano e si riavvicinano dentro questa capsula creata da una forza che essi producono ed estendono attorno a se stessi.

Identità a sé, loro due, e con ritmi che loro sanno e si danno. Noi possiamo ben poco, tra l'altro ci piace solo assecondare questo insieme fluente, specchiante, pregnante di forza.

Mi viene da ridere ora, mentre scrivo: chi decide quando e come noi due - persone - ci incontriamo? O vorremmo e non accade. Possiamo essere distanti mentalmente, psicologicamente; litigare quanto ci pare, quando la forza decide, non c'è incazzatura, permalosità, residuo di privacy individuale che tenga. E la forza scende - emerge uh uh uh.

E ci ritroviamo nel mondo di dentro, quello della forza. Poi, nel mondo di fuori, siamo tutt'altro, quasi estranei uno all'altro. Ah, 'sto gioco delle complicità nascoste e segrete! M'è sempre piaciuto.

La forza... sì, lo so, sta in ogni cosa, in tutto ciò che è più semplice, forse un po' meno interessante del fare eros. Ma io, chissà perché, ne parlo da qua. Qui la sperimento di più. Non l'ho scelto, o forse sì.

Quello che ho sempre pensato è che qualcuno lo deve pur fare!

 

 

 
 
 

gallo cristallo, gallina cristallina.....

Post n°14 pubblicato il 20 Ottobre 2012 da baubo_a
 
Tag: baubo

 

 

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Non mangiate il cuore.

Pitagora

 

Ho detto: «Non ti posso raccontare le mie parti cosiddette oscure, per me molto chiare e vere, dato che me le vivo».

Il patto è: tu con me, in un rapporto prioritario ma non esclusivo (!)

Io, con te, fedele a te (però).

Che maschilismo!

Ok, dire maschilismo è diverso da dire - il maschile.

Ora senti questa tiritera:

Il fatto è che a me non piacciono solo i babà - sicuramente.

Così come a te non piacciono solo le sfogliatelle - probabilmente.

Te la sussurro qua, tra il collo e l'orecchio mentre con le dita perlustro la tua barba irta. Ogni pelo una donna? Probabile. Su me cosa potresti perlustrare per contare l'inverso? Ogni neo un maschietto? Sì, meglio così, mica potrei dirti un maschietto ogni lentiggine.

Dato che, secondo te, il patto è questo, facciamo così, spostiamoci nell'immaginario tuo e mio.

Io non ti chiederò: Ma è vero? È solo nella tua fantasia o davvero te la sei fatta?

Tu non chiedere a me se è vero o irreale, immaginario.

E non inviare sms del tipo: "Questo non l'ho detto io " Quando leggi i miei pezzi o addirittura: "Chi è questo tizio?"

C'è il patto, giusto? Ma lasciamo libera la fantasia.

Ora qui, in questo avvallamento tra il tuo mento e le labbra, qui in questa fossetta, tanti pelini di barba grigia. Ora li conto. Mica hai negato quando ho detto: «Ogni pelo una gallina che ti sei pappato». Per cui: uno due tre, una oca, due oche, tre oche...

La sai la storiella di Rodari?

"Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa, uccellino cardellino, andiamo alle nozze di Pollicino". Un pollaio. Tu ti sei fatto un pollaio, e l'unica cosa che sai dire è un Mmmhhh.

E non mi toccare il fianco che scatto! Sai che il solletico è esagerato. Molla! Mi fai scat-ta-re! Lascia la presa. La-scia-la-pre-sa! M'arrotolo, qui sul divano dove quatti quatti cercavamo di dormire invece è tutto un toccare, assaltare.

Eccolo. Arrivato. Sta fermo, essere! Mi arrapi e m'intimorisci. Vuoi gestire sempre tu, non mi sta bene. E poi sono stanca di sto fatto delle galline che insegui. Sabbie mobili con te.

... Stringi. Mi tieni dentro il tuo braccio e stringi, «Stai zitta». Cerco di tirarmi un po' fuori. Fammi respirare. Sempre la solita storia. «Stai qua».

La mia mano va, si muove, sto accanto al tuo corpo che m'attizza in un modo! Ma che cosa! È come se mi sentissi il tuo corpo dentro di me, sto dicendo il tuo tronco dentro il mio. E poi mi vedo - io - che trapasso dentro te, così come sono, tutta allungata. Da starti a fianco, a dentro. E respiro con te. Almeno se ti entro dentro respiro che qui, in questa stretta.

La mia mano va, scivola sul tuo petto, sono sui tuoi capezzoli, li stringo, li arrotolo. «Tanto non sento». Dici.

«Che c'entra son sempre tuoi, non farne solo una questione di eccitazione, lasciati toccare, senti-ti sotto le mie dita».

Ora ti conosci attraverso me. Dalla finestra entra una fioca luce, ambra. È il tramonto, fuori gli azzurri del mare e del cielo sono illuminati, lo so anche se me ne sto qui arrampicata su di te, mi sto estroflettendo, allungando su te.

Prolungamento di me. Sento, ma davvero sento, il tuo odore. È come una guaina di sopore tra te e me, come se tu espandessi attorno a te un vapore, un magma sottile e trasparente ma non meno vibrante che m'attira dentro questa sacca intensa. Questa è l'attrazione quando se ne vede la sostanza? La materialità della sua onda?

Mi sento come se noi due fossimo dentro un bozzolo ocra di forza e né io né te decidiamo il fare, ma è come se le forze stesse dell'involucro guidassero i nostri gesti. Abbandonati a qualcosa che accade e ci fa accadere oltre noi stessi.

Vado verso la tua barba, la bocca, il naso, la fronte, i capelli, accarezzo, sciolgo, scivolo, percorro te. Ti senti? Ti conosci sotto le mie mani? Ti ri-conosci o di te, riscritto attraverso me, altro ti giunge? Altro scopri? Ti sto re-inventando?

E soprattutto, mi senti?

Io mi sento persa in qualcosa tra te e me e m'arriva la tua voce: «Trova una donna... voglio te e un'altra donna»

«Anche io lo voglio, lo sai bene, ma perché la dovrei trovare io?»

«Tu la vuoi. Più di me. Tu m'hai infilato questo nella testa, e lo sai. Quindi di che ti lamenti, datti da fare»

«Sempre al massimo eh!»

Mi strofino sulla tua barba quando invece mi spunterebbero tra le labbra una serie di parolacce che ti lancerei. Mai che mi fai fare la donna nel senso di accontentata, servita e riverita. Sempre sulla cresta.

Ormai il file è avviato dentro la testa. M'hai portato dove, pur con tutte le mie paure e resistenze, qua, voglio essere.

Dai, andiamo con l'immaginario che poi la realtà arriva di conseguenza.

 

"Yo te nombrado reina.

Hay màs altas que tù, màs altas,

Hay màs puras que tu, màs puras.

Hay màs bellas que tù, hay màs bellas.

Pero tù eres la reina.

 

Io ti ho nominato regina.

Ve né di più alte di te, di più alte.

Ve n'è di più pure di te, di più pure.

Ve n'è di più belle di te, di più belle.

Ma tu sei la regina".

P. Neruda

 

Lei, desiderio tra noi.

Onda di sogno che di notte mi chiama

che vengo a cercare in parole che dici

che nel mio pensiero si lascia legare

e dal mio volere ti lasci portare.

E noi

posseduti

da lei.

 
 
 

Destabilizzazione - Reintronizzazione

Post n°13 pubblicato il 05 Settembre 2012 da baubo_a
 
Tag: baubo

 

 

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La fiaba del serpente verde e della bella Lilia (Goethe)

 

Se le porte della percezione fossero spalancate, ogni cosa apparirebbe all'uomo come realmente è: infinita.  William Blake

 

Mi dici di scrivere, non so più scrivere su cose trite e ritrite

mi sembra di non aver niente da aggiungere.

Forse non vedo o non sento più neanche i giochi da fare

mi manca un centro e un fondamento.

A volte mi arriva una percezione della situazione e poi se ne va.

Se ne vanno modi di essere e di avvertire questa interazione.

S'è aperto un canale tra un mondo e un altro, spesso mi sporgo là

a volte ci casco dentro.

Sei dentro di me e molto sei presente

anche se passano e se ne vanno tutti i percorsi già fatti

come se non ci fossero più.

 

Mi viene in mente quello che hai scritto tu ma spostato quanto a contenuti.

Qualcosa resta fermo dentro di me, tanto svanisce

soprattutto non trovo la forza nelle situazioni.

O forse in questa non forza c'è la forza?

Mi sa di sì ma è assolutamente diversa da quella con cui si fanno le cose dall'io.

Forse non sono chiara - anzi per niente -

dovrei fare esempi di dove, su cosa, avverto questo.

 

La cosa che mi viene da pensare

è che dovrei definire una... A

... una... B... una... C

ovvero

cosa voglio vivere? (Sempre relativo a te - che stai davanti a me).

Non più quello che ho vissuto ma, cosa voglio vivere?

e dare fatti concreti, che desidero vivere.

E poi anche sentirmi dire: «Cosa vuoi vivere?».

E chiedere cose concrete.

 

Sento, sento che ci sei ma il vecchio non c'è, d'altronde non lo voglio.

E il nuovo non lo vedo, lo dovrei definire.

Forse non è il momento, forse non m'arrischio

forse non si può, forse è l'unica cosa che voglio.

Certo - se qualcosa dovessi tirare fuori - ovvero dovesse - da sola - uscire fuori

dev'essere molto molto concreta.

(Oddio come uso i verbi! Ma in questo strano mondo i tempi, che sono?)

 

Ah, sì, una cosa.

Come se fino a qua avessi giocato

ora - anche se sempre gioco sarebbe -

avrebbe ben altra serietà.

 

... Per Hillman Anima è l'archetipo della psiche; l'archetipo corrispondente all'istinto di riflessione di Jung... la coscienza quindi ha attinenza più con lo sguardo riflessivo che oltrepassa i luoghi comuni della realtà oggettiva, che con la sistematizzazione razionale di quest'ultima, l'io allora diviene uno strumento dell'anima, utile come dice Hillman per affrontare la quotidianità. Anima, che implica sempre l'anima mundi, l'anima del e nel mondo, ha bisogno di essere nutrita e ciò è altrettanto fondamentale del rafforzamento dell'io.

Occorre fondare la coscienza sull'anima, cioè sulla coscienza che non è egoica, adattata alla realtà come quella simbolicamente legata all'animus nel senso junghiano, ma è legata metaforicamente al femminile, alla fantasia, alle immagini che si ricorrono e si riflettono.

La coscienza fondata sull'anima deriva dalle immagini della fantasia, che per altro sono arcaiche, primordiali, discendendo dagli archetipi e che noi possiamo vedere riverberate caratteristicamente nel mito ed in particolare in determinati motivi (mitologemi) e in determinate costellazioni di persone impegnate in azioni (mitemi).[1]

"Anima, che implica sempre l'anima mundi, l'anima del e nel mondo".

L'orgasmo cosmico.

L'apertura dello spazio sopra il cielo. La possibilità di vivere in una nuova era e liberare l'inconscio. Viaggiare tra mani, visi e stelle. Se vogliamo uscire dall'impasse - ovvero continuare a viaggiare su Lei - con Lei - l'unica via è sentirsi Uno con Lei, con la Terra.

Un'unica grande psiché - fucina di forza.

Questo si ha solo abbracciando l'unico grande Inconscio disseminato in ogni nostro piccolo inconscio. Quando penetrare e farsi penetrare è non solo entrare in un corpo e lasciarsi possedere ma è entrare nella caverna - essere caverna. Sfoderare il raggio di sole, penetrare il tramonto sul mare fino, oltre, l'orizzonte.

Toccare una donna o prenderla, inseminarla di sperma o di forza - uguale - ma far passare il filo tra la galassia, il sole e la Terra. Quando allargo braccia e gambe, mi apro e lascio fare, guardare, prendere e o possedere. E vibro e trasmetto.

Quando lui si fa forma lancinante, si fa attrazione che non dà tregua e vince le resistenze, flette la schiena, inarca le reni, per entrare in me. Quando, avvolti da un flusso fetente e perverso apriamo le porte al tre.

E lei, lui, presiede, divide e condivide lo spazio del letto.

Un lui o lei che la psiche mi porta: la figlia, il figlio, il padre e la madre. L'amante, il bambino, il prete o il re. Chiunque sta nel mio immaginario che in questa o in altre vite ho incontrato, ho amato, preso o negato.

Fatto nascere o ucciso. Nutrito-sepolto-accolto e sfregiato.

Qualsiasi anima, qualsiasi sia il volto che oggi s'è dato.

Quando i gesti, le parole, i pensieri dilagano e chi mi dà il segnale è solo lei, la femmina, la fica. Lui, il cazzo. E vado, e seguo la spinta dal massimo della mia innocenza. Mi basta la parola, l'immagine, il gioco della fantasia per incontrare chiunque, non resistergli.

E farsi stritolare dalle forze di fonte con lui, lei, loro. Farne l'uno con me.

Lo incontro, lo prendo, nelle trame m'accendo. M'accascio stordita dai miei sentimenti: invidia gelosia possesso esclusività divisione separazione orgoglio tradimento schizofrenia dolore.

I miei mille e mille io che s'inalberano e m'ottundono il sentire.

E sventrano l'uno.

Ma il richiamo è alla Terra, è alla psiche ch'è uno. E ritorno... ricompongo.

Laceriamo il velo con gesti ancestrali che non sanno di schemi di leggi e morali.

La forza vitale, oscura e cieca che danza e fa il cosmo.

Ci prende. Ci dona a noi stessi.

Ci forgia, ci prova, ci usa e stritola in forze roventi e vulcaniche.

E lei, e lui, tra di noi, a fare la storia. A lacerare il velo, ad accogliere una psiche più grande di noi, dove l'uno - che non sa di confini - s'innalza maestoso ed eterno.

Fa viaggiare la Terra, il sole e le stelle.

E, come un utero rivolta se stesso e dona al mondo un bimbo che ride, così l'universo si dà in un respiro. Si contrae, si re-immerge in se stesso, ci porta con lui. E in un parto divino che la psiche ricorda, rinasce e ride il nuovo universo.

E il viaggio continua.

Sì, il viaggio prosegue ma oggi, riletto Baubo, so il passo avanti. So che alcune situazioni le desidero, altre no. Le ho attraversate, mi sono finalmente vista nella mia spinta del voler a tutti i costi scandagliare me stessa e integrare le mille parti della mia anima. Contenta di averlo fatto ma oggi e, caro Orso, questo te lo dirà ancor più Alicettina, desidero accanto a me il compagno che sa custodire in se stesso e con me quell’unità profonda che dalla mia psiche felicemente sventrata e una sono disposta a condividere.

Questo è il passo avanti che fa la differenza.

Aver perlustrato spazi condivisi tra persone oggi mi fa dire che l’unità, la pace, la vivezza e visibilità, la coerenza e coesione dello specchio di sé si ha solo quando due persone si scelgono e il dialogo profondo, unico dei corpi, diventa un abaton a due.

 

 

 


 

 

 

 

 
 
 

Ciciarampa… Chimichanga

Post n°12 pubblicato il 24 Agosto 2012 da baubo_a
 
Tag: baubo

 

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Non c'è una risposta. Non ci sarà mai una risposta.

Non c'è mai stata una risposta. È questa la risposta.

Gertrude Stein

 

Oggi Venezia s'offe ai miei occhi lucida di sole. Esco presto voglio andare senza meta. Oh, quanto mi piace! Inseguo calli e sestieri, attirata da un ponte, da un crocicchio, una voce, un tremolio dell'acqua appena sotto di me. Venezia m'ammalia e seduce. Mi basta una brezza, un odore di cucina che esce da una di queste case rosse e scrostate, da una ciàcola.

«Gha dito Bepi che ghe se el bacalà seco novo. Se ti va da Niccolò ti ghe disi de metermelo da parte che dopo paso».

«Va ben! Rivo fin a santa Marta par el pan».

Sto in una piazzetta che ha un che di sacro, storicamente ferma al seicento e queste due parlano di pane e pesce.

Santa Maria de' Miracoli, una fila di bianche colonne, una facciata che è una cabala.

M'ha sempre fatto quest'effetto e ancor oggi quando passo di qui mi devo fermare, sostare e chiedere.

Che c'entri tu con me? È una vita che ti rincorro, più che una chiesa mi sembri un bauletto, uno scrigno prezioso che m'incanta. Che c'entri con me? Mi dici che vuoi? Perché ogni volta che sto a questo punto devo girare e stare qui davanti a te? Per non dire dell'effetto che mi fai dentro. Quella trina delle tue colonne che, mannaggia al custode, ho solo voglia di metterci le mani sopra e accarezzarle. Sentirmi il freddo del tuo marmo sotto le mani, che freddo non è, è parola che scotta. E quando sto seduta là, sopra l'altare e la luce mi confonde i colori e i pensieri. La cabala della basilica di San Marco comincia a frullare dentro la testa, le sue trame s'intorcolano come tanti serpenti vivi e dorati. Quel mosaico che non è più piatto ma si fa un cubo di bisce d'oro, vive, tronfie, sode e sapienti che riempiono una volume di forza. Che c'entri con me?

Gli ho detto: «Mi tocchi l'anima mentre mi scavi».

E i serpenti si srotolano dentro e fuori di noi. Li vedo, anzi li sento che è ancora peggio, o meglio. I corpi si cercano, si danno, si spremono e le forze si fanno dense, pesanti, dannate. Oh, è un dannato di pregio, non sia mai che qualcosa nel sesso non vada. Tutto va bene, anche le spinte più oscure. La forza vitale sa più di me. E mi sposta, mi tira, m'avvince. Mi toglie la mente e i suoi files. Affonda nel magma di un pensiero melmoso, scomposto e confuso. Il meglio di me.

Venezia, calli, canali, vapori e nebbie. Poi il sole e l'acqua lucente.

Serpenti, mostri e... Ciciarampa.

Mattino, arriva un sms: "Vieni oggi, ho il ... duro"

Io: "A chi l'hai inviato quello del ... duro?"

"A te stronza"

"Ma no! Te l'avevo detto, mannaggia le elezioni. Mo' aspetti e vedi di non sostituirmi con qualche altra che ti faccio zica zica. Tieni alto il desiderio!"

"Vieni"

"Sto a Venezia!"

"Allora vengo io"

"Uh!"

Cerco di dormire ma come si fa, con un tale programma!

"È vero che stiamo nella sperimentazione della forza ma questo è dirompente. Sconvolge tutto. La senti? È come se tu fossi già qui"

"Scrivi, scrivi, come senti Baubo"

"Dioniso, Baubo. Volevo la mia vacanza"

"Premio Bauba. Cronache fantastiche con l'orso"

"Allora le esaurisco in fretta!"

"Strronzz... "

"Ok. Dimmi a che ora arrivi".

Abbiamo detto buio e silenzio. Come quando è cominciata. Sì, è una nostra strategia e funziona. Cadono subito tanti paletti. Dribbliamo la mente. No, non necessariamente si finisce a letto. Sai, i corpi sanno meglio di noi. I corpi sentono, discernono, scelgono e sono autentici..........

Ecco siamo ancora qui, soli, ignoti, curiosi, sì curiosi, attratti e in attesa. Cosa verrà fuori oggi da questo gioco?

Ogni volta come entrare nel cilindro del Cappellaio matto. Alice, Alicina, Alicettina si sporge dal bordo della falda del cappello e... casca dentro.

In bocca al Ciciarampa che alla fine si papperà come fosse un chimichanga. 

Questo buio in cui sprofondo. Le tue dita, fianchi, pancia. Tutto sempre nuovo. Allacciati, scorre sempre quel flusso, è qui, è la spinta.

Ha detto il Brucaliffo ad Alicettina: "Non temere. Tu preoccupati solo di tenere la spada in mano. Non lasciarti scappare la spada e tutto accadrà da solo".

M'avvicino a te. Ci sei? Ancora ti conosco poco. Ti temo. Come ti muovi? Che vuoi? Che mi dai?

.......................................

Venezia scorre qui fuori, azzurre e lucenti le creste sui canali.

...............................

Io vado piano piano, che ne so di come la prendi? Meglio non esporsi troppo.

«Mmmhh, ti piace, mmhhh»

«Prendilo qui, scoprilo».

Eseguo, mh, siamo lontani. Non avverto. Non so. Tocco, eseguo, qualcosa di molliccio, duretto, alzatino, si muove laggiù.

Oh, come siamo lontani!

Ma non mi muovo. Sto qua. Chi sei? che vuoi? Oh, se sento! Mi attrai, tanto.

Sto, intanto le dita van da sole, qualcosa prende consistenza.

«Guarda che stronza. Dai! Scoprilo».

.........................................

Anche quella notte, buio e silenzio. La prima volta, oggi. Uguale e ogni volta altro, nuovo. Una capsula di venti, di sopore e fecondità dirompente.

Chi sei. Qui c'è un magma, una cosa pregna di noi.

C'è qualcosa che prende e s'impone tra la mia testa e il tuo ... Ne sono avvolta come se stesse accadendo qualcosa che è già accaduto, che ci possiede e si apre qui, adesso.

Lo riconosco, sono sempre stata qui, m'appartiene. Accarezzo dolcemente ora con due dita. Voglio parlargli pian piano, raccontargli ...  di lui. Questo, lui. Tante cose da dire tra lui, le mie dita e la mia testa.

..........................................

Vediamo se è tuo l'odore che ha a che fare col mio gusto. Mmm, morbido, rotondo, sodo, pieno e... parte il messaggio che arriva al cervello. Sì, è omeopatico, osmotico per me. Codice a codice, identità riconosciuta dalla mia identità.

Puoi stare, anzi, interagiamo.

Primo test passato, possiamo avanzare.

Tutta questa verifica te la passo allargando il palato, accogliendo, facendo toccare alla punta del tuo ... il fondo della mia gola. Il sistema immunitario della mia identità, piuttosto esigente, t'ha riconosciuto ed è sicuro. T'ho fatto discernere dalla mia bocca, dal mio corpo, non da un qualsiasi criterio di condotta del mondo di fuori.

«Mhmmm, che stronza» M'arriva.

....................................................

«Guarda come ti piace» Avverto che ti sposti, accendi la luce e guardi giù oltre la tua pancia. Io da qui immagino la scena; ti vedo mentre mi vedi e insisto, spingo. Consapevolezza, vuoi? Ti porto sulle labbra così ti vedi tutto, e mi vedi.

Ecco osservi tutto il tuo ... dritto e intero accostato alla bocca e al mio viso. Sono io, sei tu, così, guarda bene, memorizza che poi lo voglio vedere nei tuoi occhi.

..............................

Sì, avverto la forza come tante impercettibili particelle di pulsione, di una sostanza invisibile ma che si sente, che impregna lo spazio, che mi tocca la bocca, il viso, il corpo, che m'attrae.

Dalla pelle del tuo ... esce una trasmissione, un'onda, tante infinitesimali onde di desiderio, di pregnanza, di voglia accesa che parla, chiama, che parla forte ora e m'investe, s'impone e m'imprigiona.

Attrazione, dèrmore, pregnanza, desiderio, sostanze, cose. Cose percettibili, toccabili, ingoiabili, masticabili e mangiabili.

Nutre il sesso, alimenta l'eros e rendersene conto - in due - è ciò che fa il tutto, che dà il senso. È ciò che mi fa discernere e categoricamente scegliere: questo sì - questo no.

È cibo, alimento in ogni suo passaggio.

.................................

 

E tutto perché Alice e il Cappellaio matto, un cazzo e una fica, volevano farci sapere com'è.

 

 

 il resto nn posso scriverlo qua, mi bannerebbero subito

 

 
 
 

     Caosfera editore

http://www.caosfera.it/libri/baubo/

Baubo

la dea dell'osceno

"Qui la Forza è intesa nella sua accezione di “eros” vissuto e osservato nella situazione della sessualità ma, come dice l’autrice alla fine del libro, essa, resasi percepibile e presente nelle modalità, nelle espressioni dei corpi e della sessualità, è sperimentabile e gustabile in ogni aspetto della natura, della persona, della vita sulla Terra e nel cosmo.

 

 

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Libro che spiazza

e se lo lasci fare : destabilizza

ma poi ti esalta.

 

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