2 passi tra le righe

Frasi rubate qua e là... di VILMA REMONDETTO

Creato da Vilma66 il 16/09/2012

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« "Chiedi alla neve" di ..."Il canto della rivolta... »

"Hunger Games -La ragazza di fuoco" di Suzanne Collins

Foto di Vilma66

Ormai l'unico momento che riesco a vedere Gale è la domenica, quando ci troviamo nei boschi a cacciare insieme. E' ancora il giorno più bello della settimana, ma non è più come prima, quando potevamo raccontarci tutto. Gli Hunger Games hanno rovinato anche questo. Continuo a sperare che, col passare del tempo, recupereremo la nostra spontaneità. Ma una parte di me sa che è una speranza vana. Non si può tornare indietro.

Dopo il mio ritorno a casa, mi sono sforzata di recuperare il rapporto con mia madre. Di chiederle di fare delle cose per me, invece di respingere tutte le sue offerte d'aiuto come ho sempre fatto per anni. Di lasciare che fosse lei a gestire i soldi che ho vinto. Di restituirle gli abbracci, invece di limitarmi a tollerarli. Il periodo trascorso nell'arena mi ha fatto capire che dovevo smettere di punirla per qualcosa che non poteva evitare, fra cui la tremenda depressione nella quale era sprofondata dopo la morte di mio padre. Perchè a volte succedono cose che non si è preparati ad affrontare. Come non lo sono io, ad esempio, in questo momento.

Il significato delle sue parole mi colpisce con violenza. Non avrò mai una vita con Gale, neanche se lo desidero. Non mi sarà mai permesso di vivere sola. Dovrò essere innamorata di Peeta per sempre. Capitol City insisterà su questo punto. Probabilmente mi resta ancora qualche anno da passare con mia madre e con Prim, visto che ho solo sedici anni, ma poi... poi... Annuisco. Vuole dire che c'è un unico futuro, per me, se voglio tenere in vita chi amo e restare viva io stessa. Dovrò sposare Peeta... Poteva capitarmi qualcosa di molto peggio di Peeta, certo. Però il punto non è questo. Una delle poche libertà del distretto 12 è il diritto di sposare chi vogliamo o di non sposarci affatto. E adesso mi viene tolto anche questo. Mi chiedo se il presidente Snow insisterà perchè abbiamo dei figli. Se li avremo, dovranno affrontare la mietitura ogni anno. E sarebbe un gran bel colpo vedere il figlio non di uno ma di due vincitori che viene scelto per l'arena, giusto?... Gale è convinto che Capitol City lo faccia apposta, che trucchi i sorteggi per aggiungere emozione a emozione... Visti i guai che ho causato, è probabile che tutti i miei figli avranno un posto assicurato agli Hunger Games.

Rimango lì, sentendomi piccola e meschina, mentre migliaia di occhi sono puntati su di me. C'è un lungo silenzio. Poi, da qualche parte in mezzo al pubblico, qualcuno fischia il motivetto a quattro note con cui Rue riproduceva il canto della ghiandaia imitatrice. Quello che segnalava la fine della giornata lavorativa nei frutteti. Quello che nell'arena voleva dire essere al sicuro. Quando il motivo si conclude, ho individuato la persona che fischia, un vecchio avvizzito in tuta da lavoro e camicia di un rosso stinto. I suoi occhi incontrano i miei. Ciò che accade poi non è per caso. E' troppo ben eseguito per essere spontaneo, si verifica in totale simultaneità. Ogni singolo spettatore si preme sulle labbra le tre dita di mezzo della mano sinistra e le tende verso di me. E' qualcosa che si fa nel distretto 12, è l'ultimo saluto che io ho rivolto a Rue nell'arena. Se non avessi parlato col presidente Snow, questo gesto potrebbe farmi venire le lacrime agli occhi. Ma col suo ordine di calmare i distretti che ancora mi echeggia nelle orecchie, è una cosa che mi riempie di paura. Cosa penserà di questo saluto collettivo alla ragazza che ha sfidato Capitol City? Il significato di ciò che ho fatto mi appare improvvisamente evidente. Non è stato intenzionale - volevo solo esprimere la mia gratitudine -  ma ho provocato qualcosa di pericoloso. Un atto di dissenso da parte della gente del Distretto 11. E' proprio il genere di cose che in teoria dovrei arginare!

"Una rivolta," penso. "Quanto sono stupida." In quel piano c'è un vizio di fondo che io e Gale eravamo troppo ciechi per vedere. Una rivolta richiede di infrangere la legge, di opporsi all'autorità. Noi l'abbiamo fatto per tutta la vita, e così pure le nostre famiglie. Cacciare di frodo, commerciare al mercato nero, deridere Capitol City nei boschi. Ma per la maggior parte degli abitanti del Distretto 12, già fare un giro al Forno per comprare qualcosa era giudicato troppo rischioso. E ora mi aspetto che si radunino in piazza con torce e mattoni? La sola vista di me e Peeta è sufficiente a far sì che la gente allontani i bambini dalle finestre e tiri bene le tende.

Col passare dei giorni le cose vanno di male in peggio. Le miniere sono chiuse da due settimane e metà del Distretto 12 muore di fame. Il numero di bambini che si iscrivono per avere le tessere sale alle stelle, ma spesso non ricevono i loro cereali. Il cibo comincia a mancare, e anche chi dispone di un pò di soldi esce dai negozi a mani vuote. E quando le miniere riaprono, gli stipendi vengono ridotti, le ore di lavoro aumentate e i minatori spediti in zone sempre più pericolose. Il cibo garantito per il Giorno dei Doni, atteso con tanta ansia, arriva guasto e contaminato dai topi. Intorno alle strutture erette in piazza c'è grande movimento, via via che la gente viene trascinata lì e punita per reati sui quali si è chiuso un occhio per così tanto tempo che tutti si erano scordati che fossero illegali.

Il mio cuore batte troppo rapidamente. E se avessero ragione? E' possibile che sia vero? Che ci sia un posto dove scappare, a parte i boschi? Un posto sicuro? Se il Distretto 13 è davvero abitato, forse farei meglio ad andare là, dove potrei essere in grado di combinare qualcosa, invece di aspettare di morire qui. E inoltre... se al Distretto 13 ci sono persone munite di armi potenti... - Perchè non ci hanno aiutato? - dico rabbiosa. - Se tutto questo è vero, perchè ci lasciano vivere così, in mezzo alla fame, alle uccisioni, agli Hunger Games? - E all'improvviso scopro di odiare quell'immaginaria città sotterranea del Distretto 13 e quegli esseri indifferenti che ci guardano morire. Non sono migliori di capitol City.

Nella mia testa risento la voce del presidente Snow: " Nel settantacinquesimo anniversario, affinchè i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita." Si, i vincitori sono i più forti tra noi. Sono quelli che sono sopravvissuti all'arena e si sono sfilati il cappio della povertà che strangola tutti gli altri. Loro sono, o dovrei dire noi siamo, l'autentica incarnazione della speranza là dove la speranza non esiste. E ora ventitrè di noi verranno uccisi per dimostrare che persino quella speranza era un'illusione.

"Se non fosse per il bambino." Ecco. Lo ha fatto di nuovo. Ha sganciato la bomba... la bomba esplode e fa schizzare in ogni direzione accuse di ingiustizia, barbarie e crudeltà. Anche gli spettatori più innamorati di Capitol City, più affamati di Hunger Games e più assetati di sangue non possono ignorare almeno per qualche istante quanto sia orribile tutto questo. Sono incinta. Il pubblico non riesce ad assorbire subito la notizia. Deve colpirli e affondare dentro di loro ed essere confermata  da altre voci prima che gli spettatori inizino a sembrare una mandria di animali feriti che si lamentano, urlano, chiedono aiuto. E io? So che il mio volto è proiettato sullo schermo in primissimo piano, ma non faccio alcuno sforzo per nasconderlo. Perchè per un momento anche io sto rimuginando su quello che ha detto  Peeta. E' la cosa che più mi faceva paura  del matrimonio, del futuro... perdere i miei figli per colpa degli Hunger Games. 

Quando l'inno arriva alle battute finali, i ventiquattro vincitori sono in fila ininterrotta, la prima dimostrazione pubblica di unità tra i distretti dei Giorni Bui. Lo si capisce dal fatto  che gli schermi iniziano ad  annerirsi, uno dopo l'altro. Ma è troppo tardi. Nella confusione  generale, non ci hanno censurato in tempo. Ci hanno visti tutti... Da qualche parte , molto lontano da qui, c'è un posto chiamato Distretto 12 dove mia madre e mia sorella  e i miei amici dovranno vedersela con le conseguenze di quello che è successo stasera. A un volo di hovercraft da qui, c'è un'arena dove domani io e Peeta e gli altri tributi affronteremo la nostra punizione. Ma se anche moriremo tutti, questa sera sul palco, è successo qualcosa che non può essere cancellato. Noi vincitori abbiamo messo in scena la nostra sollevazione e forse - soltanto forse - Capitol City non riuscirà a insabbiarla.

 

 
 
 
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