Blog
Un blog creato da violet_space il 11/01/2009

ViolaMente

spettri viola di parole e musica

 
 

CANZONE ECOLOGICA

Parole che vanno e vengono in quantità:
come pennellate di colore cariche
aggrumano le preziose tenuità
in cumuli di volgari croste, ovunque.

Forse sarebbe più bello tacere,
in accordo coi nostri pensieri,
che solo ad esprimerli in verbi e parole
non sono più verità.

Ma so che sarebbe anche bello
Sceglierle bene;
per farle aderire con più precisione
all’anima con la sua musica.

Sento svanire il suono infinito,
il timbro che unisce le vite
alle cose del mondo:
l’umano ululato strepita
e tutto si fa disarmonico.

Quanto rumore e parole in libertà…
Quanto timore di ammutolire in sé…

L’umano fracasso contamina
Il fiato dell’universo.

Marlene Kuntz

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

Brezzadilunacassetta2Brimbrilla88g1000kerje_est_un_autreBasement_Hiatusviolet_spacestefano.pintomanuma.mprofilo.maschileSIMPA32cigliaalcioccolatoumamau0galaxsterVerainvisibile
 

VISITORS

 

 

« dARK GADGETSSTRiPPED »

LO SPARATO [oppure La Vendetta]

Post n°5 pubblicato il 10 Marzo 2009 da violet_space

La freccia a sinistra e imbocca in velocità il vialetto in discesa, saranno le otto ma è già buio pesto.

“Sabato prossimo non mi estorcerà la promessa di farle la spesa.”

Il tramonto, nonostante l’aria tiepida, l’ha sorpresa ancora con il carrello pieno nel parcheggio del centro commerciale.

In testa adesso c’è solo il pensiero di tornare svelta a casa, disinfestare il pc da ospiti virulenti e poi uscire. Che almeno nel week end un po’ di sollievo dovrà pur inventarselo per sfamare l’illusione di vivere anche d’altro, oltre al lavoro, s’intende. Entra nel cortile, si ferma di fronte casa e spalanca la porta per aprirsi il varco di una corsia preferenziale: parte dal baule, si carica delle provviste e, in tensione, mira sicura al tavolo della cucina in cui scaricare, tutte insieme e senza alcuna grazia, le buste piene.  “Ma’, c’è la spesa da mettere via” ed è già ad accendere il pc.

Le dita veloci sul mouse e le iridi sul puntatore. Tenta di concentrarsi per stanare ed eliminare tutti quei virus merdosi e sbuffa per sfogare l’impazienza di dover sempre aspettare: di rottamare questo pc che le succhia più energie dei parassiti che lo controllano e comprare finalmente un mac, altezzoso, oh sì, ma prestante, di terminare le rate dell’auto per permettersi un bilocale in affitto, piccolo, ma almeno in centro, e di recuperare il coraggio di andare a reclamare dal capo l’aumento che le ha rimandato, e, chissà come mai, proprio da quel giorno ogni pretesto è valido per cazziarla puntualmente.

Senza soffermarsi a pensare che c’è chi, in tv, la definirebbe una “bambocciona”, come se, alla soglia dei trent’anni, ci si trastullasse a vivere nella quiete uterina del ventre materno, con tanto di fratello divorziato che la moglie ha rispedito al mittente, e schivando l’aggettivo “adulta” solo perché di condividere un appartamento con altri cinque o sei studentelli proprio non ne avrebbe voglia.

Preferirebbe, piuttosto, qualche sacrificio di meno ed essere apostrofata con l’aggettivo “paraculata”, ma non è questo il caso.

“C’è un’ambulanza nel cortile del vicino”. E’ la madre che interrompe le sue polemiche interiori.

“Sarà il nonno Piero che sta tirando le cuoia. Che ti devo dì, si dovrà accontentare di ‘ste novantatre primavere.”

Due minuti e bussano alla porta.

Vado io. Sììììì????

E’ permesso?

Si ritrova sulla soglia di casa due carabinieri. Giovani, ma pur sempre carabinieri.

Che succede?

Signora, è sola in casa? Con un accento del sud, forse pugliese.

Signora, Mah. Quasi quasi preferiva bambocciona.

No, sono con mia madre.

Dove si trova in questo momento sua madre?

E’ di sopra. Mammaaaa….

Siete state in casa tutta la sera?

Mia madre sì, io sarò tornata da una ventina di minuti. Che è successo, si può sapere?

Hanno gambizzato un uomo.

L’ambulanza non è per il nonno Piero, dunque.

Gambizzato? Sparato ad una gamba intende?

Sì. Gambizzato. Probabilmente è successo nella strada sterrata dopo la curva del vialetto, e più o meno proprio nell’ora in cui lei rientrava a casa. Ha notato niente, un’auto, delle persone estranee, dei rumori strani?

Io no. Non ho visto ne sentito nulla. Era già sera e andavo di fretta.

Nemmeno mia madre ha notato niente, tranne l’ambulanza.

In effetti, un sentiero che devia dalla stradina privata c’è. Porta al bosco e, alle volte, nelle sere miti di fine maggio ci si avventura per godere di uno degli spettacoli più strobosferici di qualunque disco: le lucciole che, nei pressi di una parete scura di vegetazione, si accedono ad intermittenza al ritmo di un pezzo dance che le gira a loop nell’emisfero destro. Certo, il luogo è frequentato anche da coppiette che esplorano nuovi anditi in cerca d’intimità, ma per il resto, qui, ai piedi di uno dei primi monti dell’Appennino tosco-emiliano, non siamo certo avvezzi ad ospitare fatti di cronaca nera.

I due caramba continuano a chiederle di ricordare l’ora esatta in cui è tornata e di ripetere esattamente che cosa ha fatto.

Signorina, si sforzi di ripercorrere mentalmente il momento in cui è rientrata, potrebbe essere l’unica testimone, sottolinea l'altro, che invece deve essere della nostra zona.

“Deve star combinato male il tipo se l’unica testimone resto io”.

Ma lei e sua madre abitate da sole in questa casa?

No, ci vive anche il maggiore dei miei fratelli.

E suo fratello dov’è?

Non saprei.

E che ne sa. Ed è da parecchi anni che non ha idea di dove vada o di chi frequenti. A mala pena si rivolgono la parola, più che altro si bofonchiano dietro. I suoi ricordi di bambina iniziano poco prima che lui, appena maggiorenne, se ne andasse di casa, e, a parte i pranzi domenicali allargati, ci si è ritrovata vent’anni dopo a condividere le stesse quattro mura. Qualche volta si sofferma addirittura a pensare se sia normale che due fratelli, dagli stessi occhi e nelle vene lo stesso dna, possano veramente sentirsi poco più che estranei, seppur dividendo gli stessi affetti e, più che altro, lo stesso bagno.

Potrebbe essere suo fratello?

Chi?

Lo Sparato. Potrebbe essere suo fratello?

Lo Sparato????? Il gambizzato? No, non è possibile. Non c’è nemmeno la sua auto. Non è possibile.

La prego, venga con noi fino all’ambulanza.

Sente il cuore al posto dello stomaco e il reflusso acido dello stomaco in gola.

Si ferma, interrotta, nemmeno un battito di ciglia, immobile fino all’istante in cui quello pugliese le spinge lievemente il gomito per sbloccarla. Si lascia spostare come un sopramobile, muove il primo passo verso l’uscita, scende lo scalino, e scortata dai due militari attraversa il cortile. Forse bisbiglia piano, o sta solo pensando.

“Non è possibile, e che ci fa Fabio sparato? Non c’è nemmeno la sua auto”.

Man mano che si avvicinano alle portiere spalancate dell’ambulanza iniziano a distinguere dei rantoli di dolore. Cerca lo sguardo del carabiniere e tira un sospiro finto di sollievo: questi gemiti sono talmente disumani che esclude possano uscire dal corpo di colui che dorme ogni notte nella stanza accanto.

Lo sparato è alto e robusto, proprio come Fabio, ma per vederne il viso si deve alzare sulle punte e sporgersi da una parte all’altra tra i movimenti concitati dei paramedici.

E come quando, altre volte, ha provato un dolore acuto - una caviglia che si slogava o un crampo lancinante al ventre – ed ha preferito perdere i sensi piuttosto che affrontarne gli spasmi, anche ora, di fronte a quell’espressione contorta tra pozze di sangue appiccicoso, il suo corpo si accascia a terra, vigliacco.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963