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Le bombe dei liberal USA.

Post n°277 pubblicato il 21 Marzo 2011 da VoceProletaria

I liberal USA vogliono bombardare Tripoli

di Pietro Ancona,  17.03.2011


I rivoltosi di Bengasi godono di appoggi di grandissimo rilievo sul piano internazionale.
Addirittura i liberal USA criticano Obama perchè non è accorso con sollecitudine in loro favore magari muovendo le portaerei che stazionano nel mediterraneo. Riviste come New Repubblic e giornali come il NYT (New York Times) e Washington Post lamentano che Obama non abbia mostrato amicizia per gli insurrezionalisti di Bengasi. Magari avrebbero gradito lo spettacolo del bombardamento di  Tripoli con bombe al fosforo che lasciano una poetica pioggia bianca sugli abitati, bella a vedersi, seduti comodamente nelle poltrone del proprio salotto a fare il tifo per gli eroi. Juppè e Sarkozy minacciano di intervenire da soli. La Francia non vede l'ora di mettere le mani sul petrolio e sul gas e di cacciare via gli opportunisti italiani dell'Eni e della Finmeccanica e fare affari a modo loro appropriandosi della merce e vendendola in proprio. Anche Cameron vorrebbe subito partire per la Libia ricordandosi del nonno che vi era stato bene ma proprio bene servito da numerosissima servitù locale.
L'aspetto strepitoso di tutta questa ondata di solidarietà con i rivoltosi libici è che nessuno li conosce, nessuno sa chi siano, da dove vengono. Non risulta abbiano mai dato vita a riviste, a giornali in cui si denunzia la tirannide che opprime il loro Paese. Come fa il meglio della cosiddetta intellighentia dell'Occidente a spasimare tanto per aiutare queste persone? Che cosa hanno fatto di tanto importante per la causa della libertà nel corso di questi quarantadue anni di governo Gheddafi? Insomma perché Obama deve intervenire al loro fianco?
  Intanto, se vince Gheddafi e cioè lo Stato e non il golpe, l'Occidente deve riconsiderare alcune decisioni precipitose. E' stato molto lesto a sequestrare i fondi sovrani proprietà del popolo libico ed ad intascarli: si tratta di qualcosa come cento miliardi di dollari. La rapina, alla quale l'Italia si è associata malvolentieri spinta dalle critiche dei grassatori europei e dei mass media è stata un atto di pirateria e di sciacallaggio che può solo avvenire in un mondo dominato dalla prepotenza e privo di giustizia, un mondo in cui i banchieri di Wall Street possono  inquinare profondamente e forse per sempre la finanza  immettendo sul "mercato" titoli fasulli per trilioni di dollari pari a 13 volte il PIL del mondo! Un mondo in cui, nonostante non si siano mai trovate le armi di distruzioni di massa, Saddam Hussein è stato impiccato in mondovisione e l'Iraq è tuttora invaso dagli eserciti USA e dai contractors ed hanno costruito nel cuore di Bagdad una base militare dotata di bombe nucleari grande quanto l'intera città del Vaticano deturpando per sempre la bellissima città mesopotamica.
  L'Eni, che è una delle vittime della congiura occidentale contro Gheddafi, vorrebbe continuare ad importare gas e petrolio e mantenere i suoi rapporti di affari con la Libia come se niente fosse accaduto. Non credo che sarà così facile. Qualcuno suggerisce la soluzione Costa d'Avorio i cui prodotti vengono commercializzati da altri stati africani.
Insomma  L'Occidente vorrebbe continuare a fornirsi in Libia anche se Gheddafi dovesse restare al potere. Non è detto che questi abbia tanta voglia di continuare a collaborare con gente tanto infida che, fino alla vigilia del tentato golpe, faceva affari con lui e ci teneva a farsi fotografare insieme.
Anche la sinistra italiana sbanda attirata dalla calamita dei diritti civili, della libertà, della democrazia che la tirannide del beduino non avrebbe mai rispettato. Attribuisce la guerra in corso a scontri tribali e propone un intervento dell'ONU per un governo di transizione verso i "valori" sopra richiamati.
Naturalmente  la rivolta di Bengasi non è frutto di tribù ribelli a Gheddafi ma di una azione militare minuziosamente preparata dal Pentagono e dal Mossad. Il canale di rifornimento ai rivoltosi è stato assicurato dall'Egitto. Non sappiamo quanto materiale militare e quanti combattenti siano transitati dal Cairo a Bengasi. Certo è che hanno avuto una potenza di fuoco capace di conquistare in alcuni giorni grande parte della Libia e di resistere alla controffensiva dell'esercito regolare per giorni e giorni. Nessuno conosce il manifesto politico e programmatico dei rivoltosi anche se vengono ricevuti in giacca e cravatta all'Eliseo ed a Bruxelles. Il Parlamento europeo si è affrettato ad adottarli dando per scontata la malvagità del regime di Gheddafi. Regime che ha fatto prosperare la Libia per quaranta anni assicurando la pace interna e la pace nel mediterraneo. I libici hanno avuto finora  piena occupazione ed hanno dato lavoro a tre milioni di lavoratori africani. Il loro reddito procapite è stato uno dei più alti del mondo e lo Stato ha fornito sicurezza e welfare a tutti come e meglio di come fanno gli USA con i loro abitanti. Una Libia destabilizzata provocherà un tsunami di proporzioni oggi inimmaginabili di persone che cercheranno il loro pane in Europa. Per la prima volta in mezzo secolo vedremo i libici sbarcare a Lampedusa come stanno facendo i tunisini titolari di una rivoluzione  che  l’indomani costringe  inspiegabilmente  quanti l'hanno fatta a scappare in Europa.

 
 
 
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