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Espulsioni in USB.

Post n°417 pubblicato il 24 Giugno 2011 da VoceProletaria

Espulsioni in USB

Cosa succede in USB?

LA DEMOCRAZIA E' A RISCHIO ANCHE NEL SINDACALISMO DI BASE ?
La dirigenza di Usb espelle Fabiana Stefanoni, precaria della scuola, protagonista delle lotte contro la Gelmini e Brunetta, coordinatrice dell'unica area di minoranza interna al sindacato.

di Coordinamento Nazionale di Unire le lotte – Area Classista Usb
Giugno  2011             

Sembra incredibile, eppure è vero. Mentre il ministro Brunetta insulta i lavoratori precari definendoli “l'Italia peggiore”; mentre sono in scadenza i contratti di centinaia di migliaia di precari della scuola, molti dei quali non verranno riassunti a settembre a causa dei tagli della Gelmini; mentre i lavoratori del pubblico e del privato subiscono sanzioni e ricatti sempre più pesanti nei luoghi di lavoro; mentre la direzione della Cgil espelle 17 lavoratori trentini per aver contestato la Camusso e le sue politiche concertative (è notizia di questi giorni la riapertura delle trattative con Confindustria al fine di ridimensionare ulteriormente il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro), la direzione del sindacato di base Usb utilizza nei confronti dei suoi attivisti gli stessi metodi che i dirigenti nei luoghi di lavoro utilizzano contro i lavoratori; gli stessi metodi che la burocrazia della Cgil ha utilizzato verso i 17 lavoratori trentini: la sanzione disciplinare, l'espulsione.

I fatti sono presto raccontati e hanno dell'incredibile. La compagna Fabiana Stefanoni, precaria della scuola, tra gli attivisti delle lotte contro la Gelmini e Brunetta (è stata portavoce del Coordinamento Precari della Scuola di Modena, protagonista di un'importante lotta contro i tagli del personale scolastico: si veda l'articolo apparso su Il Manifesto il 22/09/2010), senza nemmeno essere prima convocata o anche solo sentita, ha ricevuto una raccomandata con l'atto di espulsione dal sindacato Usb Pubblico Impiego, con una conseguente perdita di tutela sindacale che espone la compagna al rischio di ritorsioni per le lotte di cui è stata protagonista.

Quali sarebbero le gravi colpe di cui, a parere dei dirigenti di Usb, la compagna si sarebbe macchiata? Aver dichiarato in una mail mandata a qualche decina di colleghi di aver aderito “a una giornata di sciopero indetta da una organizzazione sindacale diversa da Usb” (così è scritto nel provvedimento di espulsione), e precisamente lo sciopero dei lavoratori immigrati del 15 aprile (indetto dal Comitato Immigrati in Italia col sostegno di Cub e Si.Cobas); aver cercato di costruire un gruppo locale di lavoratori della scuola di Usb a partire dall'importante lotta del Coordinamento Precari della Scuola di Modena “non essendo investita di un qualsiasi potere di rappresentanza della Usb” (sic!); essersi adoperata, insieme ad altri attivisti sindacali, per aprire uno spazio da potere utilizzare anche per le riunioni del sindacalismo di base (in una città in cui i sindacati di base non hanno sedi dove poter svolgere attività di consulenza); aver chiesto nella citata mail di donare il 5 per mille a una onlus antirazzista che si era offerta di aprire una propria sede in cui avrebbe ospitato, oltre a vari comitati di lotta, anche il sindacato Usb (peraltro la stessa onlus che l'anno scorso, col sostegno di Rdb, ora componente di Usb, aveva partecipato a una campagna a favore della popolazione di Haiti).

Riassumendo: una lavoratrice precaria, attivista di prima fila del nostro sindacato, viene espulsa da Usb per aver partecipato a uno sciopero in difesa dei lavoratori immigrati e aver cercato di sostenere la costruzione di Usb anche nella sua città! Il tutto, come sempre accade quando si accampano motivi pretestuosi, condito da allusioni di sapore calunnioso.
Noi crediamo che il motivo reale di questa espulsione sia un altro. Lo scopo dell'espulsione è quello di colpire l'unica area interna a Usb che ha portato un contributo diverso rispetto alla linea politico-sindacale dell'attuale esecutivo del sindacato. Fabiana Stefanoni, infatti, è coordinatrice nazionale di Unire le lotte – Area Classista Usb, un'area che vede al proprio interno importanti protagonisti delle lotte e alcune importanti realtà territoriali di Usb, un'area che ha sviluppato negli ultimi mesi una battaglia in Usb a favore dell'unificazione del sindacalismo di base, contro l'autoreferenzialità e il settarismo dei gruppi dirigenti in relazione agli scioperi degli altri sindacati, a sostegno di un'azione unitaria della classe lavoratrice in una prospettiva anticapitalistica.
L'espulsione non è un fatto isolato. Fin dal congresso fondativo di Usb, l'area Unire le lotte, “rea” di aver diffuso in quell'occasione un contributo scritto (non essendoci stata la possibilità di presentare documenti al congresso stesso, a causa di un regolamento antidemocratico: il contributo, come tutto il materiale prodotto dall'area, è consultabile sul sito www.sindacatodiclasse.org, ha subito pesanti ritorsioni da parte dell'attuale dirigenza di Usb.
I promotori di quest'area hanno subito, solo per citare i casi più eclatanti: l' esclusione o l'estromissione dagli organismi dirigenti nazionali e regionali; l'allontanamento dal ruolo di avvocato della Federazione nazionale di RdB (confluita in Usb) di Ruggero Mantovani, noto per aver vinto una causa storica a vantaggio dell'assunzione dei Lavoratori Socialmente Utili; l'esclusione (con tanto di sanzione su carta intestata dell'Usb scuola nazionale) di Fabiana Stefanoni dalle riunioni nazionali degli attivisti della scuola di Usb (nonostante la compagna fosse tra i pochi attivisti di Usb ad aver diretto una lotta di precari della scuola che aveva avuto visibilità nazionale); l'annullamento arbitrario dell'attivo regionale, regolarmente convocato, di Usb Pubblico
Impiego in Veneto solo perché l'attivo ha votato quasi all'unanimità un ordine del giorno, presentato da compagni che fanno parte dell'area Unire le lotte, a favore della partecipazione di Usb allo sciopero dei metalmeccanici del 28 gennaio.
Più in generale, tutti i sostenitori dell'area sono stati ostacolati nella loro agibilità nel sindacato a causa di un atteggiamento di chiusura e diffidenza da parte del gruppo dirigente di Usb.
Questo è quello che succede in Usb, il sindacato che tutti noi abbiamo contribuito a costruire. Siamo convinti che questi metodi non siano condivisi da tanti attivisti del nostro sindacato: noi crediamo che la democrazia interna non sia un optional, ma che sia essenziale al fine di costruire e far crescere un sindacato di lotta. Crediamo che oggi, in Italia, i lavoratori siano privi di una direzione sindacale adeguata allo scontro in atto: gli attacchi senza precedenti di Brunetta, della Gelmini, di Marchionne e Confindustria ai lavoratori, italiani e immigrati, richiedono una risposta forte. Anzitutto, richiedono una risposta unitaria della classe lavoratrice, fino alla costruzione di un grande sciopero generale ad oltranza che cacci governo e padroni.
L'autocelebrazione, l'autoreferenzialità, le manovre repressive che, purtroppo, riguardano non solo i sindacati concertativi, ma anche i gruppi dirigenti di piccoli sindacati come il nostro – sindacati che dovrebbero stare al di fuori delle logiche burocratiche - sono un danno anzitutto per i lavoratori: con queste direzioni, anche le potenzialità di lotta dei sindacati di base rischiano di restare sprecate, a vantaggio della classe padronale.
E' proprio perché crediamo che la nostra battaglia, nel suo piccolo, non sia indifferente per le sorti della classe lavoratrice in Italia che non ci arrenderemo di fronte alle logiche repressive e autodistruttive della direzione del nostro sindacato.
Organizzeremo, per questo, una campagna per la democrazia sindacale in Usb e per il reintegro della compagna espulsa. Un primo ricorso contro l'espulsione è stato respinto dalla Commissione di garanzia di Usb Pubblico Impiego. Ora resta un'ultima istanza di garanzia (speriamo reale) nel sindacato: la Commissione di garanzia confederale nazionale.
Ci auguriamo che la nostra richiesta di reintegro verrà sostenuta da tanti compagni e tante compagne fuori e dentro il sindacato che, indipendentemente dalla condivisione o meno dei contenuti della nostra battaglia, credono che la democrazia sindacale, il libero dibattito e il diritto di esprimere posizioni e proposte diverse da quelle dell'esecutivo nazionale siano diritti imprescindibili per un sindacato che voglia difendere i lavoratori e sviluppare le lotte.

 
 
 
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