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RSU. Una battaglia di democrazia, niente di più .

Post n°631 pubblicato il 29 Febbraio 2012 da VoceProletaria

RSU. Una battaglia di democrazia, niente di più .

        Care colleghe, cari colleghi,
la comunicazione “in chiaro”  di questa settimana è un po’  più lunghetta del consueto, ma dovrebbe valer la pena leggerla fino in fondo.
        Con lo Sciopero FIOM del 9 Marzo prossimo e le elezioni RSU alle porte era impossibile sfuggire a questi due argomenti, sicché...

Sindacalismo virtuale e parolaio.
         Pare proprio che gli appelli per l’estensione e la generalizzazione dello Sciopero indetto dalla FIOM per il 9 Marzo siano caduti nel vuoto.
[ Fanno eccezione alcuni casi lodevoli, purtroppo isolati, di cui si riporta su questo blog un comunicato di CUB Roma e Provincia ]
        E’ un vuoto popolato ed autorappresentato da sigle sindacali storiche, come la CGIL, e da sigle maggioritarie tra il sindacalismo di base, come CUB, Cobas e USB.
        Il pervicace rifiuto a consentire, seppure ciascuno secondo le proprie modalità, la partecipazione al primo vero sciopero e momento di protesta di massa contro il governo Monti è purtroppo indicativo dello stato di salute (mentale, soprattutto) di certa sinistra, anche di quella sedicente “conflittuale”.  
        Come sia possibile rifiutarsi di collegarsi ai lavoratori metalmeccanici, con la difesa dell’Art. 18 in primo luogo, poi, è un mistero che non si potrà mai spiegare alle centinaia di migliaia di lavoratori che, magari con fiducia, attendono proprio da questi soggetti dei chiari segnali di unità di classe e di superamento di artificiose divisioni. 
         Come se la difesa dell'Art. 18 riguardasse solo la FIOM o i soli lavoratori metalmeccanici...!
       
        Che la Camusso non gradisca il protagonismo della battagliera FIOM di Landini non è certo un mistero per nessuno. Lei preferisce ricucire la brutta tela della concertazione con Confindustria, Monti e, soprattutto, con i loro paggi CISL e UIL.    Un animo neoconcertativo  che trova sempre maggiori e crescenti contraddizioni nell’intera CGIL, ma che non le impedisce di esercitare veti inibitori e assurdi anche laddove una eventuale partecipazione di FLC e Funzione Pubblica allo sciopero FIOM avrebbero un indiscutibile "ritorno"  nelle urne per l'elezione delle RSU.   Ma si sa, non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere...
       
        Dove invece non ci sono (o non dovrebbero esserci) grandi contraddizioni interne, dunque potenzialmente più sensibili e pronti di fronte allo sciopero promosso dalla FIOM, è proprio nelle sigle su citate del sindacalismo di base, paradossalmente più "disciplinate"  poiché conformate intorno ad un culto ed una sostanziale intangibilità del “capo”.  Peccato che questi capi, sempre più intenti a coltivare la muffa del proprio ombelico, stentino oggi a riconoscere la naturale ratio politica che li dovrebbe invece indurre al massimo supporto possibile allo sciopero e manifestazione della FIOM.
        Sono consapevoli, infatti, che la giornata del 9 Marzo NON è dei soli metalmeccanici, ma è LO Sciopero contro le politiche più infami e massacratorie di questo governo. Pur consapevoli di ciò non si preoccupano minimamente, tuttavia, di creare momenti davvero efficaci e di massa, magari in alleanza con la parte più avanzata della CGIL (non si pretende con tutta) di protesta reale.
        C’è anche chi tra loro si riempie la bocca della capacità di unità di classe  e di azione popolare raggiunta e sempre dimostrata dal popolo in Grecia, e alcuni di essi ci vanno persino in “pellegrinaggio”.
...e quando rientrano nel ridotto del proprio Paese… tornano a rimirarsi il proprio ombelico!
        E’  uno spettacolo indecente ed avvilente!   E’, infatti, la drammatica “certificazione”  dell’inutilità reale di questi soggetti, vuoti apparati autoreferenziali privi di ogni prospettiva, “politica”  e sindacale.

Promesse di apparati.
         Tutti questi si presentano adesso al voto per il rinnovo delle RSU del Pubblico Impiego, che si svolgeranno tra il 5 e il 7 Marzo prossimi.      Con che faccia…?
        Siamo, insomma, alla farsesca riproposizione, in chiave “sindacalese” , delle promesse e degli annunci di una pretesa “purezza”  che i partiti politici, in maniera del tutto simmetrica, rivolgono agli elettori ricordandosi di essi solo al momento del voto. 
        Come si possa fare ciò, a fronte della voluta latitanza nel momento di lotta più importante dall’inizio dell’anno (lo Sciopero del 9 Marzo), è cosa che sfugge al normale raziocinio ed è, francamente, vergognoso.       La presunta “alternatività”  di certo sindacalismo si infrange nella concretezza dell'assenza dalle lotte e nell’estraneità dai lavoratori in carne ed ossa.
       
Competizione RSU. Ragionamenti necessari.
          Fatta tabula rasa da attestazioni di più o meno simpatia, più o meno antipatia nel campo “sinistro”  del sindacalismo, è necessario passare, obtorto collo, ai ragionamenti pragmatici sulle “più convenienti”  scelte elettorali a disposizione.
          Innanzitutto è necessario sgombrare il campo dalle illusioni, dicendo fin da subito che le RSU non contano più niente.        Anche i ridotti, e sempre più residui, poteri contrattuali delle RSU sono stati avocati e sussunti da “istanze”  superiori e vanificati da contratti e norme che ne hanno progressivamente svuotato ogni reale agibilità e funzione.
        Le RSU, oggi, contano unicamente per l’attestazione del grado di  “rappresentatività”  e, con la speranza di riuscire a superare un astensionismo che già si prevede molto superiore al dato "fisiologico",  solo per questo sono state riconvocate.
        Il che, tuttavia, non è affatto secondario, anzi… l’esercizio del voto, infatti, è ancora oggi lo strumento principale per l’espressione democratica delle scelte di rappresentanza e, in maniera esplicita ed implicita, sconfigge ogni tentativo di imposizione di rappresentanze decise a tavolino con i “suggerimenti”  di certi sindacalisti “amici”. 
         Il fatto stesso, dunque, che ci siano queste elezioni è già di per sé una prima vittoria.

        E qui veniamo al punto.
E’  noto, infatti, che il rinvio di un anno e mezzo dalla naturale scadenza del rinnovo RSU (ottobre o novembre 2010) è stato determinato soprattutto per le pressioni di Bonanni ed Angeletti. Questi, forti della loro sintonia e del loro “ascendente”  (sic!) sul governo dell’amico Berlusconi, erano già pronti alla completa revisione e rielaborazione delle “relazioni sindacali”, intese come “semplificazione”  del panorama contrattuale.
        In poche parole, desideravano un taglio netto con TUTTE le sigle che non fossero CGIL, CISL, UIL e…UGL., e la fine delle rappresentanze democraticamente elette. Al posto di quest'ultime erano già previsti dei bei "terminali delle segreterie confederali"  furbescamente chiamati RSA, acronimo che sta per Rappresentanza Sindacale Aziendale.     A tal fine era anche previsto l’accorpamento dei diversi comparti di Pubblico Impiego in tre o quattro mega-comparti.
        La fine anticipata del governo del loro "amico brianzolo" ha mandato a monte i loro progetti.
Non a caso, soltanto nel Dicembre 2011, col nuovo esecutivo, l’ARAN ha “concesso”  le elezioni del rinnovo RSU a fronte delle reiterate richieste, quasi solitarie, della CGIL.
        Ed è proprio questo particolare a definire in sé l’intera cifra di lettura di queste RSU.

         E’  dunque la battaglia di democrazia tra poteri del tutto privi di consenso sociale e poteri che, pure impelagati da mille contraddizioni interne, conservano ancora tuttavia una possibilità di rigenerazione democratica.

In sintesi, il vero campo di battaglia è tra la CISL e UIL da una parte, e la CGIL dall’altra,
e l'esito ci è tutt'altro che indifferente.
 

         CISL e UIL sono la plastica espressione di un potere consolidato di interessi del tutto estranei anche ai loro stessi iscritti, e sono complici attivi di uno smantellamento di diritti e negazione di dignità in ogni lavoratore presente e futuro. Sono inoltre tra i principali “consigliori”  delle più drammatiche misure antisociali allo studio della Fornero, ad iniziare dall’attacco all’Art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
        Bonanni e Angeletti sono già pronti, infatti, a firmare qualsiasi carta sarà messa sotto il loro naso. Sicuramente DOPO le elezioni RSU…!
       
         CGIL è ostaggio dei diktat del suo principale referente politico, ovvero il PD, e non riesce a soddisfare le sue (tante) intelligenze più avanzate che potrebbero, invece, rilanciare il più grande sindacato confederale e svolgere un ruolo di primissimo piano nella ri-costruzione di un’Italia disastrata da anni di liberismo selvaggio. Il PD, artefice e attore principale di questa politica, ha il potere di inibire ogni scatto in avanti che, pure tra mille contraddizioni, solo la CGIL potrebbe garantire.
        Tuttavia, proprio l’esistenza delle “contraddizioni interne”  alla CGIL la rendono ancora più attraente, anche se solo relativamente.
        Va infatti riconosciuto il ruolo della “sinistra interna”  rappresentato da “La CGIL che Vogliamo”  che, pur tra mille difficoltà, riesce ad animare un dibattito ed un confronto che, spesso e volentieri, va ben oltre gli stessi confini della CGIL.
         Questi compagni, in gran parte collocati in FIOM, e tantissimi in FLC e Funzione Pubblica, sono la risorsa più preziosa per tutta la Sinistra oggi in Italia e con questi è utile e possibile ragionare, non solo in vista delle RSU, a cui è comunque consigliabile indirizzare il voto, ma anche e soprattutto in una prospettiva di aggregazione sindacale di classe.

        Il sindacalismo di base, oggettivamente schiacciato tra questi due poli, è dunque costretto ad una "guerriglia sindacale"  di bassa intensità. Sulla "qualità"  dell'azione messa in campo in occasione di grandi eventi come lo Sciopero FIOM del 9 Marzo abbiamo detto sopra; sulle possibilità di "incisività"  in occasione delle elezioni RSU conviene invece analizzare il panorama degli spazi residui lasciati scoperti dai confederali di CGIL, CISL e UIL. 

CUB, Cobas e USB tra Pubblico Impiego e Scuola.
         USB parte con un leggero vantaggio rispetto alle altre sigle di base presenti alla tornata elettorale, ovvero CUB e Cobas, ma non dappertutto.
        Indubbio, infatti, il vantaggio più che relativo dei Cobas tra le tre sigle di base nel Comparto Scuola. Giusto la CUB, forse, ha qui qualche chance in più di crescita, ma sempre e comunque relativa. L'USB, invece, ha possibilità quasi nulle nella Scuola. 
        Semmai ci possano essere concorrenti numericamente più consistenti nella Scuola, non possono che essere di nuovo Gilda e SNALS, altro non c'è.  Ma anche su questi è difficile immaginare gli exploit degli anni passati...
       
        Nel Pubblico Impiego la fortuna, finora, ha arriso ad USB, in precedenza sotto le spoglie di RdB. 
Grazie ai lavoratori di Ministeri, Parastato, Presidenza del Consiglio dei Ministri e Agenzia delle Entrate, la cui stragrande maggioranza vive e lavora a Roma, RdB (sindacato prettamente romano) ha potuto garantirsi una "rappresentatività nazionale"  altrimenti negata in comparti come la su citata Scuola, la Sanità, gli Enti Locali e... l'Università. O meglio, per ciò che riguarda l'Università, solo in un'annata eccezionale, il 2004, fu raggiunto l'obiettivo. Poi, l'insipienza e la cecità della dirigenza RdB (traslata, immutata, in USB...) hanno rapidamente "bruciato"  quel risultato, sommandolo alla perdita di un'altra "rappresentatività" , quella dei Vigili del Fuoco.  Nella Ricerca, invece, la rappresentatività era garantita alle RdB unicamente in virtù di un patto federativo con l'USI (Unione Sindacale Italiana), non certo dai pochi voti degli iscritti ad RdB
        Ad oggi, la situazione è ancor più critica, avendo perduto l'USB (ex RdB) nel corso degli ultimi anni una notevole quantità  - e qualità - di attivisti, militanti ed iscritti e, conseguentemente, un numero ancor maggiore di consensi e di voti potenzialmente disponibili. 
        Nel comparto dei Ministeri i numeri sono sempre stati molto precari e sempre certificati sul filo del rasoio.  Più che probabile, in questo comparto. la retrocessione a sindacato SENZA "rappresentatività nazionale".  Restano in piedi le speranze, comunque residue, di riagganciare Agenzia delle Entrate, Parastato ed il facile comparto della Presidenza dekl Consiglio dei Ministri che, con il bassissimo numero di impiegati ivi collocati (circa 2.000 e tutti a Roma, poi...), è in grado di soddisfare chiunque vi presenti una lista elettorale.
        In forte affanno, dunque, USB può solo sperare di confermare i risultati precedenti. Comunque molto, molto difficile.
       
         Cobas, oltre che nella già citata e consolidata Scuola, ci provano anche nel Pubblico Impiego. E'  un quasi debutto e potrebbe dunque raccogliere un primo relativo successo, non fosse che per l'elemento di novità laddove si presenta per la prima volta.  Situazione, anche in questo caso, molto difficile.
       
        Per CUB vale in pratica lo stesso discorso, con l'unica differenza che, più dei cugini Cobas, appare un tantino più attrezzata nei comparti di Pubblico Impiego.
In tutti i comparti si presenta per la prima volta sotto la propria veste ufficiale - con la sigla CUB appunto - e non più sotto l'egida di RdB, che era la "titolare"  confederata a CUB per il Pubblico Impiego.
        Naturale che, quale che sia il risultato raggiunto, non potrà che essere comunque considerato un successo.

        Ad ogni modo, anche laddove la "qualità"  e la quantità dei candidati nelle liste di base non è sempre all'altezza della fase, di essi possiamo comunque dire che si può contare sul loro impegno e la loro passione, caratteristiche sempre più rare e preziose...

        Questo voto non va sprecato.
Ponderate dunque bene prima di farvi prendere da ragionamenti "di pancia", ragionate con la testa e soprattutto cercate di individuare i colleghi più seri e più affidabili che vi possano realmente rappresentare, a prescindere dalla sigla in cui sono candidati.
        Potrebbe essere, infatti, l'ultima volta che ci viene consentito questo voto...

Un saluto.                         Proletaria Vox

 

 
 
 
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