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OdG dell’Assemblea Autoconvocata dei delegati/e e degli attivisti/e di USB Lombardia.

Post n°726 pubblicato il 12 Luglio 2012 da VoceProletaria

Ordine del Giorno dell’Assemblea Autoconvocata dei delegati/e e degli attivisti/e di USB Lombardia.

Milano,  12 luglio 2012

Tutti/e noi abbiamo aderito ad USB perché speravamo di aprire una nuova stagione del sindacalismo di base e conflittuale, superando la frammentazione che lo ha sempre contraddistinto e per costruire un'organizzazione di massa realmente di base, in grado di essere concretamente alternativa ai sindacati concertativi e di essere incisiva nel difendere i diritti di tutti/e.
Dopo le importanti dichiarazioni fatte all’atto della nascita di USB, definito come sindacato includente ed aperto a processi unitari, oggi vediamo questo obiettivo strategico sacrificato a logiche che rischiano di farci fare enormi passi indietro e di farci tornare alla frammentazione tanto criticata.
Crediamo quindi che occorra più che mai continuare a portare avanti iniziative unitarie, al fine di agevolare il continuo confronto nel rispetto delle diverse posizioni, delle diverse idee di sindacato e delle diverse strategie politiche, per agevolare il processo di unificazione delle lotte e la costruzione di un sindacato di base unitario che deve essere rispettoso di tutte le sensibilità e le storie, senza alcuna volontà di egemonia di alcuni su altri e che possa vedere le differenze come ricchezza e non come problema, anche perchè spesso constatiamo che le analisi e le proposte di merito ribadite dalle diverse sigle sono di fatto comuni e condivise.
Questa assemblea ritiene al riguardo che sia di fondamentale importanza il mantenimento dell’autonomia economica e politica, perché il regolamento economico approvato dalla maggioranza di USB non garantisce pienamente l’obiettivo della solidarietà verso le nuove strutture e nemmeno il radicamento diffuso dell’organizzazione, oltre al fatto che promuove una centralizzazione delle risorse che può diventare uno strumento di potere.
A nostro avviso, di fronte all’attacco finale ad uno dei diritti più importanti dei lavoratori e delle lavoratrici qual è l’art.18, USB deve provare ad essere il fulcro delle iniziative unitarie e tenere aperta la partita sulla difesa di questo diritto, costruendo, a partire dallo sciopero, quelle necessarie alleanze per creare le condizioni di una sua riconquista dopo il voto in Parlamento.
Se non si lavorasse in questa direzione vedremmo un’implosione del sindacalismo di base, e anche in USB prevarrebbero le spinte a privilegiare l’organizzazione contro il dissenso. Questo porterebbe a privilegiare la logica “o con la maggioranza o contro”, senza possibilità di confronto reale, ed a una situazione nella quale le uniche alterative diventerebbero quelle di stare dentro in silenzio, andarsene o essere espulsi.
I primi segnali di questa preoccupante tendenza li abbiamo avuti a Bologna, dove la compagna più rappresentativa dell'esperienza di provenienza FLMUniti ha deciso la fuoriuscita di questa esperienza sindacale da USB.
Poi abbiamo assistito all’espulsione della compagna Stefanoni, un caso nel quale, anche ammesso ci fosse stato un comportamento sbagliato, è prevalsa l’espulsione anziché la ricerca di ricomporre la frattura, sempre dentro alle regole condivise che questa organizzazione si è data.
Più grave ancora è il caso di Padova, dove si è teorizzato il divorzio consensuale, con la perdita di un pezzo importante del sindacalismo di base. Anche in questo caso ha prevalso la mancata accettazione di posizioni sindacali di cui i compagni di Padova si facevano interpreti.
Recentemente si è poi arrivati all'esclusione dell’intera struttura provinciale di Varese dagli organismi dirigenti delle strutture confederali e del lavoro privato regionali e nazionali, anche attraverso un'abile strumentalizzazione delle vicende in SEA, finalizzata ad isolare la struttura di Varese rispetto al resto dell’organizzazione.
 
Questa assemblea autoconvocata intende aprire una discussione franca dentro USB con l’obiettivo di rilanciare l’idea forte che è stata alla base della costituzione dell'Unione Sindacale di Base:

LA COSTRUZIONE DI UN GRANDE SINDACATO DI BASE APERTO INCLUDENTE E UNITARIO

Per questo l’assemblea odierna decide di costituirsi come componente di USB dal nome:

UNITA’ DI BASE

UNITA’:
Perché l’unità del sindacalismo di base diventi un processo irreversibile.
Il fatto che, pur a fatica, si sia arrivati a dichiarare uno sciopero generale quasi unitario sull’art.18 dimostra che è impossibile indirlo da parte di ogni singola organizzazione, soprattutto nella nuova fase che si sta aprendo, senza l'art.18 sui posti di lavoro.
A nostro parere sarebbe assurdo pensare di agire in solitudine e in modo autoreferenziale.
Certo, tutto il sindacalismo di base, anche se unito, oggi non ha la forza sufficiente per contrastare l’attacco ai/alle lavoratori/trici da parte dei poteri forti con la deriva complice di CGIL-CISL-UIL, ma l’ unità delle forze sindacali che hanno rotto con il sindacalismo concertativo e complice è la condizione minima indispensabile per creare un polo di aggregazione ampio anche per quelle forze di sindacalismo conflittuale che ancora stanno all’interno dei sindacati concertativi, in particolare nella CGIL.

USB per noi è nata con questo compito unitario e quindi lavoreremo dal basso, nei territori, per implementare comportamenti unitari nelle lotte e nelle iniziative sindacali.

DI BASE:
Per noi la parola “di base” è molto importante, perché indica una modalità di funzionamento democratico interno diverso dalla storia burocratica delle organizzazioni sindacali del movimento operaio del secolo scorso.
Si tratta di favorire una nuova concezione dell'organizzazione sindacale che veda negli iscritti/e e nei lavoratori/trici i detentori veri del potere decisionale, determinando un equilibrio tra le responsabilità dei gruppi dirigenti eletti e i processi di decisione che devono avvenire dal basso, con modalità condivise e partecipative.

Occorre costruire un percorso di formazione di nuovi/e attivisti/e al fine di garantire la continuità di questa bellissima esperienza collettiva e individuale.

La storia ci ha insegnato che non è vero che il fine giustifica i mezzi, ma che i mezzi sbagliati pregiudicano il fine. Vogliamo, per questo, continuare a costruire un modello di sindacato completamente nuovo, democratico e di base, aperto e tollerante, dove le varie posizioni abbiano legittimità e si confrontino democraticamente, sulla base di alcuni valori fondamentali condivisi; un modello sindacale che rompa con la tradizione burocratica ed accentratrice della storia delle organizzazioni del movimento operaio del secolo scorso, che sono alla base delle degenerazioni, delle involuzioni e quindi delle sconfitte che ci hanno portato alla situazione attuale, a questa “Caporetto” dei diritti di lavoratori e lavoratrici e a questa deriva autoritaria in cui a comandare sono le banche e i poteri economici.

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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