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L’appello al voto utile del PD rischia di diventare un boomerang

Post n°891 pubblicato il 19 Febbraio 2013 da VoceProletaria

L’appello al voto utile del PD rischia di diventare un boomerang

 
di Massimo Ragnedda,  15.02.2013
 
La campagna per il cosiddetto “voto utile”  lanciata dal PD rischia di essere un boomerang per il partito guidato dal candidato premier Bersani. Complice una folle legge elettorale, l’appello dei Bersani a votare il PD e non Rivoluzione Civile, con lo spauracchio che Berlusconi possa recuperare, è in realtà controproducente, proprio perchè regala senatori (quasi ovunque) a Berlusconi. Va aggiunto che il PDL di Formigoni, Fitto e Polverini, non ha nessuna chance di vincere visto che, come tutti gli ultimi sondaggi disponibili prima del blocco imposto dall’AGCOM hanno fatto emergere, lo davano a circa 10 punti di distanza dal PD. Il pericolo che il PDL recuperi è, dunque, assolutamente inesistente. Il rischio è, casomai, un quasi stallo al Senato e per questo il voto utile proposto da Bersani rischia di complicare le cose.

Lasciate che provi a spiegare il perché. Al Senato il primo partito/coalizione ha diritto al 55% dei senatori assegnati in una data regione a prescindere dalla percentuale dei voti ottenuti. I restanti seggi vengono ripartiti tra le forze che superano la soglia di sbarramento dell’8%. Insomma, in una regione in cui il PD vincerà sicuramente (pensate all’Emilia Romagna, alla Toscana, all’Umbria, alla Liguria, solo per citarne alcune) se Rivoluzione Civile superasse l’8% toglierebbe senatori a Berlusconi.

Quindi al contrario: se l’obiettivo è togliere senatori al PDL per avere una maggioranza più solida in Senato, una piccola parte del PD dovrebbe votare Rivoluzione Civile e non viceversa. Dati alla mano e con la legge elettorale sotto gli occhi: i seggi al Senato vengono assegnati su base regionale; per ottenere il risultato complessivo al Senato occorre sommare i risultati delle varie regioni, i seggi esteri e più le regioni con sistemi particolari (Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Molise). Il sistema di calcolo (regionale) è lo stesso utilizzato per la Camera dei Deputati, solo con diverse soglie di sbarramento: 20% per le coalizioni (3% per ottenere seggi all’interno di una coalizione), 8% per i partiti non coalizzati.

In tutte le regioni d’Italia il PD gode di un vantaggio incolmabile (tranne in Sicilia, Veneto, Lombardia e Campania, dove è in vantaggio ma non troppo)  per cui si potrebbe configurare una situazione in cui votare PD non solo sarebbe inutile ma addirittura favorirebbe il PDL. Prendiamo ad esempio la Toscana: ci sono 18 senatori in palio. Chi vince (anche con il 25%) ottiene il 55% dei senatori a disposizione, ovvero 10 senatori. I restanti 8 vengono spartiti tra i partiti che superano l’8% o coalizioni che superano il 20%. Quindi che il PD (che in Toscana vincerà in maniera netta e indiscutibile, come in altre regioni) prenda il 25% o il 45%, in realtà non cambia niente: sempre 10 senatori avrà. Il punto è, casomai, che tutti i voti in più al PD sono perfettamente inutili perché non danno nessun senatore: dunque bisogna permettere ad altri partiti di sinistra (come Rivoluzione Civile) di superare l’8% così da permettergli di concorrere alla spartizione dei restanti 8 senatori, sottraendoli al PDL.

Provo a spiegarmi meglio: se solo Berlusconi e Monti (oltre al PD che vincerà di sicuro) superano lo sbarramento si spartiscono gli 8 senatori rimasti. Se fossero in 3 (PDL, Grillo e Monti) a superare lo sbarramento gli 8 senatori andrebbero divisi in 3, se fossero in 4 (ovvero anche Rivoluzione Civile) andrebbero suddivisi in 4 e così via. Dunque votare Rivoluzione Civile dove la vittoria del PD è già scritta  aiuta il PD ad avere una maggioranza più netta al Senato (per la Camera non ci sono rischi: il PD con SEL avrà una maggioranza schiacciante). Lo so, è una insensata legge  elettorale (d’altronde l’ha partorita Calderoli), ma è così. Ovviamente i dirigenti del PD sanno bene tutto questo e francamente non capisco (anche se un'idea me la sono fatta) perché si ostininino a fare una campagna contro la sinistra, piuttosto di puntare ai voti del centro, o magari fare un accordo di desistenza in alcune regioni per aiutarsi a vicenda.

Pensate, sempre in Toscana, a cosa successe nel 2008. Allora i voti della Sinistra Arcobaleno furono "saccheggiati"  dal Pd con la scusa del voto utile, e così la coalizione di sinistra non raggiunse l’8%, e, dunque, non ha concorso a ripartirsi i restanti 8 senatori. Se allora avesse ottenuto 1 o 2 senatori solo in Toscana (ma altrettanti in Emilia Romagna, Umbria e Liguria), Berlusconi avrebbe avuto 8 o 10 senatori in meno e la sua maggioranza sarebbe stata molto, ma molto più debole. Il Pd nel 2008, lungi dall’aver sfondato al centro, ha soltanto attratto il voto utile della sinistra, regalando senatori a Berlusconi. Ed è questo il rischio che si prospetta oggi. Ad essere maliziosi si potrebbe sospettare che il PD voglia ottenere il pareggio al Senato, e contemporaneamente evitare che altre forze di sinistra entrino a Palazzo Madama per giustificare, agli occhi dei propri elettori, l’accordo con Monti che, come pare di capire, è già nell’ordine delle cose.

 

 
 
 
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