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Perché tifare Unità Popolare e non invece il KKE?

Post n°943 pubblicato il 17 Settembre 2015 da VoceProletaria

Un sassolino nello stagno.

Unità Popolare vs KKE. 

Perché i miei compagni tifano il primo? Perché continuano a snobbare il secondo?

  Dopo le recenti giravolte di Tzipras ed il suo definitivo smascheramento, ovvero il preciso svelamento di ciò che significa realmente socialdemocrazia, si è costituita Unità Popolare. 

  Fattore sicuramente positivo e salutare, almeno da un punto di vista istituzionale/parlamentare, e che ha ri-acceso le speranze e le attese frustrate dei compagni soprattutto esterni alla Grecia.  Ma da un punto di vista prospettico e orientato in senso di reale rottura, quindi anticapitalista e rivoluzionario (ammesso che sia lecito e consentito almeno l’uso di quest’ultimo termine tra noi “residui nostalgici del novecento”…), cosa cambia…? 

  Appaiono tantissimi, in Italia, i neo tifosi di Unità Popolare presenti nel PRC, nonostante le stupide reiterazioni di sostegno di Ferrero al suo idealmente omologo Tzipras e Syriza.

  A questi compagni, miei sodali fin dal mio ingresso in PRC ed anche prima, intendo rivolgermi, proprio perché avverto elementi di analisi che, contrariamente al rigore che ho sempre loro riconosciuto, mi pare siano superficiali e poggiati su un piano neo-parlamentarista che, seppure trova (relativa) giustificazione in ambito italiano, non trovo affatto coerente in ambito internazionale, tanto più nello specifico greco.

  In Italia, è noto lo stato dell’arte delle forze (partiti, organizzazioni, movimenti, etc…) che si richiamano anche blandamente ad ideali progressisti (che  a dire “marxisti”  sembra fin troppo…), sicché l’orizzonte parlamentare, anche per chi dice di snobbarlo, è pur sempre il suo convitato di pietra. Anzi, più che pensiero immanente e/o presenza ingombrante e fastidiosa,  resta il vero e proprio sogno nel cassetto. Al di fuori di quell’orizzonte parrebbe non esserci più vita. 

  Evvabbé, questo è il dato attuale italiano (e in larga parte anche europeo) dal quale pare impossibile evitare una discussione ed un’azione che aspiri a recuperare un minimo di respiro politico. La giustificazione (relativa, ribadisco…) ad ipotesi sempre e solo elettoralistiche è direttamente proporzionale alla debolezza dei soggetti. Che poi quest’ultima sia effetto di quella determinata strategia, la dovrebbe dire lunga da un pezzo… 

  Si invocano i radicamenti nei movimenti, nel mondo del lavoro, nella scuola, etc… ma la realtà è quasi sempre ben diversa, ed anche quando queste virtù sono realmente agite il ragionamento “di scopo”  finisce sempre lì, alle più vicine scadenze elettorali, siano di quartiere che regionali o europee.  Intendiamoci, nulla di male in tutto ciò, anzi… ma l’orizzonte non va mai oltre. 

  Vedo, insomma, una incapacità ormai strutturata e strutturale persino ad immaginare non dico la Rivoluzione Proletaria, ma la stessa transizione socialista tanto spesso invocata.. 

  Già nello scrivere queste parole immagino più di un sorriso sarcastico tra chi leggerà… Tant’è…

  La difficoltà italiana nell’ipotizzare un immaginario collettivo “altro”, però, non dovrebbe indurre a “gufare”  anche laddove questa impotenza non c’è ed, anzi, la situazione politica – oggettiva e soggettiva – è decisamente più avanzata e si presta a molte ipotesi anche ben differenti.

  Un conto è valutare, criticare ed anche dissentire da posizioni discutibili, come ad esempio ha recentemente fatto il Partito Comunista Portoghese nei confronti del KKE (peraltro sodali nello stesso gruppo parlamentare europeo), altro è snobbare con noncuranza e tanta supponenza pratiche, azioni e pensieri che neanche si conoscono e spesso neanche si vogliono conoscere per partito preso.

  Questa è la cosa più cretina che imputo a compagni a me molto vicini e che stimo per mille altri motivi.


  In Grecia, infatti, una pratica reale, ed un radicamento sociale dei comunisti è una precisa e già consolidata realtà.

  Strutture di massa, presenza capillare e soprattutto “di classe”  con una forte centralità dei lavoratori (a guida operaia) tramite il combattivo sindacato PAME, l’amministrazione di numerosissimi comuni non sono mere enunciazioni di principio o inani desideri, bensì il frutto di un lavoro costruito su precise direttive e su una teoria marxista-leninista ortodossa.

  Il KKE è un partito molto ben presente dentro e fuori dalle istituzioni ma, a differenza degli altri partiti della sinistra greca, agisce tangenzialmente la sfera istituzionale, ovvero la presenza in un parlamento borghese, e non la vive come il centro dell’attività.

  Si potrà obiettare dell’eccessivo dogmatismo, dell’intransigente applicazione di pratiche e concetti novecenteschi e tutto lo sciocchezzaio di commenti che puntualmente accompagna il KKE, ma i loro obiettivi e le forme per conseguirli sono espliciti e dichiarati e, nonostante gli sfottò e gli anatemi della nostrana “sinistra”, riescono comunque ad essere presenti in Parlamento.

  Tuttavia, secondo gli analisti de noantri, tutto ciò non è evidentemente sufficiente a garantire un cambio di passo neanche dopo l’evidente fallimento del loro ex beniamino Tzipras e la loro Syriza.

  Il nuovo stendardo è ora Unità Popolare. 

  Perché, mi chiedo. Cosa hanno questi fuoriusciti, novelli Paoli fulminati sulla via di Atene…? Hanno truppe? Hanno strutture? Qual è il loro radicamento, e dove, in quali settori…? 

  A giudicare dai sondaggi pre-elettorali, peraltro, stenteranno a raggiungere il quorum per la presenza parlamentare seppure intercetteranno un voto d’opinione finalmente emergente. 

  Per inciso, il KKE è invece dato in crescita…

  E dato che la “cifra parlamentare”  occupa tanto – troppo – spazio nei ragionamenti dei compagni, perché a fronte di questi numeri si continua imperterriti a “tifare”  UP e non il KKE…?

  E se Unità Popolare dovesse comunque riuscire nell’impresa elettorale quali sarebbero i suoi possibili margini di azione politica in assenza dei “requisiti”  sopra interrogati?

  Con numeri così risicati e senza una qualsiasi struttura di sostegno popolare, come pensa di far vivere i suoi propositi proclamati dalla tribuna del Palazzo…?

  Hanno gli strumenti teorici, la volontà di immaginare modelli alternativi al Capitalismo ed alla sua crisi? A me non pare…

  O non ci sarà, molto più prosaicamente, una riproposizione – sicuramente più coerente e radicale, no lo metto in dubbio - del rifiuto del debito e del memorandum, ma sempre e comunque all’interno della gabbia di compatibilità europea e Nato? Lo stesso Varoufakis, anche se esterno a UP ma comunque considerato lo stratega economico di questi, ammette esplicitamente di volersi contenere entro questi confini.

  Personalmente non mi stupirei affatto di un rapido ripiego di Unità Popolare a “sinistra di un centro-sinistra”  in salsa zaziki, anche perché il solo esercizio della tribuna non paga. 

  Escluso un approccio “frontista”  di UP col KKE, non mi stupirei di sentir dire che l’ingresso di UP in un eventuale esecutivo di Tzipras servirebbe  a “bilanciare” altre forze di centrodestra comunque necessarie a comporre una maggioranza governativa altrimenti impossibile.

  E’ anche possibile, anzi più che probabile, che ciò non avvenga (ed è quanto mi auguro, ovviamente) data la loro irrilevanza numerica, ma questo non esclude, anzi amplifica, i problemi che presto si troverebbe.a dover affrontare.

  In sintesi, una “alleanza”  post elettorale di Unità Popolare, o comunque un suo tentativo in tal senso, con Syriza.è comunque un passaggio che non escluderei affatto.

  La socialdemocrazia, anche nella sua veste più radicale, oggi non ha altri margini che il puro e semplice politicismo. Gli strumenti per la rottura dei vincoli e della crisi del Capitale sono ancora innanzitutto in una teoria realmente rivoluzionaria. L’agire è conseguenza.

  In conclusione, poiché credo che le nostre prese di posizione in Italia, i nostri appelli e “sostegni”  a questa o quella forza valgano meno di una riflessione accademica e, quando non portano sfiga, equivalgano a puro onanismo politico, e considerato dunque il nostro possibile “apporto” (sic!) né più né meno che “tifo”, chiedo almeno perché si debba tifare Unità Popolare e non KKE. 

RSVP.

Virginio Pilò


 

 
 
 
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