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L'arroganza di Marchionne; la barbarie alle porte.
Post n°136 pubblicato il 29 Ottobre 2010 da VoceProletaria
Care colleghe, cari colleghi, Nel commento, brevissimo ma incisivo, di Cremaschi è condensato quanto anche noi crediamo: l'arroganza della FIAT non è più neanche in grado di essere celata. Marchionne, invitato in uno dei soliti "salotti buoni" della "sinistra televisiva" ("sinistra" si fa per dire, ovviamente...), ha tranquillamente tracimato e, non contento di aver illustrato al suo compiacente intervistatore la "bontà" dei piani industriali FIAT (quali, poi? oltre sangue, sudore e supersfruttamento in cambio di niente, si stenta a vedere alcunché...) è persino stato capace di sostenere l'insostenibile: la FIAT può fare a meno dell'Italia. Sarà... potrà forse fare a meno dell'Italia intesa in senso geografico e territoriale, MA NON CERTO DELLO STATO ITALIANO! Lo abbiamo detto e scritto molte altre volte: la FIAT l'abbiamo pagata noi italiani almeno tre volte! E non con il solo denaro... Persino chi non ha mai comprato nemmeno un bullone della più piccola utilitaria è mai stato esente dal prelievo a favore dei fondi che, in nome degli "interessi nazionali dello Stato Italiano", sono affluiti in oltre cento anni nelle casse della dinastia Agnelli. Tra i morti sui fronti di guerra e i morti in fabbrica, e gli ingenti capitali regalati dallo Stato Italiano (senza che questi abbia mai preteso nemmeno un'azione in cambio...!) il tributo pagato alla FIAT dagli operai "dipendenti" e dagli italiani "non dipendenti" è ben superiore ai capitali investiti dai suoi fondatori, capi e manager vari in oltre cento anni di attività. Di più, si può tranquillamente aggiungere che la stessa FIAT non sarebbe sopravvissuta tanto a lungo senza l'assistenza continua ed amorevole dello Stato. Riteniamo da sempre scandalose le generose elargizioni di denaro pubblico in favore di un'azienda che, pur approfittando di un assistenzialismo di Stato, non esita a "liquidare" sui due piedi e gettare sul lastrico migliaia di lavoratori e famiglie minacciando la delocalizzazione degli impianti. Ebbene, la reazione che ci si aspetterebbe a fronte di tanta arroganza sarebbe l'IMMEDIATA convocazione dello SCIOPERO GENERALE UNITARIO da parte di tutto il sindacalismo non complice. Questa la prima, e non ultima ed unica, azione da parte sindacale. Da parte politica, invece, ci attenderemmo persino qualcosa di più, ovvero un atto che riveda lo stesso ASSETTO PROPRIETARIO della FIAT. Se le nostre attese possono sembrare "rivoluzionarie" (e, pur non essendolo affatto in assoluto, lo sono soltanto se rapportate al limitatissimo contesto italiano...), queste non appaiono affatto così "strane" non appena si varca il confine. In Francia, in Germania, persino in Gran Bretagna (solo per restare tra i "grandi" paesi europei), nonostante un ventennio di furiose privatizzazioni, le principali aziende ed industrie vedono oggi una partecipazione azionaria dello Stato. E anche quando non c'è nessuna partecipazione azionaria vi è comunque una più efficace difesa degli "!interessi nazionali" in grandi industrie, come la Renault o la Opel, capaci di salvaguardare le migliaia di posti di lavoro ivi impiegati. Forse che Sarkozy e la Merkel siano "socialisti"...? Ebbene, possiamo anche comprendere la naturale ritrosia della destra politica di ispirazione liberista a discutere di questo tema, ma non riusciamo proprio a capire come mai la stessa "sinistra" (e non ci riferiamo al PD, coerentemente collocato nel campo più liberista...) non riesca ad articolare una sillaba al proposito. Quasi fosse un tabù. Nemmeno la "sinistra" che oggi appare (di nuovo...) più "radicale" osa sollevare l'argomento. C'è, infatti, una "sinistra" che si presenta "alternativa", ma evita accuratamente di sporcarsi le mani con il sudore della "classe". E' anche per questo che, in campo sindacale, allorquando si presenta lo spettro di una chiusura di fabbrica non si riesce mai a trovare una rivendicazione che vada oltre le solite e scontate richieste di "ammortizzatori sociali; estensione degli stessi ad una più vasta platea" e, dulcis in fundo "la ricerca di un nuovo e più serio investitore". Investitore "privato", naturalmente. Ma è davvero così...? Stiamo forse parlando di fantascienza? Perchè in Italia non se ne parla affatto? Non sarà che la nostra "sinistra" (anche quella cosiddetta "radicale") è ormai incapace di ragionare al di fuori del pensiero unico del Capitale...? Ne riparleremo. Un saluto. Proletaria Vox |
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