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Manovre alla chetichella: il TFS diventa TFR.

Post n°144 pubblicato il 09 Novembre 2010 da VoceProletaria

UNA MANO LAVA L’ALTRA E TUTTE DUE SI FREGANO L’ASCIUGAMANO
Manovre alla chetichella : TFS – TFR.

di COBAS INPDAP

   La manovra finanziaria di inizio estate 2010, come saprete, ha portato all’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni (in Francia milioni di lavoratori sono mobilitati contro l’innalzamento a 62 anni), al posticipo di un anno delle uscite dal lavoro, al blocco dei contratti: tutti provvedimenti contro i dipendenti pubblici.
   Tra le pieghe di quella manovra, però, nel silenzio pressoché totale, si è celato un provvedimento che da gennaio 2011 vedrà un ulteriore peggioramento dei trattamenti previdenziali dei lavoratori pubblici.
   Da quella data, infatti, per quanto riguarda le liquidazioni, tutti i dipendenti pubblici passeranno dal regime “TFS” al regime “TFR”.
   È opportuno riassumere gli svantaggi che derivano da questo passaggio, che alcuni vorrebbero far passare come indolore.
   Innanzitutto vi è una diversità di calcolo riguardo le somme che verranno liquidate per ciascun anno di servizio, che, dati alla mano, porta ad una differenza di circa
il 15 % in meno nel sistema TFR.
  Questo effetto si produce perché, mentre la liquidazione del TFS si basava essenzialmente sull’ultima retribuzione percepita, il TFR si basa sul montante delle somme accantonate, rivalutate da determinati coefficienti.
   Inoltre, mentre per il TFR dei dipendenti del settore privato gli accantonamenti spettano esclusivamente al datore di lavoro, per i lavoratori pubblici continueranno ad essere trattenuti dalle buste paga i contributi per la liquidazione, come nel precedente sistema, quindi non c’è neppure il vantaggio di eliminare questa trattenuta.
   Va tenuto presente, infine, che le somme accantonate dai datori di lavoro privati venivano depositate in un apposito fondo gestito dall’INPS, mentre per i dipendenti pubblici il sistema TFS non prevedeva accantonamenti se non in modo del tutto virtuale, non esistendo un fondo destinato ad accoglierli; con il passaggio al TFR, invece, dato che le somme sono soggette ad una rivalutazione legata agli indici economici ISTAT, dovranno sussistere effettivamente degli stanziamenti a questo scopo e l‘ipotesi più probabile che circola è che la gestione di tali ingenti finanziamenti sarà affidata ai fondi pensione integrativi (ad esempio il fondo Espero già operante per i dipendenti della Pubblica Istruzione).
   Il risultato di tutta questa operazione, quindi, è che le liquidazioni verranno ridotte, già a partire da quelle calcolate con un sistema misto (parte TFS parte TFR), e i contributi accumulati andranno da ora in poi a foraggiare coattivamente quei fondi pensione che non gli è riuscito di finanziare in altro modo con gli stratagemmi degli anni scorsi (vi ricordate il silenzio assenso ?).
   Così, alla chetichella, senza troppi disturbi (“tanto ci rimette il pubblico impiego, chissenefrega”), un altro pezzo di reddito (una volta per liquidazione si diceva proprio che era salario differito) cambia tasca, arrivando in quelle dei gestori assicurativi.

 
 
 
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