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Precario "esternalizzato", precario licenziato.

Post n°171 pubblicato il 16 Dicembre 2010 da VoceProletaria

Precario “esternalizzato”,  precario licenziato?

Di Perla Maria Gubernale,  13.12.2010 


 Il personale tecnico della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Catania passerà  a una cooperativa interinale fino al prossimo ottobre. Sin da ora, però, non c’è nessuna garanzia dall’Amministrazione centrale dell’Ateneo,  per il futuro di questi 14 lavoratori: per loro niente bandi e niente stabilizzazione. E intanto, tra gli impiegati, crescono rabbia e sfiducia.
Dopo il licenziamento, all’inizio di quest’anno, di diciotto lavoratori a contratto ex Co.Co.Co di Lettere, anche alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere continua la difficile situazione del personale tecnico-amministrativo, senza che si intraveda nessuno spiraglio positivo. Il personale aveva finora sperato nei bandi a tempo determinato deliberati dalla Facoltà  fin dal febbraio 2010, con la possibilità  di rientrare nella procedura di stabilizzazione. Tutte occasioni sfumate prima ancora di partire.
Dopo l’ultima riunione del Consiglio di Facoltà  di venerdì 10 dicembre l’unica prospettiva sembra quella di continuare a mantenere, solo per alcuni mesi, l’esigua retribuzione alla quale i precari si sono assoggettati.
Dall’inizio di aprile lavorano tutti a metà  stipendio: 450 euro mensili.
Il protrarsi di questa condizione avverrebbe attraverso una proroga dell’attuale contratto (a scadenza il 31 dicembre 2010) e il passaggio alle dipendenze di una cooperativa
di lavoro interinale. Ma il nuovo contratto “esternalizzato” avrà  valore solo
fino alla data in cui Lingue convergerà nella nuova Facoltà  che dovrebbe vederla riunificata con Lettere.
Calendario alla mano, si tratta di un rinvio del “tutti a casa” al 31 ottobre 2011.
Buona parte dei quattordici membri del personale tecnico amministrativo, che
attualmente lavorano a metà stipendio e che rischiano il posto di lavoro, erano
stati assunti undici anni fa con un contratto Co.co.co, sempre rinnovato seppur
nella totale precarietà. In seguito alla restrizione della tipologia dei
contratti a progetto riservati soltanto ai laureati, e ancor di più per la limitazione al
50% dei contratti dell’anno precedente inserita nella Legge Finanziaria, l’unica possibilità  di non perdere il lavoro, sarebbe stata l'apertura di bandi per l'attribuzione di contratti a tempo determinato e la possibilità, una volta vinto il bando, di rientrare nella procedura di stabilizzazione del personale, avviata ad ottobre.
Ma anche qui non sono mancati i problemi, perché l'Amministrazione centrale ha sempre rinviato al mittente le deliberazioni del Consiglio di Facoltà  di Lingue (vedi verbale del CdF del 18/2/2010).
In un primo tempo con la motivazione che la Facoltà  “non disponeva della copertura
economica sufficiente”. In un secondo tempo, dopo che la Facoltà  aveva trovato la disponibilità  di bilancio, perché il tetto del 50% dei contratti dell’anno precedente, che è calcolato sull’intero ateneo, era stato già  oltrepassato.
Ci spiega i dettagli di questo intricato iter il responsabile dell’area didattica
Enzo Ierna: "L'apertura dei bandi non dipende dalla Facoltà , ma dall’Amministrazione centrale che per aprirli chiede la copertura economica. Lingue era riuscita a trovare i fondi per stabilizzare cinque dipendenti. Solo che la riforma Tremonti dello scorso agosto prevede che non si possa superare il 50% dei contratti dell’anno precedente. Ma c’è di più. La riforma – prosegue Ierna – prevede anche che i contratti di collaborazione in eccesso devono essere finanziati non più con il budget interno delle facoltà, ma tramite finanziamenti esterni. Se in genere è molto difficile reperire questi fondi, per una facoltà umanistica è praticamente impossibile".
Quindi, i precari di Lingue sono stati tagliati fuori dalla procedura nonostante, come precisa Ierna, "questa inizialmente prevedesse che il 50% delle stabilizzazioni fossero destinate ai dipendenti assunti con contratti atipici, tra cui proprio i Co.co.co.  Alla fine però si è deciso di stabilizzare soltanto i contratti a tempo determinato e tutte le strutture si sono
affrettate a trasformare in tal senso le precedenti “collaborazioni”. E i dipendenti di Lingue sono rimasti fuori. L'elenco definitivo delle stabilizzazioni è già uscito, non ci è stato riservato nessun posto", chiosa il responsabile dell’area didattica. Ma perchè, allora, la Facoltà  non ha fatto come le altre trasformando i co.co.co in contratti a tempo determinato? "Tutto dipende dal fatto che per la Facoltà di Lingue non sono mai usciti bandi per contratti a tempo determinato perché non c'erano le risorse finanziarie, o forse per scelte poco oculate del passato. Non credo si apriranno proprio adesso che la Facoltà  va a trasferirsi da un'altra parte".
Insomma, oltre al danno, la beffa. Ormai, arrivati a metà dicembre, non ci sarebbero più nemmeno i tempi per indire i bandi e permettere al personale di parteciparvi entro la
fine del mese.
Quindi, se la situazione non cambia, quattordici collaboratori a contratto saranno retrocessi, ancora per pochi mesi, alla “esternalizzazione” di una cooperativa interinale e poi mandati a casa. Alla domanda se hanno ricevuto rassicurazioni in merito al loro futuro dall’Amministrazione centrale, la risposta di Ierna è chiara: "Si sta solo provando a trovare una soluzione provvisoria che durerebbe soltanto fino alla chiusura della sede di Lingue a Catania.
Il futuro di noi lavoratori precari è a termine".
Ad oggi quindi l'intero staff tecnico amministrativo della Facoltà  di Lingue ammonta a diciotto dipendenti, di cui quattordici precari e quattro strutturati. A conti fatti, al momento dell’unificazione con Lettere la Facoltà di Lingue contribuirebbe soltanto con quattro impiegati tecnico amministrativi.
Se il futuro è questo, di certo non è roseo l’oggi dei lavoratori ma anche degli studenti (che pagano le tasse). In seguito alla “autoriduzione” delle retribuzioni e di conseguenza dell’orario di lavoro del personale, gli universitari e i prof sperimentano il peggioramento dei servizi di segreteria, portineria, area didattica, laboratori, presidenza, e tutte le aree di competenza del personale tecnico. Un esempio? E’ già a casa lo storico webmaster assunto con un contratto atipico diverso dal Co.co.co, già  scaduto e non più rinnovato. E chi ha frequentato la Facoltà  sa quanto fosse preziosa la sua presenza al Monastero. Gli altri ci sono, ma a giorni alterni. Come ricorda  Agata D'Urso, impiegata nella segreteria di presidenza: "Da aprile 2010
percepiamo meno di 500 euro al mese di stipendio a fronte di sei ore di lavoro al giorno per cinque giorni alla settimana. La situazione era insostenibile e, da settembre, abbiamo deciso di lavorare soltanto tre giorni alla settimana".
Quindi, di fatto, il personale di Lingue è come se fosse già  stato ridotto a metà.
"Come si può lavorare serenamente con un sussidio, mentre giorno dopo giorno
si avvicina la data del licenziamento annunciato? Dopo undici anni di lavoro per questo Ateneo - si sfoga D'Urso - la rabbia nasce dal fatto che persone che lavorano qui da tre o quattro anni, addirittura da due, sono rientrate nel piano di stabilizzazione e sono state assunte a tempo indeterminato. Perché loro si e noi no? Perché non si è voluto tenere conto delle mansioni e delle necessità? Perché non si è fatta una graduatoria di tutto il personale precario dell'Ateneo, che tenesse conto anche dell’anzianità e di altri criteri obiettivi? Mi dite io, a 49 anni, dove me ne vado? O come andiamo a pagare l'affitto di casa? Perché nell'elenco del personale stabilizzato si leggono i nomi di “figli- mogli- amici-parenti di…”? Verrò licenziata solo perché non sono figlia di nessuno? Qui a Lingue non abbiamo il diritto di lavorare? Non vorrei che l’Amministrazione centrale, non avendo più interesse a mantenere viva la Facoltà,  abbia cercato di colpirla prendendosela coi più deboli".
Queste le domande dei precari di Lingue. Chissà se riceveranno risposta.

 
 
 
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