Di seguito due interventi di leader sindacali nazionali sull'importanza dell'Assemblea dei Lavoratori Autoconvocati che si terrà a Roma, il prossimo sabato 26 febbraio.
Cosimo Scarinzi - CUB Nazionale
È mio convincimento che dobbiamo oggi cogliere appieno i caratteri di rottura di novità che la politica padronale sta disegnando e, come si suol dire, accettare i doni del nemico sulla punta della spada.
Se il padronato, con maggiore o minore determinazione a seconda delle categorie, decide che il patto corporativo definito all'inizio degli anni '90 con CGIL – CISL - UIL non è più sufficiente e chiede di passare dalla concertazione alla complicità, non saremo certo noi a darci come obiettivo ed orizzonte un qualche ripristino di una concertazione democratica.
Al contrario, si tratta di porre all'ordine del giorno una rottura dell'attuale gabbia corporativa ponendo al centro la questione del salario, del reddito, dei diritti delle libertà sindacali.
In questa prospettiva ritengo si debba guardare con simpatia ed attenzione ogni iniziativa che vada nella direzione di una mobilitazione unitaria delle lavoratrici e dei lavoratori a partire dall'assemblea del 26 febbraio.
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Giorgio Cremaschi - Comitato Centrale FIOM
Settimana decisiva per lo sciopero generale
E’ questa una settimana decisiva per lo sciopero generale. Il 22 e il 23 si riunisce il Direttivo nazionale della Cgil, per la prima volta da molti anni a porte chiuse. Questa decisione è il segno della difficoltà del dibattito interno. Dopo la Fiom e la minoranza congressuale anche diverse strutture, tra queste pare la Cgil Emilia, si sono espresse a favore dello sciopero generale. La Federazione della conoscenza ha convocato il suo sciopero per il 21 marzo e la Funzione pubblica per il 25. E’ chiaro che dopo l’accordo separato nei pubblici, mentre continua l’attacco della Fiat, della Confindustria e del Governo ai diritti e al contratto nazionale, la Cgil è a un bivio.
Non sarebbe difficile, in fondo, prendere la decisione sullo sciopero generale. Sarebbe una decisione popolare anche sul piano dell’opinione pubblica, vista l’arroganza crescente di Berlusconi e il disgusto collettivo che essa sta suscitando.
Tuttavia lo sciopero generale impone alla Cgil di dare una risposta alle affermazioni che un suo segretario, Vincenzo Scudiere, ha fatto a una recente assemblea della Fiom. Qui si è detto che la Cgil non aveva all’ordine del giorno lo sciopero generale perché si tentava una ripresa di dialogo unitario e sulla rappresentanza, mentre non si rinunciava a costruire con la Confindustria un “Patto per la crescita”.
Se questa è stata la motivazione per il no allo sciopero, è evidente che la proclamazione della mobilitazione generale porterebbe a dover considerare fallita questa prospettiva. Questa è l’impasse della maggioranza del gruppo dirigente, da un lato tentata dallo sciopero, per le spinte oggettive che ci sono nel sindacato e nel paese, dall’altro spaventata a dover concludere che la rottura con Cisl, Uil e Confindustria è destinata a durare e ad accentuarsi.
Anche le incertezze del Partito Democratico coinvolgono il gruppo dirigente della Cgil.
Tutto questo sfocia così nella discussione nel Direttivo, che non potrà più produrre ulteriori rinvii.
Tutti sono chiamati a scelte chiare, tocca alla Cgil, ma anche alla sua minoranza. Quest’ultima finora ha vivacchiato all’ombra della Fiom. E’ chiaro che se la Cgil deciderà lo sciopero generale si aprirà una fase nuova dentro l’organizzazione. Se invece questo non dovesse avvenire la minoranza dovrà uscire dalle sue incertezze e trasformarsi in una posizione pubblica e di massa. In ogni caso l’assemblea di delegati autoconvocata a Roma per il 26 febbraio assume un ruolo sempre più importante, alla luce delle decisioni che pochi giorni prima saranno prese dal Direttivo della Cgil.
Inviato da: MariaLara
il 28/06/2014 alle 23:22
Inviato da: cittadinolaico
il 10/05/2013 alle 19:07
Inviato da: urs
il 07/05/2013 alle 12:32
Inviato da: charlyone0
il 03/03/2013 alle 23:49
Inviato da: Giona
il 02/03/2013 alle 14:02