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Legittimità delle opinioni di Pietro Ancona.

Post n°268 pubblicato il 07 Marzo 2011 da VoceProletaria

Approfittiamo dell'occasione per manifestare il nostro sostegno a Pietro Ancona, oltre che per lo scontato "diritto di tribuna", ma soprattutto perché convinti della bontà della sua analisi sulla situazione libica.      Proletaria Vox

Lettera di Pietro Ancona a “Bella Ciao”.
 (il collettivo di Bella Ciao ha censurato i miei scritti sulla Libia ed ora tutti i miei scritti. Questo avviene dopo una lunga mia collaborazione con  il blog dove ho postato 450 articoli. Me ne dispiace molto per i lettori che non avranno la possibilità di leggere opinioni diverse da quelle di Liberazione sulla Libia)

Legittimità delle mie opinioni.

di Pietro Ancona,  05.03.2011

   Caro Collettivo,
pensavo che ci fosse stato in voi un ritorno alla ragione ed invece noto che insistete nel cancellare i miei scritti.    Convinto che le cose che scrivo sulla Libia siano  vere e giuste anche se non sono frutto dell’indottrinamento subliminale della TV e della stampa che vuole fare credere esistere in Libia una rivolta popolare animata da ragioni di libertà e di giustizia contro Gheddafi.
   Se fosse così i rivoltosi non si sarebbero impossessati con le armi dei pozzi di petrolio e degli aeroporti dai quali ricevono incessanti aiuti dagli USA in armi e contractors addestrati al sabotaggio ed alla guerriglia.
   Ho spiegato che il problema oggi è difendere l’indipendenza della Libia che si identifica, piaccia o non piaccia, con la sopravvivenza di Gheddafi.    Che è stato condannato a morte dal Capo Mafia dell’Occidente Obama che ha già dato ordine di spogliare la Libia di tutti i suoi beni.    Cento miliardi di dollari in fondi sovrani presenti in Europa sono già stati rapinati, tre milioni di lavoratori africani ridotti in profughi in fuga, migliaia di aziende e lavoratori e tecnici italiani costretti a lasciare tutto e rientrare.
   La conquista della Libia, spacciata per missione umanitaria, non è diversa dalle imprese colonialiste di Mussolini e del Generale Graziani, e l’uso di proiettili all’uranio ne avvelenerà le generazioni future facendone mostri.
   La repressione che fate di questo punto di vista, estremamente minoritario in Occidente, fa pensare con tristezza a quanta confusione ci sia in ciò che una volta era la sinistra ed il socialismo.    Dovevate andate orgogliosi di quella che definite la mia "merda".
   La mia merda è fertilizzante di idee rigogliose e forti di una sinistra antiimperialista consapevole che non esiste lotta di classe che non abbia anche un respiro geopolitico.     Non  era il caso di respingerla con la bava alla bocca.
   Vi auguro ogni bene nel triste mondo della nuova dittatura fascista degli USA che purtroppo non hanno la saggezza dell’Impero Romano che non spogliava ma integrava i popoli e li rispettava, mentre questi fanatici di un cristianesimo folle e bellicista e di una ideologia che non ammette culture diverse tengono il mondo nella sofferenza e nel dolore.
   Ieri ed oggi Iraq, Afghanistan, Somalia.....    Oggi Libia, domani Venezuela e Iran e magari voi direte che si tratta della liquidazione di regimi totalitari e di dittatori indegni di vivere.

http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

Lettera di Pietro Ancona a “Il Manifesto”.

Tristezze.

di Pietro Ancona,  06.03.2011

   Caro Parlato,
innanzitutto mi permetto correggere un suo impreciso ricordo: non è stato Bush a volere uccidere Gheddafi nell'86 ma Reagan.  La casa bombardata è in Libia monumento nazionale a testimonianza di una violenza subita dall'Impero e che si può ripetere ed infatti si sta ripetendo.  In secondo luogo mi permetto di osservare la mancanza di respiro politico del suo articolo di oggi "ipotesi sulla crisi libica" che vuole fare entrare, come si dice in Sicilia. " u sceccu pa cuda" (il somaro per la coda) facendone una variante della grande rivolta giovanile che scuote l'Africa e la penisola arabica.
   Lei parla di una gioventù libica "mobilitata" contro il regime  nientedimeno con le stesse parole d'ordine del libro verde di Gheddafi.   Non mi pare che le facce patibolari e vissute del cosiddetto consiglio rivoluzionario che siede a Bengasi e si proclama unico rappresentante della Libia sia proprio fatto da facce giovanili.   A me sembrano vecchi arnesi che inalberano la bandiera della monarchia di Idris e che, con un colpo di stato lungamente preparato con l'aiuto degli anglosassoni e di Israele, si sono impadroniti per prima cosa degli impianti petroliferi, degli aeroporti e dei porti per potere ricevere gli aiuti in armi e contractors dall'Occidente e che, solo per finta, non chiedono l'intervento dei bombardamenti navali o aerei dello Occidente (che ci saranno e magari si dirà che erano chirurgici, mirati a non colpire la popolazione ma soltanto i "mercenari" dell'odiato tiranno.). 
   Mi consenta ancora di osservare che la sua definizione di Gheddafi " beduino colto" è razzista e sembra fuoriuscita dal ventre colonialista della borghesia italiana che mandava Graziani ad impiccare i libici e gasare le popolazioni dei villaggi.  Che significa "beduino colto"?  Che normalmente i beduini non  lo sono?  E secondo quali criteri non sono colti, forse perchè non hanno mai letto San Tommaso d'Aquino come lei?
   Osservo ancora che non ha detto una sola parola sulla catastrofe umanitaria provocata dalla insurrezione.  Tre milioni di lavoratori stranieri sono accalcati come mandrie ai confini della Libia e vengono fatti passare con un filtro spaventosamente piccolo.   Scene dei tanti giovani che svenivano per gli strapazzi dentro una folla allucinante dovrebbero provocare rimorsi in quanti lodano la rivolta anti-Gheddafi che è la rivolta contro la libertà e l'indipendenza della Libia.
   Anche l'Italia uscirà con le ossa rotte dal marasma che prenderà il posto della Libia.
   Una mazzata micidiale è stata assestata alla testa dell'Eni da sempre invidiata dalle sette sorelle per il metanodotto e per i rapporti privilegiati con la Libia.   Venti miliardi di interscambio con un paese che è  stato finora la Svizzera opulente dell'Africa.           Migliaia di lavoratori italiani resteranno disoccupati.
    Infine mi permetta di osservare che la visita di Gheddafi a Roma non è stata una pagliacciata.   Il gesto di Berlusconi di baciargli non so se la mano o l'anello avrebbe dovuto compierlo anni orsono il governo di centro-sinistra.   Esso corrisponde al gesto di Willy Brandt al ghetto di Varsavia.   Chiedere perdono per la feroce e prolungata presenza coloniale dell'Italia è un gesto da grandi statisti.
    Peccato che lo abbia fatto Berlusconi ma è sempre una cosa buona per l'Italia.

 
 
 
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