Ti racconto che ho fatto ieri sera.
Come non t'interessa? e allora che ci passi a fare da qui se non vuoi sapere i fatti miei? E' vero che spesso di fatti miei qui ce ne sono pochi, ed è anche vero che quei pochi non sono quelli fondamentali, però se sei attento qualcosina di me riesci sempre a trovarla.
Per la verità anche stavolta i fatti miei sono poco interessanti se ti aspetti che tiri fuori dall'armadio quel paio di scheletri attaccati alle grucce. Se, come dicevo prima, sei stato attento fin qui, saprai già che di queste cose difficilmente riuscirai a trovarne qui alla portata di chiunque.
Però intanto ti dico che la scorsa settimana non è stata affatto buona. Problema purtroppo non risolvibile che condiziona un po' tutto il resto. Problema che ha una sola soluzione, l'attesa dell'inevitabile. Problema triste che non è un problema, è la vita, e certi momenti della vita possiamo solo subirli, con dolore, impotenti, disarmati davvanti alla sofferenza che fa male anche e di più quando non ci tocca in prima persona ma passa dalle persone a cui vogliamo bene.
Vabbuò, abbiamo già capito che l'umore è quello che è. Era così ieri e ieri l'altro e oggi e domani.
Insomma, diciamo che passare una serata con me di questi tempi è un atto di coraggio.
Dirai, mi vuoi raccontare le tue miserie anche stavolta?
No.
Stavolta ti racconto di una cosa che non avevo mai fatto, che mi ha fatto passare una bella serata e mi ha lasciato la voglia di rifarlo (non stare a pensare già a cose sconce per cortesia..). Ieri sera sono andata in Arena, decisione presa già da un mesetto, biglietti pronti da un paio di settimane: l'Aida.
Prima volta che vedo un'opera lì. Prima volta che vedo quell'opera.
Fuori ad aspettare per un po, poi seduta in mezzo a qualche tedesco che è andato avanti a vino e companatico (leggasi: affettati vari, formaggi vari, cetrioli sott'aceto, melone, pesche, uva) tutta la sera, sulla gradinata non proprio comodissima, col mio bravo libretto in mano per capire tutte le parole (mi sono quasi cecata quando è diventato buio buio). Con la musica che mio papà mi ha fatto sentire tante volte quando ero bambina col tlefono in mano per filmarne un po' da fargli vedere.
Spettacolo bellissimo, bellissima serata, maglioncino caldo ad un certo punto non abbastanza, e, anche se forse non sembrava (praticamente ho fatto la mummia, giusto per restare in tema), contenta di essere lì.
Lì, assorbita da quella splendida musica, a farmi accarezzare dalle note, coccolare dall'atmosfera, a lasciare entrare la musica e dividere con lei i pensieri.
Non ha cambiato nulla di quello che non va, ma mi ha tenuta abbracciata per qualche ora.
Ed un grazie a chi mi ha accompagnata, alla sua gentilezza e la sua pazienza.