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Recensione

Post n°9 pubblicato il 23 Febbraio 2006 da Welch
 

…meno male che non è un film!
di Antonella Liccardo






Storia di una vacanza. Storia di amicizie (... ci siamo conosciuti un anno fa attraverso internet. Strano ma vero. La virtualità ha unito un gruppo di persone che, durante il lungo inverno si è ritrovato a chattare...) che si consolidano e di amicizie che finiscono.

Storia di un'amore che sboccia (...ancora, l'illusione di poter un giorno trovare "azzurro". Si, azzurro. Il principe. Quello con la calzamaglia bianca, il mantello blu, il cappello con la piuma e il cavallo bianco).

Storia di un lieto fine.

"...meno male che non è un film! (sottotitolo "diario verso est") è un libro di puro intrattenimento che non ha intenti morali e non vuole insegnare nulla.

E' un libro "leggero", di quella leggerezza che Italo Calvino elogiava come alto valore letterario. La stesura sotto forma di diario rende la lettura piacevole e per nulla faticosa.

Antonella Liccardo ci trasporta in questo stralcio di vita con una coinvogente spontaneità. Non è difficile attraverso le sue parole dare il giusto colore ad ogni personaggio, tingere d'azzurro il novello principe o di nero l'amica strega. Non è difficile sentire il profumo e l'atmosfera di una settimana di vacanza al mare, trepidare delle attese della protagonista e lasciarsi trasportare da uno stile che, volutamente, non assume mai toni sofisticati.

Strappa risate il modo in cui la protagonista, in questo diario non privo di una delicata introspezione, si racconta, prendendosi in giro (...lo sapevo che a trent'anni dovevo usare una crema anti-età! Domani compro una crema rigenerante, levigante, esfoliante, rassodante .. ecc. ecc. per il viso...) e canzonando le manie della generazione degli odierni trentenni.

Eccoci qua, generazione cresciuta simultaneamente allo sviluppo tecnologico, in precario equilibrio tra le canzoni dello "Zecchino d'oro" e gli ultimi ritrovati dell'ingegneria elettronica.

Accusati un po' da tutti di essere degli eterni bambini, incapaci di assumersi le responsabilità che l'eta adulta comporta, che bombardati di "status symbol" giriamo con due cellulari, preferiamo (talvolta) il "fast food" al ristorante e speriamo di non innamorarci al primo appuntamento, forse perché siamo una generazione che nonostante tutto si è abituata a "correre".

Ci piace, allora, ritrovare nelle pagine di questo breve racconto, il desiderio di riappropiarci del nostro tempo.

Ci piace quell'attenzione per i piccoli particolari (...Sembra di essere nel medioevo. Le case sono basse, fatte in pietra calcarea. C'è un porticciolo con delle barche ormeggiate ed il faro che, ad intermittenza, illumina un lembo di costa...), quella sensazione di poterci fermare un po' a fantasticare (...E' una città stregata. Si respira l'atmosfera magica dei castelli, dei cavalieri e delle dame...) e poterci liberare, simbolicamente, di un paio di scarpe per sentire la pietra calcarea dei pavimenti di una città vecchia sotto i nostri piedi.

Ringraziamo, allora, Antonella Liccardo per questa leggiadra storia. Una breve lettura che ci farà chiudere per un momento gli occhi e ci farà sentire veramente un po' bambini, magari meno malati di solitudine di quanto lo eravamo prima, con la speranza (con o senza occhiali) di riaprirli per scorgere un nostro sogno realizzato e poter esclamare anche noi "meno male che non è un film"!

 
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E' stato niente, l'orlo d'una stella, soltanto.
Ma tornati i miei piedi sulla terra,
quanto lontano sei rimasto, cielo!

Juan Ramon Jimenez

 

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Debolezze.

Tu non ne avevi.

Io ne avevo una:

Io amavo.

Bertold Brecht

 

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Devo imparare a voler bene allo stupido che è in me:
quello che è troppo sensibile, che parla troppo, corre troppi rischi, qualche volta vince e troppo spesso perde, che non ha autocontrollo, che ama e odia, fa male e si fa male, promette e non mantiene le promesse, ride e piange.
Solo lui mi protegge da quel tiranno autoritario e sempre troppo equilibrato che vive in me e che, se non fosse per il mio lato stupido, mi ruberebbe la vitalità, l’umiltà e la dignità.

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[...] Non è facile fare amicizia. Anche se coloro con cui cerchi di fare amicizia non sono struzzirana o gorillopardi o pitospini o assassini o pazzi. La gente è complicata, sola, arrabbiata o ansiosa: è così e basta. Ma devi provarci lo stesso. Per quanto la gente ti possa spaventare, devi decisamente cercare di conoscerla. Perchè i fifoni non piacciono a nessuno.

(da "Gli incubi di Hazel")

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