Creato da: blobbino2005 il 29/12/2005
Il fischiettista è molto utile per la comunità. Mi chiamo Giovanni Maria TAMPONI, sono un collaudato whistleblower e sottolineo l'importanza di creare un ambiente che non impedisca ai fischiettisti di fare il loro dovere (morale) cioè quello di denunciare strani comportamenti sbagliati all'interno della propria Azienda (ci saremmo risparmiati una figuraccia internazionale con i casi di Parmalat, Cirio, Banca d'Italia etc.:) e soprattutto come nel caso del sottoscritto, licenziato illegittimamente per ben due volte dagli amministratori di una Pubblica Amministrazione (CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA) solo per aver denunciato una truffa a danno degli utenti dell' Ufficio BREVETTI & MARCHI. Grazie al cielo ne sono uscito recentemente vittorioso (dopo dieci lunghi anni) è sono stato gratificato dai dirigenti camerali corrotti con un congruo risarcimento dei danni morali, retribuzioni arretrate comprese. Loro sono stati semplicemente puniti con una censura verbale seguita da un trasferimento d'Ufficio presso altra Area. Non ho potuto fare altro che denunciarli alla Magistratura contabile. Il BLOG è dedicato al mio amico Gian Paolo POGGI, ex Direttore di un' Azienda della CCIAA di Roma. Questo coraggioso "Whistleblower", recentemente scomparso, aveva denunciato delle gravi irregolarità e quindi licenziato illegittimamente durante un periodo di malattia (tumore al pancreas). L'impunità in Italia è uno STATUS SYMBOL.
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Post N° 219
Post n°219 pubblicato il 03 Giugno 2007 da blobbino2005
Isolotto di FIGAROLO Una delle attrazioni principali di Golfo degli Aranci è sicuramente il muflone. L'animale in questione è una sorta di pecora selvatica che al raggiungimento della maggiore età sviluppa delle corna a forma di spirale. Esso è abituato a vivere in cattività. Le riserve di Capo Figari e di Figarolo sono l'habitat naturale da loro preferito. Un'altra delle attrazioni che presentiamo sono "le capre di Tavolara". L'isola in questione appartiene al territorio di Olbia. Questo particolare non ci distoglie dal sentimento d'affetto che proviamo verso colei che è sempre stata meta abitudinaria dei pescatori golfarancini. Grazie al dott. Roberto Serra medico veterinario, nonché studioso delle specie in questione è stato possibile, in tre anni di appostamenti, effettuare ricerche sulla vita di questi animali. I risultati ottenuti dalle ricerche sono state pubblicate sul periodico di studi, ricerca e informazione "dell'Istituto delle Civiltà del Mare" ottenendo un eccellente successo. Quindi riteniamo opportuno, nel caso si decidesse di visitare questi fantastici animali, di premunirsi di quanto segue così da assicurarsi una visita di successo. Un selvatico ibrido: Il muflone dalla testa bianca di Figarolo A far da sentinella a Golfo degli Aranci ci sorge dal mare l'isolotto di Figarolo, un gioiello esteso 22 ettari, dalla forma approssimativamente conica, con la cima protesa verso occidente a 139 metri sul livello del mare. Da sempre meta e sede di uccelli marini quali i gabbiani (Larus argentatus, Larus audouinii) i cormorani (Phalacrocorax aristotelis), le berte minori (Puffimus puffimus), è sorvolato tuttora, nelle sue ricognizioni, dalla poiana (Buteo buteo) e da corvo imperiale (Corvus corax), mentrenel mese di giugno talvolta nidifica una coppia di falchi pellegrini (Falco peregrinus). Fra i mammiferi solo i topi abitavano abitualmente l'isolotto. La loro presenza ha qui chiamato una coppia di barbagianni (Tyto alba) che non ha avuto difficoltà a nidificare in uno dei numerosi anfratti che si aprono nelle ripide pareti calcaree. La foca monaca (Monachus monachus) riposava spesso sulle sue sponde prima che fosse definitivamente "sfrattata" da un altro mammifero che saltuariamente frequentava l'isolotto: l'uomo. Era pressappoco questo lo stato naturale di Figarolo fino alla metà del 1800, quando venne introdotto un numero imprecisato di mufloni (Ovis gmelini musimon) prelevati dal monte albo. Tale operazione, che interessava principalmente il territorio di Capo Figari, fu ideata e promossa dal proprietario di questi terreni allo scopo di realizzarvi una riserva di caccia. Si racconta che il luogo fosse meta venatoria apprezzata anche dalla famiglia reale. L'areale era bel recintato e sorvegliato dall'apposito personale. L'abbattimento dei capi era pur esso controllato e prevedeva la prevalente sottrazione di individui di sesso maschile, cosa che ovviamente provocava una sex ratio a netto favore delle femmine. Di conseguenza la dinamica della popolazione registrava un elevato tasso di sostituzione con un incremento della densità provocato per poter intervenire con il prelievo venatorio. Tali interventi interessano marginalmente l'isolotto. Negli anni Trenta questo fu preso in affitto da un pastore di Buddusò, il signor Sistu. Si praticava allora una pastorizia ben più avventurosa rispetto a quella attuale: non si trattava infatti si una semplice pratica del pascolo estensivo, bensì di lunghe transumanze che vedevano i pastori attraversare in lungo e in largo tutta la Gallura. Il signor Sistu da Buddusò raggiungeva le campagne di Santa Teresa di Gallura oppure il magro pascolo costiero di Golfo degli aranci che in primavera era comunque apprezzabile. In particolare egli fruttava anche l'isolotto traghettandovi un gregge che vi permaneva per tutta la primavera fino all'inizio dell'estate. L'alimentazione offerta era ritenuta buona, sufficiente sia ai mufloni che alle pecore. Questi due generi di ovini vivevano a stretto contatto fra loro data la limitata estensione dell'areale. I mufloni mantenevano comunque una spiccata diffidenza verso l'uomo. Secondo alcune testimonianze il loro numero, negli anni trenta, ammontava a 20/25 capi e le condizioni sanitarie erano ottimali: non è mai stata segnalata nessuna malattia degna di nota. Qualche capo venne abbattuto a scopo alimentare. Per quanto riguarda gli inconvenienti dell'interazione tra pecore e mufloni, il territorio di Capo Figari, data la sua estensione (circa 458 ettari) non destava preoccupazione. Il proprietario di questi terreni, il signor tamponi si preoccupava invece del fatto che gli ovini domestici si potessero accoppiare con i mufloni di Figarolo. Per questo motivo vi venivano traghettate colo le femmine impuberi e qualche maschio. Questa precauzione non evitò comunque l'incidente. Raccontava il signor Sale, allevatore, allora alle dipendenze del signor Tamponi, che quando il Sistu lasciò l'isolotto nel 1933, non ebbe la pazienza di recuperare una pecora particolarmente restia a farsi cacciare sul barcone. Negli anni successivi, quando egli si serviva dell'isolotto per farvi pascolare le capre, vedeva questa pecora perfettamente integrata con i mufloni e ormai del tutto inselvatichita. Essa morì sull'isolotto. Relativa agli anni Quaranta abbiamo poi la descrizione di alcuni mufloni che presentavano chiazze bianche anomale sul mantello. La loro estensione era maggiore nelle femmine rispetto ai maschi, interessando il collo. Il comportamento dei mufloni di Figarolo di fronte al pericolo Le reazioni a situazioni di pericolo sono tra le più facili da osservare e pur presentando una notevole varietà possono essere ricondotte a tre azioni fondamentali: il sibilo d'allarme, l'ispezione della fonte di pericolo e la fuga. Queste azioni possono essere variamente connesse fra loro a seconda della situazione. inoltre ad esse si possono aggiungere gesti di minaccia quali le oscillazioni del capo in senso verticale o il battere gli zoccoli anteriori verso il suolo. La gravità o l'importanza del pericolo aumentano:
In questo caso i mufloni mostrano un certo disagio e pur proseguendo nelle loro occupazioni sorvegliano l'intruso; qualora questo passi dalla barca alla terra ferma lo stato di allarme si aggrava e qualche femmina può emettere il sibilo d'allarme anche se non si manifesta un avvicinamento effettivo. Quando si sentono minacciati i mufloni emettono un soffio nasale che possiamo definire "sibilo d'allarme". Questo sibilo ha un significato di avvertimento per i conspecifici e dunque è finalizzato alla comunicazione. Il sibilo dall'arme viene emesso, in ordine di frequenza decrescente:
Composizione dei branchi e rapporti sociali Possiamo riunire i mufloni di Figarolo in due branchi principali che si presentano come associazioni dinamiche, con varianti stagionali, in continua evoluzione. In primavera ho osservato un branco maggiore che raggiunge in media i 12 capi e uno minore con restanti mufloni. Il branco maggiore è costituito da: le femmine con i nuovi nati che si presentano come un gruppetto distinto spesso a stretto contatto tra loro; i giovani maschi e le femmine dell'anno precedente che, nel caso le relative madri abbiano partorito, hanno allentato i legami con esse e le seguono un pò in disparte; i giovani maschi fino ai 3 anni che seguono le femmine standosene ancora più in disparte e, infine, qualche maschio adulto che, pur facendo parte di questo branco, a volte se ne allontana da solo o con qualche altro maschio adulto. Nei suoi spostamenti, per esempio al mattino quando si reca al pascolo, questo branco mantiene l'ordine nel quale l'ho descritto. Una femmina anziana ne è la guida. I maschi giovani stanno in coda, un pò in disparte, e i maschi adulti seguono con un ritardo anche di un'ora. Il branco minore è costituito di solito da 9 capi. Anche in questo branco il nucleo è formato da piccoli e femmine, fra le quali una è leader. I maschi sono in numero variabile. Questo branco non si mescola al precedente; può essere osservato però nelle sue vicinanze per causali scelte di pascolo o nell'assemblamento serale verso le ore 18 e in seguito all'abbeverata per recarsi nelle aree di pascolo e di ruminazione. Durante il pascolo i mufloni si sparpagliano per gruppi sociali a volte con distanza tra loro di 50 metri. Tali gruppi sociali sono costituiti da una femmina con redo e il giovane della gravidanza precedente. L'ultimo nato si tiene sempre a stretto contatto con la madre mentre il penultimo nato la segue in disparte. Maschi giovani e maschi adulti pascolano in disparte. Sembra che ogni muflone abbia una conoscenza precisa della posizione dei coospecifici. E' In caso di fuga infatti, se non sono ostacolati, vanno tutti in direzione della femmina dominante o del grosso branco anche se sono isolati e non la vedono. Per spiegare il perchè sia la femmina anziana a guidare il branco possiamo rifarci all'abitudine dei piccoli di seguire la madre, cioè all'"imprinting" del mufloncino. Col passare degli anni esso tende sempre a seguire la madre ma a una distanza maggiore sia perchè questa dopo il nuovo parto lo allontana, sia per motivi di competizione alimentare cosa che non riguarda il mufloncino lattante. La madre a sua volta avrà la tendenza a seguire la madre propria o, se questa fosse morta, il gruppo maggiore che è costituito dalla più anziana femmina con maggiore discendenza e quindi maggiore seguito. Divenuta la più anziana, essa non seguirà nessuna perchè non avrà nessun predecessore femmina, ma saranno gli altri a seguirla. Se però dovesse avere una femmina coetanea con maggiore discendenza e quindi con più seguito, essa avrà una forte tendenza ad aggregarsi a questo gruppo. Infatti oltre al fattore "imprinting" del piccolo sulla madre, è valido anche quello di "protezione del gruppo". Per questo motivo nella fuga ma anche negli spostamenti il gruppo maggiore offre una notevole attrazione. Ciò non contrasta col punto precedente in quanto il gruppo maggiore sta sempre con la "femmina guida". A sua volta il fattore "protezione del gruppo" contrasta con quello "competizione alimentare". Questa interpretazione può spiegare perchè il branco si sciolga durante il pascolo, quando prevale la competizione alimentare, e si riunisca negli spostamenti, quando prevale la ricerca di protezione e di una guida. Si è osservato inoltre come in primavera i branchi siano sempre più compatti che d'estate e ciò è dovuto al fatto che in tale periodo la vegetazione rende meno problematica la competizione alimentare e quindi e coordinazione del branco. Inoltre i mufloni di Figarolo dividendosi in due branchi principali si spartiscono l'isola pascolando in zone diverse e riducendo così la competizione alimentare. Questi due motivi sono strettamente associati; infatti è una delle due femmine guida che sceglie l'area di pascolo e di sicuro non la sceglie se è già occupata, sovraffollata o utilizzata di recente. Non può capitare che sia una maschio a guidare il branco perchè non esiste un "imprinting" sul padre. I maschi tendono a seguire una femmina anche a prescindere dal grado di parentela. Quando i maschi si trovano in un branco a se, senza femmine, prevale il fattore "gruppo come protezione" ossia si segue la maggioranza. Infatti gli spostamenti dei gruppi di soli maschi sono meno ordinati, più irregolari e sciolti, spesso si frammentano in gruppi più piccoli (2 capi). Il maschio che sta in testa al gruppo durante gli spostamenti spesso cambia ed in caso di fuga gli animali si separano per ricongiungersi successivamente in tempi più o meno brevi. Nell'ambito dei gruppi di maschi, in seguito a delle zuffe, si instaura una gerarchia che tuttavia non sembra però avere mansioni di guida. La supremazia si estrinsecherebbe nell'accesso a fonti alimentari senza concorrenti, e nell'accesso alle femmine anche qui senza concorrenti. Resta da spiegare cosa spinga i maschi giovani a distaccarsi dalle femmine e fare gruppo con i maschi adulti (probabilmente questo distacco avviene per opera dei maschi adulti che nel periodo degli accoppiamenti allontanano i maschi giovani dalle femmine). Ritornando alle variazioni dei branchi di Figarolo, si nota che dal mese di giugno i maschi adulti formano un gruppo compatto di 4 capi e conducono vita isolata dagli altri. I restanti due branchi d'estate appaiono più sciolti soprattutto nelle ore diurne. Spesso infatti è possibile osservare una femmina con redo isolati. ancora più frequente è il riscontro di un singolo maschio isolato. Solo durante l'abbeverata e negli spostamenti che la precedono e che la seguono si osserva una ristabilità coesione. Si rivedono allora il branco principale, quello meno numeroso e il gruppo di maschi. A volte durante l'abbeverata, casualmente, tutti i mufloni di Figarolo si ritrovano contemporaneamente ad occupare la stessa area. Ciononostante i branchi si mantengono separati. In autunno i maschi adulti rientrano nei branchi, ossia scompare il branco dei maschi adulti e ci ritroviamo con i soli due branchi principali, ben osservabili, come al solito, durante gli spostamenti. All'interno dei branchi troviamo i gruppi sociali spesso con aggiunto un maschi adulto. Quest'ultimo segue e corteggia le femmine che sono ancora seguite dal redo nato in primavera. E' possibile osservare per alcuni giorni gruppi fissi separati dal branco, costituiti da femmine più redo di sei mesi e un maschio adulto al seguito. Nei mesi invernali i maschi adulti riprendono la tendenza a separarsi come gruppo a sé ma si nota che essi entrano ed escono spesso dai branchi con le femmine. I maschi giovani seguono sempre le femmine come al solito restano un pò in disparte. Il branco ha un aspetto slegato quasi come d'estate. Questa situazione cambia l'avvicinarsi della primavera, quando iniziamo a osservare femmine isolate e gravide che abbandonano temporaneamente il branco di quale, rispetto a quello invernale, si presenta più compatto. La peculiarità fenotipica dei mufloni di Figarolo Per il mantello anomalo sette mufloni di Figarolo si differenziano nettamente dai mufloni a fenotipo tipico di questa specie. Essi vengono qui di seguito descritti:
Le abitudini alimentari dei mufloni di Figarolo Il terreno di Figarolo è prettamente calcareo. La vegetazione è costituita da macchia secondaria a olivastro prevalente. Fra le piante arbustive mancano il mirto, il corbezzolo, il fico d'india, e la Calycotome spinosa. I mufloni si cibano preferibilmente del cotico erboso, seguono in ordine di preferenza, l'olivastro e il lentischio. L'ultimo posto è occupato dal cisto che è quasi ignorato. Nelle prime ore del mattino, quando la rugiada le ammorbidisce, appetiscono anche le foglie secche dell'asfodelo ormai sfiorito nel mese di giugno. Quando poi nei mesi estivi il cotico erboso scarseggia si nutrono prevalentemente di germogli di olivastro e lentischio. In virtù di rilievi condotti mediante osservazione diretta dei mufloni al pascolo, abbiamo potuto costruire un grafico in base al tipo di essenze fioristiche che gli animali consumano nelle diverse stagioni. I versanti preferiti per il pascolo sono quello occidentale e quello orientale con una certa preferenza per quelli più ventilati. Questa preferenza potrebbe essere costituita dal fatto che il vento porta con sé l'umidità ricca di sale che proviene dal mare, e fa si che il tasso salino delle piante sia maggiore proprio sui versanti ad esso più esposti. I mufloni mostrano dunque di gradire gradire questa quota salina integrativa. L'attività di pascolo è più intensa durante il giorno nei mesi freddi mentre l'estate i mufloni prediligono le fresche ore notturne. In ogni stagione i periodi principali di ruminazione sono quattro e durano circa un'ora ciascuno. Essi sono (con ora solare): 1) periodo serale dalle 19 alle 20 circa; 2) periodo notturno dalle 24 alle 01 circa; 3) periodo dell'alba dalle 05 alle 06 circa; 4) periodo pomeridiano, molto variabile, dalle 12 alle 16 circa. Il quarto periodo può essere anticipato (inizio alle 12) tardivo (inizio alle 15), in ogni caso è il più lungo e il più osservabile. A questo riguardo merita un discorso a parte è l'attività dei mufloni tra le 9 e le 18 nella stagione estiva. In questo arco della giornata infatti, come già accennato, l'attività di pascolo è ridotta a favore di una prolungata attività di ruminazione e di riposo rispetto ai mesi invernali. Il periodo di ruminazione pomeridiano, pur rimanendo un fatto costante, si inserisce in questa attività , risultando nei suoi limiti temporali meno distinto rispetto a quanto avviene nei mesi da settembre a maggio. Gli stessi sposta-menti prima e dopo la ruminazione pomeridiana, risultano meno evidenti. Diciamo la prolungata attività di ruminazione nell'arco diurno indicato consente ai mufloni di smaltire il più intenso pascolo notturno. All'inizio della ruminazione i mufloni si dispongono in decubito sterno-costale, a volte brucano per un pò il cotico erboso in questa posizione, dopodiché inizia la ruminazione vera e propria. A distanza di 15 minuti circa si alzano, compiono gesti di pulizia, si guardano attorno e si ridispongono in decubito. Certe volte durante una di questa levate brucano per un pò e cambiano zona di decubito scegliendone una poco distante della precedente. Sono comunque intenti a occupazioni diverse per esempio mentre due ruminano in decubito, un terzo è dedito alla pulizia, un'altro bruca, un altro ancora ispeziona i dintorni. I piccoli fino ai 6 mesi ruminano di meno e passano il tempo che gli resta, mentre le madri ruminano, a giocare. Il periodo delle ruminazione è per i mufloni una occasione di riposo. Ruminazione e riposo sono strettamente associati. Ho osservato un muflone intento alla ruminazione pomeridiana che si accovacciava in decubito sempre sterno costale ma con il collo piegato di lato e la testa appoggiata sul ventre: dormiva. E' rimasto così per 10 minuti. Ho avuto la possibilità di contare e di cronometrare gli arti masticatori durante la ruminazione pomeridiana in periodo invernale ed estivo; sono risultato 45/50 atti masticatori in 35" e una pausa di 10"-15" fra una masticazione mericica e la successiva. Questi valori sono stati pressoché simili in ambedue i periodi, nonostante le differenze di stagione e di alimentazione. Per quanto riguarda l'abbeverata è stato cronometrato che l'assunzione dell'acqua dura in media 10 secondi per ogni muflone, e che raramente solo pochi capi bevono per più volte. Il massimo è stato visto in un maschio adulto che si è abbeverato per 3 volte, ognuna delle quali per circa 6 secondi. In genere un ovino ingerisce 39,7 g di acqua in un secondo.
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