Creato da Zadorak il 01/09/2014

Blog di Costanza

Cogito ergo sum

 

 

Avidità

Post n°8 pubblicato il 17 Marzo 2018 da Zadorak

La notizia è questa: stasera gli Europe hanno partecipato come ospiti alla trasmissione Sanremo Young dove avrebbero eseguito accompagnati da una orchestra il brano che li ha resi celebri nell’87 The Final Countdown.

Premesso che dei musicisti si guadagnano il pane suonando e dato per scontato che il suddetto brano, oltre a farli diventare famosi in tutto il mondo, ha riempito loro le tasche quindi trovo ovvia la scelta di suonarlo in questo o in altro contesto, mi chiedo: hanno davvero bisogno nel 2018 della dubbia visibilità che gli ha dato la partecipazione ad simile evento? Quando lo portarono a Sanremo proprio nell’87 dove parteciparono come ospiti stranieri fu strano (rispetto ai partecipanti al Festival sembravano “L’uomo che cadde sulla terra”!) ma comprensibile mentre oggi, 31 anni dopo che senso ha? È solo una marchetta, niente di più, ed anche di gusto discutibile.

Dopo 11 album, milioni di copie vendute, dopo essere sopravvissuti agli anni novanta, ad uno scioglimento, dopo una reunion onesta e sentita che ci ha regalato bellissimi album, dopo aver dimostrato che si può diventare famosi con The Final Countdown e poi girare pagina con stile, dopo aver dimostrato ampiamente che live hanno ancora moltissimo da dire, dopo tutto questo la performance di stasera stona come un violino scordato, perché suonare in playback (presumo ma non è neanche questo il grave) davanti a quattro pizzettari pagati per fare la parte dei giovani musicisti esordienti, presentati dalla presentatrice famosa per essere la più seguita dalle “resdore” in una trasmissione che ha spettatori che capiscono più di lasagne che di chiavi di violino di una fascia d’età che non è andata oltre Nilla Pizzi non ha alcuna spiegazione se non che è stata una misera squallida marchetta. E visto che sono una fan degli Europe da 30 anni e che finora non mi hanno mai deluso stasera sono proprio triste.

 
 
 

Odi et Amo

Post n°7 pubblicato il 09 Marzo 2018 da Zadorak

“Balaustra di brezza per appoggiare stasera la mia malinconia”

G. Ungaretti

 
 
 

O tempora, o mores !

Post n°6 pubblicato il 20 Febbraio 2018 da Zadorak

Quando ero giovane, voglio dire quando ero ancora più giovane di adesso, una delle massime aspirazioni era fare un lavoro che ci facesse guadagnare molto, infatti la maggior parte dei miei compagni di scuola adesso sono avvocati, o medici o commercialisti, fanno tutti insomma la libera professione. Mia madre mi diceva sempre che se volevo sistemarmi dovevo fare il notaio, mi rendo conto che ai più possono apparire aspirazioni un tantino piccolo borghese ma a quei tempi andava così.

Negli anni novanta ho sentito tantissimi genitori lamentarsi del fatto che la massima aspirazione dei loro figli fosse fare la velina o il calciatore o, al massimo, sposarne uno. I suddetti avrebbero voluto per la propria prole un mestiere più colto e sicuro ma anche a quei tempi andava così.

Al giorno d’oggi lavorativamente parlando, viviamo tempi bui ed incerti, il posto fisso è roba da giurassico, non ci sono le certezze che c’erano un tempo e forse per questi o forse perché ogni tempo ha la sue tendenze, le aspirazioni lavorative attuali oscillano fra lo youtuber ed il cuoco o lo schef, se sei proprio ambizioso. E non va tralasciata la speranza di molti giovanissimi di partecipare ad un qualche talent show: scorciatoia più facile per bruciare le tappe di una professione poco sicura ma sicuramente remunerativa.

In definitiva si potrebbe riassumere tutto  nel detto latino “o tempora o mores” ma, vuoi perché sono una inguaribile piccola borghese, vuoi perché sono vecchia e noiosa ma continuo a ritenere che la professione del notaio sia di gran lunga più sicura, remunerativa e dignitosa piuttosto che farsi gratuitamente insultare a reti unificate da un sedicente cuoco che millanta stelle Michelin ma il più delle volte non parla nemmeno correttamente la sua lingua. Inoltre  trovo che piuttosto che filmarsi mentre si gioca a Pes percependo la realtà in base ai “like” è sempre meglio il buon vecchio mestiere del ragioniere: sì magari ai miei tempi ti avrebbero paragonato a Fantozzi, ma oggigiorno chi vuoi che lo conosca?!!

 
 
 

Il crimine dovrebbe pagare

Post n°5 pubblicato il 12 Settembre 2014 da Zadorak

Si è letto di tutto riguardo alla tragica vicenda di V.le Traiano: dalle scarne notizie di cronaca alla sordida esposizione del cadavere da parte della famiglia; dal tatuaggio contenente frasi di odio dell'amico della vittima pubblicato sui social network a tutta una serie di frasi sconnesse, invettive e atroci banalità sparse per l'etere. Fra tutti, il post di una donna del sud che in un italiano agghiacciante ha scritto che, in sostanza, quelli del nord dovrebbero smetterla di giudicare quelli del sud in quanto non ne capiscono nè lo stile di vita nè gli usi e costumi, mi sembra il più rappresentativo e più esplicativo di una certa realtà.

Come da prassi in questo paese, all'indomani del fatto il popolino si è subito scisso nelle solite due becere tifoserie: quella del "se l'è cercata/uno in meno" e quella del "guardie infami/omicidio di stato", ovviamente il tutto condito dalla solita parolina magica, quella che spiega tutto e niente, che buttata lì nel mucchio mette tutti (o quasi!) a tacere e cioè "razzismo".

Orbene la dobbiamo smettere di abusare con malafede di questa parola in quanto in tutta questa tragica vicenda il razzismo non centra nulla!!!!! 

I fatti, come sono stati resi noti dalla stampa sono molto chiari: una pattuglia dei caribinieri ha intimato l'alt ad un latitante che guidava un motorino su cui viaggiavano trè persone, l'uomo non si è fermato ed i militari dell'arma sono partiti all'inseguimento. Poi, per cause che la magistratura accerterà, è partito il famigerato colpo di pistola ed uno dei trè è morto.

Ora mi dite dov'è il razzismo? Ma soprattuto, cara signora che hai scritto il summenzionato post, di quale mentalità e stile di vita parli? Andare in motorino in trè è reato ma non solo a Napoli, è reato anche a Udine o Trieste. Non fermarsi all'alt delle forze dell'ordine è un reato a Cremona come a Palermo. Essere latitanti è un reato a Siracusa ed a Pavia.

Sembrerà banale ma in fondo è tutto quì, la parola chiave di tutta la vicenda è "reato", ed il commettere un reato non è uno stile di vita o una mentalità alternativa, il commettere un reato vuol dire infrangere la legge, percui se vi è una parte della popolazione più incline al delinquere più densamente presente in una parte del territorio piuttosto che in un'altra, quella parte della popolazione verrà perseguita per i suoi crimini e per le sue endemiche inadempienze, ma in questo non c'è del razzismo o della persecuzione, semplicemente si applicano le leggi dello Stato che tutti i cittadini devono rispettare. Quindi cominciamo a prenderci tutti le nostre responsabilità e smettiamola di menare il can per l'aia con la scusa del razzismo, della persecuzione e del "è colpa della società", se ci sono i delitti ci siano le pene, il Beccaria docet.

 
 
 

Educhiamo i mostri!

Post n°4 pubblicato il 04 Settembre 2014 da Zadorak

Mattanza di delfini in Giappone, orsi minacciati in Trentino, cani , gatti, serpenti, pappagalli abbandonati, seviziati o peggio..... Leggo cose del genere ogni giorno ed una sola maledetta domanda martella nella mia testa: perchè??????

Ignoranza? Sì. Stupidità massima? Sì. Crudeltà suprema? Certo. Totale aridità d'animo? Sicuramente. Ma mi sembra ugualmente troppo banale, ossia le implicite implicazioni delle risposte mi sembrano nettamente inferiori alle evidenti mostruosità dei fatti.

Come si fa, dico io, a svegliarsi nel terzo millennio e dire: "i lupi mangiano gli agnelli, bhè allora sterminiamoli", "gli orsi dei boschi infastidiscono, uccidiamoli"! Sì perchè alla base di tutto c'è solo questo: il mostruoso ed egoistico istinto omicida!

Quante volte ho sentito frasi tipo: "il tuo cane non fa nulla tutto il giorno, mangia e dorme....!", "il cane vuol sempre giocare, potrebbe fare cose più costruttive....!", "dica al suo gatto di non cacciare le lucertole che fanno bene all'orto!", per non citare frasi ripetute negli anni del genere: "me ne frego del coccodrillo a me la borsa fatta con la sua pelle piace" idem per pellicce o cibi che rasentano il cannibalismo. Per non elencare gli animali usati come cavie nei laboratori di cosmetici e/o affini: atrocità degne del peggiore dott. Menghele.

Sinceramente siamo arrivati ad un punto in cui, sì le leggi, sì le multe, le interrogazioni parlamentari, i dibattiti, le mobilitazioni, non sono efficaci, nemmeno indignarsi e disperasi come la sottoscritta apportano cambiamenti; l'unica strada, a mio avviso, percorribile è quella che chi di dovere (forze dell'ordine, magistratura, enti preposti) imponga, anche con la forza, a tutti questi mostri, a tutti i livelli sociali, il rispetto per ogni essere vivente che si muove e respira su questa terra, il che vuol dire il divieto assoluto di mangiare animali che non siano di allevamento, vietare la caccia del tutto, impedire sperimentazioni di alcun tipo su qualunque essere vivente non conseziente, impedire il commercio di esseri viventi a scopo di lucro e vigilare, vigilare, vigilare. Ma, badate bene, per "imporre il rispetto" attraverso l'applicazione di leggi adeguate all'uopo, intendo esattamente IMPORRE, perchè i dott. Menghele non si combattono con i guanti di velluto bensì col guanto di ferro con gli uncini, le atrocità, come quelle summenzionate in Giappone o le stragi di foche in Norvegia e tutte le altre, si combattono con responsabilità e consapevolezza o non si combattono affatto, e non venite a dirmi che ciò non è democratico, perchè uccidere un'innocente non è democratico e non lo è abbandonare un cane o seviziare un gatto o fare mattanze di altri esseri viventi solo per vile profitto o, peggio, perchè lì si usa mangiare questo o quel piatto. 

Siamo umani, siamo rispettosi e civili e imponiamo agli altri di esserlo perchè ogni volta che uccidono un essere vivente ci privano violentemente di una parte del nostro mondo, ogni volta che qualcuno sevizia un animale ci priva di parte del nostro diritto di esistere o effende tutto il creato.

 
 
 
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