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LENNY BRUCE

 

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SO CHE E' FINITA

Oh madre, sento la terra che mi cade sulla testa
E mentre mi arrampico su un letto vuoto
Oh va bene.. ho detto abbastanza
Io so che è finita, eppure non desisto
Non so cos'altro fare
Oh madre, sento la terra che mi cade sulla testa
Guarda, il mare vuole impadronirsi di me
Il coltello penetrarmi
Pensi di potermi aiutare?
Triste sposa velata, sii felice
Bel consorte, dalle il suo spazio
Amante chiassoso e villano, trattala con gentilezza
Sebbene lei abbia bisogno di te più di quanto ti ami
Ed io so che è finita, eppure non desisto
Non so cos'altro fare
So che è finita
Ed in realtà non è neppure mai cominciata
Ma dentro di me era tutto così reale
E tu addirittura ti sei rivolto a me dicendo:
"Se sei un tipo così divertente
Allora perché te ne stai da solo stasera?
E se sei un tipo così sveglio
Allora perché te ne stai da solo stasera?
Se sei tanto simpatico
Allora perché te ne stai da solo stasera?
Se sei tanto affascinante
Perché dormi solo stanotte?
Lo so perché..
Perché questa è una sera come tutte le altre
Ecco perché te ne stai da solo stasera
Con i tuoi trionfi ed il tuo fascino
Mentre loro sono l'una nelle braccia dell'altro.."
é così facile ridere
é così facile odiare
Ci vuole del coraggio per essere buoni e gentili
é così facile ridere
é così facile odiare
Ci vuole del fegato per essere buoni e gentili
L'amore è Naturale e Vero
Ma non per te, amor mio
Non stasera, amor mio
L'amore è Naturale e Vero
Ma non per quelli come noi, amor mio

Oh madre, sento la terra che mi cade sulla testa
 

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Quindi tu approvi quell'opportunismo politico che...
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grande Battisti....sempre attuale....(bacio caro)
Inviato da: jonica1
il 15/10/2008 alle 11:24
 
....si bellissima! Passionale! ... credo non si possa...
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il 16/07/2008 alle 15:45
 
Marta non m’abbandonare,… non è possibile che tu non sia,...
Inviato da: silvietta_36
il 16/07/2008 alle 15:41
 
 

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MARIANO ROSSI: PITTORE DEI RE

Post n°34 pubblicato il 01 Marzo 2008 da wolands
Foto di wolands

 

Il 24 ottobre del 1807, moriva a Roma il pittore saccense Mariano Rossi, conosciuto soprattutto per aver affrescato con “Camillo che scaccia i Galli” la Volta del salone d'ingresso della palazzina di Villa Borghese a Roma; per aver dipinto “il Sogno di Papa Innocenzo III” nella chiesa di S. Maria all'Ara Coeli, e, su commissione del Re di Napoli Ferdinando IV, aver decorato la Volta del salone che fa da anticamera agli appartamenti reali della Reggia di Caserta. In questo salone, il pittore saccense raffigurò “Le nozze di Alessandro Magno con Rossana”.

Ma le opere di Mariano Rossi, riconosciuto come uno dei maggiori pittori del 700 italiano, ed oggi in esposizione al Museo del Louvre di Parigi, si trovano in tutta Italia. E soprattuto in Sicilia. Fu lui, che nel 1802 ricevette l'incarico di decorare la Cattedrale di Palermo. Gli affreschi, secondo il disegno orginale, dovevano ricoprire il catino dell'abside, la volta del coro, la cupola e la navata centrale, e dovevano rappresentare idealmente, il ristabilimento della religione cristiana in Sicilia ad opera dei Normanni. Mariano Rossi non terminò tutto il lavoro, ma ancora oggi si possono ammirare gli affreschi nel catino dell'abside dove sono rappresentati Roberto il Giuscardo e il Conte Ruggero che restituiscono la chiesa al vescovo Nicodemo e nella Volta del coro, dove è dipinta l'Assunzione di Maria Vergine. L'occasione di affrescare la Cattedrale di Palermo gli venne data nel 1978, quando, insieme a Ferdinando IV fuggì da Napoli per recarsi a Palermo. E' in questa occasione che “il degno e celebre pittore don Mariano Rossi che fortunatamente si trova in questa città” ricevette dal sovrano l'incarico di decorare gli interni della Cattedrale. Per quel lavoro, avrebbe percepito uno stipendio annuo di 60 onze. Ma dopo due anni e dopo aver affrescato il catino dell'abside e la Volta del coro, il pittore saccense venne sospeso dall'incarico perchè considerato inadempiente ai suoi doveri.

Quest'anno, in occasione del duecentesimo anniversario della morte, la città di Sciacca, che per lungo tempo ha dimenticato questo grande artista, che nel corso della sua vita fu amato dalla Chiesa, dai Re e dai Principi, e pur di non lavorare per i francesi si ridusse in miseria, sta preparando una serie di manifestazioni che si concluderanno il prossimo mese di ottobre con un grande convegno al quale sono stati invitati critici d'arte, e docenti di storia moderna e contemporanea.

Ma chi era questo pittore?

Mariano Rossi nacque a Sciacca da Francesco Russo e da Margherita Cottone l'8 dicembre 1731. In seguito cambiò il cognome in Rossi.

Fin da piccolo comincia ad apprendere i primi rudimenti dell'arte pittorica presso la bottega del suo compaesano Gaspare Testone. Questi, avendo intuito le grandi potenzialità del giovane Rossi, e grazie ai buoni uffizi di Don Gioacchino Manno, Barone di Lazzarino, lo avvia a Palermo alla scuola di Filippo Randazzo.

Alla morte di questi, avvenuta nel 1747 Mariano Rossi parte della volta di Napoli, dove rimane quasi tre anni, per poi trasferirsi a Roma, accolto dal sacerdote Antonio Pavone che lo inserisce nella bottega di Marco Benfial.

Da qui parte la fortuna e la fama del giovane Mariano Rossi che a soli 23 anni, il 10 maggio 1754 al concorso di pittura indetto dall'Accademia di San Luca, ottiene il secondo premio con il disegno raffigurante Elia che ordina al popolo l'arresto dei falsi profeti di Baal. La proclamazione ufficiale avviene sei mesi dopo con una solenne celebrazione in Campidoglio.

La fama del giovane pittore siciliano comincia a crescere a tal punto che il 5 ottobre del 1766 viene accolto fra i membri dell'Accademia di San Luca e il 21 dicembre si insedia nella carica.

Il lavoro non manca mai, e gli anni che vanno dal 1764 al 1768 Mariano Rossi li dedica, soprattutto, ad affrescare la chiesa di San Giuseppe alla Lungara, a Roma. Vi dipinge l'Adorazione dei Magi, la Strage degli innocenti, tredici riquadri con la scena centrale di Cristo nell'orto e, lateralmente, i dodici apostoli. E ancora, quattro tondi con la nascita del Redentore, lo sposalizio della Vergine, Gesù nella bottega di Giuseppe, e la morte di Giuseppe.

Ma in quegli anni lavora anche in Sicilia.

A Sciacca, nella chiesa delle Giummare, dipinge l'Assunzione della Vergine con S. Benedetto e, lateralmente, due riquadri con i santi Pietro e Paolo, mentre nel presbiterio raffigura la Santissima Trinità. Sempre per le chiese di Sciacca realizza “La Vergine e le Anime purganti” per la chiesa del Purgatorio, e per la chiesa di San Francesco di Paola la Madonna della Luce ed i dipinti con la Deposizione e la Sacra Famiglia. Questi ultimi tre, restaurati, sono oggi esposti nell'ex chiesa di Santa Margherita, nell'ambito di una mostra dedicata al Rossi. Le tre grandi tele sono accompagnate da un omaggio che sette pitori saccensi hanno voluto dedicare al maestro.

Favorito dalla crescente fama e dalle segnalazioni del Cardinale Alessandro Albani, il Rossi, nel 1770, è chiamato a Torino dal duca di Savoia e Re di Sardegna Carlo Emanuele III. In quella città, nell'appartamento estivo del re, dipinge un affresco rappresentando in maniera allegorica le arti della pittura, della scultura, dell'architettura e del disegno, due dipinti per le camere delle principesse Madama di Savoia e Maria Felicita e un cartone per un arazzo con Enea che salpa verso il Chersoneso.

Finito il lavoro, rientra a Roma, e il 3 febbraio 1772 per procura, sposa la cugina Rosa Navarra dalla quale avrà tre figli, Tommaso, Arcangelo e Teresa. Solo Tommaso si dedicherà alla pittura, ma non riuscirà ad eguagliare il padre.

Nel 1774 dipinge quello che è considerato il suo capolavoro. In quell'anno riceve dal cardinale Scipione Caffarelli Borghese l'incarico di decorare la Volta del salone d'ingresso nella palazzina di Villa Borghese. La Volta misura 19 metri di lunghezza per 13 metri di larghezza. L'affresco rappresenta l'apoteosi di Romolo accolto da Giove nell'Olimpo, mentre propizia la vittoria dell'eroe romano Furio Camillo contro i Galli, guidati da Brenno. Il tema sembra che fu scelto in occasione della nascita del primogenito di Marcantonio IV Borghese. Nel dipinto viene raffigurato Camillo che arriva con la spada sguainata sul colle capitolino rovesciando la bilancia su cui all'oro dei romani fa da contrappeso la spada di Brenno  che, caduto a terra, alza il braccio destro per proteggersi. I lavori per questo grandioso affresco lo impegnarono dall'ottobre del 1776 al giugno del 1779 e alla fine ricevette un compenso di 4800 scudi.

Ma gli eventi storici e la rivoluzione napoleonica condizionarono la vita del Rossi. Nel 1979 nel corso di un tumulto provocato da alcuni rivoluzionari italiani e francesi, venne ucciso un generale francese. Questo fornì il pretesto per una la cosiddetta occupazione francese di Roma. Il generale Berthier marciò sulla città, occupandola senza incontrare resistenza e dandosi poi al saccheggio dei tesori d’arte del Vaticano. Ridottosi quasi in miseria in seguito all'arresto di Papa Pio VI da parte dei francesi, Mariano Rossi si rifugiò in Sicilia al seguito di Ferdinando IV di Borbone e vi rimase fino al 1804. In questi ultimi due anni dirigerà l'Accademia del Disegno di Palermo.

Nel 1806 viene richiamato dal Sovrano a Caserta, ma in seguito all'ingresso delle truppe francesi, che ormai, con Napoleone avevano invaso l'Italia, si rifugia a Roma dove muore in solitudine, il 24 ottobre 1807, non volendo lavorare per i nuovi signori francesi. E' sepolto nella chiesa di Santa Susanna.

 
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