Creato da acrilmilanese il 05/08/2010
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« acrciao ... pag 1di agosto... »

x Teo da pubblicare sulla 2a pag de il milanese luglio e agosto 2014

Post n°301 pubblicato il 11 Luglio 2014 da acrilmilanese

Ciao Teo  Ottimo lavoro.. ora impostiamo pag. 3 e 8 cn questi aticoli e foto conseguenti.:

X Pag 3 de il milanese agosto e sett. 2014:

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MILANO PER META' A BAGNOMARIA.. ANCHE CON SINDACO PISAPIA..

… Tante chiacchere nel passato, ma ora l’intervento non si può più rimandare..

La città, mezza allagata.. un Sindaco che accusa la Regione e il suo Presidente Maroni e dice che la Protezione Civile ha dato l’allarme in ritardo.. Ma quando si pensa con Expo alle vie d’acqua.. mica si allude alle inondazioni.. agli allagamenti! Ed è successo per  l’ennesima volta, dopo aver preso atto che occorrerebbe un canale scolmatore.. che faccia defluire l’acqua che tracima, da anni, dal Seveso, dal Redefossi e dal Lambro, anche con Sindaco Giuliano Pisapia! . . da quasi sessant’anni succede.. quindi non è una novità.. eppure neanche Pisapia ha prevenuto.. ha cambiato… e le tasse pagate in più dai milanesi.. verranno spese per  rimborsare dei danni che si potevano evitare!? Bastava prevenire.. fare lavorare un po’ di gente.. ce n’è tanto bisogno di nuovo lavoro.. Altro che riaprire i NAVIGLI… Milano come Venezia.. per le strade con le barche? Cari milanesi.. Vi chiedo scusa.. dovremo risarcire tutti i danneggiati.. e i soldi.. li prendiamo dallo stipendio del Sindaco Pisapia.. degli Assessori.. dei Consiglieri?.. o  arriveremo all’ennesima tassa?!.. poi, magari, chissà si dirà che è ancora la Milano da BERE? Adesso basta con tardive giustificazioni e generiche accuse.. occorre la giusta prevenzione.. Va bè che il calzolaio và in giro con le scarpe rotte, ma la città che vede il suo Politecnico e la Metropolitana progettare per tutto il mondo non può più essere incapace al punto di non saper progettare una soluzione preventiva  alle piene del Redefossi, Seveso e Lambro… certo che è uno smacco vedere.. affondare Milano nel fango.. non balliamolo più questo brutto e bagnato.. TANGO!.. alcuni Consiglieri propongono di riaprire le vie d’acqua dei Navigli.. e gli Assessori.. e il Sindaco Pisapia cosa rispondono… c’è un progetto allo studio.. o nò?!... se non si prepara un VERO progetto operativo… la prossima esondazione.. sarà peggio.. Prevenire è meglio che rincorrere… facciamo i lavori necessari… SE NON ORA.. QUANDO?!... Sono ROSE.. a cura di www.acraccademia.it

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... e per pag 8 agosto e sett. 2014:

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DAL SOGNO DELLA RIPRESA ALL’EVOCAZIONE DEL DEFAULT.. SE NON CI BRIGHIAMO..
 QUI RISCHIAMO DI BRUCIARE LA FIDUCIA CHE SI ERA RIATTIVATA

 Carissimi milanesi e lombardi, abbiamo rischiato di distrarci... Sgranavamo gli occhi, inutilmente, di fronte a cose di poco .. il mondiale, pur importante e vinto dalla Germania che ha battuto l'Argentina ai tempi supplementari.. la diatriba verso l'EUROPA  e l'EURO.. sì.. Euro no.. e le performance europee di Renzi.. anche se importanti.., e non ci accorgiamo di questioni grandi come oceani, come le mega dichiarazioni di Delrio sul debito pubblico e il suo possibile consolidamento. .. e giù, fiumi di parole per descrivere
il discorso del Matteo Renzi Nazionale.. Segretario del Pd.. di inaugurazione del semestre europeo a presidenza italiana – perché diceva sempre “il mio Paese” quando lì rappresentava l’Europa intera?.. ragazzo in gamba, ma un pò.. come dire megalomane?!.. – se per discettare sulle dotte citazioni con cui ha infarcito il disicorso –
anche qui, ma cosa gli salta in mente di evocare Telemaco, uno che cornificò il
padre Ulisse andando con la di lui amante Circe e finì maciullato dalle sirene,
cauando il crepacuore a mamma Penelope – per non parlare del presunto scontro con
la Germania, di cui a ben vedere non c’è traccia, considerato che Roma diceva
“non chiediamo sconti, non vogliamo scorciatoie, dobbiamo noi risolvere le
questioni italiane” e Berlino sosteneva che “sconti e scorciatoie sono solo
quelle previste dai patti” e “il debito è nemico della crescita”. Tutto questo
mentre, nell’ignavia generale, il governo rappresentava all’esterno le evidenti
divergenze che ci possono essere al proprio interno. Infatti, in un’intervista al Corriere della sera, per la prima volta che mi ricordi, un importante esponente del Governo italiano prendeva in considrazione l’ipotesi di un default del debito, stile Argentina o
Grecia, aggiungendo che però “deciderà il Presidente del Consiglio”. Ora,
Graziano Delrio .. che .. non è uno qualsiasi, trattandosi di sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio, l’uomo fidato che Renzi avrebbe voluto all’Economia
come suo braccio armato se il Quirinale non gli avesse pressantemente suggerito
Padoan, nominato poi ministro dell'Economia... Quelle sue parole hanno un peso, non si può far finta di niente. Così come va valutata la proposta dello stesso Delrio di mutualizzazione del debito attraverso futuribili “euro union bonds”, la quale, prima ancora di incassare i prevedibili dinieghi tedeschi, è stata stoppata proprio dal ministro Padoan. 
E' chiaro che, Delrio è stato, forse.. un pò.. improvvido – su temi come questi si dovrebbe decidere, non annunciare.. né tantomeno ipotizzare – ma.. credo abbia il merito di avere sdoganato una questione che altrimenti sarebbe rimasta sottotraccia dopo il cambio di “umore” che Matteo Renzi, dopo Mario Monti e l'ex Pres. del Consiglio Letta, hanno imposto al Paese. Cambio utile per riacquistare un po’ della fiducia perduta, ma pericoloso se aveva come prezzo l’occultamento dei problemi. E che il debito pubblico sia “il problema italiano” – sia per la dimensione che ha raggiunto, sia perché drena tutte le risorse che dovremmo impiegare per gli investimenti, unico vero strumento che può assicurare la crescita – lo dimostra il fatto che, record negativo dopo record negativo,
continua ininterrottamente a crescere, avendo, oramai, sfondato i 2100 miliardi
e la quota del 135% del pil, con 82 miliardi di interessi da pagare (circa il
5% del pil, un peso insostenibile), e soprattutto che il Fiscal Compact,
operativo dal 2015, ci costringerà a svenarci per far fronte agli impegni
stringenti che prevede. Ora.. Facciamo due conti. Se sarà confermato il pareggio di
bilancio l’anno prossimo – e non vi è traccia reale del contrario – considerato
che la crescita nel migliore dei casi sarà la metà di quella prevista dal
governo (0,4% anziché 0,8%), è prevedibile la necessità di una manovra
correttiva in autunno di almeno 25 miliardi... Negata dallo stesso Renzi.. Cui si aggiungono altri 17 miliardi come effetto della deflazione sul debito. Poi scatterano gli obblighi di riduzione dello stock di debito per portarci entro il 2019 intorno al 121% del
pil. Per farcela senza interventi straordinari, dovremmo essere capaci di avere
un avanzo primario del 4,6%, il triplo dell’attuale e il doppio di quello che
avevamo negli anni delle vacche grasse. Oppure di toglierci il peso di oltre
200 miliardi in un colpo solo. Ecco perché l’uscita di Delrio, pur nella sua parziale
imprudenza, ha non poco significato. Certo, per evitare il bailout con relativo
commissariamento della Troika, la strada giusta non è il brutale
consolidamento, che tra l’altro avrebbe nella quota detenuta dall’estero un
freno e che ricadrebbe in modo pesante sul sistema bancario (con conseguente
ritorno in zona “credit crunch”). E neppure la “ricetta” del Fondo Monetario
(riscadenzare, pur senza cambiare la remunerazione offerta), che pure sarebbe
meno peggio. Né, purtroppo, è percorribile la strada, buona ma futuribile,
degli eurobond.

No, l’unica ristrutturazione possibile è quella del conferimento del
patrimonio mobiliare e immobiliare pubblico – stimato dal Tesoro 600-800
miliardi per la parte più facilmente valorizzabile – ad una società ad hoc da
quotare in Borsa, con il contributo del patrimonio privato, in modo progressivo
e oltre una certa soglia. Forse, anziché lanciarsi messaggi via stampa o
inscenare presunte battaglie di principio in Europa, converrebbe mettersi a
studiare le diverse modalità pratiche di questa idea. Ci sono fior di
economisti che ne hanno parlato e si sono documentati. E che, gratis, farebbero
volentieri una consulenza al presidente Renzi e al sottosegretario Delrio.
Anche perché questa è anche l’unica via per trovare le risorse necessarie a
rilanciare gli investimenti, indispensabili per riattivare la crescita. Una
partita, questa della ripresa economica, che bisognerebbe smettere di giocare
con carte truccate. Ci vuole una buona dose di coraggio per dire che siamo
fuori dalla crisi, visto che dopo lo 0,1% di pil perso nel primo trimestre,
anche nel secondo l’Istat stima una variazione compresa tra  il -0,1% e il +0,
3%. E se i trimestri negativi saranno due consecutivi, ecco che saremo
ufficialmente tornati in recessione. Come se non bastasse, secondo l’Istituto
di cui Giorgio Alleva ha da poco assunto la presidenza, vedremo “ritmi
sostanzialmente analoghi anche nella seconda metà dell’anno”. Se saremo
fortunati, insomma, la nostra crescita nel 2014 sarà di certo più vicina allo
0,2% previsto da Confindustria che non allo 0,8% su cui si è attestato e
intestardito il governo.

Ecco, anche a voler essere moderatamente (e immotivatamente) ottimisti e
ipotizzando una crescita di mezzo punto percentuale, a questi ritmi serviranno
circa 19 anni recuperare i 9,4 punti di pil persi dal 2008. E a chi dice che il
pil, da solo, non indica nulla, si fa presente che a maggio la disoccupazione è
tornata a salire, attestandosi intorno 12,6%, portando i senza lavoro alla
triste quota di 3 milioni e 222 mila, il doppio del 2007. Il tutto, visto che l’
inflazione ha raggiunto a giugno il livello più basso dall’ottobre 2009
(fermandosi allo 0,3%), mentre siamo ad un passo dalla deflazione, quella
spirale perversa in cui, di fronte ad aspettative di discesa dei prezzi,
famiglie e imprese preferiscono rinviare acquisti e investimenti, con la
prospettiva di minori spese future, di fatto contribuendo alla contrazione dell’
economia.  Eppure anche di fronte ai dati negativi, c’è un serpeggiante clima di
ottimismo, percepibile in modo speciale tra gli imprenditori. E’ evidente la
dicotomia tra realtà e sentimento, tra evidenze empiriche e astrazioni, ma
soprattutto la dicotomia tra le parole e i fatti, visto che il governo ha
dimostrato che la crisi è quasi finita e che le sue mosse saranno in grado di
riavviare la ripresa. Ma che non sia così? E allora il grande merito di aver riacceso
la speranza e il motore della fiducia rischia di essere vanificato dal potenziale .. demerito
di aver generato un ottimismo quasi fuori misura, che alla fine potrebbe rilevarsi un
boomerang. Sarebbe esiziale se questa “aeriforme” fiducia non diventasse
infatti solida, con almeno qualche concreta declinazione dei tanti annunci di
riforma. Perché non c’è peggior cosa della fiducia tradita... ma crediamo che non sia quesro il caso! Specie se a risvegliarci dal sogno è un importante esponente di governo che parla senza perifrasi di un possibile default prossimo venturo... ma che da ex Sindaco sa che è meglio intervenire per tempo... Grazie DELRIO!

http://www.acraccademia.it/Il%20Milanese%20pag%201.html

 
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