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«Afghanistan, colpiti bambini di 5 anni»

Post n°437 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da africana83
 

E' emergenza umanitaria: i feriti civili ancora bloccati nelle case. Manca cibo e assistenza. Appello di KarzaContinua l'operazione Isaf a Helmand. Le testimonianze dall'ospedale di Emergency

«Afghanistan, colpiti bambini di 5 anni»

E' emergenza umanitaria: i feriti civili ancora bloccati nelle case. Manca cibo e assistenza. Appello di Karzai

Akter Mohammed, dopo l'operazione nell'ospedale di Emergency a Lashkar-gah
Akter Mohammed, dopo l'operazione nell'ospedale di Emergency a Lashkar-gah
MILANO - Afghanistan meridionale, provincia di Helmand: nella zona è in corso dal 13 febbraio l’operazione Mushtarak (Insieme, in lingua Pashtun) delle forze Isaf. Nel distretto di Nad-Ali sono le otto del mattino di cinque giorni fa. Le deflagrazioni delle bombe sganciate da aerei ed elicotteri sono proseguite per tutta la notte. Si sono sentite fino a Lashkar-gah, capitale della regione a 30 km di distanza. Akter Mohammed, nove anni, in casa con il padre ascolta il rumore dei mezzi blindati seguiti da marine a piedi che si muovono con i nervi a fior di pelle, nella strada di fronte a casa dove un bambino, d’istinto, si sente al sicuro. E i carri armati dei soldati stranieri sono un’ attrazione irresistibile; mai visti così da vicino. Uno dei militari che cammina rasente ai muri, con i nervi più a fior di pelle degli altri, intravede una figura che si muove dietro alla tenda di una finestra. Preme il dito sul grilletto: un proiettile passa la testa di Akter da parte a parte, ma il bambino resta vivo.

I bambini feriti nell'operazione "Insieme"

I bambini feriti nell'operazione     I bambini feriti nell'operazione     I bambini feriti nell'operazione     I bambini feriti nell'operazione     I bambini feriti nell'operazione     I bambini feriti nell'operazione     I bambini feriti nell'operazione

I militari fanno irruzione nella casa con le armi spianate e urlano. Si muovono nel terrore, alimentato dai tiri dei cecchini nascosti sui tetti delle case, e lo seminano attorno a piene mani. Non guardano a terra, sbattono Wali Jan, il padre di Akter, con le spalle contro il muro. Vedono che non ha armi addosso e che nell’unica stanza della casa non c’è nessun altro: solo un bambino a terra con la testa in una pozza di sangue. I soldati se ne vanno, per loro non ci sono più problemi e lasciano padre e figlio al loro incubo. Wali Jan chiede aiuto ai parenti. Con un'auto in prestito inizia una corsa a ostacoli verso Lashkar-gah: le strade principali sono bloccate dai posti di blocco delle forze Isaf. Le altre sono una roulette russa per gli ordigni disseminati dai talebani. Dopo ore arriva all’ospedale di Emergency con il figlio fasciato in una salvietta piena di sangue. «Lo abbiamo operato subito, aveva anche perso materia cerebrale - spiega Matteo Dell'Aira, coordinatore medico di Emergency - Ora è in prognosi riservata. Spero che ce la faccia, ma con le ferite alla testa bisogna aspettare.». Akter è uno dei pochi feriti che è riuscito ad arrivare nell’ospedale di Emergency in questi giorni. Oltre a lui, dal 15 febbraio ce l’hanno fatta anche altri bambini: Said Rahaman, sette anni, colpito da un proiettile al polmone, mentre era nel cortile di casa. Poi Roquia, una ragazzina di 12 anni, proiettile nel ginocchio, e una sua coetanea, Gulaly, colpita a un fianco e alla schiena. Lunedì due fratelli, uno di cinque anni che si chiama Zamey, e l'altro di 7 anni che si chiama Maghi Gull, entrambi con dita delle mani amputate. E' passata una settimana prima che qualcuno riuscisse a portarli all'ospedale di Emergency. Dal 12 al 22 febbraio, sono arrivati in totale 49 feriti. «Sono pochissimi. Non è stato ancora aperto un corridoio umanitario, nonostante i nostri appelli e quelli della Croce Rossa». Sono decine, forse centinaia quelli bloccati nelle case senza alcuna assistenza. «Chi arriva da noi continua a ripeterlo e parla di gente che sta morendo».

EMERGENZA UMANITARIA - E' una situazione drammatica, lontana dai riflettori e dalle Convenzioni di Ginevra. Le luci si accendono solo, e non sempre, quando qualche missile sbaglia bersaglio, come è avvenuto anche lunedì: strage di civili, un numero spesso variabile, scuse ufficiali e poi di nuovo buio. Nella città di Marjah, vivono 120 mila persone abbandonate al loro destino e impegnate a evitare di incrociare militari con i nervi a fior di pelle. Cioè tutti: sono 15mila quelli impegnati nell'operazione "Insieme"; ci sono americani, inglesi, danesi ed estoni. Poi ci sono gli abitanti sparsi nelle zone rurali, minate dai talebani e colpite dai bombardamenti aerei e dai rastrellamenti dei soldati occidentali. Scarseggiano anche i generi di prima necessità e i prezzi sono saltati, come ogni altra cosa. Racconta Shah Wali, uno sfollato arrivato a Lashkar-gah, che «per un litro di benzina ci vuole l’equivalente di 4,5 euro, e lo stesso vale per farina, olio e zucchero». Il portavoce del governatore di Helmand, Daud Amadi, ha ammesso che i talebani stanno sviluppando una tenace “resistenza”. E i posti di blocco dei militari chiudono le poche strade senza mine. Alla popolazione ci si penserà in seguito.

KARZAI : «TROPPE VITTIME CIVILI» - Che l’operazione militare nella provincia di Helmand non stia andando come era stato previsto lo ha denunciato lo stesso presidente afghano Hamid Karzai, intervenendo alla prima sessione del Parlamento a Camere riunite. Ha mostrato ai parlamentari una foto di una bambina di otto anni esclamando: «Questa è l'unica persona rimasta per raccogliere i cadaveri dei suoi familiari». Sono quelli uccisi da missili della Nato che hanno sbagliato giorni fa il bersaglio nella provincia di Helmand. Un altro problema evocato nel discorso dal capo dello Stato è quello delle perquisizioni non autorizzate delle case a cui, ha sottolineato, «vogliamo pure mettere fine. Stiamo cercando di istituire una Commissione afghana che attraverso negoziati con la Nato metta completamente fine alle operazioni non autorizzate, alle perquisizioni delle case, e agli arresti da parte delle forze straniere. L'assistenza della comunità internazionale - ha concluso - non deve in alcun modo costituire un limite per l'azione indipendente e per il sistema giudiziario dell'Afghanistan». Parole che suonano beffarde per chi vive nella provincia di Helmand in mezzo all'operazione "Insieme" e che, magari ferito, non riesce neanche a raggiungere un ospedale. Per sua fortuna, grazie al rumore delle bombe, non le avrà sentite. Così come non avrà sentito il capo del comando centrale Usa, generale David Petraeus, che ha annunciato che la battaglia di Marjah «è solo la prima fase di una campagna che durerà tra i 12 e i 18 mesi».

Stefano Rodi
22 febbraio 2010(ultima modifica: 23 febbraio 2010)

Da: http://www.corriere.it/esteri/10_febbraio_22/afghanistan-bambini-colpiti_015e044a-1fca-11df-b445-00144f02aabe.shtml

 
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