Al Faro

"Cronaca familiare" di Vasco Pratolini(Mondadori, 1960)

Riprendere in mano un libro letto tempo fa per commentarlo non è facile. L'impressione che si ha di un libro è diversa mentre lo si legge, quando lo sia ha appena finito, e quando lo abbiamo letto già da un pò.
Ci sono libri che appassionano mentre li si leggono ma che dopo sfumano, altri che sembrano pesanti sul momento ma che alla fine ci lasciano un bel ricordo. Poi ci sono gli estremi: i libri che non ti piacciono mentre li stai leggendo e che non ti lasciano niente, e infine, assai più rari, i libri che ti appassionano mentre li leggi, che ti danno soddisfazione quando li hai finiti e che continuano ad appassionarti anche dopo.

"Cronaca familiare" di Vasco Pratolini è così.
Non è l'opera più conosciuta dell'autore, non è un libro che si possa definire "famoso" ed è anche molto sottile, tanto che passa quasi inosservato sulla libreria. Però ricordo che lo lessi con piacere e quasi con avidità, e tutt'ora ne ho un bel ricordo.

Le memorie di famiglia (estremamente autobiografiche) e l'intricato rapporto tra l'autore e il fratello Dante sono narrati in modo nostalgico e quasi "dolce", per quanto gli stralci di vita raccontati diano l'idea di un'esistenza tutt'altro che facile.
Credo volesse dire che non importa quanto la vita sia dura, se diamo e riceviamo affetto, se tra noi e le persone che ci circondano abbiamo dei rapporti alla cui base stanno dei sentimenti veri e sinceri.

E' uno dei pochi libri che non mi dispiacerebbe rileggere, per quanto non sia mia abitudine farlo.