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"Un infinito numero", di Sebastiano Vassalli (Einaudi,1999)

Post n°3 pubblicato il 16 Dicembre 2005 da Mrs.Ramsay
 
Foto di Mrs.Ramsay

Un giovane schiavo, Timodemo, viene portato in Italia dal suo padrone e comprato da un poeta, "uno dei più grandi che siano esistiti nel mondo": Virgilio.

"Ottaviano aveva incominciato a interessarsi dei poeti. Mecenate gli aveva detto che sono loro gli unici uomini capaci di manipolare gli dei e le leggende per costruire i miti che ancora non esistono, o per modificare quelli che già esistono".

Ottaviano Augusto decide quindi di commissionare un grande poema al miglior autore dell'epoca, un poema che creasse il mito di Roma.
La scelta cade su Virgilio, presentato a Ottaviano da Mecenate, secondo il quale "tutto ciò che era sorto, in un lontano passato, sulle rive del Tevere, era sorto per opera dei Rasna, cioè degli Etruschi".
Virgilio però è perplesso.

"Che civiltà può essere stata, quella degli etruschi, se non ha prodotto una letteratura? E che storia può avere avuto chi non ha sentito il bisogno di raccontarla ai suoi discendenti?".

Parte quindi per l'etruria, alla ricerca della verità, accompagnato da Mecenate e Timodemo.
Ciò che scopriranno, in una notte di visioni e incubi, romperà l'immagine aulica dei fondatori di Roma.

"Un infinito numero" è il romanzo di un'epoca e del forte contrasto tra due grandi civiltà: quella etrusca, che rifiuta la parola scritta perchè considerata portatrice di morte, e quella romana, che la considera l'unico modo per sopravvivere dopo la morte, l'unica forma di eternità possibile.

 
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