Creato da giglio.alfredo il 31/03/2013
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LA MEMORIA DEL TEMPO DI ALFREDO GIGLIO

Post n°318 pubblicato il 14 Luglio 2014 da giglio.alfredo
Foto di giglio.alfredo

 

 

LA MEMORIA DEL TEMPO

di Alfredo Giglio ©

 

L’era di stagioni

ormai svagate,

immemore dell’ampiezza antica

rimescola nel suo turpe gioco

l’acque, che prima avea 

nell’alveo imbrigliate.

L’intruglio della sorte

che soverchia il cosmo,

signore della lotta

fra il nascere e la morte,

con l’apparir di pioggia

nel pallido autunno

e dei rai del sole

in dolce primavera,

nel distinto spazio

ch’è poi sortito

in quel dell’emisfero,

infine s’è perduto

ed è abortito.

Or piove in termidoro,

tanto che masse d’acque

fra i vicoli e le case son correnti

e scorron più veloci dei torrenti.

Fiorisce il mandorlo in piovoso

per poi bruciar con l’aere gelato

del ventoso, che resta

ancor più pazzo del passato.

La memoria del tempo

è già cambiata,

al pari della vita.

Avanti ormai nella vecchiezza,

la ricordanza a lui non è gradita.

S’inverton le stagioni

nel mentre l’uomo resta

privo d’orizzonte,

che più non appare alla sua vista

e sempre più smarrito e indifferente

osserva trepidante

che le divizie tutte della terra

van solo dalla picciol banda

di chi il potere fortemente serra.

E l’altra parte

della gente

a questo mondo nata

piange se stessa,

nel limbo del dolore confinata.

Subisce la sconfitta dell’agone,

dove ogni forma d’amore,

rimane in embrione

e prima di veder l’albore,

nel pianto annega

e ancor più lentamente 

infine muore.

 

Alfredo Giglio

 

 

 

 

 
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