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Creato da giglio.alfredo il 31/03/2013
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LA MEMORIA DEL TEMPO DI ALFREDO GIGLIO
LA MEMORIA DEL TEMPO
di Alfredo Giglio ©
L’era di stagioni
ormai svagate,
immemore dell’ampiezza antica
rimescola nel suo turpe gioco
l’acque, che prima avea
nell’alveo imbrigliate.
L’intruglio della sorte
che soverchia il cosmo,
signore della lotta
fra il nascere e la morte,
con l’apparir di pioggia
nel pallido autunno
e dei rai del sole
in dolce primavera,
nel distinto spazio
ch’è poi sortito
in quel dell’emisfero,
infine s’è perduto
ed è abortito.
Or piove in termidoro,
tanto che masse d’acque
fra i vicoli e le case son correnti
e scorron più veloci dei torrenti.
Fiorisce il mandorlo in piovoso
per poi bruciar con l’aere gelato
del ventoso, che resta
ancor più pazzo del passato.
La memoria del tempo
è già cambiata,
al pari della vita.
Avanti ormai nella vecchiezza,
la ricordanza a lui non è gradita.
S’inverton le stagioni
nel mentre l’uomo resta
privo d’orizzonte,
che più non appare alla sua vista
e sempre più smarrito e indifferente
osserva trepidante
che le divizie tutte della terra
van solo dalla picciol banda
di chi il potere fortemente serra.
E l’altra parte
della gente
a questo mondo nata
piange se stessa,
nel limbo del dolore confinata.
Subisce la sconfitta dell’agone,
dove ogni forma d’amore,
rimane in embrione
e prima di veder l’albore,
nel pianto annega
e ancor più lentamente
infine muore.
Alfredo Giglio
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