Creato da giglio.alfredo il 31/03/2013
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LA NOBILE ARTE DELLA POLITICA

Post n°445 pubblicato il 26 Luglio 2020 da giglio.alfredo
Foto di giglio.alfredo

LA  NOBILE  ARTE DELLA POLITICA

 Una storia per adulti

 

Correva il mese di settembre dell’anno 2010, quando il signor Vincenzo, che aveva dedicato la sua vita alla politica,sentendosi chiamare, da più parti, Maestro, venne preso dalla voglia di trasmettere ai giovani la nobile arte della pubblica amministrazione,attraverso la sua esperienza e le sue conoscenze, maturate in oltre 40 anni di attività.

Si diede da fare moltissimo e finì per affittare, a sue spese, una grande sala, al primo piano di un palazzo del centro-città, a Crotone, che arredò con una lavagna, una cattedra e 21 banchi,che riuscì a comprare da un rivenditore di roba usata.

Fece fare un annuncio dalla TV locale,per dire che esisteva una scuola di politica gratuita, per 21 alunni volenterosi, della durata di 4 settimane, e lo stesso annuncio fece pubblicare sul giornalino locale, sempre a spese sue. Affisse infine una targa sulla porta: Scuola di Politica – ore 8,30 – 12,30.

Il giorno prefissato il Maestro, che tutti ormai additavano come l’unica stella fulgente nel firmamento politico crotonese, aprì i battenti della scuola alle ore 8,00 e attese che arrivassero gli alunni.

Tra le 8,30 e le 9,00 arrivarono venti alunni, quasi tutti sui trent’anni tra geometri, ragionieri, periti industriali e qualche laureato in legge o in economia. Alle 9,15 arrivò l’ultimo, un po’ trafelato: un ragazzo universitario, che veniva da Petilia Policastro: il suo autobus aveva fatto ritardo.

Finalmente il Maestro potè iniziare la lezione e cominciò col dire che avrebbe, per prima cosa, spiegato cosa fosse la Politica, della quale si erano interessati uomini illustri, sin dall’antichità. Spiegò che la politica non era altro che l’arte di governare.

Avrebbe quindi cominciato da Aristotele,filosofo greco, vissuto intorno al 350 A.C.

Il Maestro continuò col dire che la politica – secondo Aristotele – è il mezzo più alto per far comprendere all’uomo la sua natura, le sue inclinazioni e quali siano le proprie capacità.La politica, quindi, è una dimensione tipica dell’essere umano e gli appartiene tutta, in maniera totale, e, solo attraverso tale dimensione, l’uomo scopre il valore del bene comune. Tale valore, oltre ad essere prerogativa della politica,è altresì un dovere, che ognuno di noi dovrebbe coltivare, nell’interesse sempre della collettività, proprio perché l’uomo non vive da solo, ma è un animale politico.

La politica trova così il suo ruolo fondamentale : tornare ad occuparsi del bisogno dell’altro, operare, per poter cambiare la realtà in favore del bene comune. Riscoprire tali dimensioni, che ci appartengono in quanto uomini, è rendere la politica “la forma più alta della carità”come affermava Papa Paolo VI, e fare di essa, dunque, prima di tutto, un servizio, una missione, o se vogliamo, un vero apostolato.

Un altro personaggio illustre che si occupò di politica, proseguì il Maestro,fu Fozio il Grande, vissuto nel IX secolo dopo Cristo, uomo di grande cultura,patriarca di Costantinopoli, che lasciò scritto un libricino: “Consigli a un giovane principe”, in cui raccomanda di non lasciarsi prendere dalle belle forme di un corpo femminile, dato che l’essere umano è portato, sin dallanascita, alla corruzione e non fidarsi mai degli adulatori, che sembrano potenziali soccorritori, ma risultano poco affidabili nei momenti difficili.Sii sempre mite con chi sbaglia, affermava il saggio, e mescola sempre l’umanità alla giustizia. Sono vere pillole di saggezza, che ci ha regalato Fozio I° detto il Grande.

Infine possiamo parlare di Niccolò Machiavelli, autore del libro italiano più letto nel mondo, soprattutto dai politici, “Il Principe”, pubblicato nel1532 e scritto in favore di Lorenzo dei Medici, detto il Magnifico.

Intanto possiamo dire,cari ragazzi, che Machiavelli è considerato il primo grande teorico della politica moderna e dello Stato uscito dal medioevo, dalla soggezione al potere religioso e dalla frammentazione feudale. Grazie alla sua elaborazione la politica si avvia ad affermarsi come scienza, con i suoi princìpi, le sue leggi e con il suo statuto disciplinare: questo comporta l’autonomia dalla religione e dalla morale.

Il principe deve agire da “ volpe e da leone”, cioè deve essere astuto e deciso e deve perseguire l’obiettivo che si è prefissato con ogni mezzo, che sia da considerarsi lecito.

Infine, senza annoiarvi oltre con citazioni varie, o citando gli innumerevoli personaggi, che si sono occupati di politica, voglio darvi una definizione della politica del grande Bismarck,primo ministro prussiano, che in un discorso pronunciato al Reichstag il 15marzo 1884, affermò, in netto contrasto con quanto affermava il Machiavelli,che la politica non era una vera scienza, come molti professori pensavano, ma era sempre stata e rimaneva una nobile arte. Riassumendo diciamo che il politico deve interessarsi solo al bene dei cittadini e della città: deve realizzare progetti concreti, utili alla comunità, senza usare, nei confronti degli elettori, il linguaggio incomprensibile del politichese o la sopraffazione verbale. Aveva ragione, aggiunse, lo scrittore Umberto Eco,quando parlava della pericolosa vacuità della politica, riferendosi alla pseudo concretezza di alcuni politici nostrani. Bisogna usare un linguaggio concreto e comprensivo, che dia fiducia e speranza ai cittadini, che dalla politica si attendono grandi cose.

Si erano fatte ormai le ore 12,00 quando il Maestro avvertì un certo brusio tra gli allievi e chiese se avessero qualcosa da dire. Allora si alzò un giovane, che si rese portavoce di tutti.Don Vincenzo, (mentre il Maestro sorrideva sotto i baffi, perché il don non glielo aveva dato ancora nessuno, molti lo chiamavano onorevole, perché era stato consigliere regionale ed altri solo Maestro, oppure solamente Enzo), ilragazzo così lo apostrofò e continuò: eravamo venuti tutti a scuola di politica, per apprendere l’arte di arricchirsi con la politica, ovvero l’arte di chiedere le solite mazzette, come fanno tutti i politici, secondo la regola che “io do una cosa a te e tu dai una mazzetta a me” che è come dire che “una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia.”

Don Vincenzo gli fece segno di sedere e disse a tutti che, ciò che speravano di fare, era un reato, era corruzione, e, per questo, si poteva finire anche in galera. Precisava che la politica non arricchiva nessuno, ma se, dopo lunga gavetta, si fossero raggiunti incarichi più alti, si poteva condurre una vita agiata. La politica si doveva esercitare con passione, perché doveva essere una vera missione.

Ora, cari ragazzi, potete andare, ci vediamo domani alla stessa ora, per affrontare la lezione importantissima sulla strategia politica, che riguarda non solo il modo per catturare consensi, ma anche il modo di relazionarsi con gli avversari politici, sminuendo in modo civile e intelligente la loro opera e i loro programmi.

Usciti tutti gli allevi, il Maestro chiuse l’aula e tornò a casa, riflettendo su come i giovani moderni intendessero, in modo sbagliato, la politica.

Il giorno seguente l’Onorevole Vincenzo aprì puntuale la scuola e si  mise a leggere un quotidiano. Assorto nella lettura non si avvide che erano ormai le 10,30 e degli alunni non v’era nemmeno l’ombra. Tutti assenti. Aspettò,leggendo fino le 12,30, poi, sconsolato, chiuse l’aula e tornò a casa,pensieroso e triste.

Con un barlume di speranza, il giorno dopo, riaprì la scuola. Leggendo il solito quotidiano, aspettò fino alle 11,00, ma nessuno dei 21 alunni si fece vivo. Era chiaro che non sarebbe venuto più nessuno. Il pensiero dei giovani di oggi era cambiato: non volevano sentire i suggerimenti di gente colta e saggia, ma volevano asservire la politica ai loro bisogni personali, a qualunque costo.

Allora, sconsolato, il signor Vincenzo staccò la targa, che aveva appeso sulla porta e chiuse i battenti della scuola, per sempre. Il Maestro, ormai sessantenne, si rammaricò molto per non aver lasciato, politicamente parlando, nessuno erede, tranne la figlia. Oggi avremmo avuto politici preparati per affrontare i tanti problemi del Comune di Crotone e della Provincia. Invece abbiamo ancora politici dilettanti e improvvisati e l’Onorevole, di cui stiamo parlando,continua a rimanere, suo malgrado, l’unica espressione politica sul malandato palcoscenico crotonese.

I suoi detrattori diranno che non ha dato spazio a nessuno, se non alla propria figlia, che non ha fatto emergere nessuno, perché ha oscurato tutti con la sua grande ombra. In pratica, non ha creato alcuna alternativa a se stesso. Questa, diranno, è stata la grande colpa del signor Enzo, secondo la visione dei suoi avversari più sprovveduti.

 

                                                            Alfredo                  Alfredo  Giglio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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