ARCOBALENO

Una delle novità del 2011 è il PLANKING, uno dei tanti giochi estremi nati per il web. Ma cosa spinge alcuni individui a rischiare la vita per un momento di celebrità sulla rete? Davvero ci vorrebbe uno studio di psicologi per comprendere il senso di qualcosa che senso proprio non ha.

Il Planking, che tradotto letteralmente dall'inglese significa "fare da tavola", consiste nel farsi fotografare sdraiati a faccia in giù nei luoghi più impensabili ancor meglio se sospesi nel vuoto o in stato di estrema pericolosità. L'immagine della propria impresa viene poi postata e condivisa sul Social Network sfidando così gli altri internauti a far meglio per non dire a far peggio. Il gioco, inizialmente soltanto un po' strano, sta diventando sempre più a rischio, perché inevitabilmente sale la voglia di stupire e di mostrarsi in situazioni pericolose. Nella sola Australia dove il Planking è maggiormente diffuso la fan page ufficiale di Facebook conta oltre 120mila iscritti e sembra destinata inevitabilmente a crescere.

Dal ''balconing'' che impazzava l'estate scorsa soprattutto in Spagna, ovvero il salto da un balcone all'altro o in piscine sottostanti (prevalentemente in hotel e residence) che fece almeno sei morti, al "choking game'', diffuso negli Usa, per il quale si prova a soffocarsi con un sacchetto o facendo una pressione sulla carotide fino ad arrivare al limite tra vita e morte. Anche in questo caso la bravata viene filmata col videofonino e le immagini finiscono su YouTube con diverse decine di migliaia di visualizzazioni.

Rischiare la vita per un gioco non è di certo una novità, basti ricordare le corse clandestine di macchine e moto truccate, solo che oggi attraverso la rete tutto si espande a macchia d'olio soprattutto tra i giovani che vedono in queste forme di trasgressione il mezzo per richiamare l'attenzione al fine di ottenere una maggiore visibilità presso la comunità giovanile in rete.