Un graffio di Luna nel Cielo
Via da me stesso, lontano… e poi più vicino...
Da piccolo fuggivo nel silenzio di una corsa.
Correvo, lontano…
Chilometri percorsi via da me stesso:
dai problemi che non volevo affrontare,
dalla realtà con cui rifiutavo di incrociare lo sguardo…
Solo con me stesso
lungo sentieri sterrati,
strade asfaltate,
spiagge deserte,
terre incolte…
Al riparo dalla vita,
immerso nel silenzio e nella natura..
Ignaro che come il bosco
la mente non conosce il silenzio:
sa cifrare canti d’uccelli,
riconoscere crepitii di rami spezzati,
comprendere cori d’ombra e discorsi a pioggia.
Ha sempre un che di nuovo da offrire,
di vecchio da scoprire, e di vita da capire…
Ho cominciato a correre perché non volevo capire;
il silenzio e la natura
mi hanno insegnato ad ascoltare…
Anni e chilometri
per attraversare la Terra e lambire il Mare,
per scoprire che le strade più lunghe e tortuose
dovevo percorrerle attraverso me stesso…
Anni di corsa e silenzio
in cui ogni passo scandiva il mio tempo:
contro gli affanni della mia asma,
seguitando il ritmo
scelto dal battito del mio cuore…
Ho ascoltato la voce del vento
addentrarsi nel bosco
e più a fondo in me stesso,
risalendo il respiro
per divenire poesia del silenzio,
e dare un ordine al pensiero,
un aspetto a ciò che ero,
prima ancora di donare un senso alla vita che vivevo.
Ho battuto sentieri nella neve di marzo,
accarezzato la marea
mentre il cielo dipingeva l’aurora;
ho seguito la scia di un graffio di luna nel cielo,
per poi perdermi
sulle colline tra nuvole soffici e radenti,
in attesa di lampi dove l’attimo s’annoda
pur di durare più di un istante…
Può sembrare assurdo, me ne rendo conto:
ma io correvo per fuggire da me stesso,
lontano dai sogni infranti della mia infanzia…
E’ stato forse quando le gambe erano molli
ed il respiro affannato,
che sorreggendo il mio torace
con le mani protese sulle ginocchia
mi sono fermato…
E senza più forze, stanco della paura,
voltando il capo ho alzato lo sguardo…
per assistere allo spettacolo
della vita da cui fuggivo.
E’ allora che ho ripreso a correrle incontro.
Thomas Eliot,
in un verso infinito di tre parole,
si chiede: "Oserò turbare l'universo?"
L’universo è un sistema chiuso,
attraverso la speculazione filosofica
o la fisica tecnica è possibile dimostrare
che ognuno di noi è parte di esso:
Anime, alberi, case
sono sistemi aperti
che confluiscono nell’universo…
Io ho cominciato con l’affrontare me stesso.
L’ho fatto ascoltando
il battito del mio cuore mentre correvo.
26/01/05
Torno a legger le mie parole,
ascolto l'incanto dei commenti lasciati...
Mi lascio guidare da voli pindarici
fin sulle note e gli accordi delle canzoni che Adoro...
In ogni vita è implicito un invito all'ascolto,
nella mia le parole scorrono sulla musica.
Per la mia corsa, per quel graffio di luna nel cielo:
"Vieni più vicina, e guarda...
Guarda negli alberi..
E guarda attraverso il buio,
Segui solo i tuoi occhi..
Segui solo i tuoi occhi..
Ho sentito la sua voce
pronunciare il mio nome,
il suo suono è un urlo concavo nel buio...
Ho sentito la sua voce,
ho cominciato a correre:
dentro gli alberi,
ATTRAVERSO gli alberi..."
The Cure - A forest