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KUTA BEACH - BALI 1994

Post n°13 pubblicato il 05 Maggio 2008 da kutabeach94

Per identificarmi avevo usato la parola “Surfata”...prof.pier, che si occupa di linguaggio, mi ha chiesto cosa voleva dire e io ho provato a rispondergli. Ma non è così facile.

Farsi una bella surfata è uscire con la tua tavola e cavalcare belle onde.

Surfata è quando faccio qualcosa dove non è necessario mettere tutta la pesantezza del ragionamento e del compromesso. E' leggerezza.

Surfata è come mi sento quando avrei voluto cavalcare un'onda o un progetto e mi sono ritrovata con i pesci in faccia o il culo in terra. Con leggerezza.

Ci sta. Quando vivi tutto intensamente con animo passionale il surf ti salva dallo sturm und drang. La parabola si applica alla tua vita giorno dopo giorno surfata dopo surfata....

.....Kuta, Bali – 1994. Poppies lane è tranquilla, si sente solo il canto dei galli. Cantano così presto al mattino che ho mangiato solo pollo per un mese sperando di sterminarli tutti. Sull'asfalto decine di cestini intrecciati con fiori e riso, omaggio agli dei. Sono scalza, voglio sentire questa terra sotto i piedi e poi il mare, la Grande Madre, mia madre è morta da quattro mesi e io sono giovane, abbronzata e anestetizzata. Procedo con la mia tavola stretta contro il fianco e

vedo il mare.

Inevitabilmente mi fermo senza averlo deciso, ci sono nata al mare, ma io l'oceano non l'avevo mai visto. E molto altro non avevo visto.

Piccole donne con vestiti colorati, aggraziate come colibrì, inchinandosi offrivano cestini e fiori al mare lasciando che questi scomparissero nelle onde. L'odore d'incenso, la loro bellezza, la presenza degli dei, la mia fragilità, ho pianto. Ero a casa.

Finalmente la sabbia, e lontano nell'acqua tanti piccoli puntini ammassati. Surfisti.

Sono le sei del mattino, non mi so arrendere: davvero le onde più belle sono a quest'ora?

Ma è così? nella retorica di quello che piace fa male come la nutella? O c'è lo snobismo di non volersi mescolare ai turisti da spiaggia? O per non ustionarsi sotto il sole? O perchè se no il sole ce l'hai in faccia?

In poco tempo ho avuto tutte le risposte ai miei quesiti.

Niente di tutto ciò: il surfista surfa quando le onde sono belle. Ha tutti i neuroni concentrati lì. Condizioni del tempo, sole, turisti, nutella, non gliene frega niente. Solo onde.

A Bali a settembre le onde erano belle alle sei del mattino. Peccato.

Preparo con cura la mia tavola con la cera, ha un buon profumo. Mi avvicino all'acqua, aggancio il leash alla caviglia e guardo il mare. Puoi scegliere, come nella vita. Puoi andare dove ci sono tutti e aspettare l'onda sperando di prenderla prima di un altro, o scegliere un posto dove non c'è nessuno, dove le onde arrivano con frequenza minore, e forse sono anche disordinate e meno belle.... ma forse no.

Fisso il mio obiettivo. Le mie percezioni sono dilatate, sono concentrata, le onde si rompono contro di me. Con una pazienza e una costanza che non mi riconosco buco le onde, taglio le correnti, guadagno terreno, torno a riva, riparto. Non arriva lo scoraggiamento, questa è una questione fra me e queste fottute onde che sono forti e frequenti. Ma io oggi esco e surfo. Punto.

La mia anestesia comincia ad avere delle défaillance, il mio battito è accelerato, il mio corpo non sente la fatica, la mia mente è lucida. Adrenalina?

Il tempo è interminabile ma arrivo alla line up. Mi siedo sulla tavola con le gambe a penzoloni, vicino a me non c'è nessuno, da sotto devo essere piuttosto buffa, ma io mi sento fiera, stanca e felice e assaporo quell'attimo di tranquillità come un naufrago sulla spiaggia prima di sentire la fame. Il mare è calmo e mi dondola. Volto le spalle alla spiaggia e aspetto.....aspetto....aspetto.

La mia onda arriverà.

Le vedo da lontano. Due onde belle, le vedo grandi. Si avvicinano. Non ho tempo di scegliere la mia, mi stendo sulla tavola, la giro, sono agitata, comincio a nuotare più forte che posso, non giro nemmeno la testa, vado forte la prendo, lo so.

La mia prima onda.

L'ho presa, mi ha presa.

Il cuore balza in gola.

L'emozione è così grande che non provo nemmeno ad alzarmi volo velocissima verso la spiaggia aggrappata ai bordi con le mani, il mio sorriso più grande, sono felice. Rallenta, schiuma e mi abbandona. Io non la dimenticherò mai. Il dono di tornare bambina......

sono costernata e cambiata. La tavola non l'abbandono più.

Adesso capisco le sei del mattino, le partenze improvvise, il freddo, la pioggia, il sole in faccia.

Dopo quella ne ho surfate tante e ogni volta.....surfista o surfata......di nuovo fuori... con pazienza e passione.


 
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