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Padri

Post n°155 pubblicato il 22 Novembre 2006 da kodomonoomocha
 

Qualcuno parla di padri.

Padri che, anche se in un tempo lontano, facevano poggiare le teste dei figli sulle proprie ginocchia, proteggevano dai coccodrilli, facevano entrare monete dal naso e le facevano uscire dalle orecchie.
Forse accarezzavano i loro capelli.
I loro capelli.

I miei genitori si sono divorziati quando avevo 3 anni io, 21 mia madre, 23 mio padre.
Eravamo tutti bambini, insomma.
Ed io un po’ di più di loro.
Si, Vecchioni lo ricordo anch’io, così come Guccini, De Andrè, De Gregori.
Sono le uniche cose che mi ha trasmesso di lui.
E Vecchioni soprattutto. E non Samarcanda ma Figlia.

“E figlia figlia non voglio che tu sia felice ma sempre contro finchè ti lasciano la voce”

In questa dedica (appalesatami solo da adolescente), tutte le carezze mancate.
I coccodrilli li ho sempre scacciati da sola.
E anche mia madre era troppo occupata della sua giovinezza per darmi una mano.

Eppure lei mi racconta che – anche se solo a tre anni – ero sinceramente felice che lui se ne fosse andato. Perché allora ingenuamente pensavo che così, finalmente, mia madre potesse essere tutta mia. Non avevo considerato gli altri uomini. Quelli che adesso - finita la sua giovinezza ma non la sua intelligenza - non la vogliono quasi più. Quelli che adesso, con la loro assenza, le hanno consentito di amare un po’ anche me.

Quanto non capiscono un cazzo i bambini!
E quanta delusione, poi, quando si cresce e quelle asppettative e credenze tornano in immagini che che ci sono o non ci sono.
Soprattutto non ci sono.

Come quelle di me bambina insieme a mio padre.
Si ogni fine settimana veniva a prendermi. Ma dopo l'obbligatoria mezz'ora di macchina che separa le nostre città e che  percorrevamo (e percorriamo tuttora) nel silenzio o nello stridere di superficiali parole di cortesia, le immagini che seguono sono quelle di me con i miei nonni o con la moglie di mio padre o con la famiglia della moglie di mio padre.
E così quello che rimane è solo il vuoto dei vari "come va  la scuola", "come va il lavoro", "come stai".
Nessuna moneta nel naso. E nessuna mia risposta sincera. Nemmeno arrabbiarmi con lui sapevo allora, nemmeno fare i capricci.
Era semplicemente uno sconosciuto.

Era mio zio a portarmi a raccogliere i fiori, a mettermi sulla carena della moto per andare a “fare le curve” sulla panoramica, a comprarmi il corriere dei piccoli, ad essere sempre e comunque lì, nonostante mia madre, nonostante mio padre, nonostante lui non sia mio padre.
Ed è mio zio che tutt’ora è lì ad aspettarmi, a preoccuparsi, a pagarmi il bollo della macchina se me ne dimentico.
Di carezze e discorsi importanti è sempre stato avaro anche lui. Ma questo non importa. Come dare colpe ad un uomo che non doveva esserci eppure c'è sempre stato alla faccia di altri che avrebbero dovuto esserci e non ci sono stati.

Altri come lui. Come mio padre.
Lui inizia ad essere presente nelle mie immagini solo da adolescente.
Solo quando finalmente diventò padre.
Purtroppo non mio, ma almeno padre.
Ricordo in particolare un suo sguardo, Fattomi quando avevo 14 anni e lui aspettava un’altra figlia.
In quello sguardo ho visto la sua consapevolezza, la consapevolezza di un fallimento.
Solo da allora, credo, capì cosa significhi essere padre. Capì che essere padre significa esserci. Significa scacciare i coccodrilli per non farti cominciare troppo presto a combattere.
Anche se non con me, da quello sguardo compresi che lo capì.
E fu sempre in quella  circostanza che mi svelò di pensare a me ogni volta che ascolta "Figlia".

E figlia, figlia,
figlia sei bella come il sole,
come la terra,
come la rabbia, come il pane,
e so che t'innamorerari senza pensare,
e scusa,
scusa se ci vedremo poco e male:
lontano mi porta il sogno
ho un fiore qui dentro il pugno.

Sicuramente mi ha amata molto più di quanto io abbia amato lui.
E sicuramente ha provato anche a dimostrarmelo.
Troppo tardi.
Ormai ero troppo abituata a combattere da sola per volere alleati.
Lui non poteva più scacciare i coccodrilli. Anche lui era un coccodrillo.
E come un coccodrillo, la prima volta che gli chiesi qualcosa da figlia, la prima volta che scacciai il mio orgoglio e mi misi nelle sue mani chiedendogli aiuto, mi mangiò.
Mi costrinse ad abortire.
Troppo difficile spiegare ai suoi amici e colleghi che il bravo dottore, il rispettabile uomo, l'abile professionista, aveva una figlia zoccola e incinta a soli 17 anni.
Smisi di parlargli per 3 anni. Senza fatica. Infondo non gli avevo mai parlato.

Lo odiai con tutta me stessa e non solo per il dolore che quella scelta imposta mi aveva provocato, ma anche per l'umiliazione che mi era costata quel chiedergli aiiuto.
Ma poi finalmente capii.
Gli feci credere di averlo perdonato e divenni la figlia perfetta.
Bella, brava, seria, laureata.
Gli permisi di sfoggiarmi in giro, gli scrissi una lettera "d'amore".
E come ogni vera puttana,  giocando con le sue debolezze e i suoi sensi di colpa,  cominciai a gestirlo
,
 a sfruttarlo, a prendere senza amore quello che mi spettava.
Non fosse mio padre, ora,  mi farebbe pena.
Ma è mio padre

“E figla figlia non voglio che tu sia felice ma sempre contro finchè ti lasciano la voce, vorranno
la foto col sorriso deficente,  diranno: "Non ti agitare, che non serve a niente", e invece tu grida forte,
la vita contro la morte”

Ho imparato la lezione, babbo.
E ho imparato più della lezione.
Ho imparato a gridare forte ma olo nella mia mente.
Ho imparato che essere contro, essere veramente contro, significa sfruttare a proprio piacimento i sensi di colpa altrui. Perchè si può essere contro con il cuore o con il cervello. Con il cuore ci rimettiamo solo noi, con il cervello - e con un sorriso ipocrita stampato sul viso - possiamo ottenere tutto quello che ci serve. Basta solo azzittire la propria coscienza e il proprio dolore.Basta solo essere egoisti e cinici.
E se emergono anche in noi un pò di sensi di colpa, il mercato ci offre tante sostanze per soffocarli.

Non sempre le dediche riescono bene come si vorrebbe, vero babbo?
E' l'interpretazione che distrugge tutti i nostri piani
 e le nostre buone intenzioni.
Ma soprattutto una canzone non può sostituire un abbraccio.

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Commenti al Post:
FemmeNormale
FemmeNormale il 22/11/06 alle 12:43 via WEB
anche lo zio!
 
arianna822
arianna822 il 24/11/06 alle 15:46 via WEB
vorrei abbracciarti senza dire "ti capisco" e senza raccontarti qualcosa. Silenziosamente stretta a te, per cinque o sei minuti.
 
J.A.Prufrock
J.A.Prufrock il 25/11/06 alle 17:21 via WEB
Rabbiosa e commovente. Bello.
 
alex_cinema
alex_cinema il 29/11/06 alle 17:10 via WEB
Sono colpito. Mi sembra di aver vissuto una vita molto semplice e lineare e di non essere consapevole di molte cose. Complimenti per la maturità, un abbraccio per tutto il resto...
 
FemmeNormale
FemmeNormale il 28/12/06 alle 21:35 via WEB
dove sei? :(
 
nineinchnails74
nineinchnails74 il 10/01/07 alle 00:06 via WEB
bel blog sai. :) complimenti.
 
dincognito
dincognito il 15/01/07 alle 16:05 via WEB
Ti lascio un saluto ...
 
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