Messaggi di Luglio 2015

Quale modello alternativo per la civiltà industriale?

Il Maestro - terzo atto – Quarta conversazione
Quale modello alternativo per la civiltà industriale?

Di I. Nappini

Gaetano Linneo: Precisamente, tu parli della rete internet. Ottima cosa.
Finora hai affermato che essa ha un ruolo positivo di divulgazione del sapere, di bacheca di nobili opinioni, di luogo dove ritrovare nozioni, critiche, informazioni e cose del genere.
Da qui ricavi l’idea che esso sia un luogo metafisico ove possa generarsi una qualche forma d’opposizione, di trasformazione, di ripensamento generale della società.
Ascolta: poniamo che la rete possa esser paragonata a un sistema lineare di tipo orizzontale che mette in comunicazione soggetti diversi e che crea gruppi, comunicazione e interscambio d’esperienze e molto altro ancora.
Poniamo anche un punto zero nel quale tutti i soggetti partono allo stesso momento.
Nello scorrere del tempo la rete perfettamente bidimensionale mostra un aumento di picchi, di piramidi, di figure tridimensionali.
Il denaro e segnatamente il denaro del capitale investito sulla rete diventa la terza dimensione di questo sistema egualitario tridimensionale e realizza figure geometriche, rilievi, scanalature.
L’elemento egualitario viene così a perdersi e sulla rete che s’allarga.
Si forma un panorama che è quello dato dal successo o dall’insuccesso dei denari investiti da soggetti istituzionali o privati.
L’ESITO DI TUTTO QUESTO È UNA RETE PLASMATA DA INTERESSI CONCRETISSIMI E MATERIALI CONNESSI CON LE REALTÀ CHE OGGI ESERCITANO IL POTERE IN QUANTO POTERE OGGI IN ATTO.
Da questa mia descrizione, ne ricavo che è piuttosto insolito e improbabile che uno strumento plasmato e riplasmato dall’elemento del capitale possa determinare la messa in crisi e la ridefinizione di esso.
Perché la questione è tutta lì, cambiare l’essere umano è anche e prima di tutto oggi trasformare la società umana da società competitiva data da masse agitate di consumatori irragionevoli a società solidale di soggetti autenticamente liberi e razionali.

Clara Agazzi: Questo è vero. C’è l’orizzonte e c’è la montagna.
Se si guarda l’orizzonte si può pensare a un mondo potenzialmente egualitario che mette in contatto gente diversa, ma poi la montagna ricorda la frammentazione degli interessi, il determinarsi di gruppi, il seguire passioni e far gruppo solo con i propri simili.

Paolo Fantuzzi: Non solo questo. Il far gruppo, il seguire solo alcune passioni si lega al distrarsi, al soddisfare i piaceri personali.
C’è chi cerca l’ultimo modello di macchinina telecomandata e chi cerca fumetti pornografici nel grande mare della rete, e questo vale per mille categorie e anche più.
UNA MASSA DI COMPONENTI, L’UMANITÀ SPAPPOLATA IN MILIONI D’INTERESSI COSA PUÒ MAI SEGUIRE DI BUONO E POI COME METTERLA ASSIEME SE NON CON FATTI SPETTACOLARI, CON CANZONI, CON RITI DI MASSA PER LE MASSE ALTAMENTE SPETTACOLARI E DI PURO DIVERTIMENTO.

Stefano Bocconi: Giusta osservazione. A questo aggiungo che senza un progetto, un metodo, un partito politico come possono dei singoli anche se fanno gruppo ottenere qualcosa?
Come è possibile pensare che milioni di singoli che si contattano singolarmente siano in grado di fare opposizione, di far massa, di far davvero squadra.
Un padrone con i suoi denari per via del salario vincola i suoi sottoposti.
Ma una massa d’appetiti anarchici, di gruppi divisi, di privati in preda a risentimenti o a qualche curiosità a sfondo erotico come può organizzarsi.
Nella rete ormai si cerca la famosa isola di Peter Pan.
Cambiare la direzione di questa realtà?
E come è possibile se non ci sono gli strumenti sociali e materiali!


Franco: Dunque. Carissimi. Voi dite che non c’è il mezzo, non ci sono gli uomini, non c’è il materiale.
Tutto il reale costruito da questo modello di consumo e produzione deve percorrere la sua strada e va da sé esaurirsi.
Magari finire in catastrofe epocale, perché questo è l’esito se nessuno fa nulla.
Se al sistema del profitto a ogni costo s’oppongono solo eserciti di una sola persona dove ognuno parla per sé e parla solo dei suoi problemi potrà davvero accadere di tutto.
TUTTAVIA VORREI DISTINGUERE FRA COLORO CHE CERCANO IN RETE GLI ANNUNAKI O I SUPEREROI E CHI CERCA DI METTER IN PIEDI UN DISCORSO DI STUDIO, DI RAGIONAMENTO DI CONDIVISIONE.
Esiste la ragionevole possibilità che dalla condivisione in rete possa nascere qualcosa di buono, certo il rischio dei simili che incontrano i simili e parlano fra simili e creano sodalizi, associazioni, gruppi fra soggetti identici per inclinazioni e gusti è forte, ma è anche naturale.
Come è naturale che la rete sia anche il punto nel quale si dà il desiderio di coloro che vogliono salvarsi da soli, chiudere la porta della stanza, circoscrivere il loro mondo e i loro interessi, mettere un muro psicologico fra se stessi e il mondo.
MA IO QUESTO LO LEGGO COME SEGNO DEL DISAGIO E DEL GRANDE DISORDINE SPIRITUALE CHE OGGI PRENDE GRAN PARTE DELLA GENTE DEL NOSTRO PAESE E DELLE CIVILTÀ ENTRATE NEL SISTEMA DEL CAPITALISMO E DELL’INDUSTRIA.
Proprio perché i molti sono disorientati, la rete e la condivisione diventano megafoni di questa mancanza di senso e di limiti.
Cambiare la civiltà industriale è cambiare la vita di milioni di esseri umani che vivono in mezzo ad essa.
IL MEZZO RELATIVAMENTE ACCESSIBILE ALLE IDEE MENO PRATICATE O ALLE CRITICHE PIÙ FORTI È OGGI PROPRIO LA COMUNICAZIONE IN RETE NELLE SUE DIVERSE FORME, SE QUALCHE MODELLO ALTERNATIVO A QUESTO PRENDERÀ FORMA DOVRÀ PER FORZA PASSARE DALLA RETE.
Aggiungo che mi pare necessario che questo processo di creazione di modelli alternativi di vita, produzione e consumo si concretizzi in tempi rapidi, vista la pressione enorme che l’umanità della civiltà industriale esercita sulle risorse del pianeta.
MI PIACE PENSARE CHE ALLA FINE LA NECESSITÀ, L’INTELLIGENZA E LA PASSIONE DI TANTI SOGGETTI CONVERGERÀ SULLA POSSIBILE SOLUZIONE, ED ESSA PRENDERÀ FORMA, SARÀ IL FRUTTO DI UN GRANDE EVENTO COLLETTIVO.

Gaetano Linneo: Per quel che mi riguarda questa è una probabilità con limitate possibilità di vita e di sviluppo.
C’È NEL TUO RAGIONAMENTO UNO SPONTANEISMO DI FONDO CHE MI PARE DISARMANTE.
Ma ti concedo che emerga questo modello alternativo.
TU NON SPIEGHI COME ESSO POTRÀ IMPORSI SULL’EGOISMO DI MINORANZE DI SUPERMILIARDARI, DI CAPI DELLE GRANDI BUROCRAZIE, DI CRICCHE SETTARIE DI PRIVILEGIATI; ESSI PER QUANTO POCHI DI NUMERO CONTROLLANO DI FATTO CON LA MANIPOLAZIONE DELL’INFORMAZIONE E CON IL DOMINIO DIRETTO E TALVOLTA BRUTALE GRAN PARTE DELL’UMANITÀ.
Si può pensare di cambiare il mondo con le idee quando chi è contro ha in mano le maggiori banche e interi eserciti?
NO. IL TUO RAGIONAMENTO È NOBILE MA HA IL DIFETTO DI METTER FRA PARENTESI I CONCRETI RAPPORTI DI FORZA CHE QUI E ORA GUIDANO QUESTA DANZA MACABRA.

Paolo Fantuzzi: Aspettate un attimo. In realtà c’è una condizione che viene incontro alle vostre divergenti posizioni: UN MUTAMENTO DI MENTALITÀ COLLETTIVA CHE AVVIENE DURANTE UN CATASTROFE GLOBALE E TOTALE.

 
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L'eolico batte ancora il nucleare in Cina

Foto di amici.futuroieri

L’Eolico batte ancora il nucleare in Cina
J. Matthew Roney
www.earth-policy.org/data_highlights/2015/highlights50
Earth Policy Release
Data Highlight
5 Marzo 2015

La Cina, il paese che sta costruendo più reattori nucleari di ogni altro, ha continuato nel 2014 a ottenere più energia elettrica dal vento che dalle centrali nucleari.
Ciò è avvenuto nonostante le velocità medie del vento in diminuzione nel corso dell’anno.
L’elettricità generata dai parchi eolici cinesi nel 2014 — il 16 per cento in più rispetto all'anno precedente — potrebbe alimentare più di 110 milioni di case cinesi.

La Cina ha aggiunto un record mondiale di 23 gigawatt di nuova capacità eolica nel 2014, per una capacità cumulativa installata di circa 115 gigawatt (1 gigawatt = 1.000 megawatt).
Quasi l’84 per cento del totale — o 96 gigawatt — è collegato alla rete e invia energia libera da carbonio ai consumatori.

Mentre l’installazione degli impianti di energia eolica in Cina decollò a metà degli anni 2000, l’espansione di rete elettrica e infrastrutture di trasmissione non poteva tenere il passo.
Ma la situazione sta migliorando: la Cina sta costruendo il più grande sistema di trasmissione ad altissima tensione del mondo che collega le lontane province settentrionali e occidentali ricche di vento a quelle centrali e orientali più popolate.
Allo stesso tempo, il governo sta fornendo incentivi per lo sviluppo eolico in aree meno ventose, ma più vicine ai centri abitati.
I progressi nella tecnologia eolica possono consentire una maggiore produzione di energia in luoghi privi delle risorse eoliche più forti.

L’obbiettivo eolico della Cina è quello di avere 200 gigawatt connessi alla rete entro il 2020.
Secondo la China National Energy Administration, lo stato cinese ha quasi 77 gigawatt di capacità eolica in costruzione: questo rende tale obiettivo molto vicino alla realizzazione.
Gli sforzi per rafforzare la rete e per collegare più turbine stanno riducendo la quantità di potenziale generazione eolica persa ogni anno a causa delle riduzioni che accadono quando le turbine devono smettere di produrr, perché la rete non può ricevere più energia elettrica.
Dal 2012, il tasso di questa riduzione nei parchi eolici cinesi è diminuito di oltre la metà; tuttavia, sono ancora necessari ulteriori miglioramenti.

Proprio mentre persegue il più ambizioso obiettivo di energia eolica al mondo, la Cina ha anche, innegabilmente, il programma di costruzione nucleare più aggressivo del mondo: pari a 25 dei 68 reattori oggi in costruzione nel mondo.
6 reattori per un totale di 6 gigawatt di capacità sono andato in rete in Cina nel 2013 e nel 2014.
Un altro reattore è entrato in rete nel mese di gennaio 2015, portando la capacità nucleare nazionale a 20 gigawatt e a 24 reattori.
Ma per raggiungere l’obiettivo nucleare del governo di 58 gigawatt entro il 2020, la Cina non ha solo bisogno di completare i reattori attualmente in costruzione — la maggior parte dei quali sono in ritardo — avrà bisogno di iniziarne e finirne un’altra dozzina.

Diversi fattori abbassano le probabilità che la Cina raggiunga il suo obiettivo nucleare.
Dopo il violento terremoto e lo tsunami che provocarono la fusione nucleare del 2011 a Fukushima, in Giappone, il governo cinese sospese le approvazioni di nuovi reattori in quanto preferì mettere in sicurezza quelli operativi e in costruzione al momento.
La moratoria è stato revocata alla fine del 2012, ma per più di due anni nessun nuovo reattore ha ricevuto il permesso per essere costruito.
Nel mese di febbraio 2015, come è noto, una centrale nucleare nella provincia di nord-est di Liaoning ha ottenuto il via libera per l’espansione di due reattori.
In genere, la costruzione di un reattore in Cina dura sei anni a partire dal momento dell’inizio (a fronte di un anno o meno medio per la centrale eolica).

A complicare ulteriormente il quadro nucleare della Cina va aggiunto che i luoghi immobiliari adatti per costruire nuovi reattori lungo la costa — con facile accesso all’acqua di raffreddamento — sono sempre più scarsi.
A seguito del disastro di Fukushima, l’opposizione pubblica ai reattori nelle province interne sismiche della Cina è cresciuta, spingendo i funzionari ad accantonare i progetti dei reattori proposti alle province non costiere fino al 2015, come minimo.

Indipendentemente da quando il governo deciderà di iniziare l’approvazione dei reattori interni, gli sviluppatori nucleari si troveranno ad affrontare la scarsità acqua fresca.

Forse la domanda più grande rispetto al futuro del nucleare in Cina è il destino del reattore Sanmen da 1 gigawatt in costruzione nella provincia di Zhejiang.
Progettato dalla Westinghouse, questo è un reattore di “III generazione” classificato come molto più sicuro rispetto alle tecnologie nucleari precedenti, per le sue caratteristiche di resistenza al terremoto e alle mareggiate e alla sua capacità di continuare raffreddamento in caso di prolungata perdita di potenza.
Sanmen è sia la base per i reattori cinesi protettati per la terza generazione che un banco di prova per la tecnologia a stretta sorveglianza di tutto il mondo.

Quando la costruzione prese il via a Sanmen nel 2009, il completamento era stato proiettato per la fine del 2013.
Incolpando le crescenti preoccupazioni di sicurezza e le modifiche alla progettazione post-Fukushima, lo sviluppatore ha spinto questa data fino al 2015.
Poi, nel gennaio 2015, l’ingegnere capo della State Nuclear Power Technology Corp. Della Cina, Wang Zhongtang, ha annunciato che Sanmen non avrebbe generato elettricità fino al 2016, come minimo.
Poiché il progetto viene eseguito con ulteriori ritardi e va oltre le spese aggiuntive, nuovi dubbi sono gettati sulla capacità del disegno di catalizzare la crescita più veloce del nucleare in Cina.

Il panorama energetico cinese cambia rapidamente.
Il consumo di carbone, che fornisce circa il 75 per cento dell’elettricità cinese, è sceso di quasi il 3 per cento nel 2014, secondo i dati ufficiali dal National Bureau of Statistics cinese.
Nel frattempo, oltre alla crescita impressionante del settore dell’energia eolica, la Cina sta rapidamente espandendo la sua capacità di generazione solare.
Con 28 gigawatt entro la fine del 2014 e progetti per altri 15 gigawatt nel 2015, la Cina potrebbe sorpassare la Germania per il primo posto nel settore solare nel giro di pochi mesi.
Mentre la Cina guarda a soluzioni energetiche per ridurre l’inquinamento atmosferico che soffoca le sue città, per conservare l’acqua, e frenare le emissioni di carbonio, diventa chiaro che le energie rinnovabili offrono un percorso più rapido rispetto all’energia nucleare.
# # #

I dati e fonti aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Preordina la tua copia dell’ultimo libro del Policy Institute, The Great Transition per ulteriori notizie interessanti sull’energia.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!

Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: J. Matthew Roney
Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 29 luglio 2015.

 
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Un'estate decisiva per l'economia e la pace in Europa

NOTA
Un’estate decisiva per l’economia e la pace in Europa

27 Luglio 2015
Di F. Allegri
Questi mesi sono decisivi per i destini della ripresa economica europea e per la pace nel vecchio continente: pare che si possa sviluppare un cauto ottimismo.
L’UE aveva dato 7 miliardi di aiuti militari all’Ucraina mentre erano in corso delle trattative di pace infinite (lo sono ancora) e dopo un altro scontro diplomatico serrato (che si può mettere in parallelo) la Francia è riuscita a mediare e ad imporre in questi giorni un piano per il salvataggio finanziario greco che prevede un impegno economico a breve, sempre di quasi 7 miliardi di euro.
Intanto continua la guerra a bassa intensità e scaramucce da stallo bellico e da tregua fragile a causa della presenza in ucraina di addestratori militari americani.
Per gli USA la guerra in Ucraina è più importante del contrasto all’ISIS in Siria ed in Iraq, a mio avviso e voglio sottolineare che questo stato ha un esercito sparuto e impreparato e rischia di delegare il conflitto a milizie private incontrollabili.
Sono stati mesi difficili, la trattativa per l’aiuto a breve alla Grecia non finiva mai, abbiamo avuto un vero e proprio braccio di ferro che ha dato all’Italia un’opportunità esclusiva.
Questa trattativa ha reso evidente il vero volto dell’UE, il solo possibile e non modificabile.
Le bugie ideologiche residuali di spinelli e altri europeisti utopici rifiorite dopo il crollo del muro di Berlino dovrebbero fare i conti con la realtà!
Non lo stanno facendo e continuano ad essere propinate agli italiani sempre più distanti da una classe politica che si rivela sempre più inadeguata e costosa.
Quando il tempo stringeva, la classe politica italica ha proseguito il suo delirio improduttivo e finalizzato al mantenimento del fragile consenso interno.
Intanto il collasso economico dell’Ucraina accelera (l’inflazione è altissima, ci sono stati i razionamenti alimentari) e la pace è sempre più una necessità impellente.
L’Europa non può permettersi bassi profili e scelte precarie e servirebbe pure un ruolo indipendente dal peggior imperialismo americano che è conservatore anche sotto la presidenza di Obama.
Intanto, mentre l’Europa latita, solo la Cina media.

 
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Nota su Capitan Harlock

Post n°900 pubblicato il 23 Luglio 2015 da amici.futuroieri
 

Riedizione di un ricordo
Di I. Nappini

Oggi ripresento ai lettori un pezzo di alcuni anni fa.
Esso nonostante il tempo non ha perduto la sua ragion d'essere, anzi.
Va da sé, quanto più volte ho scritto.
La serie classica di Harlock è un prodotto commerciale che ha fatto per qualche ignoto miracolo un salto oltre la sua ombra e si è trasformato in opera d'arte; la censura appare quindi scontata in questo caso.
Non so spiegarmi perchè è successo questo, e se dovessi trovare delle spiegazioni porterei ai miei lettori le mie considerazioni, forse banali.
Tuttavia c'è un elemento tipico dell'arte ed è il fatto che il fruitore di essa trova sempre nuove valenze, nuove suggestioni.
Ho rivisto la scena del Daiba che spara sulla bandiera a distanza di quasi cinque anni e mi sono accorto che essa è attuale.
Anche oggi poiché qui nel Belpaese i punti di riferimento si dissolvono e in tanti si considerano traditi e svenduti dall'Europa, dalla politica, dal centro, dalla destra, dalla sinistra.
In questo contesto la scena del Daiba e del suo secco NO a bandiere di fedeltà morte e folli o criminali e corruttrici diventa una sorta di specchio deforme di un elementare e infantile desiderio di chiudere i conti e ripartire da zero, forse di fuga dalla realtà ormai divenuta irrespirabile.
Nel gesto elementare e radicale del personaggio inventato dal maestro del fumetto giapponese Leiji Matsumoto scorgo un luogo comune, un desiderio represso, una volontà inconscia di dire ORA BASTA che emerge come un sogno ricorrente nella testa di tanti.
Ne sono convinto.
Perchè altrimenti così tanti talenti e persone di merito che cercano di andar a vivere altrove, perchè questa forte attrazione che molti sentono per epoche morte o passioni politiche di un diverso secolo, perchè al contrario molti cercano di nascondersi la realtà con suggestioni ideologiche.
Il Daiba di ieri appartiene con forza all'oggi.


Nota sulla libertà sostanziale e sull’eroe virtuale

La nota riguarda, manco a farlo apposta, una cosa che ho visto su youtube durante questa pasqua del 2010.
Si tratta di un video che presenta uno spezzone di tre minuti sulla serie classica di Capitan Harlock andata in onda in Italia nel lontano 1979, allora ero un bambino e la serie mi fece una grande impressione.
Solo che uscì censurata e non solo per questioni morali o culturali ma anche per motivazioni vagamente politiche, l’Italia era allora nei suoi anni di piombo.
Adesso che trenta lunghi anni sono passati la serie è già stata oggetto di una riedizione integrale in DVD con le parti censurate riportate in giapponese sottotitolato in lingua italiana.
Fra queste parti c’è il giuramento di Daiba un giovane scienziato che per vendicare il padre assassinato dalle aliene si unisce alla ciurma di Harlock, il pirata dello spazio che con la sua astronave da guerra combatte una lotta impari contro i nemici dell’Umanità.
Le scene allora censurate che il video ripropone sono quella nella quale il giovane Daiba è indignato per il comportamento imbelle, scellerato e criminale del governo terreste retto da un presidente autoritario, corrotto e dissoluto; il giovane spara alla bandiera del suo paese al grido di “Tu non sei più la mia bandiera” e con un congegno chiama l’astronave pirata per farsi arruolare.
La seconda scena censurata è quella del giuramento nella quale Daiba giura di combattere sotto la bandiera pirata, bandiera nera con i teschi e le tibie incrociate, per gli ideali di libertà, di giustizia e per la sua vendetta.
Queste due scene davano fastidio e furono rimosse, il montaggio non rese giustizia alla puntata che davvero merita di essere vista integralmente a distanza di così tanto tempo.
Oggi si può guardare al passato della Prima Repubblica con la certezza che essa temeva anche i cartoni animati giapponesi.
Qui occorre fare una riflessione: o il popolo italiano aveva dei fifoni al potere oppure questo minuscolo episodio fa pensare che il problema sia dato da una identificazione fra cittadino e Stato debolissima, così debole da far sì che la serie classica di Harlock poteva essere un problema tale da consigliare tagli e censure che hanno distorto il senso dell’opera nipponica in quarantadue puntate.

Per saperne di più e vedere la cosa: http://www.youtube.com/watch?v=7Cn3n-PxouE
Su Harlock e la sua ricezione in Italia cfr. Elena Romanello, Capitan Harlock , Avventure ai confini dell'Universo..., Iacobelli Edizioni, Roma, 2009

 
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INFORMATIZZAZIONE E SOCIETA'

Il Maestro - terzo atto – Terza conversazione
Il secondo ragionamento di Gaetano Linneo: INFORMATIZZAZIONE E SOCIETA’

20 febbraio 2015
Di I. Nappini

Franco: E allora, ammettiamo che sia così. Per il piacere di parlare acconsento di sostenere l’idea che l’essere umano sia soggetto a miglioramento, a elevazione spirituale e fisica.
Perché non dovrebbe esser così. Al giorno d’oggi sono viventi sul pianeta circa sette miliardi di umani, e in aumento costante.
Fosse solo per una questione di statistica dovrà venir fuori qualcosa di buono.

Clara Agazzi: Questo è vero e proprio ottimismo, ma caro Franco devi spiegare perché.

Paolo Fantuzzi: Giusto perché esser in sette miliardi non dovrebbe piuttosto risolversi in un disastro tremendo; in una vera e propria apocalisse per le risorse, IN UN CONFLITTO GLOBALE DI CIVILTÀ PER L’EGEMONIA E I POTERE NEL SENSO PIÙ GRETTO E ROZZO DEL TERMINE.

Stefano Bocconi: Son stato a giro in pochi paesi, ma per quello che posso capire non c’è da esser ottimisti.

Franco: Dunque. IL PROBLEMA È PERCHÉ POSSO ESSER OTTIMISTA.
Per prima cosa non confondetemi per qualcun altro.
Il mio pensiero non è un facile sorriso da cartellone pubblicitario o il ragliare dell’ebete.
Prendiamo in esame le tre esse di cui si è detto prima e fra esse scegliamone una: i Soldi.
Cosa muove il desiderio di far soldi se non L'AVIDITÀ E LA COMPETIZIONE FRA UMANI.
La televisione fa vedere uomini ricchi, ma vecchi, ma con miliardi, ville, barche grandi, servitù e donne bellissime come amanti e l’uomo della strada preso da emulazione e invidia vorrebbe competere con questi signori del denaro.
Con cinque minuti di spot sulla vita di uno di questi signori si possono spingere milioni di umani sulla strada dell’invidia, dell’emulazione e della competizione anche sleale.
Eppure esiste il contrario di questa condizione che per forza di cose porta al conflitto e a una società incattivita e competitiva.
SI TRATTA DELLA COLLABORAZIONE.
Ma qui arriva una diversa immagine, ormai rara.
Uomini e donne che vivono serenamente e si dividono le difficoltà e sopportano in gruppo il male di vivere, tendenzialmente un mondo di eguali o con uguali diritti o con compiti divisi equamente.
Allora l’opposto di una società competitiva e aggressiva esiste, è concepito.
Quindi questo contrario certamente troverà una sua dimensione pratica di vita quando il modello presente sarà fallito, quei sette miliardi oggi in conflitto per le risorse e divisi dall’appartenenza a diverse e ostili civiltà potrebbero collaborare, condividere saperi, trovare soluzioni ai gravi problemi di salute, sviluppo, ricerca, distribuzione delle risorse.
Poi c’è il fattore non ponderabile.
ESISTE LA POSSIBILITÀ, SE NON DI UN MIRACOLO, DI UN QUALCHE EVENTO IMPREVISTO CHE FA SVOLTARE, CHE CAMBIA LA STORIA.
Magari in modo traumatico.
Potrebbero esser rese disponibili risorse materiali e di conoscenza da migliorare la condizione di vita, la salvaguardia della vita sul pianeta e la salute.
INTANTO VEDO QUEL CHE POSSO FARE IO NEL MIO PICCOLO CON IL MIO BLOG, NELLA MIA ZONA, NEL QUARTIERE, NEL COMUNE, FACCIO LA MIA PARTE PER RENDERE MENO MARCIO E SPORCO QUESTO MONDO.

Stefano Bocconi: Veramente buoni propositi. Ma sull’umanità non punterei un soldo.
Perché i popoli, le civiltà, come le chiami tu, non dovrebbero regredire a una forma di conflitto permanente, perché gli umani non dovrebbero uccidersi per un fiume, una valle, una miniera di rame?

Paolo Fantuzzi: In effetti aspettando miracoli nel mondo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale si son combattute decine e decine di guerre.
LA VIOLENZA RAZIONALE E TECNOLOGICA tende a sostituire la collaborazione, il dialogo, la ragionevole distribuzione delle risorse e delle ricompense per il lavoro svolto.

Gaetano Linneo: Precisamente, questo è il punto.
Tuttavia volevo far osservare che la rete non è poi così gratuita.
Essa è il sesto continente del commercio e forse il settimo per la pubblicità e le informazioni utili a creare il profilo di gruppi di consumatori e non solo.
IL FATTO CHE GENTE CHE SCRIVE DI COSE SERIE, DI SCIENZA, DI CULTURA, DI MATERIE UMANISTICHE USI LA RETE E I SOCIAL NETWORK O ALTRO NON VUOL DIRE CHE SI HA IL POSSESSO DI QUALCOSA.
Per mandare avanti il sistema ci vogliono delle strutture molto concrete, interi capannoni di macchinari complessi e computer di grande potenza.
Gli Hard Disk di questo mondo immateriale della rete sono di metallo e silicio, questo virtuale è molto più concreto di quanto sembra.
E per mandare avanti l’industria elettronica dio consumo e tutto quello che ci gira intorno ci sono grandi multinazionali che macinano enormi profitti, milioni di utenti e consumatori felici di divertirsi e consumare e gente povera che è in fondo alla stiva a remare.
Ovvero quelli che materialmente e per pochi soldi e spesso in una paese povero o autoritario, lavorano per costruire quelle merci che servono per comunicare, leggere, telefonare nel mondo della terza rivoluzione industriale.
Inoltre c’è il problema dei dati personali che girano sulla rete i quali sono utili per creare profili.
Profili di tutti i tipi: alla polizia interesserà il delinquente, alla società di pubbliche relazioni il profilo di un potenziale consumatore e così via.
NO LA RETE È QUALCOSA CHE LA GENTE SERIA CHE VUOLE UN MIRACOLO DI PURIFICAZIONE PER L’UMANITÀ NON CONTROLLA.
La gente solidale, buona, seria, moralmente e culturalmente filantropica di solito non ha le strutture che gestiscono i miliardi d’informazioni o data center, non ha potere sui servizi segreti, non sa quasi nulla di cosa siano davvero le macchine che usa per comunicare.
La gente seria di cui si ragiona è isolata come gli altri o immessa in recinti virtuali dove parla con i suoi simili e affini.
MAGARI IN QUESTI RECINTI DI UGUALI E DI AMICI USA MAGARI BENE E CON GRANDE CAPACITÀ STRUMENTI DI COMUNICAZIONE SU CUI NON HA POTERE MATERIALE.
Questi recinti di gente che pensa cose belle e buone non si espandono più di tanto e il sistema nel suo complesso è e rimane incentrato sul capitalismo.
Sul potere finanziario tanto per capirsi, sui grandi signori del denaro che acconsentono a una sorta d’opposizione parcellizzata e divisa che spesso si rivolge anche contro i loro nemici del momento per il semplice motivo che non temono da quella parte lì.
CI VORREBBE UNA MASSA MAI VISTA PRIMA DI UMANI CHE CONVERGONO SU UNA PIATTAFORMA DI RIVENDICAZIONI SINDACALI, ECOLOGICHE, PACIFISTE, CONSIDERAZIONI DI PURO BUONSENSO TALI DA COLPIRE IN PROFONDITÀ IL PRESENTE DIO - DENARO.

Franco: Le tue considerazioni d’opposizione sono brillanti ma non nuove.
E’ vero c’è quest’ambiguità di fondo.
Eppure io penso che si possa lo stesso fare il salto, intendo un salto nella speranza, nella credenza che si possa dare da sé un perfezionamento dell’essere umano che sia fisico e mentale di salvezza.
Se gli umani hanno costruito un sistema di comunicazione di questa complessità perché esso non potrebbe fra le pieghe delle sue contraddizioni favorire quello che auspico, OSSIA IL TENDERE ALLA PERFEZIONE.

 
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Cosa sta succedendo in Canada?

Foto di amici.futuroieri

Nell’interesse pubblico
Cosa sta succedendo in Canada? Lettera aperta al Primo Ministro.

Ralph Nader
18 febbraio 2015


All’Onorevole Stephen Harper, Primo Ministro canadese
80 Wellington Street
Ottawa, ON K1A 0A2


Caro Primo ministro:

Molti americani amano il Canada ed i benefici specifici che sono venuti al nostro paese dai molti successi del nostro vicino settentrionale (vedi I primati del Canada di Nader, Conacher e Milleron).
Sfortunatamente, la vostra ultima proposta legislativa — la nuova legge antiterrorismo — è descritta dai principali studiosi canadesi delle libertà civili come pericolosa per la democrazia canadese.

Una critica centrale è stata abilmente sintetizzata in un editoriale del febbraio 2015 di Globe and Mail intitolato “Il Parlamento deve respingere il Secret Policeman Bill di Harper”, vale a dire:

“Il primo ministro Stephen Harper non si stanca di raccontare ai canadesi che siamo in guerra con lo Stato islamico.
Sotto la nube di paura prodotta dalla sua iperbole ripetuta circa la portata e la natura della minaccia, egli vuole ora trasformare la nostra agenzia di spionaggio domestico in qualcosa che assomiglia inquietantemente ad una forza di polizia segreta.
I canadesi non dovrebbero essere disposti ad accettare una tale minaccia evidente alle loro libertà fondamentali.
Le nostre leggi esistenti e la nostra società sono abbastanza forti per resistere alla minaccia del terrorismo, senza compromettere i nostri valori”.

Particolarmente evidenti nel vostro annuncio sono state le vostre espressioni esagerate che superano la paranoia da cane da attacco del capo di Washington, l’ex vice-presidente D. Cheney.
Mr. Cheney periodicamente si ricorda di aggiornare la sua guerra patologica diffondendo l’ignoranza dei fatti — passati e presenti — inclusa la sua guerra criminale di aggressione che devastò l’Iraq —  un paese che mai minacciò gli USA.

Siete citato per aver detto che “il terrorismo jihadista è uno dei nemici più pericolosi che il nostro mondo abbia mai affrontato”, come un predicato per la vostra reazione eccessiva e lorda contro il “jihadismo violento che cerca di distruggere” i “diritti” canadesi.
Davvero?

Di grazia, quali diritti radicati nella legge canadese sono combattuti dai “jihadisti” da cancellare in Medio Oriente?
Lei parla come George W. Bush.

Come si abbina il “jihadismo” con le vite di decine di milioni di civili innocenti, distrutte fin dal 1900 dal terrorismo di stato — ad ovest e ad est, da nord e da sud — o con gli sforzi continui per prendere o occupare un territorio?

Il leggere il vostro oratorio apoplettico ricorda una delle prime storie del vostro Paese come una delle forze di pace del mondo ispirate da Lester Pearson alle Nazioni Unite.
Quel nobile scopo è stato sostituito schierando i soldati canadesi al servizio bellicoso dell'impero americano e delle sue guerre controproducenti, delle invasioni e degli attacchi che violano la nostra Costituzione, le leggi e i trattati internazionali dei quali entrambi i nostri paesi sono firmatari.

A cosa è servita tutta pesta perdita di vita americana post-11/09 unita ai ferimenti e alla malattia, oltre che a migliaia di miliardi di dollari dei contribuenti americani?
Ha portato alla stabilità di quelle nazioni invase o attaccate dagli Stati Uniti e dai suoi riluttanti “alleati” occidentali?

Proprio il contrario, il contraccolpo colossale evidenziato dalla metastasi delle propaggini di Al Qaeda e di nuovi gruppi simili come il sedicente stato islamico prolifica ora e minaccia più di una dozzina di paesi.

Ha digerito quello che sta accadendo in Iraq e perché il primo ministro Jean Chrétien ha detto di no a Washington?
O la Libia caotica di oggi, che come l’Iraq non ha mai avuto alcuna presenza di Al-Qaeda prima degli attacchi militari destabilizzanti degli USA?
(Veda l’editoriale del New York Times del 15 Febbraio 2015 dal titolo “What Libya’s Unraveling Means”.)

Forse troverete più credibile un ex veterano il CIA station chief ad Islamabad, in Pakistan, Robert L. Grenier.
Scrivendo nel suo libro appena pubblicato: 88 Days to Kandahar: Un Diario CIA (Simon & Schuster), riassume la politica del governo USA in questo modo:
“Il nostro abbandono attuale dell’Afghanistan è il prodotto di uno ... sbilanciamento colossale, dal 2005 in poi”.

Egli scrive: “nel processo travolgemmo un paese primitivo, con una popolazione in gran parte analfabeta, una piccola economia agraria, una struttura sociale tribale e con istituzioni nazionali nascenti. Abbiamo innescato una massiccia corruzione attraverso la  nostra dissolutezza; convincendo un numero considerevole di afgani che eravamo, di fatto, degli occupanti e facilitando la rinascita dei talebani” (Alissa J. Rubin, Robert L. Grenier’s ‘88 Days to Kandahar, 'New York Times, 15 Febbraio 2015).

Voi potete ricordare lo zar del contro-terrorismo alla Casa Bianca di George W. Bush, Richard Clarke che scrisse nel suo libro del 2004, Against All Enemies: Inside America’s War on Terror — What Really Happened: “Fu come se Osama bin Laden, nascosto in qualche ridotta di alta montagna, si fosse impegnato in un controllo mentale di George Bush a lungo raggio, cantando, ‘invadi l’Iraq, tu devi invadere l’Iraq’.”
Mr. Bush commise un “sociocidio” contro quel paese di 27 milioni di persone.
Oltre 1 milione di civili iracheni innocenti persero la vita, oltre a milioni di malati e feriti.
I rifugiati hanno raggiunto i 5 milioni e sono in crescita.
Ha distrutto i servizi pubblici fondamentali e ha scatenato stragi settarie — massicci crimini di guerra, che a loro volta producono contraccolpi in continua espansione.

I canadesi potrebbero essere più preoccupati per le vostre pratiche e per le politiche dittatoriali in aumento, come questo disegno di legge per i tribunali e il diritto segreto in nome della lotta al terrorismo — anche vagamente definito.
Studi quali pratiche comparabili sono state fatte negli USA - un corso che voi state imitando, compresa la militarizzazione delle forze di polizia (veda The Walrus, dicembre 2014).

Se fosse approvata questa legge
, aggiunta all’autorità legale già stringente, si amplieranno le vostre burocrazie della sicurezza nazionale e i loro conflitti di attribuzione, incoraggiando ulteriormente la curiosità diffusa e i rastrellamenti, la grande paura e il sospetto tra i canadesi rispettosi della legge che soffocano la libertà di parola e l’azione civica e drenano miliardi di dollari che potrebbero essere utilizzati per le necessità della società canadese.
Questa non è un’ipotesi.
Insieme ad una rete di sicurezza sociale già sfilacciata, che una volta era l’invidia del mondo, voi avete fatto scappare quasi 30 miliardi di dollari per l’acquisto di F-35 non necessari e costosi (compresa la manutenzione) per salvare il progetto dal bilancio fallimentare di Washington degli F-35.

Voi potreste pensare che i canadesi cadranno in preda di una politica di paura prima di un’elezione.
Ma voi potreste fraintendere l’estensione di una misura che permetterà ai canadesi di collegare il loro Maple Leaf agli artigli aggressivi di un American Eagle dirottata.

Il Canada potrebbe essere un modello per l’indipendenza contro il contesto di avventure militari americane da bancarotta impegnato in grandi profitti aziendali ... un modello che potrebbe aiutare entrambe le nazioni a ripristinare i loro angeli migliori.

Cordiali saluti,

Tradotto da F. Allegri il 16/07/2015.

 
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Quando Renzi osannava le province

Quando Renzi osannava le province
17/02/2015
Di Ecogabbiano

Riportiamo fedelmente lo stralcio di una mail inviata da Matteo Renzi a tutti i dipendenti della Provincia di Firenze, allorché da Presidente già pianificava il balzo verso il nuovo prestigioso taxi: Palazzo Vecchio.
Sulla coerenza con quanto “il bomba”, come pare lo chiamassero a scuola, ha affermato in tempi più recenti non è compito nostro soffermarsi. Può semmai essere un utile esercizio di spirito critico per ogni visitatore del blog.
Buona lettura da EcoGabbiano !!

—– Original Message —–
From:
To:
Sent: Monday, September 29, 2008 11:00 AM
Subject: Gli impegni che ci aspettano

Gentili amiche, cari amici della Provincia di Firenze, avverto il desiderio di scriverVi quest’oggi, all’inizio di una giornata e di un periodo particolarmente impegnativi.

Siamo alla fine del mandato amministrativo che gli elettori mi hanno affidato nel giugno del 2004. Sono stati anni complessi ma affascinanti.
E sono convinto che oggi la Provincia di Firenze – grazie soprattutto al Vostro lavoro – sia più forte di prima. Più efficiente di prima. Più visibile di prima.
Chi ha avuto a che fare con noi, con le professionalità che possiamo esprimere, sa perfettamente che è impossibile definirci “un ente inutile”.

(…)

So che in diverse circostanze ci siamo confrontati sulla questione della gestione delle risorse umane. Lo scorso anno, proprio in questo periodo, all’Auditorium del Palazzo dei Congressi abbiamo organizzato un momento di incontro al termine del quale l’Amministrazione ha preso degli impegni.
Vi confesso che ho pensato a lungo di coinvolgervi nuovamente in un appuntamento analogo quest’anno. Ma la particolarità della situazione politica mi ha costretto a fare un passo indietro.
Già lo scorso anno alcune voci si erano levate contro il rischio di una “passerella elettorale”.
Ora che siamo nell’imminenza del rinnovo la polemica sarebbe stata ancora più feroce e avrebbe impedito una serena discussione nel merito.

Con questa mail allora voglio provare a dare le risposte sulle quali ci siamo impegnati concretamente. La politica, infatti, è credibile per quello che fa più che per quello che dice.

1) Progressioni verticali. Nell’incontro dello scorso anno fu sottolineata da alcuni di voi l’assoluta necessità di prevedere opportunità di avanzamento professionale per chi da tanti anni (troppi anni) è sostanzialmente “inchiodato nella sua posizione.” E’ in corso da tempo una serrata discussione su questo con le Organizzazioni Sindacali. Nel reciproco rispetto dei ruoli, assumo formalmente l’impegno che entro il 15 dicembre 2008 questa Amministrazione proceda a bandire la selezione per la prima parte delle progressioni verticali, per un totale di 57 posizioni. Nel primo semestre del 2009, poi, provvederemo a ulteriori opportunità per un numero di lavoratori analogo a quello delle nuove assunzioni (tendenzialmente valutabili in una cinquantina di unità). Da qui alla fine del mandato, dunque, la concreta opportunità di una progressione verticale sarà alla portata di oltre 100 lavoratori della Provincia.

2) Stabilizzazioni. In ottemperanze alle disposizioni di legge, abbiamo cercato di risolvere nel modo più rapido e inclusivo possibile la questione delle c.d. stabilizzazioni. Anche questo era stato un tema affrontato lo scorso anno nell’intervento del rappresentante del gruppo dei precari della Provincia. Lo scorso anno abbiamo provveduto a stabilizzare 25 lavoratrici e lavoratori. La giunta di venerdì scorso ha approvato un atto che consentirà l’ingresso a tempo indeterminato di altre 42 persone. Contestualmente abbiamo trasformato 52 contratti di collaborazione coordinata e continuativa in altrettanti contratti a tempo determinato. Tengo a sottolineare che questo processo, concreto e immediato, non ha conosciuto i problemi che in altre amministrazioni si sono verificati.

3) Concorsi. Conseguenza logica dei primi due punti qui richiamati è il bando per i concorsi dall’esterno. Anche in questo caso entro il 15 dicembre l’Amministrazione provvederà a bandire concorsi per almeno 40 nuove assunzioni.

(…)

Spero di conoscere le Vostre opinioni e le Vostre critiche rispetto a quanto espresso in questa email. Tengo come sempre al confronto tra di noi. L’indirizzo, lo conoscete, è il solito: presidente@provincia.fi.it.

Un saluto cordiale, e buon lavoro di cuore a tutti e a ciascuno.
Matteo Renzi

PS: In queste ore i giornali si stanno occupando molto, forse troppo, di quello che farò io da grande. Non credo sia così interessante. Sono stato educato a rispettare gli impegni presi. Mai lasciare un incarico a cui ti ha chiamato la gente. Qualunque sia il mio futuro, fino all’ultimo giorno di lavoro qui dentro, in questo straordinario Palazzo Medici, sono certo che saremo tutti insieme coerentemente e convintamente a servizio dell’Istituzione che abbiamo l’onore di rappresentare.
Vi ringrazio in anticipo per questo.

 
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Consiglio comunale aperto

Post n°896 pubblicato il 10 Luglio 2015 da amici.futuroieri
 

CONVOCAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE “APERTO” DEL 13 LUGLIO A STABBIA
10/07/2015
Di F. Allegri

L’amministrazione comunale comunica che è convocata per il giorno 13 luglio 2015, alle ore 21:00 a Stabbia, Piazza Guido Rossa un’adunanza “APERTA” del consiglio comunale ai sensi dell’articolo 27 commi 6, 7, 8, 9 del regolamento del consiglio comunale.
Esso avrà per oggetto l’evento calamitoso del 19 settembre 2014: il punto della situazione.
Il consiglio comunale consentirà a tutti i partecipanti di porre domande al sindaco, alla giunta ed ai consiglieri o di intervenire al dibattito e osserverà il seguente regolamento stabilito dai capogruppo consiliari in un’apposita conferenza.
REGOLAMENTO
1) Ogni cittadino che intende intervenire dovrà preventivamente registrarsi presso un’apposita segreteria che sarà predisposta in adiacenza all’area del dibattito.
Le registrazioni saranno aperte e consentite fino alle ore 22:00 per dar modo di poter organizzare gli interventi di tutti e le eventuali risposte e/o repliche degli amministratori comunali.
2) Gli interventi possono essere posti sia in forma di domande da rivolgere agli amministratori comunali, sia come semplici contributi alla discussione, comprese eventuali proposte da avanzare agli amministratori; in ogni caso, gli interventi, in qualunque forma vengano posti, dovranno attenersi esclusivamente all’oggetto della discussione, non potranno quindi riguardare problematiche amministrative non attinenti all’evento calamitoso dello scorso 19 Settembre, non potranno vertere su problemi individuali, né trattare singoli episodi che non siano collegati alle problematiche legate alle conseguenze dello stesso evento calamitoso.
3) Gli interventi, sia in forma di domande, sia in forma di contributo alla discussione, sia in forma di proposta, saranno comunque contenuti in un arco di tempo variabile dai 3 ai 5 minuti ciascuno, a seconda del numero di persone che si sono preventivamente registrate; ciò per dare modo a tutti coloro che intendono intervenire di poterlo fare, garantendo anche un adeguato tempo di replica ai Consiglieri Comunali, agli Assessori, al Sindaco.
4) Eventuali proposte formulate dai cittadini intervenuti saranno verbalizzate e potranno essere oggetto di specifica trattazione e messa in votazione in successivi futuri Consigli Comunali.
5) Sul rispetto delle sopra esposte regole vigilerà il Segretario Comunale che, qualora ricorrano le condizioni, potrà anche interrompere l’esposizione da parte dei cittadini, o per il superamento del tempo a disposizione o per la violazione delle regole sopra elencate.

 
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Ragionamento di Gaetano Linneo

Il Maestro - terzo atto – Seconda conversazione
Ragionamento di Gaetano Linneo

09 Febbraio 2015

Franco: Quello che posso fare faccio. Certo che se avessi a disposizione strumenti costosi e un team di esperti ben pagati farei altrimenti. La rete e i suoi strumenti di condivisione e comunicazione sono per me una risorsa straordinaria.

Gaetano Linneo: Precisamente, il mezzo è potenzialmente democratico ma tende ad essere dispersivo. Si tratta di qualcosa che contiene le cose più diverse e nelle lingue le più diverse, apparentemente senza uno scopo preciso e senza capacità di scelta.
Una vera e propria enciclopedia universale caotica, contraddittoria e sempre in evoluzione, una rappresentazione costante e capillare di cosa produce, pensa e mostra la parte dell’umanità integrata con la civiltà industriale.
Ma proprio la civiltà industriale va compresa bene e con ampiezza di strumenti critici e professionali perché essa ha in sé una grave contraddizione irrisolta che come sai e sanno i tuoi lettori consiste nel pensare una crescita infinita in presenza di un pianeta dalle risorse limitate.

Franco: Infatti, chi nega il contrario. Ma cosa mi rappresenta questo discorso.

Gaetano Linneo: UNA CIVILTÀ INDUSTRIALE CHE CERCA L’INFINITO E LA SODDISFAZIONE DI AMBIZIONE E PIACERI INFINITI IN AMBITO LIMITATO SI CONDANNA ALLA SOFFERENZA E AL DOLORE.
Questo è il caso che si spalma sul sistema.
T’invito a soffermarti per un attimo sulle tre S di cui ho detto prima.
Basta togliere i filtri e gli accessi protetti a internet per far uscire dallo schermo del computer un vero ne proprio disastro da vaso di Pandora.
Le pulsioni riassumibili in Soldi, Sesso e Sangue si manifestano apertamente o in modo occulto e con intrecci fra loro.
SE SI OSSERVA BENE QUEL CHE VIEN FUORI EMERGE UN MONDO UMANO PIENO DI FRUSTRAZIONE, AMBIZIONE, DESIDERI INAPPAGATI, PULSIONI DI MORTE, ESPLOSIONI DI ODIO, BRAMA DI PIACERI SESSUALI E DI GRANDI QUANTITÀ DI PRODOTTI DI LUSSO E DENARO.
Mi par di cogliere alle volte l’esplosione di fantasie contorte di milioni e milioni di teste.
Ci sono siti di fotografie e foto con didascalie dove emerge l’idolatria del denaro e della merce, la sessualità in tutte le forme anche le più bizzarre e violente, per tacere poi di coloro che hanno passioni ideologiche o politiche violente.
Perfino su blog di giornali e portali spesso fanno capolino linguaggi violenti, offese, esercizi d’aggressione fra troll votati all’offesa e normali scriventi.
POSSO DIRE CHE FORSE L’ESERCIZIO DELL’OFFESA E DELL’AGGRESSIONE CERCANDO DI MASCHERARE LE PULSIONI E LE PASSIONI PIÙ FORTI E PREVARICATRICI È IL SEGNO DI QUANTO SIA SEPOLTO SOTTO IL COMUNICARE.
IL MEZZO È ANCHE LA RAPPRESENTAZIONE DI UNA GRANDE FRUSTRAZIONE E DI UN GRANDE VUOTO INTERIORE E DI UN DIFFUSO ANALFABETISMO SENTIMENTALE.


Franco: Questo mi pare ragionevole, ma nel tuo discorso trascuri che si tratta di una parte della quantità di comunicazione e informazione.
Lo scopo che mi propongo quando scrivo non è quello di suscitare quello che si chiamava tanto tempo fa “lo spaventare i borghesi” e meno che mai di stuzzicare l’irrazionalità dei lettori attraverso le tre S.
Posso dire che forse se avessi avuto l’intenzione di giocare su questo aspetto avrei finito con fare ben altro.
IN FONDO QUESTA CIVILTÀ INDUSTRIALE HA UN MOTORE E SI CHIAMA CAPITALISMO.
C’è poco da fare.
LA LOGICA È DI CLASSIFICARE TUTTO IN MERCE E IN DARE E AVERE.
Del resto la rete pensata inizialmente per scopi militari, poi di comunicazione in ambito scientifico e universitario È DIVENTATA GRAZIE ALL’APERTURA AL MONDO DEL COMMERCIO E DELLA FINANZA IL SESTO CONTINENTE DOVE FAR AFFARI E FAR GIRARE MERCE E CAPITALI.
Le tre S sono elementi della mente umana, spesso del livello inconscio; ma se si guarda al mezzo dietro non c’è la mente umana MA IL CALCOLO RAZIONALE, IL DARE E L’AVERE, LA DISTRUZIONE CREATIVA DELLA CIVILTÀ INDUSTRIALE.
Lo spazio comunicativo che è venuto a darsi nella rete è l’incontro fra concretissime esigenze della civiltà industriale e l’essere umano con la sua complicazione mentale, passionale e metafisica.

Gaetano Linneo: L’umanità è astrazione. Gli umani presi uno per uno, per categorie concrete e reali, per identità collettive sono cose concrete.
ESSI SONO PORTATORI DI QUELLA MASSA DI PASSIONI, DESIDERI, AMBIZIONI, IDEOLOGIE, RABBIA REPRESSA CHE VEDO SPALMATA SULLA COMUNICAZIONE.
C’è qualcosa nell’essere umano che sembra connotato alla sua specialissima natura.
Egli riesce sempre a esser infelice della sua condizione, e si costruisce i mezzi e gli strumenti per realizzare questo correre verso qualcosa di cui non sa.
Di norma l’animale esercitate le sue funzioni vitali e placata la fame del giorno tende alla quiete.
Gli umani no.
C’è sempre qualcosa nei singoli come nei gruppi collettivi che tende a fare e lavorare per ottenere di più, per godere di più, per uccidere di più, per dominare di più, per signoreggiare di più, per possedere di più.
La natura umana sembra davvero una svolta singolarissima nella natura del mondo animale di questo pianeta.

Franco: L’essere umano è un ben strano animale, anzi sembra davvero un corpo estraneo nel contesto di questo pianeta.
Tuttavia non esiste solo questa pulsione alla crescita illimitata e potenzialmente autodistruttiva, c’è anche un sia pur tenue lume di ragione nell’essere umano.
Voglio dire esiste pure la capacità di contenere le spinte aggressive, impulsive, violente, temerarie dei singoli come dei molti.
Oggi è vero siamo dentro un momento specialissimo di passaggio.
L’UMANO TIPICO NON È CAMBIATO IN CERTI SUOI ABITI MENTALI MA HA ACQUISITO IN VIRTÙ DELLA CRESCITA NUMERICA E PRODUTTIVA LA CAPACITÀ DI AUTO-DISTRUGGERSI E DI DISTRUGGERE PER MEZZO DELLE ARMI E SUPER-ARMI CHE GLI FORNISCE LA TECNOLOGIA DELLA CIVILTÀ INDUSTRIALE.
Il bene sarebbe un vero e proprio salto evolutivo verso un miglioramento della specie tale da espandere i limiti fisici e mentali e trovare così un vaccino al pericolo di veder rovinare per qualche follia o calcolo quanto le diverse civiltà umane sono andate costruendo negli ultimi quattro secoli.
Ovvero occorre un tipo di umano in grado di fare qualcosa di quasi impossibile, contraddittorio, inverosimile.
Si tratta di superare se stesso e i suoi limiti per trovare il modo di uscire da questa civiltà industriale e passare oltre, verso un modello di vita associata che dia libero sfogo alle proprie passioni senza per questo dover configgere con il resto dell’umanità o con le risorse naturali limitate del pianeta.
PENSO SUL SERIO A UN’UMANITÀ RINASCENTE.

Gaetano Linneo: L’umanità rinnovata. Ma questa non è utopia, questo è un bel sogno a occhi aperti. Certamente questa tipologia di uomo, maschio o femmina che sia al confronto con il dato di fatto appare come il bizzarro barone di Munchhausen delle favole.
Un tipo d’eroe capace di volare sulle palle dei cannoni, di uscire da una palude in cui è caduto afferrandosi per i capelli e tirandosi in su a più non posso.
CARISSIMO, TU VUOI UN VERO E PROPRIO MIRACOLO, VUOI ANDARE OLTRE LA NATURA E LA FORMA DELL’ESSERE UMANO.

 
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PRESENTAZIONE

PRESENTAZIONE DI UN LIBRO IN PUBBLICAZIONE
“Diario Precario” di I. Nappini


La precarietà nasce con la globalizzazione della terza rivoluzione industriale.
Non ci potrebbe essere la globalizzazione mondiale senza la precarietà in USA e in Europa.
Va subito detto che la precarietà è nata in quello che chiamiamo occidente, negli stati del patto Atlantico e dell’imperialismo novecentesco.
La precarietà ha accompagnato la globalizzazione e ha scatenato la crisi interrompendo quella stagione della storia che potremmo chiamare di nuovo “belle epoque”, ma che il mondo ha conosciuto come società consumista.
La precarietà ha preceduto la crisi del 2008, ma in essa ha trovato sviluppi e compimento.
Ho scritto spesso che per capire la crisi occorre scindere l’economia mondiale nei suoi vari rami.
Attraverso la precarietà si può valutare sia la crisi industriale che quella finanziaria.
Dal lato agricolo la crisi è un fatto reale: negli ultimi 14 anni, la produzione di grano è stata inferiore ai consumi ben 8 volte riducendo ai minimi le scorte mondiali.
A livello industriale, la crisi non ha avuto una vera dimensione mondiale o se si vuole l’ha avuta solo per un anno.
Se tante industrie hanno smesso di produrre in un luogo è perché hanno cominciato in un altro!
Non si parlare di crisi perché in realtà il fenomeno in corso è l’industrializzazione dell’Asia, un continente che abbina il neo capitalismo alle dittature semplici o comuniste.
A questo punto resta da parlare solo delle sorti della finanza.
Anche questa ha una dimensione multinazionale e normalmente può assecondare la crisi agricola e l’industrializzazione mondiale, ma è evidente che essa non l’ha fatto nella sua interezza.
In questi anni c’è stato un colosso che ha sbagliato tutto, che visse una tragedie l’11 settembre 2001 nella sua sede delle torri gemelle e poi non si è più risollevata sbagliando tanti investimenti: si chiamava Lehman Brothers.
In USA le banche possono fallire, in Europa è più difficile.
Inoltre va aggiunto che la precarietà in USA è stata più forte e precedente rispetto all’Europa.
Possiamo lasciare il mondo al suo destino in questo punto ed entrare in questo libro.
Conosco il professor Nappini, da tanti anni, dai primi anni dell’università.
Lui vide la degenerazione di questa società sin dai suoi inizi, la subita seguendo le intuizioni di Pier Paolo Pasolini e tenendo nel suo cuore il dolce ricordo del mondo della sua infanzia.
Abbiamo parlato e scritto a lungo di questa crisi, l’abbiamo analizzata insieme e fui io a spingerlo a tenere un diario della vita di un precario.
Pensavo che lui dovesse saldare nella sua memoria quello che faceva di giorno in giorno e di anno in anno.
Capivo che viveva la cosa come uno sforzo di Sisifo: una fatica lunga che ogni volta ricominciava da capo.
Questo libro racchiude un anno di vita, uno specifico, ma anche uno dei tanti di questo decennio di un professore della scuola pubblica italiana.
Alla fine sono lieto di aver fatto questa breve presentazione perché mi rendo conto che qui la crisi e la precarietà incontra la persona, arriva fino all’individuo.
Questa è l’Italia e un anno di vita di un uomo: un tempo che per la finanza di oggi è il lunghissimo periodo.


Franco Allegri

 
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Oltre il prezzo del petrolio: tra Ucraina e Grecia

Oltre il prezzo del petrolio: tra Ucraina e Grecia
3 febbraio 2015
Di F. Allegri
Il South Stream cambia percorso e questo ci dice chiaramente che Putin si allontana dall’europeismo.
Contro tutte le previsioni e le prospettive è crollato il prezzo del petrolio fino a quota 40 dollari (era a 100): i mercati sono deboli e i costi di produzione azzerati permettono queste scelte politiche, almeno nel breve periodo.
Gazprom non ha i margini che hanno altri potentati, ma può reagire scegliendo il percorso più conveniente per il suo oleodotto.
Il percorso migliore è quello del Blue stream e passa per la Turchia: è possibile il raddoppio!
La Grecia è un territorio alternativo all’Ucraina, almeno in tempi di crisi politica e di guerra a bassa intensità.
E’ in corso un evidente declino europeo e le scelte filo ucraine e anti greche sono un chiaro segno di tale declino.
La Grecia è sacrificata sull’altare della guerra in Ucraina. I soldi che non vogliono dare ad Atene, vanno a Kiev, anche sotto la forma di armi moderne e letali.
Mosca aveva un interesse politico per l’Europa, l’economia la guida verso altre aree in forte crescita che non sono nel vecchio continente.
Ecco perché la Russia resiste bene alle sanzioni europee.
Il motivo è semplice: può guardare ad altri mercati che crescono e lo fanno da molti anni.

L’Asia cresce davvero, lo fa nel contesto della globalizzazione e lo fa producendo e non grazie alle politiche monetarie.
L’Europa che riduce la domanda di greggio è un’Europa più verde, ma anche più debole.
C’è il miglioramento dell’efficienza energetica, ma c’è una diminuzione reale della domanda perché qui si produce sempre meno.
Ricordo qui che Russia e Cina ha fatto un contratto trentennale per la fornitura di gas russo alla Cina da 400 miliardi di dollari e c’è il progetto di una linea ferroviaria ad alta velocità da Mosca a Pechino, lunga 7 mila chilometri e che costerà più di 200 miliardi.
Il primo tratto doveva farlo un’impresa francese, lo farà una cinese che ha sviluppato linee ferroviarie all’avanguardia nella linea tra Pechino e Lhasa!
Il prezzo basso del petrolio non può durare, crescerà lentamente specie se non le vicende militari e diplomatiche ucraine resteranno ferme su questo punto di stallo.
Lo stallo in corso è una vittoria per i ribelli del Donetsk che hanno fermato anche l’ultima offensiva Ucraina.
Viviamo anni difficili e non ce ne rendiamo conto!
L’Europa rischia la più grossa sconfitta economica, strategica, e anche culturale se è vero che l’opinione pubblica assopita non se ne rende conto.

 
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Gaetano Linneo: Sangue, sesso e soldi on line.

Il Maestro - terzo atto – 1° conversazione
Gaetano Linneo: Sangue, sesso e soldi on line.

01 Febbraio 2015
Di I. Nappini

Si senta la voce del padrone che saluta i tre con frasi di circostanza, e fa due o tre battute rivolte a Franco e Vincenzo per via del fatto che Franco ha pagato anche il conto di Vincenzo.
I cinque si trovano presso il ponte che porta alla stazione ferroviaria di Vernio.
Notte, freddo, il panorama delle montagne intorno è ben visibile nella fredda aria della notte.

Clara Agazzi: Questo panorama è davvero notevole. Queste montagne viste dalla prospettiva del ponte del torrente che grazie al suo scorrere interrompe l’ambiente urbano e agricolo aprono la visuale a Sud e Nord.

Paolo Fantuzzi: Questo è davvero un bello spettacolo. Il freddo rende limpida l’aria si vede per chilometri nonostante il buio.

Stefano Bocconi: Son stato proprio bene. Il fatto di aver avuto in omaggio al tavolo le bottiglie di grappa e limoncello mi ha davvero rinfrancato. Devo però prender fiato. Ho a stento messo nello stomaco il dolce. Ho bevuto e mangiato più del mio solito.

Vincenzo Pisani: In effetti i dolci sono speciali. Tempo fa avevo l’abitudine perfino di portarne via uno e di mangiarlo il giorno dopo.

Franco: E allora, eccoci qui dopo coppe alla crema di mascarpone, mattonella al cioccolato, panna cotta… Tutto fatto bene, belli i colori, la densità, l’intensità del sapore.

Stefano Bocconi: Veramente buoni. Ma quello è il professore si è fermato al parcheggio e ragiona con  i suoi amici del Judo.

Paolo Fantuzzi: Una notte davvero magica. Abbiam fatto bene a venir fin quassù.

Franco: In effetti anche se fa freddo le montagne, l’acqua che scorre, i boschi creano uno scenario suggestivo.

Vincenzo Pisani: Scusate, mi allontano un attimo per sentire se il professore ha bisogno di esser riaccompagnato da me o fa in altro modo. 

Franco: Quello lo conosco. Aspetti. Mi scusi ma lei è Linneo quello che fa arti marziali con il professore.

Gaetano Linneo: Precisamente, e mi ricordo di te. Tu sei franco quello della cittadina di Cemento, quello che scrive sulla rete.

Franco: Infatti scrivere e far partecipare la cittadinanza e i miei lettori ai grandi problemi che scuotono la cittadinanza cosciente e presente a sé stessa è uno dei miei vanti, come quello di aver un mio pubblico di lettori. So che siete esperto di faunistica e di scienze che riguardano la natura e un esperto di arti marziali.
Oso chiedere cosa ne pensate di quel che scrivo assieme al professore e altri.

Gaetano Linneo: Una richiesta facile che esige una risposta difficile.
PER PRIMA COSA VOGLIO DIRE UNA COSA SUL MEZZO CHE USATE, OSSIA LA RETE INTERNET.
Su quel mezzo tre sono le S importanti: SANGUE, SESSO, SOLDI.
Il grosso di quel che passa dalla rete è legato a questi tre elementi.
La prima S è il simbolo di quel che è rappresentato e mostra la guerra, la violenza privata, criminale, organizzata, i film dell’orrore, sport di contatto o di lotta e cose simili.
Lo spettacolo cruento,la lotta, la guerra, l’orrore, e in particolare i videogiochi dove si combatte, si uccide, si distrugge attirano un pubblico vasto.
Lo stesso posso dire dell’altra S che è il Sesso ed è la parola simbolo di ciò che può attrarre sul piano della seduzione o dello stimolo sessuale molti di quelli che smanettano sulla rete.
Il sesso e la seduzione in tutte le loro forme sono anche meravigliosi e potenti strumenti in mano a pubblicitari esperti.
La terza S rappresenta i soldi e qui si va dai casinò on-line, alle società di servizi, alla vendita di beni su internet, alle banche e così via…
Anche questo attira il pubblico per questioni d’acquisizione di beni o servizi.
LE TRE S SONO I SIMBOLI DI CIÒ CHE ATTRAE MAGGIORMENTE SULLA RETE.
Il che non toglie che ci sia chi cerca la ricetta della torta della nonna o un riassunto di filosofia per i liceali.
Ma le tre S sono le calamite più forti, si pigliano il grosso dell’utenza; spesso sono dosate in modiche quantità anche sui portali.
QUELLO CHE COSTRUITE CON LA VOSTRA ATTIVITÀ È L’USARE UN MEZZO, CHE SI PRESTA AD ESSERE IL MEGAFONO DI PULSIONI FORTI, INCONSAPEVOLI E AGGRESSIVE DELL’ESSERE UMANO, PER VEICOLARE INFORMAZIONE, CONOSCENZE, RIFLESSIONI.
Dalla vostra parte c’è il fatto che l’essere umano ha bisogno di veder mostrato secondo uno schema credibile il suo mondo di tutti i giorni, ha bisogno di spiegazioni più o meno serie che riconducano i mille fatti di questo presente a spiegazioni coerenti, non contraddittorie.
Nell’umano c’è il vedere, l’ascoltare, il contare e molto altro ancora.
MA C’È ANCHE IL BISOGNO DI DARE AI FATTI PICCOLI E GRANDI UNA COERENZA, UN FILO LOGICO, UNA RELAZIONE DI CAUSA-EFFETTO.
Ad esempio per capire la piena di un fiume non basta osservare l’acqua che scorre e percepire l’umidità. Sarà necessario collegare assieme i giorni di pioggia della settimana, le condizioni precedenti la piena, la stagione, i lavori fatti sugli argini e decine di cose del genere.
La capacità razionale di creare una spiegazione coerente e non contraddittoria di un frammento di mondo che ci riguarda è il necessario completamento delle facoltà e dei mezzi che si hanno per osservarlo e percepirlo.
Dare strumenti che vanno in questo senso è un fatto positivo.
Non spaventatevi se fra i numeri dei vostri contatori di visite e quelli di una presentatrice televisiva o di un cantante alla moda troverete differenze enormi.
IL SUPERFLUO E L’EFFIMERO SONO I COMPAGNI DI STRADA DELLE TRE S DI CUI RAGIONAVO PRIMA.
Il mezzo della comunicazione sulla rete ha aspetti per così dire democratici, ma alla fine occorre puntare a un pubblico preciso e con un progetto chiaro e distinto di comunicazione.

Franco: Questo riguarda il mezzo. Ma dietro il mezzo ci sono le idee, i pensieri, i valori immateriali.

Gaetano Linneo: IL MEZZO CONDIZIONA LE FORME CON CUI SI ESPRIME IL COMUNICARE I VALORI IMMATERIALI.

 
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