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IVAN AGATIELLO: dalla Basilicata a Parma per raccontare storie
Post n°413 pubblicato il 26 Febbraio 2016 da Superfragilistic
Tag: arte documentaria, incontri sul treno, Informagiovani Parma, istituti psichiatrici, Ivan Agatiello, Ivan da Matera, manicomi, manicomio Colorno, Manicomio Ferrara, Manicomio Racconigi, manicomio Reggio Emilia, manicomio Volterra, Matera Parma, merito non raccomandazione, Mina Salerno, mostra a Napoli, mostra Basilicata, mostra fotografica, mostra immagini, Napoli maggio, opportunità, prigioni della mente, progetto artistico, quel che resta di quel che era, sud e centro Italia, torna a Napoli, treno Bologna Parma
Stamattina, leggendo i giornali locali sul mio Ipad, mi sono imbattuta in una notizia che mi ha riportato alla mente una storia di 5 o 6 anni fa. Era una sera ed io ero appena salita sul treno Regionale che collega Bologna a Milano, passando per Parma dove mi stavo recando per andare a trovare mia figlia. Nel mentre mi accingevo a tirar su il mio bagaglio, si offre di aiutarmi un giovane che si era accomodato proprio nella poltrona avanti alla mia ed al cui fianco, nel corridoio del treno, era accucciato un bel cane da caccia. Lo ringrazio, mi siedo e, subito dopo, come faccio di solito quando ritengo che possa essere di qualche interesse farlo, inizio una piacevole conversazione con questo simpatico giovane; lui è diretto a Parma, proprio come me, e per raggiungerla ha dovuto affrontare un lunghissimo, penoso viaggio: è infatti partito prestissimo, all’alba, da Matera e, come ben sa chi in terra del Sud vive e soprattutto chi vive in Basilicata, non esiste nessuna linea di treni che copra direttamente questo percorso. E’ dovuto passare per La Puglia e quindi prendere la linea da Bari. Di conseguenza, mi dice, sono molto molto stanchi lui ed il suo cane. Sul suo volto non c’è tristezza ma voglia di raccontarsi e lo fa senza che io lo preghi più di tanto: un giorno è partito da Matera, con nella borsa una cartella piena di fotografie – me le fa vedere in parte – che fermano immagini di vita comune della sua terra e di splendidi pezzi di Paesaggio. Sono immagini che conosco per averle viste tante volte nei Paesi del Cilento o del Vallo di Diano. Il bianco e nero di queste immagini rende subito l’idea di una realtà sospesa, sofferta ma anche serena, antica, legata ad altrettanto antichi mai perduti valori. Ivan, così si chiama, arrivato a Parma, con l’intraprendenza dei giovani del Sud – almeno di quei giovani, pochi, che ancora ce l’hanno – si reca direttamente al Comune e chiede di parlare con l’Assessore; sa che questa è una città viva, intraprendente, aperta al nuovo, ma non immagina ciò che ne seguirà. L'Assessore lo riceve, e non solo: stregato da quelle immagini che colpiscono fortemente per la loro ‘unicità’, bellezza, espressività, gli propone di esporle in una mostra personale presso l’ Informagiovani. Ivan me ne parla e mi invita a visitarla in quanto, proprio in quei giorni, le sue foto sono esposte. Mi racconta di come, pur non conoscendo nessuno, non gli sia stata negata nessuna opportunità, tanto da metterlo anche in contatto con affermati personaggi nel campo fotografico. Una cosa impensabile per Ivan venuto da un Sud che, al massimo, lo considerava uno sfigato perdigiorno piuttosto che una promettente realtà artistica emergente. Sappiamo come funziona qui in terra di meridione dove merito è una parola inesistente. Quel ragazzo mi colpì così tanto che ne parlai diffusamente a tutta la mia famiglia. Mi esaltava il suo entusiasmo, la sua voglia di mettersi in gioco, il successo ottenuto, le speranze di crescita in una professione artistica che è anche storia narrata. Storia della sua terra ieri, storia di una realtà dura in Emilia oggi. Oggi, si, perché di quel ragazzo non ricordavo più il nome ed il cognome, tenuto a mente per i primi anni ma poi dissoltosi nella confusione dei miei ricordi; ed oggi, quando ho letto questo articolo, ho subito associato quelle foto in bianco e nero al suo stile di lavoro: rappresentare delle realtà sospese; e la realtà che stavolta ci mostra in tutto il suo crudo aspetto, non addolcito da alcun sprazzo di colore, è quella dei Manicomi che hanno visto quotidianamente consumarsi ogni specie di dolore e di umiliazione e che ne portano i segni come stigmate indelebili. Lo fa varcando le tristi mura dello Psichiatrico di Colorno e documentandone tanti particolari. Ma poi intuisce che questo progetto può crescere mostrando altri luoghi come quello, altre storie, fino a percorrere stanze di manicomi di altre città: Volterra, Ferrara, Mombello, Firenze, Reggio Emilia, Racconigi. La raccolta documentaria si conclude a fine Dicembre e diviene progetto di più ampio respiro in confronto a quello originariamente concepito. Ivan Agatiello tornerà al Sud con la sua mostra "Prigioni della Mente - Quel che resta di Quel che era" che si immagina itinerante e che troverà il suo spazio espositivo centrale proprio a Napoli, dove sarà inaugurata il prossimo Maggio presso il Centro OPG ‘Je so pazzo’ per poi spostarsi a Ferrara. Chissà se Ivan si ricorderà di quella bella chiacchierata fatta in treno con una signora che da Salerno raggiungeva Parma e che di lui e del suo coraggio non si è mai dimenticata. L’articolo di presentazione è qui
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