Sonoviva

PER NON DIMENTICARE QUEI MORTI CHE CONTANO COSI' POCO OGGI NELLA MEMORIA COLLETTIVA E NELL'IMPEGNO CIVILE

Con la radio accesa, come spesso accade quando il pomeriggio si svolge in cucina, ho potuto ascoltare oggi la voce di una persona straordinaria, il fondatore di Libera, un sacerdote il cui impegno, del tutto coerente con il messaggio evangelico, ha permesso di dare voce a quanti, in diverso modo, non rinunciano a voler essere protagonisti di una straordinaria lotta alla criminalità organizzata che, diventata sistema, si fonde, nelle sue proprie radici, con i più vari aspetti e livelli della vita politica, economica e sociale. Grazie all'azione di Libera, che ormai costituisce una realtà di scomoda denuncia ed opposizione concreta fatta di atti e non di parole, si svolgerà ancora una volta, ed accadrà a Milano, la Giornata della memoria e dell'impegno in memoria delle vittime delle mafie. Una giornata di cui nessun telegiornale ha parlato e di cui non si sarebbe saputo nulla se non ci fosse stata la trasmissione Caterpillar di Radiodue a far parlare il suo principale fautore. Certo la piazza di Milano non ha diritto di cronaca come quella di Roma, ben diversa nei contenuti, ma organizzata e  propagandata dalla stessa 'Entità', in un cortocircuito di poteri che ha portato, di fatto, alla rinuncia da parte dei giornalisti televisivi a fare quello per cui solo dovrebbero esistere, ovvero informazione. E non solo. E così le mafie oggi possono ballare in Italia e lo fanno e lo faranno anche domani quando, schiere di scagnozzi, allertati dal capomafia  che ci governa e magari oliati con squallidi cestini da viaggio ( è già successo ed ormai non ci si meraviglia di nulla ) andranno a sostenere il sultano nella sua piazza per rafforzarne l'immagine, ormai assai caduca, e dargli la foza per poter, con l'assenso del popolo sovrano, terminare il lavoro sporco mettendo il bavaglio, dopo la stampa, ai giudici, screditando e minando istituzioni capisaldi della nostra stessa costituzione, dopo aver distrutto gli stessi valori di cui spesso oggi resta solo il nome: solidarietà, o tolleranza o indignazione. Per lo più non ci si indigna più e tutto passa nel silenzio, nell'indifferenza, nella rinuncia. Ed è su questo senso di arresa, per lo più neanche consapevole, che cresce e si pasce la malaerba. 

La lotta alla mafia, nelle sue varie forme, si compie nei gesti quotidiani, nel non sottostare alle logiche proprie di quella mentalità, nel non lasciare che l'ignoranza si propaghi lasciando spazi da riempire con vacui e spesso cattivi contenuti. L'impegno di don Ciotti, di Libera e di quanti ne affiancano l'attività non è fatto di grandi  o eclatanti azioni, ma di piccoli e coerenti gesti quotidiani volti nel senso opposto a quello che la mafia predilige;   ed  è per questo che si svolgeranno Seminari ed incontri durante la giornata di Milano, come anche nelle precedenti, perchè per vincere bisogna conoscere, apprendere e trasmettere ad altri conoscenza e consapevolezza. 

Ciò che fa Roberto Saviano che la sua piccola battaglia personale, fatta con le parole e con i segni scritti, l'ha fatta diventare patrimonio e conoscenza per non una ma per milioni di persone; non ci sono voluti  gesti eclatanti ma  semplici parole, pronunziate con passione e perché tutti sapessero e continuino a sapere.

E questa mattina, sempre alla radio, ho sentito Saviano dire una cosa che penso anch'io da tanto ma che, detta da lui, fa pensare. Il discorso era su Cosentino e Saviano diceva che, davanti alla domanda che si era posto ovvero del perché Cosentino non fosse stato rimosso dall'incarico al CIPE nonostante gli imbarazzi che provocava nel premier e nella sua maggioranza  la sua contiguità al clan dei Casalesi in quanto da loro designato, si era risposto  che Qualcuno sa che il patto con i casalesi, che Cosentino incarna, ha permesso che la spazzatura sparisse in pochi giorni da Napoli e che se tale patto venisse rotto, e Cosentino quindi rimosso dal posto di potere economico assoluto che occupa, la munnezza tornerebbe nelle strade in tre giorni. Chi vive qui ed ha osservato l'evoluzione del fenomeno per lunghi anni, sa che Saviano dice il vero e che, su quella vergogna, il Sultano si è giocato la partita della sua rielezione, sacrificando lo stesso ordinamento dello stato e la sua economia, oggi in mano ad un uomo dei casalesi, in nome del potere. Una specie di patto con il diavolo, una mostruosa aberrazione che sta trascinando all'inferno un intero popolo. Un popolo che permette che si diffonda l'intolleranza razziale o il malcostume nella pubblica amministrazione,  di cui fa parte, adeguandosi molto spesso al sistema. Un popolo che tollera Rosarno o i rifiuti tossici sotto casa.

Per questo domani la piazza di Milano dovrà essere stracolma delle persone di buona volontà, di coloro che ci credono e che resistono, di coloro che diffondono sapienza e conoscenza, di coloro i quali semplicemente non ci stanno.