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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

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Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Il cielo è dei violenti - Flannery O'Connor

Post n°1008 pubblicato il 08 Marzo 2013 da bluewillow
 

Titolo: Il cielo è dei violenti Titolo originale: The Violent Bear It Away Autrice: Flannery O'Connor Traduzione: Ida Omboni Casa editrice: Einaudi pag: 202 costo: 18 €

Il quattordicenne Francis Tarwater cerca di sfuggire a quello che sembra un inevitabile destino: diventare un profeta, come il folle ed anziano prozio che lo ha allevato nel completo isolamento in campagna, riempiendo le sue giornate fin dall'infanzia con discorsi su dannazione e salvezza.
Quando il prozio muore, l'istinto di ribellione di Tarwater prende il sopravvento ed il ragazzo fugge verso la città in cerca dello zio, un maestro che anni prima aveva tentato di sottrarlo all'influenza del vecchio.
Il maestro vive a sua volta solo con il figlioletto con handicap mentali Bishop, le cui fattezze sono simili a quelle  del prozio.
Sia Tarwater che il maestro condividono la segreta influenza che il vecchio pazzo, con le sue parole seminate nell'infanzia ha avuto sulle loro fragili menti: anche il maestro, infatti, per un certo periodo  era stato rapito dal prozio da bambino, subendo i suoi discorsi pseudo-religiosi su rinascita e salvezza.
Sia Tarwater che il maestro sanno di vivere una lotta perpetua contro una loro innata tendenza a cedere alla follia che divorava il prozio, e che nel vecchio avevo preso la forma di una religiosità superstiziosa e mistica. Il maestro cerca di entrare in qualche modo in contatto con Tarwater, ma il ragazzo sembra ormai perso nella sua lotta contro i propri fantasmi, che lo porterà a compiere infine azioni violente, nella malintesa idea che questo significhi liberarsi dall'opprimente presenza del prozio morto e dalle disposizioni della sua volontà.
Il romanzo è raccontato per gran parte dal punto di vista di Tarwater, la cui mente confusa è in cerca di una strada per sottrarsi all'ombra dei condizionamenti subiti nell'infanzia, in continuo dialogo con se stesso in cui presente e passato spesso si confondono.
Quello di Flannery O'Connor è un romanzo crudo, in cui psicologie dolorose e malate vengono messe a nudo senza pudori: l'amore e l'odio che il maestro prova per il fatto di avere un figlio malato, l'idea distorta di bene di Tarwater, le molte idee violente che aleggiano lungo tutto il romanzo come se fossero soluzioni buone tanto quelle più razionali, rispecchiando in maniera fedele, ma forse per alcuni anche disturbante, quelli che potrebbero effettivamente essere i ragionamenti di qualcuno la cui visione della realtà sia offuscata da una religiosità tanto bruciante quanto rabbiosa.
“Il cielo è dei violenti”, pubblicato nel 1960, è a suo modo un dramma classico: il Fato aleggia nella vita di Tarwater e a suo modo il Fato giungerà a compimento, per quanti sforzi il ragazzo faccia per sfuggirgli; i personaggi di questo libro sono condannati da una totale assenza di speranza, chiusi ognuno nel proprio dolore incomunicabile agli altri.
Flannery O'Connor descrive psicologie perfettamente credibili per i suoi personaggi condannati all'infelicità da una forma distorta di religiosità che si alimenta solo di sentimenti negativi, con un Dio fatto per bruciare e per punire, certo non per salvare.
Il linguaggio usato è sferzante tanto quanto la storia che racconta, dando corpo ai pensieri assolutamente non politically correct dei personaggi, cosa che potrebbe urtare certamente la sensibilità moderna.
“Il cielo dei violenti” è un libro per stomaci forti e soprattutto per lettori che non rimangano turbati dalla mancanza di lieto fine. Alcuni ritengono che Flannery O'Connor abbia ispirato Cormac McCarthy ed è probabile che sia così, almeno per il modo di rappresentare la realtà in maniera credibile anche attraverso la lente distorta di psicologie complicate, non comuni, talora morbose.

 
 
 
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