Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

JANE AUSTEN -RITRATTO

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Il segreto della libreria sempre aperta - Robin Sloan

Titolo: Il mistero della libreria sempre aperta Titolo originale: Mr. Penumbra's 24-Hour-Bookstore Autore: Robin Sloan Traduzione: Giovanni Arduino Casa editrice: Corbaccio pag: 306

Clay Jannon è un giovane web-designer e programmatore di San Francisco in cerca di un lavoro, dopo che l'azienda di bagel (una specie di pane a forma di ciambella) per la quale lavorava è fallita a causa della crisi economica. Quasi per caso, durante una passeggiata, Clay finisce davanti alla “Libreria sempre aperta del signor Penumbra”, uno strano negozio che vende libri usati, con un'unica altissima e ampia parete di volumi, a cui si accede tramite ripide scalette, dove in vetrina campeggia un cartello in cui si cerca un commesso per il turno notturno.
Anche se Clay non è certo un fanatico della carta stampata, ma è anzi un affezionato utilizzatore di kindle, afferra al volo l'opportunità di guadagnare qualche soldo perché il momento è davvero duro: “Venni a scoprire che la recessione non riguardava solo l'industria alimentare. La gente viveva nei motel e nelle tendopoli. L'intera economia del Paese di trasformò in un gioco di sedie e mi convinsi che avrei dovuto aggiudicarmi un posto in tutta fretta”.
Ben presto Clay si accorge che la libreria del misterioso signor Penumbra, un'amabile anziano signore dagli occhi azzurri e l'aria di chi la sa lunga, è decisamente fuori dalla norma: pochissimi clienti, la gran parte dei quali non compra nulla, ma semplicemente richiede in prestito alcuni strani libri, che sembrano dei codici cifrati, dagli scaffali più in alto, soprannominati da Clay “La libreria dell'Oltretutto”.
Con l'aiuto del suo fidato computer, di una programmatrice di Google appena incontrata, Kat Potente, e di un vecchio amico divenuto un pezzo grosso della computer-grafica, Neel Shah, il curioso Clay comincia ad indagare sugli schemi di prestito e finisce per essere coinvolto nei misteri di una strana setta di bibliofili di cui finirà per scoprire ogni segreto.

“Il segreto della libreria sempre aperta” potrebbe essere definito una specie di fiaba high-tech o molto geek, anzi super-nerd, ispirata ai videogiochi di ruolo, in cui la classica avventura di decriptazione di un codice da decifrare relativo a misteriosi libri, capace di svelare un segreto sepolto da tempo, viene affrontata dal protagonista con tutti i mezzi più avanzati a disposizione: non solo computer e amici incredibilmente abili nell'informatica, ma addirittura con il coinvolgimento di Big G, cioè Google, la cui immensa potenza di calcolo sarà messa al servizio di Clay grazie all'amica Kat.
Il libro sembra vertere sulla sfida tra la VC (come la definisce nel libro una “googler", cioè Kat), la Vecchia Conoscenza, fatta di carta e appunti scritti a mano, e le nuove opportunità offerte dalla tecnologia che permette di svolgere in pochi minuti lavori che richiederebbero anni.
Nella visione di Robin Sloan, evidentemente un fanboy sfegatato di Google, l'azienda di Mountain View diventa una specie di fatato castello dove un gruppo di  programmatori dal “cuore puro” non aspetta altro che mettere le proprie risorse al servizio di una buona causa, mentre nel frattempo cercano di migliorare il mondo, perché come ci dice Robin Sloan
“... gli scrittori hanno esaurito la loro funzione. Adesso il compito di rinnovare il sistema operativo umano tocca ai programmatori”
Tranquilli, anche io lo trovo inquietante, ma tenete conto di un fatto: il nostro Robin Sloan oltre che fare lo scrittore, è un “media inventor” che ha lavorato per molti grandi aziende, fra cui ad esempio Twitter, una occupazione nella quale si cerca di creare nuove forme multimediali per i contenuti, quindi dal suo punto di vista la scrittura pura e semplice deve sembrare un tantino priva di optional.
Perfino il libraio Penumbra ci dice:
“L'odore! Sai di essere morto e sepolto quanto ti cominciano a parlare dell'odore dei libri!”
Infine, colpo di grazia per gli sfegatati amanti delle pagine materiali e non virtuali (qualunque cosa possa esserci scritta sulla fascetta di questo volume...), un googler intento a digitalizzare libri chiederà addirittura scusa a Clay, professione libraio, per il fatto di stare di fatto distruggendo il suo lavoro.
Nonostante la relativa indifferenza al fascino della vecchia conoscenza, che Robin Sloan non ci nasconde certo di trovare obsoleta e forse destinata a scomparire, a meno di una sua evoluzione nel digitale, anche questa storia così pro-digital alla fine troverà la sua soluzione non grazie a super-computer, ma al caro, vecchio intuito umano, ancora non del tutto rimpiazzato dalle macchine per poi concludere che “La vera immortalità si basa sull'amicizia ed un lavoro scrupoloso.”
Quello che rende speciale questo libro è sicuramente il fatto che è pensato e scritto per un pubblico particolare: i veri geek, quelli capaci di capire cos'è il “metodo” di un programma e quanto possa essere buffo chiamarlo “Clay_è_strafigo”. Questo è un libro in cui si paragonano addirittura gli stili di programmazione:
 C è fatto di imperativi categorici, quasi codice macchina allo stato puro. Lisp è simile a un unico, lungo periodo intorcinato, pieno di subordinate, al punto da farti smarrire il senso originale della frase. Erlang somiglia al suo nome: bizzarro e nordico. Non sono in grado di usarne nessuno perché sono troppo complicati.
Invece Ruby, il mio preferito fin dai tempi della NewBagel, è stato inventato da un simpatico programmatore giapponese. È semplice, agile e si avvicina alla poesia


Credo che nel complesso il nucleo dell'avventura di Clay e compagni sia comunque comprensibile anche al lettore meno esperto, visto anche il fatto che il volume è tutto sommato scritto in maniera molto semplice, quasi paragonabile ad uno YA, ed estremamente scorrevole, ma di sicuro Robin Sloan strizza l'occhiolino soprattutto ai suoi colleghi appassionati di programmazione e tecnologia.
Non posso dire che il mistero relativo alla “Libreria sempre aperta” sia poi così intrigante (a proposito il carattere Gerritszoon, caso mai ve lo chiedeste, non esiste, è probabilmente una versione fictional del Times New Roman), ma ad essere sicuramente originale è questo sfoggio senza precedenti di elementi high-tech e la contrapposizione fra nuovi e vecchi mezzi di comunicazione in cui, per una volta, l'autore non si schiera dalla parte, decisamente più romantica, dei libri cartacei, ma del tutto a favore del nuovo.
Scorrendo le pagine non si può fare a meno di notare che oltre ai protagonisti umani, a svolgere un ruolo di primo piano è proprio Google, nominato oltre 120 volte nel corso della storia: superspot o amore sfegatato? Un dubbio che rimane.
Certo, a proposito di fiabe, dopo il caso Prism, più che ad un regno incantato Google ultimamente fa pensare ad una gigantesca casetta di marzapane per gli Hansel e Gretel della rete...
“Il segreto della libreria sempre aperta” è una scorrevolissima lettura da ombrellone, senza troppe pretese, ma certamente con elementi molto, molto originali relativi al contenuto: la trasposizione in forma fiabesca dello scontro fra vecchi e nuovi mezzi di informazione.
Per Robin Sloan vince decisamente il nuovo, ma resta al centro l'elemento umano, comunque insostituibile. Forse qualche amante del profumo dei libri, però, sobbalzerà leggendolo.

 
 
 
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- e nemmeno quello che non penso!
- perchè se il "Giornale del Grande Fratello" èuna testata giornalistica, va a finire che io sarei la CNN! (questa l'ho quasi copiata da un altro blogger!).
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