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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Il simbolo perduto - Dan Brown

Post n°511 pubblicato il 23 Novembre 2009 da bluewillow
 

Titolo: Il simbolo perduto Titolo originale: The Lost Symbol Autore: Dan Brown Traduzione:Annamaria Biavasco, Valentina Guani, Nicoletta Lamberti, Annamaria Raffo e Roberta Scarabelli Cada editrice: Mondadori pag: 604 costo: 24 euro


Tutti hanno un vizio nascosto: chi può dire con certezza che il suo prossimo non beva, non si droghi o non legga Dan Brown? Sono cose impossibili da decidere a priori, le apparenze ingannano. Ve lo confesso, a guardarmi non si direbbe mai, ma ormai non posso più nasconderlo, faccio outing: il mio nickname è bluewillow e ho letto tutti i libri di Dan Brown, noto scrittore di libri stravenduti dalle trama riciclate di libro in libro (non fidatevi mai dei migliori amici dei suoi protagonisti, potreste rimanerci male), famoso soprattutto per aver scritto il best seller per antonomasia degli ultimi anni: “Il codice da Vinci”.
Ne “Il simbolo perduto”, Brown torna a scrivere una nuova avventura per il professor Robert Langdon, l’esperto di simbologia, eroe preferito dei suoi lettori. Si tratta del primo nuovo episodio scritto dopo il successo de “Il codice da Vinci”. “Angeli e demoni”infatti, che ha lo stesso protagonista, sebbene pubblicato in Italia successivamente a “Il codice da Vinci” è in realtà una capitolo antecedente agli avvenimenti narrati nel “codice”. I tre libri, in ogni caso, possono essere letti tranquillamente in maniera indipendente perché ogni episodio è autoconclusivo.
Se nei capitoli precedenti Dan Brown aveva basato tutti i propri intrecci sui misteri, veri o presunti, custoditi dalla chiesa cattolica e dalle sue sette, verso la quale lo scrittore non si è mostrato certo molto tenero, questa volta invece il pilastro sul quale si regge l’intero intreccio è una delle più diffuse e chiacchierate società segrete del mondo: la massoneria.
Mi piacerebbe poter dire che Brown abbia coraggiosamente messo a nudo tutti gli oscuri segreti e gli scandali nascosti dei frammassoni, ma mi duole deludervi non è così: in questo senso Brown ha scritto più un’elegia che un pamphlet di denuncia. In questo libro la massoneria è una pia istituzione, interessata solo al bene dell’umanità. Cosa? Mi state chiedendo se ha scritto che la massoneria esclude le donne, si dedica a rituali segreti e ne fanno parte alcuni fra i più potenti e chiacchierati uomini del mondo? Sì lo ha scritto. Ehi, non ve la prendete con me: è Dan Brown, mica un libro realistico.
In questa capitolo della saga, ambientato a Washington dopo i fasti europei dei precedenti volumi, il buon Robert Langdon, forte della sua immancabile giacca di tweed e del suo orologio di plastica con topolino, si trova a dover aiutare il vecchio amico Peter Solomon(eh lo so già cosa state pensando, ma questa volta forse non tutto è come sembra, ovvero tutto è esattamente come sembra…o forse no, mica voglio rovinarvi la sopresa!) , uno degli uomini più in alto della gerarchia massonica, custode di un supersegreto che potrebbe provocare terribili sconvolgimenti qualora venisse impunemente rivelato alle masse non massoniche, ovvero ai comuni mortali che non si dedicano a riti belli e significativi come mettersi in una bara da vivi, allestire camere per meditare sulla morte con scheletri umani e farsi bendare da una manica di simpaticoni di questa risma senza chiedere nulla.
Peter è stato rapito da un criminale forte come Hercules, astuto come Diabolik e tatuato come un pluriassassino condannato a dieci ergastoli dopo trenta anni di carcere: il perfido Mal’akh, intressato ovviamente al supersegreto. Ma anche con tutte le sue buone qualità Mal’akh ha un piccolo difetto:è ignorante come un caprone di montagna. Il folle criminale non conosce il sanscrito o il copto, è una schiappa in geroglifici e in vita sua non ha mia risolto un sudoku, nemmeno di quelli facili. Quindi ha un solo mezzo per impossessarsi del supesegreto: trascinare  con il ricatto Robert Langdon per 600 pagine e fare in modo che sia lui a decifrare i misteriosi simboli in cui, nel corso del volume, si imbatterà per arrivare a rivelare il segreto dei segreti. Ad aiutare Langdon nel suo tentativo di salvare l‘amico fingendo di aiutare il criminale, c’è anche Katherine Solomon, la sorella di Peter Solomon, una timida scienziata, che ha dedicato tutta la sua vita alla noetica, la scienza che studia come il pensiero umano collettivo possa cambiare la realtà. Se la materia vi suona nuova, non vi preoccupate: è una scienza inventata di sana pianta proprio da Dan Brown e, a meno che non salti fuori che anche questa volta lo scrittore si sia ispirato a libri scritti da altri, devo dire che si tratta di una trovata narrativa molto interessante. Brown ipotizza che sia possibile dimostrare scientificamente che pensieri collettivi, come ad esempio la preghiera, o la meditazione, possano davvero influenzare in concreto la realtà, sviluppando una energia in grado di interagire con la materia. Nel libro le scoperte di Katherine stanno per aprire al mondo una nuova era di rivoluzioni copernicane del pensiero. La trovo una idea assolutamente affascinante, per quanto la ritenga assolutamente improbabile. Se le idee collettive avessero un potere sulla realtà il mio professore di matematica delle superiori, umano come un nazista, sarebbe stato investito in pieno da un autobus: credo che un gruppo di una trentina di adolescenti sia un campione più che rappresentativo per dimostrare che la noetica sia difficilmente possibile.
Divagazioni a parte, il libro nel complesso ha tutti i soliti difetti dei libri di Dan Brown: trama improbabile, ipotesi non realistiche e a volte quasi fumettistico nella rappresentazione del cattivo.
Come difetti nuovi di pacca invece, ci sono le descrizioni decisamente noiose della città di Washington, che sembrano copia-incollate da wikipedia o da una guida turistica e il fatto che, una volta risolto il mistero, il libro sia un po’ troppo prolisso nel finale e che il grande segreto, inseguito per tutto il libro, sia in verità piuttosto deludente.
Punti a favore: per una volta la trama si discosta leggermente dalle precedenti, anche se il tema “la gente non è quello che sembra” è decisamente caro allo scrittore.
Conclusione: se si vi sono piaciuti gli altri, vi piacerà anche questo, ma personalmente l’ho trovato leggermente meno ritmato dei precedenti e a tratti, un tantino noioso. Che mi stia disintossicando e questo sia il mio ultimo Dan Brown? Dovrò scrivere U.D.B. sul calendario, come Italo Svevo faceva scrivere a  Zeno Cosini U.S., ultima sigaretta? Posso sempre sperare, peccato che poi per Zeno di sigarette ce ne fosse sempre un’altra…

 
 
 
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