Creato da bluewillow il 31/03/2006

L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

JANE AUSTEN -RITRATTO

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Ragione e Sentimento: la miniserie su LaEffe, Domenica 30 Giugno

Post n°1090 pubblicato il 27 Giugno 2013 da bluewillow
 

 

LaEffe, una nuova rete del digitale terrestre, sul canale 50, ha deciso di dedicare la Domenica a Jane Austen (c'è perfino un promo con Geppi Cucciari che magnifica la letteratura della Austen, ancora salda nelle librerie dopo 200 anni), così dopo la bellissima miniserie su Emma (il migliore adattamento che ho visto finora di questo volume), conclusa Domenica scorsa, dal 30 Giugno alle 22.00 verrà trasmessa un'altra miniserie britannica, dedicata questa volta a “Ragione e Sentimento”.
Come tutte le fan e i fan di Jane Austen sapranno, in “Ragione e Sentimento”, pubblicato nel 1811, si confrontano due modi differenti di vivere l'amore da parte di due sorelle, Elinor e Marianne Dashwood. Mentre Marianne si lascia trascinare dalla passione per l'affascinante e simpatico John Willoughby, senza curarsi delle conseguenze o se il suo amore abbia basi solide e sia davvero ricambiato, Elinor si muove assai cautamente nei confronti del timido Edward Ferrars.
Il romanzo è un invito  non tanto a non lasciarsi andare al sentimento, quanto piuttosto a non cullarsi nell'illusione e a non condurre i propri sentimenti su sentieri di esasperazione, perché, come sembra dirci alla fine Jane Austen, d'amore si dovrebbe vivere, non morire.
La miniserie, che sarà trasmessa su LaEffe questa Domenica è stata sceneggiata da Andrew Davies e sembra che, rispetto alle classiche versioni di “Ragione e Sentimento”, vi sia nel complesso una maggiore sensualità e che l'adattamento si prenda diverse libertà rispetto alla trama originale, includendo scene di esplicita seduzione che come potete ben immaginare Jane Austen non ha mai scritto: quello che dovremmo vedere sarebbe quindi una specie di “Jane Austen + romance”.
Lo sceneggiato in tre episodi, realizzato nel 2008 è diretto da John Alexander e vede Hattie Moran nella parte di Elinor, Charity Wakefield in quella di Marianne, Dan Stevens come Edward Ferrars e Dominic Cooper nel ruolo di Willoughby.
Su IMDb, il portale dedicato a film e telefilm, la serie ha un voto di 7,8 su 10 quindi, nonostante la promessa infedeltà al plot originale, non dovrebbe essere malvagia: analizzando i dati di IMDb nel dettaglio, sembra che i voti più alti siano stati dati dalle donne sotto i diciotto anni (8,9),  mentre il pubblico maschile fra 18-29 anni non sembra averla apprezzata, affibbiando un sonoro 5,3 di media. Il pubblico fra 30 e 45 anni ha dato voti intorno a 7 (sia donne che uomini), mentre le persone con età superiore a 45 anni hanno premiato la serie con un 8 (anche qui senza sostanziali differenze fra uomini e donne). Per motivi insondabili donne molto giovani e persone mature ambosessi hanno apprezzato maggiormente questa serie, rispetto ai trentenni ambosessi e ai ragazzi giovanissimi.
Non mi resta che attendere Domenica per vedere se questo "Sense and Sensibiliy (plus Sensuality)" incontri i miei gusti.

 
 
 

Agatha Raisin e la quiche letale - M.C. Beaton

Titolo: Agatha Raisin e la quiche letale Titolo originale: Agatha Raisin and the Quiche of Death Autrice: M.C. Beaton Traduzione: Marina Morpurgo Casa editrice: Astoria pag: 257

copertina agatha raisin e la quiche letaleAgatha Raisin è una pubblicitaria londinese di successo che ha deciso di andare in pensione e passare il resto della vita in un tranquillo cottage nel villaggio di Carsely, nella zona dei Cotswolds.
Agatha è una donna che ha dedicato tutta la propria vita al lavoro, senza sviluppare molti rapporti sociali, a parte quelli con i colleghi, e che ha alle spalle un matrimonio giovanile finito in disastro, così il suo carattere spigoloso e determinato inizialmente mal si adatta alla vita di campagna, dove persino chi vive da venti anni è considerato “un nuovo” e la vita è molto meno idilliaca di quanto non si sarebbe aspettata. E' vero che in un piccolo centro la gente si interessa ai propri vicini, ma è anche vero che nella maggioranza dei casi la cosa non è per niente piacevole e non è indice di alcuna amichevolezza, come ben presto la nostra protagonista è costretta a scoprire.
Per riuscire a farsi notare in mezzo alla piccola società di Carsely e stringere amicizie, Agatha decide di partecipare ad una gara locale di quiche (delle torte salate): quale migliore modo di provare il proprio valore di fronte alle dame di paese, che mostrare la propria abilità culinaria? Peccato però che Agatha sia davvero una pessima cuoca, così la quiche viene semplicemente acquistata in un negozio londinese: una esperta di pubbliche relazioni sa sempre come risolvere i problemi. Ma le bugie hanno le gambe corte e in questo caso addirittura fatali: il giudice della gara, il signor Cummings-Browne (che Agatha ha anche provato a corrompere con una cena costosa offerta a lui e alla moglie) muore la sera della gara, dopo aver cenato con i resti proprio della quiche di Agatha che, alla fine, non ha nemmeno vinto ed è risultata essere imbottita di cicuta.
Sebbene presto scagionata da ogni accusa, avvelenare i compaesani è davvero un pessimo modo di iniziare i rapporti sociali in un piccolo centro, senza contare che l'imbroglio della signora Raisin non aggiunge certo spessore alla sua figura pubblica.
Ma se una donna che si chiama Agatha e ha una passione per i gialli della Christie finisce nella campagna inglese per imbattersi in un omicidio potete stare certi che il resto del libro sarà dedicato all'indagine: molto poco convinta della incredibile sfortuna di aver comprato una torta avvelenata, la nostra novella Miss Marple si mette ad indagare per far luce sulla vicenda, seguita passo passo da Bill Wong, un giovanissimo poliziotto che ha deciso di tenerla d'occhio non perché la sospetti, ma perché non si metta nei guai.
Il problema di una indagine in un piccolo tranquillo ed innocente centro di campagna è che ovviamente tutti hanno qualcosa da nascondere, così mentre Agatha agita le acque nelle sue ricerche sul defunto Cummings-Browne, in molti si arrabbiano e provano a metterle i bastoni fra le ruote, talora facendole rischiare la sua stessa vita.

Dichiaratamente ispirato ai gialli di Agatha Christie (più volte citata), M.C. Beaton rielabora il tema “Miss Marple”, la zitella di campagna dall'infallibile intuito, in chiave moderna, con una protagonista meno dolce e compita della adorabile vecchina creata dalla sua ispiratrice, ma forse più adatta a ai tempi moderni, tutt'altro che rispettosi.
Agatha Raisin è una Miss Marple degli anni '90 (il libro è stato pubblicato nel 1992) che deve vedersela con un mondo molto meno politically correct di quello creato dalla Christie e dove qualche volta scappa anche qualche “parolaccia” che alla sua ispiratrice non sarebbe mai e poi mai sfuggita.
I tentativi di ingraziarsi i vicini di Agatha Raisin hanno spesso delle buffe conseguenze, come quando per conquistare la dolce moglie del pastore, la signora Bloxby, finisce per scarrozzare per una giornata degli odiosissimi vecchietti che la prendono persino in giro per la questione della quiche.
Nonostante Agatha abbia presto ben chiaro che la vita campagnola sia tutt'altro che tranquilla al di là di qualunque apparenza contraria, la nostra protagonista finirà ben presto per affezionarsi a quel mondo complicato e pieno di strategie che è il villaggio in cui vive.
M.C. Beaton costruisce una serie di personaggi molto ben caratterizzati e una vita paesana assolutamente realistica, resa con molti dettagli nei rapporti sociali. Anche se il giallo non è di quelli che tengono col fiato sospeso, non si può fare a meno di affezionarsi alla intraprendente e spesso maldestra Agatha, anche se, come i suoi vicini di casa, spesso mostri un carattere tutt'altro che amabile.
Di Agatha Christie, Beaton prende soprattutto la capacità di allestire uno scenario credibile per l'ambiente del villaggio, e lascia il lettore con la curiosità, una volta risolto il mistero, di continuare a conoscere quel piccolo mondo.
M.C. Beaton, al secolo Marion Chesney, è solo uno dei molti pseudonimi di una scrittrice estremamente prolifica (classe 1936), dedita non solo al mistery, ma anche al romance storico.
Come Beaton ha pubblicato ben venticinque romanzi dedicati alla investigatrice dilettante Agatha Raisin (il primo dei quali è proprio “Agatha Raisin e la quiche letale”) e ventinove con investigatore Hamish Macbeth, un classico “bobby” inglese: decisamente una buona scorta per gli amanti dei gialli che amano il Christie-style.

 

 
 
 

Dark Lord. Le origini - Jamie Thomson

Post n°1088 pubblicato il 25 Giugno 2013 da bluewillow
 

Titolo: Dark Lord. Le origini Titolo originale: Dark Lord, The Teenage Years Autore: Jamie Thomson Traduzione: Francesca Crescentini Illustrazioni: Freya Hartas Casa editrice: Salani pag: 318

dark lord. le origini - jamie thompson copertinaCosa potrebbe esserci di più terribile per un Dark Lord, signore della Torre della Ferrea Disperazione, oltre le piane della Desolazione, creatura nata per incutere timore e vedere servito il suo volere da orchi e goblin, che ritrovarsi nei panni di un tredicenne umano dall'aspetto tutt'altro che temibile?
E' quello che accade proprio in questo libro, dove esiliato dal proprio mondo da Hasdruban il Puro, Dark Lord, ribattezzato per i terrestri Dirk Lloyd, si ritrova all'improvviso scaraventato a Whiteshields, ridente cittadina inglese, nei panni di un ragazzino affidato dalla “Legione dei Servizi Sociali” (come l'ha prontamente chiamata) alla famiglia Purejoie.
Non c'è verso per il nostro Dark/Dirk di essere creduto: ogni suo riferimento ai suoi poteri, al suo vasto esercito e alle punizioni che attendono coloro che osano rivolgerglisi senza i necessari titoli onorifici servono solamente a suscitare il sorriso e, orrore degli orrori, perfino dell'affetto nei suoi confronti. Certo c'è il piccolo dettaglio che ogni volta che Dirk sorride, tentando di simulare l'umana amichevolezza, sembra suscitare strani brividi in chi lo osserva, ma la cosa non è sufficiente a ristabilire il posto che gli spetta, cioè quello di capo supremo. Chris Purejoie, il figlio dei suoi “Affidatari della purezza”, pur intenzionato ad essere ostile, non può fare a meno di trovarlo simpatico, vista quella che appare come una fervente fantasia che niente sembra scalfire e così pure la sua amica Sooz, ragazza Goth che per i suoi gusti attira subito le attenzioni di Dirk, che la chiama Figlia della Notte: ben presto i due diventano, malgrado le sue intenzioni, visto che nella mente di Dirk non sono altro che due fedeli servitori, i suoi migliori amici.
Ma cosa può fare un Oscuro Signore, privato dei suoi poteri (o quasi tutti i suoi poteri), in un mondo fatto di umani? Ovviamente andare a scuola e tentare anche qui la cosa che sa fare meglio: conquistare il potere.
Pur senza i suoi strumenti magici, al nostro Dirk è rimasta una cosa molto importante: una mente strategica. Così, anche se non ha molta forza fisica e sembra anzi poco versato negli sport, Dirk conquista sempre maggiore popolarità fra i suoi compagni, allargando la sua “Corte in Esilio”.
Sconfiggere i bulli ricorrendo alla necromanzia, in modo da scoprire i loro segreti, e farsi beffe del perfido preside, il tiranno Grousammer, rubando una pagella per mezzo della “sinistra mano”, e compilandola dando allo stesso dei pessimi voti, non è cosa che qualunque umano possa fare, ma del resto essere un Dark Lord con millenni di esperienza, sia pure in esilio, ha i suoi vantaggi.
Usando tutti i mezzi a propria disposizione, Dirk Lloyd, alias Dark Lord, tenterà in ogni modo di ritornare nel suo mondo, iniziando con questo libro “Dark. Lord le origini” una serie di volumi che lo vedranno combattere contro una delle belve più terribili della vita terrestre: l'adolescenza.
“Dark Lord. Le origini” è un libro pensato per ragazzi, ma in verità molto divertente anche per gli adulti: l'inarrestabile sicumera di Dirk Lloyd esercita sul lettore lo stesso effetto che ha sui suoi amici nel libro, rendendolo irresistibilmente simpatico. Del resto chi non vorrebbe iniziare il primo giorno di scuola esordendo con un “Io sono il grande Dirk! Potete chiamarmi Padrone” rivolto tanto agli studenti che agli insegnanti? Questo libro parla al piccolo megalomane che è in voi (deve essere per questo che mi è piaciuto tanto).
Jamie Thomson condisce la narrazione con la giusta dose di umorismo ed invenzione per un storia che cattura e lascia con il desiderio di continuare al leggere le avventure del nostro Dirk (cosa che sarà indubbiamente necessaria, visto il finale che prelude a molti sviluppi futuri).
Il volume è riccamente illustrato da Freya Hartas che mostra come il mondo appaia agli occhi di Dirk/Dark, che rapporta tutto ciò che è terrestre al suo mondo fatto di demoni e usanze cavalleresche.
Una lettura spassosa e leggera e anche piuttosto originale.
E come direbbe Dirk, unendo le mani nella tipica posa da malvagio, mentre la sua risata echeggia minacciosa: “Mwah, ah, ah!”

 

 
 
 

La buona terra – Pearl S. Buck

Post n°1087 pubblicato il 24 Giugno 2013 da bluewillow
 

Titolo: La buona terra Titolo originale: The Good Earth Autrice: Pearl Sydenstricker Buck Traduzione:  Andrea Damiano Casa editrice: Mondadori pag: 350

la buona terra copertinaSe qualcuno vi desse da leggere “La buona terra” rimuovendo la copertina e le prime pagine, in cui ne viene citata l'autrice, sono assolutamente certa che leggereste questo libro nell'assoluta convinzione che a scriverlo sia stato una scrittrice o uno scrittore cinese o quantomeno orientale.
Invece a raccontare l'ascesa e le molte traversie della famiglia di Wang Lung un contadino cinese, arricchendo la narrazione di ogni più piccolo dettaglio della vita comune,  è l'americana Pearl S. Buck, nata in Virginia, la cui profonda conoscenza della mentalità e degli usi cinesi derivava da una infanzia e adolescenza trascorsa in Cina con i genitori missionari prima per poi tornarvi nuovamente, dopo una assenza dovuta agli studi in scuole americane, nel 1914 a seguito del primo marito John Lossing Buck, anche lui missionario.
Quello che stupisce in “La buona terra” è la capacità di Buck di immergersi totalmente nella mentalità dei suoi personaggi, i cui pensieri e ragionamenti, che possono risultare talora anche terribilmente crudeli e inaccettabili per un occidentale, come quando si parla di vendere una figlia come schiava a causa dell'estrema povertà, sono riportati evitando ogni genere di giudizio.
Il risultato è una narrazione affascinante e incredibilmente realistica che inizia il giorno del matrimonio di Wang Lung con O-Lan, una ragazza ventenne, schiava della grande famiglia Hwang.
Come tutti i contadini, la vita di Wang Lung è legata al ciclo della terra, la sola cosa solida e perenne che resista a siccità, carestie, inondazioni e quella a cui il protagonista attribuisce il valore maggiore, capace di donare benessere e abbondanza quando la natura è favorevole, ma anche di diventare arida e crudele quando invece gli elementi sono contrari.
Solo con molto dolore Wang Lung abbandonerà, nel corso di questa storia, la sua terra, insieme alla sua famiglia, quando la fame sarà tale che solo il trasferimento in una città del Sud potrà salvarlo dalla morte per deperimento.
Pearl S. Buck racconta con semplicità, ma anche con grande efficacia, la vita di milioni di persone come Wang Lung, capaci di trasformarsi in maniera alterna in benestanti contadini e poveri accattoni, nel giro di pochi anni, a seconda del favore o meno degli elementi naturali.
Quella di Wang Lung è però una storia particolare, rispetto a quella della gran parte della massa, perché è quella di una ascesa, di un uomo che per una serie di circostanze, in parte legate anche alla fortuna, riesce a passare da povero agricoltore a ricco possidente, realizzando i propri sogni.
Se c'è un elemento tipicamente “americano” in questa storia è proprio (e solo) questo: la scalata sociale, un tema amatissimo sul suolo U.S.A.
Non si tratta però di una narrazione fiabesca: la vita della famiglia di Wang Lung passa attraverso prove terribili, che vanno dal rischio di morire per inedia, al riscatto sociale acquistato con denaro ottenuto con mezzi illeciti. Ribadisco: Pearl S. Buck non giudica mai i propri personaggi e riesce a rendere con tanta forza il modo in cui essi ragionano, che perfino il furto vi sembrerà poca cosa, quando Wang Lung troverà in questo il modo di salvare i propri figli dalla fame o dalla schiavitù e tornare così finalmente alla sua amatissima terra.
“La buona terra” è in un certo senso un romanzo ipnotico: iniziarlo e finirlo sono esattamente la stessa cosa, perché non si riesce a lasciarlo senza arrivare alla sua fine. La vita di Wang Lu e della sua famiglia, che dalla terra ricavano ogni cosa, soprattutto nelle fasi iniziali della storia, mi ha fatto più volte pensare a Robinson Crusoe, a come la povertà assomigli in un certo senso ad un naufragio terrestre, da cui solo un carattere indomito e una tenacia che mai si arrende riescono a riscattare gli uomini e le donne che la affrontano, sebbene spesso non basti neanche questo.
La vita semplice della povertà, viene poi rimpiazzata dai complicati rapporti interni di una famiglia sempre più grande, quando Wang Lung raggiunge il benessere.
Pubblicato nel 1931, il volume vinse il premio Pulitzer nel 1932, fu un grande best-seller, come pochi capace di far conoscere la vita cinese al mondo occidentale, e sicuramente ebbe un peso nel far attribuire il premio Nobel a Pearl S. Buck nel 1938 per “la sua ricca e veritiera rappresentazione della vita contadina in Cina e per i suoi capolavori biografici”.
“La buona terra” fu il primo della trilogia “The House of Earth”, seguito nel 1933 da “Figli” (“Sons” ) e nel 1935 da “Famiglia dispersa” ( “A House Divided”) che narrano la storia della famiglia Wang nelle sue generazioni succesive.
Il volume ebbe un grande successo anche nella stessa Cina, tanto che ebbe ben tre traduzioni e la scrittrice vi è nota soprattutto con il suo nome cinese di Sai Zhenzhu ( e potrei scommetterci quello che volete che senza leggere le note introduttive anche un cinese crederebbe che questo libro non è stato scritto da un'occidentale).

 
 
 

L'ultima vittima - Tess Gerritsen

Post n°1086 pubblicato il 20 Giugno 2013 da bluewillow
 

Titolo: L'ultima vittima Titolo originale: Last to die Autrice: Tess Gerritsen Traduzione: Adria Tissoni Casa editrice: Longanesi pag: 327

“L'ultima vittima” è il decimo volume della fortunata serie della scrittrice americana Tess Gerritsen che vede collaborare l'intraprendente detective della polizia bostoniana Jane Rizzoli con l'anatomopatologa Maura Isle, amiche oltre che colleghe. Se pur non avendo letto i libri i nomi vi suonano famigliari, potrebbe essere per il fatto che proprio da questa saga poliziesca è stato tratto il telefilm dal titolo “Rizzoli & Isle”, trasmesso anche in Italia.
“L'ultima vittima” è un classico poliziesco made in U.S.A  con il consueto kit base in dotazione a ogni giallo che abbia questo tipo di ambientazione: i colleghi affidabili e quelli pressapochisti, gli appostamenti, i giornalisti assatanati e tutto il corredo di cliché a cui ci hanno abituato la televisione e la letteratura quando si parla di indagini svolte in megalopoli americane.
A differenziare i romanzi di Tess Gerritsen c'è però forse una maggiore competenza in campo scientifico, visto che prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura l'autrice ha svolto la professione medica, probabile ispirazione per la sua Maura Isle, donna dal temperamento sempre controllato, ma estremamente professionale, a cui non sfugge il minimo dettaglio in una autopsia.
Viceversa Jane Rizzoli è una donna esuberante e determinata, pronta a tener testa ai colleghi troppo frettolosi di chiudere un caso, anche a costo di giungere allo scontro ed indagare per vie traverse.
Alle vicende investigative si sovrappongono quelle famigliari: in questo libro da un lato Jane Rizzoli dovrà vedersela con i genitori in lite dopo che il padre ha abbandonato la madre, per poi pentirsi e tornare sui propri passi, proprio quando questa ha iniziato una nuova relazione; dall'altro Maura Isle, ancora single, sarà indecisa fra un vecchio amore e l'affascinante e misterioso Anthony Sansone, a capo di un associazione denominata “Club Mefistofele” che si occupa privatamente di perseguire i criminali, nella convinzione che se ci sono delitti nel mondo è perché là fuori c'è davvero “il Male” con la M maiuscola ( e non solo "i Soldi" con la S altrettanto maiuscola).
Il caso che terrà impegnate Rizzoli e Isle è legato ad una serie di assassini brutali di famiglie a cui tre ragazzi apparentemente non legati tra loro, Claire, Will e Teddy, sono sopravvissuti per poi essere adottati e finire nuovamente di nuovo nella medesima agghiacciante situazione due anni dopo, vedendo sterminate le proprie famiglie adottive nello stesso breve lasso di tempo. I tre ragazzi finiranno in un college nel Maine (e dove altrimenti?), Evensong, istituito dal Club Mefistofele proprio per giovani traumatizzati dalla perdita violenta di famigliari, che farà da sfondo ad una buona parte dell'azione.
Jane Rizzoli intuisce immediatamente che una simile triplice ricorrenza di delitti non può essere casuale, ma ovviamente avrà vita dura nel tentare di dimostrare che pur essendo avvenuti in luoghi differenti, i tre crimini hanno qualcosa a che vedere con un legame tutto ancora da indagare, scontrandosi in particolare con l'ottusità del detective Crowe.
Al poliziesco classico si sovrappone il tema del delitto “nel collegio”,  reso interessante soprattutto dal fatto che Evensong è una scuola davvero molto particolare, dove non si cerca solo di alleviare le pene di ragazzi con gravi traumi, ma si tenta di trasformarli in futuri super-detective.
Il romanzo è estremamente scorrevole e le pagine volano via veloci, anche se ci sono diversi riferimenti a fatti avvenuti in precedenti volumi che forse sono pienamente comprensibili solo a chi ha seguito l'ordine di lettura dei vari libri, che riguardano sia il Club Mefistofele che il legame tra Maura e il giovane protetto Julian, considerato da questa quasi come un figlio.
“L'ultima vittima” è una lettura leggera, ma a suo modo appassionante, un thriller da ombrellone senza troppe pretese di realismo (considerazioni mediche a parte): il Club Mefistofele sembra una trovata degna di Dan Brown, così come il misterioso killer seriale, e non per nulla nel libro lo stesso Brown viene indirettamente citato quando Rizzoli esclama, durante una investigazione che la porta sul luogo di lavoro di uno dei padri dei ragazzi, un fisico: “Allora: abbiamo un monaco albino che uccide scienziati della Nasa?”, con un evidente riferimento a “Il codice da Vinci”.
Lo stile di scrittura è comunque incalzante e il libro, nel suo genere (cioè il genere senza pretese di alta letterarietà), apprezzabile per il modo in cui viene costantemente mantenuta alta la tensione lungo il dipanarsi della storia.

 
 
 

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-non vedo il becco di un euro, ma in compenso a scriverlo sto andando alla neuro
-nessuno mi regala i libri
-nessuno mi regala i biglietti del cinema
-nessuno mi paga per scrivere e per dire quello che penso...
- e nemmeno quello che non penso!
- perchè se il "Giornale del Grande Fratello" èuna testata giornalistica, va a finire che io sarei la CNN! (questa l'ho quasi copiata da un altro blogger!).
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