Tentativo, parzialmente del caso. E speranza di non essere inopportuna.
Parole
Avrai queste parole da portare con te. Scogliera, Nuova Zelanda, mare d'estate e d'inverno. Saranno nel pane che mangerai, nell'acqua, nel sale, nella musica, umide braci nel dolce cammino. Non ardo che di pensiero e di te. Tanghi dimenticati e parole sussurrate, nel mattino: della tua vita.
Un abbraccio a chi torna a leggere, se ha ancora fiducia in parole vane...al vento... Ecco un'eco di abbracci, in parole non nuove, ma che vorrei fossero rinnovate.
442. Istruzioni
Ma guarda quanti disastri per un leoncino girovago in una foresta di cactus! Buio fitto talvolta: la luce nascosta da densissimi fiori enormi: spaventosamente, inaspettatamente! Stupendi quei fiori, rosa e rossi, come il sangue e le sue emozioni, o che sprizzano gocce di mare dal loro immenso blu delicatissimo; ma i più velenosissimi, da stare attenti a dove si posano i passi o si lascia passare la testa e le membra. Teneri, innocenti fiori! Chi mai direbbe che bisogna guardarsene o starsene proprio lontani? Chiedere il permesso bisogna, per accedere al sonno della foresta, per potervi camminare solo ai confini circolari, per poter ascoltare qualche magico stormire di foglie lente, immobili. E tu, leoncino, stai attento, ascolta la fata buona! Devi avere un medico che curi le ferite degli aculei e le bruciature profonde del veleno; medico è chi conosce e sa le formule e i toni della musica di parole che ammalia la foresta come fosse un vero serpente. Non tentare neppure, dunque, se non hai un simile amico o alleato: è semplice attraversare da solo il piccolo ruscello, il piccolo solco sulla terra, il piccolo roseto incantato senza spine posti a guardia dell’intrico di meraviglie. Ma non puoi sapere, tu che sei al di là della luce e del buio, quali albatri ostili ti aspettano, in un paradiso di voragini, in prodighi miraggi risolti in fumo e paludi, in abbracci dolcissimi che ti farebbero dimenticare.
Amo la Silvia morta, che ora giace sulla terra, nel fango. Strano leggere e rileggere la sua voce, che non ha più immagini. Non ho più parole, non sono poesia, non ho abbracci e li desidero. Sono una candela che teme il tuo soffio che arriverà nel buio di un mattino di grande sole.
Torno un momento, di fretta, torno per chi mi aspetta; e per chi mai mi conoscerà; e per gli amici, per gli amori e per gli angeli. Motivi, ragioni e fini in un'unica piccola parola: che non so ancora, ma che qualcuno custodisce in tasca, forse. Un consuento abbraccio a chi passa di qui, per caso e non per caso.
263.
Senza parole: senza vita. Risolvi questa equazione: sanno ricreare le forme nascoste: soluzione: mani d’artista; equivalente a? non le mie Risolvi anche questo indovinello: vorrebbero sorridere ma non lo sanno, oppure se ne accorgono ma non sanno che sognano solo di saperlo fare: ecco: le mie mani; spiegazione: l’hanno visto fare da altre mani, per tutto caso Completa con logica: le parole sono scolpite, la realtà imprigionata ma bellamente sfacciata, lugubremente fascinosa: soluzione: è passato un artista, ma io ho esagerato con il desiderio d’interpretazione Riassunto: tentativo di poesia, per stupirti e divertirti: questo è; perché il motto deve essere “Sperimentare!”