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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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IL MENISCO DI SILVIO

Post n°358 pubblicato il 07 Novembre 2006 da bargalla

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Lo so, non è bello gioire delle disgrazie altrui ma, visto che io per censo e per nascita, secondo il silvio-pensiero non devo e non posso sentirmi partecipe delle avventure e delle disavventure dei più titolati patrizi, alla notizia che il cavaliere ci ha rimesso il menisco per una delle sue solite bizzarrie da stempiato settantenne liftato, non ho potuto che sogghignare soddisfatto per quella che ha tutta l'aria di essere la giusta ricompensa per una vanteria degna di essere catalogata fra le migliori pagliacciate dell'ex presidente del consilvio.
Non avendo il senso del ridicolo ed essendo il nostro pedestre podista affetto da uno straripante complesso di superiorità, ha pensato bene di festeggiare il suo settantesimo genetliaco sfidando le sue guardie con una corsa sui settanta metri piani.

Per dimostrare più a sé stesso che agli altri (che volentieri assecondano le sue stravaganti bizzarrie) di essere sempre e ancora il più bello, il più forte e il più veloce della comitiva, ha preteso più di quanto il suo fisico da velocipede rattrappito e stirato poteva permettergli e ha sì vinto, o meglio, lo hanno fatto vincere, ma ha lasciato per strada il suo discolo e fragile menisco.
Ha rotto, come quei baldi brocchi in dirittura d'arrivo che tagliano ugualmente il traguardo spocchiosi, ma vengono squalificati per essere passati dal trotto al galoppo, col risultato di rimediare una figura barbina da spavaldo castrone imbizzarrito.
Il cavaliere con tante macchie e tanta paura e ora anche azzoppato dal cedimento strutturale di un legamento che si spera lo costringerà ad un lungo e salutare periodo di inattività, dal suo "letto di dolore" full-optional, si è premurato di far giungere telefonicamente la sua dolente voce ai palafrenieri riuniti a Sharm el Sheik per una convention partitica sulle rive del Mar Rosso (altri "missionari" del suo entourage erano a Malindi, in Kenia) e in quel di Campobasso feudo riconquistato (bello sforzo!) dal casato delle cosiddette libertà; ad altri scudieri ha invece concesso udienza nella reggia arcoriana, spronandoli ad un nuovo "risorgimento italiano" per cacciar via il Romano, usurpatore mortadellaro di un regno che lo ha privato di quel potere senza il quale anche il suo menisco ha fatto cilecca.
Il termine "risorgimento" in bocca a siffatto personaggio rischia di risultare blasfemo, una bestemmia per chi ancora si illude di trovare nei libri di storia quella "magistra vitae" senza la quale è impossibile capire il presente emarginando gli omuncoli che hanno ancora la sfacciataggine di proporsi come reggitori di Popoli e Nazioni.
"Ahi serva Italia" se c'è qualcosa che ti manca grandemente è la memoria non dico storica e remota di un tragico passato più o meno prossimo che ormai non si insegna più neanche a scuola (e in questo svolgono una pessima funzione certi sciagurati revisionisti che pullulano come malariche zanzare con le loro strambe "pansane" giornalettistiche da bestiario del sentito dire) ma quella cronachistica e recente di una legislatura fa, che ha lasciato solo cumuli di macerie morali e materiali, sotto ai quali langue quel che resta della coscienza di un Popolo che ogni giorno si scopre sempre più bue.
C'è un discutibilissimo principio della tragicomica "summa berlusconiana" che più di ogni altro ben rappresenta la statura, pardon la bassezza, politica e morale del redivivo napoleone laddove, parlando nella scorsa campagna elettorale del suo sfidante e della sinistra (e anche dei figli degli operai che votano per la destra) ebbe a dire: "...continuano ad essere convinti che il fine del governo sia ridistribuire il reddito con le tasse, rendendo uguali il figlio del professionista e il figlio dell'operaio".
Non c'è male, come concetto di uguaglianza anche il suo sbrindellato menisco avrebbe qualcosa da obiettare, soprattutto considerando il fatto che il nostro impagabile creso-man, allergico a qualsivoglia norma e regolamento che lo equipari ad ogni comune mortale, ha pensato bene di capovolgere la frittata presentandosi nuovamente come il salvatore di un'italietta che lui, giusto per riprendere il titolo dell'ultima fatica editoriale dell'operoso e ronzante anfitrione telecomandato, ha contribuito più di ogni altro a dividere e a spezzare.  
Vorrei tanto sapere quale dovrebbe essere invece il "fine del governo" secondo il vangelo di silvio, penso di avere comunque già la risposta considerando quanto lui si sia in passato "ad personam" speso e quanto ora si stia dando da fare per riguadagnare nel vero senso della parola, Palazzo Chigi.
Ma mi auguro che così come non è riuscito a salvarsi il menisco con quegli esercizi compensativi in palestra coi quali credeva di evitare l'intervento chirurgico in quel di Anversa (troppo prezioso il ginocchio dell'ex premier per finire nelle mani degli ortopedici italiani), così spero che riesca a perdere per sempre la speranza di risolvere i suoi casi giudiziari con la comoda corazza dell'impunità istituzionale, visto che a marzo, mese ideale per la programmata spallata, dovrebbe iniziare l'ennesimo processo in cui silvio sarà accusato, insieme ad altri, di corruzione in atti giudiziari.

 
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