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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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DA UN FILM ALL'ALTRO

Post n°366 pubblicato il 26 Novembre 2006 da bargalla

               immagine

Spesso la realtà supera la fantasia e quando le cose realmente accadono sembra proprio che qualcuno si sia ispirato di proposito ad un vecchio film in bianco e nero per concretizzare un disegno, un'idea, un progetto, trovando in quella vecchia sceneggiatura il modo per vincere, come nel caso specifico, le elezioni con il determinante aiuto di un computer.
Niente di nuovo sotto il sole, caro Deaglio, visto che già Luciano Salce, autore e regista ingiustamente dimenticato, nel 1969 diresse "Colpo di Stato" un film di fantapolitica incentrato sulle elezioni "taroccate" del 1972, una magistrale, feroce e impietosa lezione di satira politica, che praticamente condannò il regista all'ostracismo e col quale sbeffeggiò da par suo l'intera classe politica italiana.

Lo scenario delle elezioni "truccate" rivive in questi giorni grazie ad un altro regista più o meno occulto, ma sono tante altre le analogie con il vecchio film a partire da un supercomputer fatto arrivare, guarda caso, dall'America che a elezioni ultimate scrutina i voti e decreta l'imprevedibile quanto effettiva e reale vittoria dei comunisti.
Scatta subito l'allarme internazionale, siamo in piena guerra fredda: Usa e Urss allertano i rispettivi apparati militari, poi decidono di risolvere la cosa in modo diplomatico e pacifico.
In Italia, molti industriali preparano i bagagli, esportano i loro capitali, all'estero, mentre i militari e i servizi segreti in pieno marasma complottista cominciano a preparare un vero "colpo di stato".
Alla fine i capi della sinistra, usciti vincitori dal responso delle urne, su consiglio di Mosca, suggeriscono al governo di dichiarare inattendibili i risultati elettorali, attribuendone la colpa al povero cervellone elettronico.
Con l'accordo di tutti, i risultati finali saranno truccati per far vincere come al solito la democrazia cristiana, il partito che era al governo.
Fin qui il vecchio, introvabile, film di Luciano Salce, nella realtà dei nostri giorni, è bastata qualche scossa di avvertimento data dall'uscita del film- inchiesta di Enrico Deaglio "Uccidete la Democrazia" per scatenare un terremoto politico e giudiziario, inizialmente di bassa intensità, ma che col passare del tempo, quando comunque lo sciame sismi...co diverrà ancora più intenso, finirà per travolgere in modo salutare "Sansone e tutti i Filistei" demolendo il tempio di cartapesta delle cosiddette libertà.
C'è del marcio da quelle parti, così bene mascherato dai tanti sepolcri imbiancati che fingono di essere quello che non sono, la dominante e falsa cultura dell'apparire, grazie a loro, è diventata dottrina politica.
Finalmente qualcosa sta lentamente franando, lo si intuisce dalla nervosa reazione del solito manipolo di scudieri e del loro cavaliere, ormai in disarmo, che si dice "indignato" e "disgustato" dal film documento di Deaglio e definisce "risibile" quanto evidenziato nel dvd.
Lo si evince  dalla voglia che hanno di rovesciare le accuse, scaricando su altri la responsabilità di un "broglio" che se provato sarebbe veramente un attentato alla democrazia e alle prerogative costituzionali di questo povero Paese. Lo si capisce dallo sfogo, risentito, di qualche sera fa, allorché silvio nostro, si lamentò dell'assenza di un killer che "dia a Prodi il colpo di grazia" politicamente parlando.
Le cose non andarono così come lui sperava, a dispetto dei guardiani della sua libertà che presidiarono i seggi e di una campagna elettorale in cui a molti girarono vorticosamente "i coglioni".
Il responso delle urne, ancorché taroccato dalle "bianche" che magicamente sarebbero divenute "azzurre" (il vero "miracolo italiano") lo ha relegato all'opposizione.
Se permette, cavaliere, nostra è l'indignazione, nostro il disgusto, per non dire della rabbia così civilmente repressa, nel vedere persone come lei attaccarsi alle ragnatele per schivare quello che a lei piacerebbe fosse "un boomerang per la sinistra".
Spiace deludere l'ex presidente del consilvio, ma quella che lui chiama "bufala" finirà per travolgere la filibusta in doppiopetto che in una notte d'aprile volle cacciare di frodo tentando di uccidere la Democrazia con il determinante aiuto di qualche compiacente bucaniere figlio di papà con l'hobby dell'hakeraggio.
L'affidamento senza gara dell'appalto per lo scrutinio elettronico in quattro regioni (perché scelsero proprio quelle quattro regioni?) ad una società che ha come partner il figlio dell'ex ministro dell'interno, già di per sé dovrebbe far pensar male, e "a pensar male" come dice qualcuno che se ne intende "si indovina sempre".
Se non erro, già all'epoca dei fattacci, gli addetti ai lavori avanzarono dei fortissimi dubbi sulla sicurezza della trasmissione dati, facile introdursi nel "sistema" anche l'uso delle "chiavette" per immagazzinare temporaneamente i files, fu paragonato da qualcuno al classico pass-partout col quale sarebbe stato un gioco da ragazzi "aprire" certe porte e introdursi senza lasciare tracce nel "cervellone".
Duole sentire l'acquiescenza di certi sommi sacerdoti sinistrorsi, non abbastanza incazzati, come la gravità dei fatti denunciati richiederebbe, così appiattiti e schiacciati come scarafaggi da un potere centripeto che forse li "legittima" ma non più di tanto visto l'andazzo e getta anche su di loro qualche sospetto. Forse perché quella notte "c'erano" sapevano e hanno taciuto, pur di godersi una vittoria che ha generato tanti dubbi e tantissime perplessità e li allontana da quella base che sperava in una vera "discontinuità" diversa da quella dorotea e democristiana che purtroppo ancora fa scuola col suo fariseume viscido e bigotto, soprattutto grazie ad un certo Piefurby, la cui exit strategy dal pantano casaliberista ricorda la fuga di certi sorci che abbandonano in tempo la nave che sta per affondare.
Tantissimi naturalmente i commenti, in troppi di questi è evidente la scelta di ridimensionare, di riportare tutto ad un bluff, ad un falso scoop di "Diario" per vendere più copie, dimenticando che sono altri i "maestri" riconosciuti del giornalismo-spazzatura.
Fra i tanti commenti ne scelgo uno pronunciato dal leader di un partito col quale spesso dissento, Oliviero Diliberto, ma col quale stavolta sono in sintonia: "Le elezioni sono valide, il centrosinistra ha vinto, ma che ci sia stato un tentativo di inquinamento del voto a me non stupisce perché Berlusconi è capace di tutto".

 
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