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UN GENERALE CON LA MITRA E IL PASTORALE

Post n°407 pubblicato il 07 Marzo 2007 da bargalla

                immagine

Da oggi ho un motivo in più per odiare la gerarchia della chiesa cattolica e il clericalume trionfante, la nomina del nuovo presidente della conferenza episcopale italiana, vero braccio "armato" del partito di dio, mi offre, infatti, l'ennesima occasione per esprimere tutto il mio disprezzo verso un mondo nel quale il fariseume imperante ha ormai gettato la classica maschera diventando ancor più inverecondo di sempre per giungere a rinserrare i ranghi e a schierare le sue falangi di emeriti parassiti dello spirito affidandoli al comando di un ex ordinario militare, fino allo scorso anno inquadrato nei ranghi dell'esercito italiano col grado di  generale di corpo d'armata.
I prelati italioti da sempre tenuti all'obbedienza verso il papa re, da oggi avranno un motivo in più per pronunciare il loro devoto "signorsì" dinanzi ad un alto ufficiale che si è guadagnato i galloni servendo il dio degli eserciti schierati in battaglia, pertanto quella che con un infelice eufemismo viene definita "opera pastorale" dallo stesso esercitata con uno spirito di corpo...d'armata, è quanto di più antievangelico possa concepire la stessa religione cattolica la cui universale ipocrisia proprio in questi frangenti si pone in antitesi con l'insegnamento dello stesso Cristo e mostra il totale fallimento di una missione nella quale la navicella di Pietro è ormai il relitto tante volte prefigurato dai teologi più "eretici" e illuminati.
Dopo il pensionamento del signor camillo ruini, eminenza grigio-porpora e deus ex machina del potere papale nella terra del popolo bue, sua maestà il papa re, ha scelto un'eminenza grigio-verde, il generale di corpo d'armata angelo bagnasco, attuale arcivescovo di Genova e lo ha nominato capo di stato maggiore del partito episcopale italiota.
Con i tempi che corrono la nomina di un "militare" alla guida del comitato centrale del partito trasversale più grande e influente sponsorizzato dal vaticano, che in Italia decide il bello e il cattivo tempo, dettando per conto dello stato pontificio finanche l'agenda politica ad un parlamento italiota strapieno di onorevoli bigotti e baciapile, fa pensare ad un inasprimento della lotta "ideologica" intrapresa dalla teocrazia vaticana e dai fondamentalisti cattolici, per combattere e spegnere a suon di anatemi un dissenso già ampiamente annullato dal feroce attivismo ruiniano e dall'ingerente interventismo di un paparatzinger poco pontefice ma tanto, tanto impegnato a filosofeggiare sul suo dogmatico niente.
E' bene sapere che il signor angelo bagnasco, fresco presidente della conferenza episcopale italiana, oltre ad essere arcivescovo di Genova e generale di corpo d'armata, pur se in congedo, è tuttora il presidente del consiglio di amministrazione del quotidiano dei vescovi "Avvenire" testata confessionale che, è sempre bene ricordarlo, si giova dei lauti finanziamenti concessi dalla legge sull'editoria dello Stato Italiano, nel cui laico piatto mangia e sputa laidamente e senza ritegno, usando i suoi "non possumus" per circuire un'opinione pubblica che si vorrebbe a immagine e somiglianza del suo editore di riferimento.
E' importante saper che quella dei vescovi italiani è l'unica conferenza episcopale al mondo che non elegge il proprio presidente, ma lo subisce per nomina papale. So per certo che il signor bagnasco è persona non gradita (non solo a me che sono fuori dalla sua chiesa) ma anche a qualche prelato e a molti presbiteri, che in queste ore si trovano ad assaporare il retrogusto amaro di un'investitura dal sapore tipicamente medievale, periodo nel quale il papa-re premiava con qualche prelatura creata ah hoc, i vescovi "guerrieri" dal passato chiacchierato e per meriti tutt'altro che cristiani.
Comunque sia, c'è da giurarlo, anche il generale-vescovo, come il suo ruinante predecessore, considerato soprattutto i suoi valorosi trascorsi di ordinario militare, saprà fronteggiare al meglio "le pallottole di carta" per ribadire quelli che anche lui considera "valori non negoziabili".
A proposito, come non ricordare i pistolotti infervorati del signor bagnasco, vescovo e generale, quando, in occasione dei funerali di Stato dei militari morti nelle missioni militari all'estero, deliziava la platea col suo eloquio patriottardo nel quale anche il suo dio, probabilmente, si sentiva a disagio, fra una condanna del "terrorismo vile" la difesa del valore (negoziabile?) delle missioni militari e la rivendicazione del ruolo di "portatori di pace" dei soldati che suona di offesa per "tutti gli uomini di buona volontà" che, inermi e senza indossare alcuna divisa, diventano veri "operatori di pace" perché, se le parole hanno ancora un senso, è ben diverso dal "portare" la suddetta pace, imponendola "manu militari" con l'uso molto  deleterio e "convincente" di armi tutto sommato più "intelligenti" di chi le usa.
Per inquadrare meglio il soggetto "vescovo-generale" bastano due iniziative "editoriali" che portano la sua paterna benedizione.
Alla fine del 2004 il signor bagnasco, allora ordinario militare, quindi generale di corpo d'armata, si fa fotografare sulla copertina del calendario del 2005 dell'ordinariato militare, realizzato in collaborazione con le pontificie opere missionarie, un'offesa per i missionari e per i preti di frontiera che nel più completo anonimato fanno quei miracoli ai quali il signor bagnasco e la chiesa che rappresenta non sono più abituati e abilitati a compiere.
Una iniziativa, quella del calendario, che suscitò parecchie proteste sia per l'infelice scelta delle immagini, aerei da combattimento che sorvolano croci, messe da campo a cui partecipano battaglioni armati di tutto punto, soldati in tuta mimetica che offrono doni ai bambini; sia per l'accostamento "missionario-cappellano-m ilitare-soldato" che Pax Christi (doveroso un commosso ricordo per il compianto don Tonino Bello) definì "fuorviante, diseducativo e antievangelico".
L'ultima iniziativa editoriale di monsignor bagnasco risale alla scorsa primavera, quando regalò a tutti i militari italiani in missione all'estero, un libretto tascabile contenente i Vangeli, i Salmi e alcune preghiere della tradizione cattolica, la cui copertina rigorosamente di color "verde militare" fu così giustificata dall'esimio generale-prelato intervistato da un settimanale cattolico: "è un tocco che lo contraddistingue.
Un simbolo di appartenenza, come si fa negli scout".
Nella stessa intervista il vescovo-generale "oltre a rivendicare il ruolo di pace degli eserciti (sic) difese anche "le stellette"dei cappellani militari, il fatto cioè che tutti i preti, quando assumono l'incarico di cappellani militari, acquisiscono automaticamente i gradi che li fanno diventare militari a tutti gli effetti, nel caso in questione l'arcivescovo ordinario, il massimo grado della gerarchia ecclesiastica diocesana, si appunta sulla talare la greca e le tre stellette di generale di corpo d'armata".
E oggi il cosiddetto santo padre, ha nominato un soggetto simile presidente della conferenza episcopale italiana.
E chi meglio di un generale di corpo d'armata che indossa la...mitra e si appoggia ad un pastorale, può invitare alla guerra santa?
Magari, conoscendo il soggetto, troverà anche il modo di incitare i suoi alla pugna gridando: "dio lo vuole"!

 
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