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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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« SED LIBERA NOS A MALOCOMES FIDA »

ALICE NELLA CHIESA DEI LUPI TRAVESTITI DA AGNELLI

Post n°612 pubblicato il 13 Aprile 2010 da bargalla

                                


Mai come in questi giorni ho desiderato che la memoria diventasse
oblio, non fosse altro perché spinto dalla volontà di rimuovere quel che è impossibile cancellare a fronte di una vindice attualità che se da una parte mi rende giustizia delle sottili violenze patite e dei torti subiti, dall’altra riapre ferite mai rimarginate del tutto, e così diventa perfino consolante assistere e partecipare attivamente a quella che la mia Nadia chiamava “la vendetta dei vinti”.
Vedrai, mi diceva, prima o poi Nemesi farà sentire la sua voce e nessun dio potrà sottrarsi alla Giustizia voluta dal Tempo, nemmeno la setta del clericalume imperante che, per quanto potente, nulla potrà contro l’ineluttabile compiersi del suo Destino. Altro che non praevalebunt!
Per troppi anni ho atteso che deflagrasse il bubbone della pedofilia in seno ad una chiesa che (purtroppo!) ho frequentato con l’incoscienza di una preda inconsapevole della trappola ben celata nel sottobosco delle peggiori pulsioni clericali e il marcio che ora finalmente sommerge la gerarchia ecclesiastica porta perfino i più bigotti e distratti a porsi degli elementari interrogativi sull’integrità umana e morale, sulla coerenza dottrinale e sul presunto primato di un magistero miseramente eroso dall’ipocrisia e dalla simonia: aspetti primari di un modo di esser preti in antitesi con la natura stessa dell’uomo e della religione, seppure quest’ultima sia, per il clero catto-vaticano, un modo come un altro per fingere di amare il prossimo come se stessi ricavando il massimo possibile da parassitarie rendite di posizione costituite dal “depositum fidei” un altro valore non negoziabile, ma ben spendibile, all’universale foro boario della corte papale.    

Là dove Cristo tutto il dì si merca
, come direbbe il Sommo Poeta, lormonsignori trovano il tempo di vendere anche il fumus persecutionis: vorrebbero passare per vittime proprio loro, i carnefici di un’inqualificabile violenza psichica (oltre a quella fisica) che fa più male proprio perché approfitta subdolamente dei bambini e delle persone caratterialmente più deboli e vulnerabili fino a renderle succubi di un orrore che il plagio ammanta poi di clericale terrore: “E’ dio che lo vuole!” 
Lo scandalo degli abusi sessuali sui bambini sta scuotendo la chiesa catto-vaticana fin nelle fondamenta e davvero non comprendo la protervia con la quale il falso perbenismo clericale si periti trovare delle lacere pezze di appoggio in strampalate e luride teorie che vorrebbero l’omosessualità all’origine della pedofilia ben sapendo che tale assioma è la prova fallimentare dell’impossibilità di coniugare misoginia e sessuofobia: i cardini della formazione pretesca tuttora vigente nei seminari diocesani. Immersi in un contesto chiuso, oserei dire omertoso (quanto a mafiosità) e auto-protettivo, questi squallidi personaggi denominati preti (impossibile definirli sacerdoti) non riescono ancora a  cogliere la gravità del crimine che alcuni di loro hanno commesso (e commettono) con la complicità di altri lupi travestiti da agnelli.
Orchi e lupi il cui sviluppo emotivo è pari a quello di un adolescente o di un bambino al quale hanno rubato l’innocenza e l’età evolutiva, un certo che di patologico traspare da norme comportamentali e da gravissime carenze affettive nella formazione della personalità che fin dagli anni del seminario portano questi soggetti a considerare il crimine sessuale alla stregua del peccato contro il sesto comandamento: tanto poi si confessano a vicenda e si assolvono fra loro protetti dall’inviolabile segreto di pulcinella.

L’atteggiamento schizofrenico della chiesa catto-vaticana è ormai sotto gli occhi di tutti: da una parte la tolleranza (quando non proprio l’indulgenza) verso i preti pedofili e verso gli ipocriti patentati assurti alla gloria del potere funzionale ai loro inconfessabili interessi; dall’altra l’ossessione manichea dei non possumus e della morale dogmatica su questioni “non negoziabili” come l’aborto, la contraccezione, le convivenze more uxorio e i rapporti omosessuali, considerati devianti da chi ha fatto della devianza un motivo per reprimere e castrare la normalità predicando un’astinenza da eunuchi per il regno dei papi.  
Parlano di chiacchiericcio, attacco sionista e massonico, cercando inutilmente un’aura da martiri!    
Per i tanti casi che vengono alla luce, tantissimi altri vengono insabbiati, i responsabili protetti dai gerarchi clerico-infingardi; lo stesso herr ratzinger, in arte benedetto sedici, e la sua corte, ha rischiato e rischia di finire sul banco degli imputati per complicità. I documenta stanno lì a dimostrarlo!
I testi della chiesa, i famigerati e notissimi crimen sollicitationis e il de delictis gravioribus, hanno come comun denominatore l’ossessiva richiesta di segretezza da parte di tutti, vittime comprese e nulla prescrivono sul deferimento alla Magistratura ordinaria qualora la vittima abbia avuto l’ardire di rivolgersi al vescovo pretendendo quantomeno un minimo di ascolto.
Dovunque si parla della più turpe delle nefandezze compiuta dai preti (gli addetti ai lavori la chiamano con un eufemismo “sporcizia”. Sarà forse questa la cifra della “universalità” della chiesa dei papi?) ma non sufficientemente in Italia che in fatto di pedofilia clericale è  più inguaiata della stessa Irlanda, ma tace o sbadiglia annoiata perché è religiosamente e culturalmente mafiosa.
Herr ratzinger “parla solo per seppellire la verità e imbonire la coscienza degli stupidi (tanti) e per evitare esborsi miliardari a cascata”.
Qualcuno dice che dovrebbe dimettersi e spiega anche perché.      
Ora si son dati delle linee guida, alla buonora! E le sbandierano ai quattro venti come se avessero scoperto l’acqua calda, specie per quel che riguarda la denuncia dei crimini alle “competenti autorità”.
E’ la prima volta che viene messo nero su bianco l’obbligo del ricorso alle autorità civili in caso di abusi sessuali su minori compiute dai preti: una vera e propria rivoluzione copernicana. Roba da non crederci!  
E come la mettiamo con i reati pregressi e già prescritti? Ah, già dimenticavo: c’è sempre il sacramento della riconciliazione a cassare il peccato, la colpa e il reato.

Forse herr ratzinger e compagnia cantando dovrebbero leggere  un pamphlet uscito da pochissimi giorni in cui vengono descritte le malefatte di vari preti pedofili verso i quali non c’è assoluzione che tenga. Tanti, troppi abusi (quasi sempre coperti dal silenzio istituzionale poiché bisogna salvaguardare il buon nome della chiesa!) commessi in Italia da preti (e quando scrivo preti lo faccio in senso dispregiativo) che prestano servizio (sic) in parrocchie, scuole, asili e centri per disabili.
A testimoniare l'endemicità mai curata della pedofilia in seno alla chiesa dei papi arriva “Il peccato nascosto” un libro inchiesta il cui autore (Anonimo) documenta con dovizia di particolari decine di atroci violazioni dell’infanzia perpetrate dai preti citando fonti ritenute attendibili finanche dal vaticano.
Omertà, paura degli scandali, prescrizioni festeggiate nei palazzi vescovili come assoluzioni (non è una novità, lo so!) tutela dei propri interessi materiali minacciati dalle richieste risarcitorie delle giovanissime vittime e della reputazione di una chiesa che continuamente ci mette del suo per auto-denigrarsi. 

Un’atmosfera avvelenata da crimini contro bambini come Alice, nove anni, sottoposta a stupri e sevizie indicibili dal prete-parroco-orco (un porco depravato che offende i suini) al quale gli ignari genitori l’avevano affidata per prepararla alla prima comunione. 
In quel di Bolzano: “don giorgio c. (le minuscole sono mie) ha ordinato di leggere il messale davanti al tabernacolo e poi mi ha messo una mano nelle mutandine. Da allora per cinque anni ho subito numerosi stupri…Di notte spesso vomitavo”.  
Al dolore fisico si aggiunge l’immancabile terrorismo psicologico, una specialità dei preti in genere: “questa è la volontà di dio, se non mi ubbidisci lui si arrabbia”. 
Quando in canonica o in campeggio Alice trova la forza di ribellarsi o ha crisi di pianto, don giorgio la punisce: “Se stavo ferma mi violentava, ma senza troppa aggressività. Se cercavo di reagire, anche solo guardandolo con aria di sfida, mi faceva molto più male”. 
A dieci anni Alice si rende conto che tutto questo non è normale, ma è atterrita dall’idea che quel prete (che nel frattempo la filma insieme ad Antonio, un bambino al quale ordina di fare ad Alice “tutto ciò che faccio io”) possa fare del male alla sua famiglia. Ogni volta la bambina sente le gambe molli e le caviglie si piegano. Cerca conforto concentrandosi come solo i bambini sanno fare su di un oggetto, un tavolo, una crepa sul muro. don giorgio, il prete orco, la rassicura che insieme stanno seguendo “un percorso educativo speciale da cui gli altri sono esclusi”.
Non meno devastanti gli abusi inflitti da don mauro s. in provincia di Como ad un ragazzo handicappato di 15 anni che a causa di un ritardo mentale ne dimostrava la metà, ma descritto dai legali del prete-lupo come un folle sessuomane, divorato da un demone erotico inarrestabile. Come al solito chi tenta è la vittima! Ai magistrati il ragazzo racconta di incontri ravvicinati con il prete “che faceva le vocine erotiche come quelle delle linee telefoniche hard”.   
Nella periferia romana c’è un certo don ruggero c. un altro prete-lupo finito sotto processo per abusi su sette ragazzini di 13 e 14 anni.
Uno di loro dice al PM: “
Dopo cena il parroco mi invitò nel salone per vedere un film. Lui si sdraiò sul divano e mi fece sedere al centro, sul bordo appoggiando la schiena su di lui. Lentamente iniziò a toccare la gamba, poi salì sempre di più…Ha distrutto tutto quello in cui credevo, non sono mai più entrato in una chiesa e se ascolto la predica di un prete ho la nausea. Questo modo di vivere la religione li rende deviati. Tutti hanno un minimo di sessualità e nel momento in cui c’è carenza si crea una deviazione mentale.
E allora io non mi fido più di persone frustrate e malate che vanno fermate. Mi rivolgo direttamente a Dio
”.
Le parole di quest’ultimo ragazzino hanno il senso di un epitaffio scritto sulla pietra tombale della chiesa di herr ratzinger.  




 
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