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"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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« SUDITUDINE: UN LIMITE AL...IL PIATTO PIANGE IL BARO VINCE »

LUPI TRAVESTITI DA AGNELLI E ALLOCCHI SEDOTTI DALL'OTTO PER MILLE

Post n°616 pubblicato il 28 Maggio 2010 da bargalla

           


Non capita tutti i giorni di leggere di preti pedofili arrestati o finiti sul banco degli imputati perché accusati della più turpe delle nefandezze che un uomo possa compiere, grande perciò la mia soddisfazione nel dare il giusto risalto a due notizie da albo signanda lapillo, riguardanti altrettanti reverendi lupi travestiti da orrendi agnelli che la legge non scritta delle patrie galere saprebbe ben “macellare” se non fosse che spesso questi orchi in talare godono di un trattamento di riguardo e ottengono pure gli arresti domiciliari.
Una misura cautelare che forse potrebbe indurre qualcuno di loro a mettere in pratica nel chiuso delle loro garconniere quanto prevede il Vangelo a proposito di coloro che procurano scandalo a questi piccoli, scrivendo una sentenza di condanna per la quale l’unica pena prevista è proprio quella capitale.
La soddisfazione è maggiore al pensiero che anche un omertoso prelato della chiesa dei papi rischia la denuncia di favoreggiamento per aver coperto le malefatte di un prete pedofilo, in linea con quelli che erano i dettami prescritti da certi famigerati documenta che imponevano il segreto pontificio.   
Se a tutto ciò si aggiunge il previsto e sostanziale calo dell’otto per mille alla chiesa catto-vaticana, nonostante l’imperversare di una campagna pubblicitaria (finalmente percepita come ingannevole, anche a causa della pedofilia pretesca) allora il piacere è maggiore e rasenta la vindice felicità di chi aspetta, paziente, sulla riva del fiume il passaggio del cadavere del proprio nemico.

Travolta da scandali che ormai è diventato impossibile occultare, la chiesa dell’universale ipocrisia sta cercando di gestire la questione pedofilia con una strategia articolata su tre direttrici: il riconoscimento delle proprie colpe nei casi conclamati e indifendibili; la parallela denuncia dell’aggressione mediatica ordita da ambienti massonici e anticattolici; la “messa in sicurezza” del papa re come garanzia di tenuta dell’istituzione nel suo complesso (anche a costo di “scaricare” i singoli vescovi che in passato hanno comunque agito in conformità con le indicazioni provenienti dalla cosiddetta santa sede).
Ciò che risulta quasi del tutto assente nell’ancora assai parziale autocritica avviata all’interno della chiesa cattolica è una riflessione approfondita sulle ragioni profonde di un fenomeno, come quello della pedofilia nel clero, che per le dimensioni raggiunte non può in alcun modo essere ricondotto alla sommatoria di accidentali “deviazioni individuali” così come qualcuno in alto loco ha lasciato intendere anche nel caso dell’ultimo prete in odore di pedofilia, tale domenico pezzini, arrestato lunedì scorso dagli agenti della squadra mobile di Milano con l’accusa di aver abusato tre anni fa di un ragazzino di tredici anni.

Un prete che finisce ristretto nelle patrie galere o ai domiciliari in qualche conventicola fa sempre notizia ed è solo degno della massima riprovazione così come merita altrettanta ripugnante attenzione  un altro spregevole bacherozzolo arrivato sul banco degli imputati sempre con l’accusa di pedofilia.
In Italia, cloaca del potere politico-mafioso e protettorato papale, se n’è parlato poco, pochissimo.
Sulla stampa estera sì, e parecchio. L’ennesima dimostrazione di come il problema “pedofilia clericale” abbia scarsa risonanza nel nostro Paese (specie quando i fatti chiamano in causa precise responsabilità dei vescovi diocesani e della curia vaticana) arriva dalle nuove rivelazioni emerse sul caso del prete
ruggero conti, l’ex parroco della parrocchia della Natività di Maria Santissima, a Selva Candida, diocesi
di Porto di Santa Rufina, nei pressi di Roma, sotto processo per prostituzione minorile e abusi sessuali su dieci minori avvenuti nell’arco di circa trent'anni, dalla fine degli anni '70 al marzo-aprile del 2008.
Il conti ruggero fu arrestato infatti il 30 giugno 2008, mentre si preparava a recarsi con i giovani della sua parrocchia alla Giornata Mondiale della Gioventù a Sydney. Lupus in fabula!
Secondo quanto rivelato il 26 aprile scorso dall’Associated Press (in possesso dei verbali) l’allora vescovo di Porto S. Rufina, tale gino reali (dal marzo 2010 anche amministratore apostolico della diocesi di Civitavecchia e Tarquinia) avrebbe ammesso nel corso di un interrogatorio reso il 1.mo dicembre 2008 ad uno dei pubblici ministeri di aver saputo delle accuse nei confronti di don ruggero già due anni prima del suo arresto, ma di non aver voluto rimuovere il prete dalla sua attività pastorale, perché non ci fu nessuna denuncia precisa, ma solo voci. “E io non riesco a correre dietro ad ognuna di esse.
Chissà se lo spirito di corpo, un calo di forma e di attenzione, non configuri il reato di favoreggiamento.
Il caso dell’orco ruggero conti ha particolare rilevanza anche per altre ragioni: perché si tratta di una vicenda avvenuta in Italia, addirittura nel “cortile di casa” del vaticano, in una delle diocesi suburbicarie; ma anche perché l’ex parroco, assai quotato nell’area della destra romana, era stato uno dei nove garanti del programma elettorale, in quanto consulente per le politiche familiari, del sindaco
gianni alemanno
durante le ultime elezioni comunali di Roma del 2008.

Eppure, nonostante la gravità di questi casi, si continua ancora a ridimensionarne la portata, salvo poi diffondere dei dati che, sia pure per difetto, danno solo una pallida idea di quel che accade nel buio delle coscienze deviate oltre l’altare delle apparenze clericali nascondendo la verità per salvare il buon nome dell’istituzione-chiesa ma, soprattutto, continuando a fingere di ignorare il ruolo dominante, il potere prevaricante e l’indubbia influenza che i preti e l’educazione catto-religiosa continuano purtroppo ad avere in Italia. Sottoscrivo in pieno il pensiero espresso a tal proposito dal sacerdote Vinicio Albanese:
L’abuso è prima di tutto nel dominio; diventando perverso, sfocia nel sopruso sessuale. Ma il filone nel quale l’abuso sessuale si manifesta fonda la sua radice nella presunta superiorità dell’educatore. L’habitat che spiega la diffusione è nella violenza di persona contro persona. Si manifesta e diventa prepotente verso i più fragili. Le regole della disciplina sono spostate arbitrariamente in forme degeneranti, fino ad arrivare al delitto sessuale. In molti abusati, oggi adulti, l’offesa maggiore è il ricordo doloroso del non rispetto. Da qui la richiesta di giustizia. Se l’educatore riveste la funzione ‘sacra’, la violenza diventa potere assoluto”. Ecco perché gli scandali della pedofilia nel clero sono molto più che manifestazioni di orribili reati: essi arrivano a mettere “definitivamente in crisi uno schema ‘antropologico’ di persone dominanti che si permettono la libertà di offendere coloro che ritengono inferiori”.

In nome di questa presunta inferiorità mi prendo la libertà di invitare gli occasionali lettori di questo post a non versare l’otto per mille alla chiesa cattolica e a diffidare degli sbandierati interventi caritativi così abilmente pubblicizzati, anche perché, secondo gli ultimi dati disponibili, a fronte del miliardo di euro circa rinvenente dall’otto per mille e scialacquato annualmente pronta cassa dal clericalume imperante, quasi metà degli introiti (424 milioni) vengono spesi per le esigenze di culto. La seconda voce di spesa più importante (373 milioni) è data dagli “stipendi” elargiti ai preti per il loro sostentamento.
Quindi si arriva alla tanto propagandata “carità” per un importo pari a 175 milioni di euro (gli spiccioli) così ripartiti: 85 milioni destinati agli interventi nelle Nazioni più povere del Pianeta e gli altri 90 milioni a iniziative caritatevoli in Italia.
E così la “voce” che funziona da specchietto per le allodole diventa un richiamo per gli allocchi!      
Considerando che alla chiesa cattolica va il 90% delle preferenze, grazie al meccanismo truffaldino di assegnazione delle quote non espresse esplicitamente, viene spontaneo chiedere che se proprio si sente la necessità di firmare per l’otto per mille si scelga l’opzione rappresentata dalla chiesa valdese; non si firmi neanche per lo Stato anche perché quei fondi in mille rivoli arriverebbero comunque oltretevere.

L’otto per mille, uno degli introiti più redditizi per la chiesa cattolica, quest’anno è a rischio flop.
Si prevede un crollo delle donazioni in Italia così come in Germania dove ci si attende un calo del 25%.
Non per niente negli ambienti ecclesiastici che contano (i soldi!) si parla di “sindrome tedesca”.
Oltre ai danni (incalcolabili) provocati alla chiesa dei papi e agli scossoni inflitti al rapporto fiduciario con le famiglie, l’onda lunga dello scandalo-pedofilia incombe come uno tsunami sulle casse dei cosiddetti sacri palazzi apostolici. Il moto planetario di sdegno sembra echeggiare un celebre slogan (cloro al clero!) e aggredisce il “tesoro” raccolto annualmente grazie alle offerte, agli oboli e alle firme degli italiani alle prese con la dichiarazione dei redditi.
I mass media, soprattutto esteri, fanno sempre riferimento alle class action, ai risarcimenti alle vittime degli abusi sessuali del clero, alle spese legali che dal 2001 ad oggi hanno costretto alcune diocesi statunitensi a vendere il loro patrimonio immobiliare, ma in realtà il danno economico maggiore è costituito dal crollo, comprensibile, delle donazioni, oltre che dal calo di fiducia e credibilità, aspetti non secondari di un credo “costruito” a immagine e somiglianza del potere temporale dei papi.
Ora lo sconcerto dei fedeli assume ogni giorno, anche in Italia, dimensioni maggiori e di conseguenza risultano minacciate le quote liberamente (sic) destinate dai contribuenti alla chiesa catto-vaticana.
Già lo scorso anno l’otto per mille ha registrato un calo del 3,8% (35 milioni in meno) e quest’anno la prospettiva è che i 38 mila preti-beneficiari risentano della bufera-pedofilia al pari dei loro confratelli tedeschi dove un quarto dei cattolici ha deciso di revocare il contributo accordato alla propria parrocchia.

I gerarchi catto-vaticani quando vengono colpiti in quello che hanno di più caro entrano in fibrillazione, il fondato timore della camarilla episcopale italiota è che il chiacchiericcio che ha sollevato “il polverone provocato nel mondo dai casi di pedofilia nel clero si traduca in Italia in una netta diminuzione del numero di contribuenti che destinano parte della propria Irpef alla chiesa cattolica”.
Insomma grava come una scure sulla camarilla episcopale la possibilità che l’otto per mille si trasformi in un referendum plebiscitario contro la reazione della gerarchia ecclesiastica all’emergenza-pedofilia.
Facciamo in modo che lo sia, soprattutto perché i simoniaci mercanti nel tempio (più impostori che pastori) pur continuando a vivere di rendita e da parassiti, non meritano nel modo più assoluto di essere anche “sostenuti” e foraggiati più o meno inconsapevolmente da un’ecclesia, da un popolo che, per quanto bue, dovrebbe finalmente trovare la forza di non farsi più pascere supinamente, subendo non solo il basto e la cavezza dei gerarchi catto-vaticani, ma all’occorrenza anche la mordacchia delle gerarchie politiche e mediatiche asservite e condizionate dall’assolutismo papale. E per quanto arrogante e odiosa sia la prete…sa dei dogmatici vaticani di dettar legge nel nostro Stato, essa è sempre meno odiosa del servilismo con cui di tale insopportabile pretesa si fanno consapevole strumento tante forze politiche italiote che hanno pure l’ardire e la faccia tosta di proclamarsi laiche e liberali.     
 

                    

 
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