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Creato da: antonioventurini2003 il 25/10/2007
STORTA VA' RERITTA VENE

 

 
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Per il mio amico Rafiluccio!

Post n°42 pubblicato il 19 Novembre 2007 da antonioventurini2003
 

Nome: Mario Merola
Data e luogo di nascita: 6 Aprile 1934, Napoli, Italia
Data e luogo di morte: 12 Novembre 2006, Castellammare, Napoli, Italia
Aspettavano, i napoletani, di risentire la sua voce tuonare come una nuova eruzione del Vesuvio, invece il cantante e attore Mario Merola è andato via senza sussurrare nemmeno una parola, nel silenzio più sacro, ma pur sempre sceneggiando la sua vita, lasciata ormai all'ultimo respiro, fra dolore e speranza. Per chi è totalmente estraneo alla sceneggiata, di cui era notoriamente il Re, Merola lascia un immaginario cinematografico visionario, labirintico e quasi incomprensibile, ma per chi invece ha la Napoli degli inganni e della musica nel sangue, la Napoli di quei quartieri dove l'aria ha il sapore di bucato steso ad asciugare al sole e di pummarola, Merola lascia in eredità un mondo filmico che è diametralmente l'opposto: lineare, intenso e soprattutto commovente.
Nato da una famiglia di umili origini (suo padre era un ciabattino), nella sua giovinezza e, quindi anche durante le miserie del dopoguerra, cerca di sopravvivere come aiuto cuoco e scaricatore al porto di Napoli. Su incoraggiamento dei colleghi di lavoro, che ne apprezzavano le doti vocali e musicali, inizia a esibirsi come cantante nel repertorio classico della canzone napoletana, che lo porterà ad affacciarsi nei migliori teatri campani con la canzone "Malu Figliu", inserita subito in uno sceneggiato che lo vedeva come protagonista, raggiungendo nel giro di pochi anni un notevole successo e conquistando prima Napoli, poi l'Italia e perfino l'estero (soprattutto quel Nord America di emigrati italiani). Decide di dedicarsi esclusivamente al campo dello spettacolo e si guadagna fama e prestigio con quelli che sono i suoi cavalli di battaglia più tradizionali: "Guapparia" e "Zappatore". Instancabile artista, negli anni Sessanta realizza una discografia spettacolare, e non disdegna esibizioni in matrimoni e feste provate. Inoltre, a lui si deve la scoperta di un altro attore e cantante celebre napoletano: Massimo Ranieri.
Uomo di mondo, con una vita fatta di eccessi, fra cui la buona tavola mediterranea, abbondante e ottima, fra il ventennio '70-'80, periodo in cui raggiunge la massima popolarità, rilancia la sceneggiata napoletana teatrale con la formula del triangolo: lei, lui e il mascalzone (issa, isso e o' malamente) arricchita dalla canzone popolare che poi trasporterà anche nei suoi B-movie.
Il suo esordio sul grande schermo avviene nel 1973 con la pellicola Sgarro alla camorra di Ettore Maria Fizzarotti, storia ispirata a un fatto di cronaca nera, con Enzo Cannavale e Silvia Dionisio, cui seguiranno una serie di pellicole per la regia di Alfonso Brescia in cui Mario Merola diventa zappatore, carcerato che si dispera per la madre ammalata, analfabeta del quale il figlio arricchito ed imborghesito si vergogna e straniero in terra straniera. Sono gli anni di: L'ultimo guappo, Napoli serenata calibro 9, Lo scugnizzo, Napoli… la camorra sfida, la città risponde, Zappatore, Carcerato e I figli… so' pezzi 'e core. Ma non solo Brescia nella sua filmografia, anche Umberto Lenzi, Stelvio Massi, Ciro Ippolito, Stefano Calanchi che danno l'occasione a Merola di lavorare con i più grandi nomi del teatro del capoluogo campano: Angela Luce, Pupella Maggio, Franco Iavarone e Isa Danieli.
Negli anni Novanta, minimante scosso dalle accuse di essere un camorrista, scopre il cantante Gigi D'Alessio (definito il suo figlio d'arte), con il quale incide la canzone "Cient'anne!". Al cinema si concede solo per Roberta Torre e per il suo Sud side stori (2000) duettando con Little Tony. Poi doppia il personaggio di Vincenzone nel film di animazione di Maurizio Forestieri Totò Sapore e la magica storia della pizza (2003). Nella musica, invece, è sempre presente, soprattutto accompagnato dalla voce del suo vero e unico erede: il figlio Francesco, anche lui cantante e musicista.
Vero e proprio mostro del palcoscenico, in teatro come davanti alla cinepresa, cantore di una Napoli che non c'è più, il 7 novembre 2006 viene ricoverato nella sala di rianimazione dell'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia per un edema polmonare, cui seguirà un'insufficienza cardio-respiratoria che lo condurrà alla morte il 12 novembre, vegliato da sua moglie Rosina e da tutti i napoletani che si sono stretti attorno a lui in un solidale abbraccio. Abilissimo nel ribaltare le logiche della mostruosità umana, dove si contrappongono l'anima gentile e il sorriso largo, prigioniere in un corpo rude e ingombrante e dalle mani grosse, Mario Merola lascia alla sua città e all'Italia tutta le sue canzoni, giudicate dai napoletani come autentiche poesie, e i suoi film di notevole intensità emotiva, ricche di incompresa e preziosa umanità. Va via l'icona della sceneggiata, lasciando dietro di sé una schiera di cantanti e attori.

Ciao Mario.....

 
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A voi donne

E femmene so’ comme è stelle
Si te pierde l’he ‘a guardà
Ce ne stanno a mille a mille
Peccerelle, so’ scintille
Ca pazzeano mmiezo ‘o ffuoco

E pircio’ n’ ‘e ppuo’ acchiappa’
Si ll’affierre ‘e ffaie stutà
Lass’ è stà lass è vula
Pò te cuoce, te faje male
E cù cchi t’à vuò piglià ?

Si sapisse comme é bello
A vedè sti lampetelle
Ca se specchiano int’all’uocchie
è chi è ssape accarezzà

una è lloro é ‘a stella mia
pecché quanno ‘a notte è scura
e stu core s’appaura
pare comme si ‘a sentesse
che me dice;” Aize ‘a capa, siente addore ?
Guarda ‘ncielo e staje sicuro,
tanto io stongo sempe ccà ! “

 

GOMORRA

 

Pino Daniele - Annarè

 

Il bacio


Un bacio
è
un
apostrofo
rosa
tra
le
parole
Ti amo!
 


La mia e-mail:
antonioventurini2003@libero.it

 

La lettera alla "malafemmina"

 
 

Volver

 
 
 

 Avrai sorrisi sul tuo viso come ad agosto grilli e stelle
storie fotografate dentro un album rilegato in pelle
tuoni d'aerei supersonici che fanno alzar la testa
e il buio all'alba che si fa d'argento alla finestra
avrai un telefono vicino che vuol dire già aspettare
schiuma di cavalloni pazzi che s'inseguono nel mare
e pantaloni bianchi da tirare fuori che è già estate
un treno per l'America senza fermate
avrai due lacrime più dolci da seccare
un sole che si uccide e pescatori di telline
e neve di montagne e pioggia di colline
avrai un legnetto di cremino da succhiare
avrai una donna acerba e un giovane dolore
viali di foglie in fiamme ad incendiarti il cuore
avrai una sedia per posarti ore
vuote come uova di cioccolato
ed un amico che ti avrà deluso tradito ingannato
avrai avrai avrai
il tuo tempo per andar lontano
camminerai dimenticando
ti fermerai sognando
avrai avrai avrai
la stessa mia triste speranza
e sentirai di non avere amato mai abbastanza
se amore amore avrai
avrai parole nuove da cercare quando viene sera
e cento ponti da passare e far suonare la ringhiera
la prima sigaretta che ti fuma in bocca un po' di tosse
Natale di agrifoglio e candeline rosse
avrai un lavoro da sudare
mattini fradici di brividi e rugiada
giochi elettronici e sassi per la strada
avrai ricordi di ombrelli e chiavi da scordare
avrai carezze per parlare con i cani
e sarà sempre di domenica domani
e avrai discorsi chiusi dentro mani
che frugano le tasche della vita
ed una radio per sentire che la guerra è finita
avrai avrai avrai
il tuo tempo per andar lontano
camminerai dimenticando ti fermerai sognando
avrai avrai avrai
la stessa mia triste speranza
e sentirai di non avere amato mai abbastanza
se amore amore amore avrai 
                             
Claudio Baglioni.

 
 

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