Creato da aurora.digiuseppe il 04/04/2011

arduino sacco editor

punto di incontro tra autori

 

 

MODENA MODENA di Daniele Malavolta

Post n°23 pubblicato il 21 Luglio 2012 da aurora.digiuseppe
Foto di aurora.digiuseppe

Lo ammetto, non ho visto il film allegato al libro – che, in realtà, è un libro allegato a un film, in quanto è nata prima l'opera cinematografica e poi il romanzo – e conoscendo l'autore mi sarei aspettato una cosa molto diversa.
La cosa che più di tutte mi ha colpito, e che trovo che descriva bene il libro di cui stiamo parlando, è una frase all'inizio dell'opera in cui l'autore ci dice che non sopporta le persone che, in maniera alquanto autoindulgente e quasi vittimistica, riempiono i loro scritti di loro esperienze, opinioni, personaggi simili a loro, ecc, aggiungendo poi che però il suo stesso libro sarà una di queste opere.
La cosa mi ha fatto sorridere, e mi ha spinto a cercare di capire cosa avrei trovato col passare delle pagine.

Ebbene, mi sento di smentire l'autore. Smentirlo bonariamente, sia chiaro.
Nel suo romanzo non c'è neanche una traccia di autoindulgenza, il protagonista è sì una vittima – anche se più di situazioni generiche che di una contingenza ben precisa – ma tutt'altro che incline al vittimismo.
O meglio, si diverte a prendere in giro se stesso e gli altri facendolo credere – un po' come voleva fare l'autore con noi – ma poi si comporta come se nulla gli importasse davvero: in ciò, trovo la principale critica che l'autore, per bocca del protagonista, muove alle persone che lo circondano e agli scenari vuoti della nostra società ormai persa per strada. Non è una critica vittimistica, appunto, che sottolinea le sofferenze personali e le brutture del mondo che ci sta intorno, ma piuttosto una constatazione che non c'è niente che valga davvero la pena fare, o meglio che una volta provato tutto, non rimane più niente di stimolante.

A meno che...
Leggetelo tutto, e troverete anche voi uno sconcertante finale – ma è davvero così sconcertante?

Emiliano Felicissimo

 
 
 

ZAPPING di Cristiano Francolini

Post n°22 pubblicato il 21 Luglio 2012 da aurora.digiuseppe
Foto di aurora.digiuseppe

I racconti che fanno parte di questa raccolta sono tutti abbastanza slegati l'uno dall'altro. I personaggi non si ripetono, non tornano situazioni topiche e non ci sono “morali” che puntano sempre verso lo stesso punto – se si elimina un racconto diviso in tre parti e disseminato lungo il libro.
Cosa rende dunque questi brevi e freschi scritti unificabili sotto un unico titolo?
Forse, guardando l'immagine di copertina, capireste meglio di cosa si tratta: un mix poco omogeneo e alquanto vario di tanti caratteri del mondo moderno. E questo, a ben vedere, è proprio ciò che ognuno di noi è. Provate a camminare per le strade di una città, di un paesino, dovunque siete ora: cercare delle persone, e seguitene i passi per qualche ora, poi sommate il tutto.
Questo, più o meno, è l'ottimo risultato a cui giunge il giovane autore di questo libro estremamente intelligente e dallo stile preciso ma mai esasperato o prolisso.Alcuni racconti sono più brillanti di altri, delle vere perle di analisi del mondo contemporaneo, dei nostri disagi, delle nostre malattie incurabili e indecifrabili, delle nostre alienazioni, e di tutto ciò che ci gira intorno e che il più delle volte non riusciamo a scrutare, oltre che comprendere.

Se avete paura di trovarvi descritti in queste pagine, forse dovreste leggerle per cominciare a capire che non c'è niente di male a essere se stessi, purché ci si cominci a conoscere; se, al contrario, sapete già di cosa stiamo parlando, posso assicurarvi che vale la pena passare un paio di piacevoli giornate in compagnia di questo libro vitale e per niente banale.


Emiliano Felicissimo

 
 
 

A MANI NUDE di Stefano Martufi

Post n°21 pubblicato il 26 Novembre 2011 da aurora.digiuseppe
Foto di aurora.digiuseppe

Ho letto questo libro in poco più di un paio d'ore: un concentrato di narrativa, disperazione, angoscia e talento letterario fuori dal comune, tutto stillato senza paura in un centinaio di pagine.

La scrittura è a dir poco frammentata, ci sono dei veri e propri buchi in cui la nostra logica tenterà invano di infilarsi, uscendone desolatamente a mani vuote.

Ma è proprio questo che caratterizza le nostre vite, le nostre esistenze: e leggere sulle pagine bianche l'assurdità dell'esistenza umana ci fa sempre un certo strano effetto. Proprio per questo sono pochi gli autori che si avventurano in tali imprese ciclopiche, che ci spiattellano davanti agli occhi la verità nuda e cruda, spogliata di quella patina che il vivere civile e la moralità costituita ci hanno insegnato a usare per coprire i nostri lati più oscuri. E proprio per questo, quando mi capita di trovare tali perle narrative rimango sempre estremamente stupito.

Positivamente, sia chiaro.


Qui la storia non ha importanza, lo stile nemmeno – almeno apparentemente – i dialoghi non servono, le descrizioni sono soltanto funzionali, le parole sono dosate col contagocce, perché niente ha più senso, se nemmeno la nostra esistenza ce l'ha.

Salvo poi, prima di un'inevitabile “finale” – le virgolette ci vogliono, perché una vera struttura predefinita, questo racconto, non ce l'ha – trovare un senso di, seppure piuttosto amaro, riscatto verso quest'incredibile serie di delusioni e disavventure che è la vita.


Suvvia, buttarsi giù non serve: ma godersi una piccola opera d'arte possiamo farlo tutti, e v'assicuro che ne vale veramente la pena.

Emiliano Felicissimo

 
 
 

IL GALLO CEDRONE di Giambattista Benacchio

Post n°20 pubblicato il 26 Novembre 2011 da aurora.digiuseppe
Foto di aurora.digiuseppe

Ben lungi dall'avere a che fare con il demenziale film di Verdone, questo di cui vi parlo è un romanzo di cui ce ne vorrebbero di più, sugli scaffali delle librerie e, soprattutto, sui nostri comodini.

Oltre a una scrittura impeccabile, sobria e priva sia di roboante superbia sia di esagerata concisione, questo romanzo ci regala una 'storia' veramente importante.

Importante per i suoi protagonisti, importante per noi, importante per la Storia, quella con la 'S' maiuscola.


A colpi di flashback, ricordi, memorie, eventi storici, sentimenti nascosti e apparenti, odio razziale, stoltezza, umiltà, l'autore ci mostra al contempo i lati migliori e peggiori dell'essere umano.

La meschinità e la dignità, la cupidigia e l'amore vero, la rabbia e il perdono, in una narrazione che, pagina dopo pagina, si stringe sul nocciolo della questione.

Ma, come al solito, non è questo quello che conta – il nocciolo, appunto – ma tutto il percorso con cui ci si arriva: le parole che si sono accumulate, pregne di quel significato quasi assoluto che soltanto la Storia e il passato sono in grado di conferire, le vicende a tratti quasi futili, che ci mostrano l'evoluzione di un paese, di una provincia, di una regione, di una Nazione intera.


E, a giudicare dalle condizioni in cui tale Nazione – vi lascio il gusto di indovinare di quale stiamo parlando – versa oggigiorno, torno a ribadire la tesi con cui ho introdotto questa recensione: di libri così, ce ne vorrebbero di più, senza ombra di dubbio.


Concedetevi qualche giorno di pausa dalla vita frenetica, immergetevi con la vostra immaginazione in uno dei luoghi più suggestivi e belli del mondo, e scoprirete di cosa sto parlando.

 

Emiliano Felicissimo

 
 
 

LE FAVOLE NON SONO MICA ROBA DA BAMBINI di Maurizio Denti Pompiani

Post n°19 pubblicato il 22 Agosto 2011 da aurora.digiuseppe
Foto di aurora.digiuseppe

Questo è un libricino piccolo piccolo, con un titolo alquanto esplicito, che fa letteralmente sbellicare dalle risate.

L'autore è magistralmente riuscito a fare la parodia postmoderna di alcune tra le più famose favole classiche della nostra cultura legandole tutte agli stessi personaggi: la protagonista è prima Cappuccetto Rosso, poi Cenerentola, poi Biancaneve, ecc.
In più, ha aggiunto, come in tutte le favole che si rispettino, un finale con un significato morale abbastanza chiaro.

La scrittura è precisissima e sempre giusta, lo stile a volte colloquiale si sposa benissimo con il tema trattato, e i contenuti sono ben più profondi – direi quasi critici – di quello che il tono generale del libro lascia intendere.

Mi è capitato di addentrarmi in queste poche divertentissime pagine mentre mi muovevo per le strade della capitale del nostro amato Paese, e con un po' di ironia (più che altro amara) ho notato che fin troppe persone che mi stavano intorno erano poco diverse dai personaggi del libro che leggevo. Piuttosto che cedere al facile sconforto delle chiacchiere moraliste da bar ho preferito pensare che l'autore sia stato molto attento a guardare e poi rappresentare la realtà dei nostri giovani e a crearci intorno queste gustosissime parodie.

Ma, la cosa che più mi ha colpito, è stato trovare in un libricino per lo più umoristico, una caratteristica che io personalmente adoro: nonostante i personaggi abbiano connotazioni per lo più negative, dietro la pagina ce n'è uno che ha connotazioni ancora peggiori o, almeno, uguali. E, soprattutto, nessuno è unicamente buono o unicamente cattivo: il lupo, “cattivo” per definizione, si comporta forse con più onestà del cacciatore (fedifrago oltre che pervertito, almeno il lupo è solo pervertito), mentre la povera nonnina è ben più scaltra della tutt'altro che ingenua Cappuccetto Rosso che assume i funghetti allucinogeni trovati nei boschi. Tanto per dirne una.

Leggetelo tutto e rimarrete sorpresi dalla semplicità con cui le più classiche delle favole da noi conosciute vengono spolpate e ricostruite in un mondo come il nostro, che è tutto tranne che “incantato”.

 

Emiliano Felicissimo

 
 
 
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