Lo ammetto, non ho visto il film allegato al libro – che, in realtà, è un libro allegato a un film, in quanto è nata prima l'opera cinematografica e poi il romanzo – e conoscendo l'autore mi sarei aspettato una cosa molto diversa.
La cosa che più di tutte mi ha colpito, e che trovo che descriva bene il libro di cui stiamo parlando, è una frase all'inizio dell'opera in cui l'autore ci dice che non sopporta le persone che, in maniera alquanto autoindulgente e quasi vittimistica, riempiono i loro scritti di loro esperienze, opinioni, personaggi simili a loro, ecc, aggiungendo poi che però il suo stesso libro sarà una di queste opere.
La cosa mi ha fatto sorridere, e mi ha spinto a cercare di capire cosa avrei trovato col passare delle pagine.
Ebbene, mi sento di smentire l'autore. Smentirlo bonariamente, sia chiaro.
Nel suo romanzo non c'è neanche una traccia di autoindulgenza, il protagonista è sì una vittima – anche se più di situazioni generiche che di una contingenza ben precisa – ma tutt'altro che incline al vittimismo.
O meglio, si diverte a prendere in giro se stesso e gli altri facendolo credere – un po' come voleva fare l'autore con noi – ma poi si comporta come se nulla gli importasse davvero: in ciò, trovo la principale critica che l'autore, per bocca del protagonista, muove alle persone che lo circondano e agli scenari vuoti della nostra società ormai persa per strada. Non è una critica vittimistica, appunto, che sottolinea le sofferenze personali e le brutture del mondo che ci sta intorno, ma piuttosto una constatazione che non c'è niente che valga davvero la pena fare, o meglio che una volta provato tutto, non rimane più niente di stimolante.
A meno che...
Leggetelo tutto, e troverete anche voi uno sconcertante finale – ma è davvero così sconcertante?
Emiliano Felicissimo
Inviato da: Lo_Gnomo
il 08/06/2011 alle 14:01
Inviato da: emp72
il 04/06/2011 alle 11:19
Inviato da: aurora.digiuseppe
il 04/06/2011 alle 01:41
Inviato da: aurora.digiuseppe
il 03/05/2011 alle 23:34