arduino sacco editor

Dopo aver letto l'altro romanzo della serie de “Il commissario Debora Giovagnoli” non sapevo come approcciare questo. Sapevo che la vicenda si svolgeva in un momento successivo a quella narrata nell'altro romanzo, ma questo era stato scritto prima.
Per le prime pagine ho più che altro cercato le varie differenze.
Poi me ne sono infischiato, e ho letto il libro così com'era.
Alla fine le differenze le ho vagamente notate, ma si fanno sentire davvero molto poco.

La nostra Debora è in “trasferta” a Milano, dove fatica un po' a integrarsi in un ambiente leggermente ostile, e come al solito di soli uomini.
Stavolta, rispetto all'altro romanzo, il commissario proverà di più a tenersi lontana dai guai, ma ciò nonostante qualche piccola scottatura la riporta.

In ogni caso l'importanza maggiore viene riservata, ovviamente, all'indagine che tiene i nostri costantemente alla ricerca di indizi, prove, assassini, e quant'altro.
Infarcire il tutto con il gioco degli scacchi aggiunge non poco interesse: una delle attività cerebrali più alte e inaccessibili dai 'non addetti ai lavori' viene posta come legame tra le vittime di un serial killer dai movimenti e dalle intenzioni abbastanza imperscrutabili.

Insomma, per capire cosa c'è dietro, dovrete arrivare fino all'ultima pagina.

Emiliano Felicissimo