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Messaggi di Aprile 2006

Messaggio N° 1828 30-04-2006 - 21:13

Post N° 1828

Casalinga, una fonte di reddito


E' di un po' di tempo fa la notizia di una donna che in sede di separazione dal marito chiese a quest'ultimo 20 anni di stipendio x aver fatto la casalinga per lui.

la corte di cassazione riconobbe alla signora tutto il denaro che ella aveva fatto risparmiare al marito col suo lavoro in casa.


essere casalinghe fa risparmiare moltissimo alla propria famiglia, se fatto con creatività ed ottimismo.

Se non serve risparmiare per mancanza di denaro, è comunque interessante trovare metodi alternativi x fare le cose e con i risparmi potete comprare qualcos'altro.

scritto da: honeymamy

Messaggio N° 1827 27-04-2006 - 15:27

Post N° 1827

10......100....1000....NASSIRIA

10 100 1000 Nassiria........... gridavano ieri a Milano frange di ragazzi senza ideali!

10 100 1000 Nassiria.......... oggi tre ragazzi ITALIANI hanno perso la vita!!!!!

10 100 1000 Nassiria.......... a gran voce si da la colpa al governo Berlusconi!!!!

10 100 1000 Nassiria.......... per le mamme i papà le sorelle le fidanzate e gli amici di tutti i NOSTRI SOLDATI che oggi hanno

PAURA!!!!

 

Ogni nazione che si rispetti ha il dovere di difendere quegli ideali che orde di fautori del terrorismo per meri interessi personali affliggono, deturpano, violano, aggrediscono, infamano e rendono la vita impossibile a popolazioni che non hanno mai avuto quella libertà e quella democrazia che a noi ci permette di gridare slogan assurdi e inqualificabili.

Una democrazia che ci permette di accusare il nostro governo impunemente, di parlare e diffondere affermazioni che vengono espresse da chi ci vorrebbe ancora uno stato STATALISTA e succube di intrallazzi di partito.

Ma QUEI RAGAZZI laggiù ci sono andati VOLONTARI non spinti da un governo che altro non ha chiesto loro che di difendere quegli ideali che sono alle fondamenta del nostro Stato, ricordatevi quando i soldati americani assieme a soldati di altri stati sono venuti in Italia a difendere le nostre vite sono morti per difendere la nostra liberta e ci han dato la possibilità di essere un popolo che non ha piu avuto oppressori.

Parliamo di SOLDATI qualificati non solo nell'uso delle armi ma di innata GENEROSITA' e CORAGGIO del senso PADRE DI FAMIGLIA, perche in questo modo loro vengono visti da quei popoli che hanno bisogno di aiuto da quei bambini con cui giocano tra divisa e mitra, per quelle donne che nemmeno conoscono ma che sono pronti a difendere in nome di ideali che tanti di noi hanno perso il significato.

Sono stati accusati ignobilmente di essere un esercito di occupazione........... da chi invece ha l'animo occupato da brutture intellettuali, da gente che non ha capito l'ALTO COMPITO che questi ragazzi si sono imposti, da gente che vorrebbe l'ITALIA un paese che scappi sempre che non abbia il coraggio di dire NOI DIFENDIAMO LA LIBERTA' anche a costa della loro vita.

Io sono triste e fiero di quei ragazzi, TRISTE perche tre giovani vite sono cadute tre giovani vite sono state spezzate da vigliacchi che solo dietro azioni ignobili e terroristiche sperano di piegare l'animo di questi ragazzi, ma FIERO di questi giovani che mantengono alto il nome dell'ITALIA che ne fanno di questo paese un baluardo a difesa della LIBERTA' contro le ingiustizie e i sopprusi di gente che vuole solo la repressioni della libertà e il recesso a livello di schiavi di povere persone indifese.

 

Io oggi come ieri griderò sempre 10 100 1000 Nassiria perche per ogni Nassiria nel mondo presidiata da RAGAZZI ITALIANI la democrazia esiste la gente di quei posti si sente sicura e si ricomincia a vivere.

Ai familiari di questi ragazzi và il mio cuore e il mio pensiero e le mie lacrime, va il mio orgoglio e la fierezza di avere UOMINI a difesa degli ideali che sono la primaria fonte di benessere dei nostri figli, nonchè la salvezza per tante persone che credono in loro e che ammirano.

Inviato da:

Messaggio N° 1826 25-04-2006 - 00:28

I sette fratelli Cervi: 25 aprile 1945.

Il 25 aprile del 1945, le donne, i bambini e i vecchi della famiglia Cervi di Campegine, in provincia di Reggio Emilia, andarono a festeggiare, con la morte nel cuore, la liberazione dell'Italia.
Portavano in braccio le foto dei loro sette giovani uomini trucidati il 28 dicembre del 1943 dai fascisti.
Un lamento silenzioso, dignitoso, l'Italia era libera ma loro non avevano più i sette maschi della famiglia, nonostante ciò volevano festeggiare ugualmente, perché per quella libertà erano morti i loro uomini.
Per chi ha voglia di ricordare, suggerisco un libro molto intenso, povero e grezzo nella forma ma forte e denso di contenuti, scritto da un contadino, il papà di quei sette figli ammazzati senza processo, colpevoli di aver ostacolato con la parola un regime in cui non credevano.
Il libro si intitola “I miei sette figli” scritto da Alcide Cervi, più famoso come papà Cervi, e curato da Renato Nicolai, con prefazione di Sandro Pertini.
E' inutile ora ricordare tutta la vicenda di Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio e Ettore, perché se n'è abbondamente scritto e ne è stato tratto anche un film.
E' meglio lasciare la parola allo strazio di papà Cervi mentre ripensa a quel giorno in carcere quando i suoi figli lo salutarono per andare a Parma ad affrontare il processo ed invece furono fucilati.

“Dopo che avevo saputo, mi venne un grande rimorso. Non avevo capito niente, e li avevo salutati con la mano, l'ultima volta, speranzoso, che andavano al processo e gliela avrebbero fatta ai fascisti, loro così in gamba e pieni di stratagemmi. E invece andarono a morire. Loro sapevano, ma hanno voluto lasciarmi l'illusione, e mi hanno salutato sorridendo: con quel sorriso mi davano l'ultimo addio. (...) Ben meritato è il rimorso, per me superbioso, che vi credevo intoccabili dalla morte. E se anche in carcere lo dicevo, che potevate essere morti, il sangue non ci credeva, e si ribellava. Ma i padri e le madri sono fatti così, adesso lo capisco. Pensano che loro moriranno, che anche il mondo morirà, ma che i loro figli non li lasceranno mai, nemmeno dopo la morte, e che staranno sempre a scherzare coi loro bambini, che hanno cresciuto per tanti anni, e la morte è un'estranea. Che ne sa la morte dei nostri sacrifici, dei baci che mi avete dati fino a grandi, delle veglie che ho fatto io sui vostri letti, sette figli, che prendono tutta una vita. E tu Gelindo, che eri sempre pronto alla risposta, ora non mi conosci più e non mi rispondi? E tu, Ettore, che nell'erba alta dicevi: non ci sono più. Ora l'erba alta ti ha coperto tutto, e non ci sei più. E tu, Aldo, tu così forte e più astuto della vita, ti sei fatto vincere dalla morte?
Maledetta la pietà e maledetto chi dal cielo mi ha chiuso le orecchie e velati gli occhi, perché io non capissi, e restassi vivo, al vostro posto! Niente di voi sappiamo più, negli ultimi momenti, né una frase, né uno sguardo, né un pensiero. Eravate tutti e sette insieme, anche davanti alla morte, e so che vi siete abbracciati, vi siete baciati, e Gelindo prima del fuoco ha urlato: - Voi ci uccidete, ma noi non morremo mai!(...)
Un gappista, il 27 dicembre, fece giustizia del segretario fascista di Bagnolo in Piano. I gerarconi della provincia si riunirono funebramente la notte stessa davanti al morto, e giurarono vendetta: - Uno contro dieci, - gridavano quelli che avevano imparato dai tedeschi. Il federale legge un elenco di nomi, ma qualcuno suggerisce un'idea: - Fuciliamo i sette fratelli Cervi. - Buona l'idea, il camerata è intelligente, e si decide così.
Infatti li portano al Poligono di tiro, e sulla arena si fa avanti Don Stefano, quello che avevano conosciuto in carcere, e gli chiede se vogliono confessarsi. I miei gli rispondono che non hanno peccati da pentirsi, e i fascisti sono contenti, perché hanno gran fretta. Il capoplotone chiede ai militi chi vuole avere l'onore di sparare, e un milite di nome Vulcano dice: chiedo l'onore, e così altri, finché bastano.
Don Stefano, in seguito, ha detto che i miei sono morti da cinici, e invece lui è sopravvissuto da cinico, perché il suo posto di cristiano era con gli innocenti, e non con i carnefici.
Ma ormai, quello che è fatto è fatto.”

Inutile ricordare che nonostante l'uccisione dei sette figli poi, il 10 ottobre 1944, i “gerarconi” fecero pure bruciare la casa dei Cervi (sempre papà Cervi: A quella data eravamo due vecchi, quattro donne e undici bambini), l'accanimento contro questa famiglia non conosceva limiti.
Ma poi venne il 25 aprile 1945 e finalmente la tortura ebbe fine.

Ecco vorrei dedicare questo scritto, che racchiude il dolore di tante famiglie italiane, anche la mia, alla memoria di mio nonno paterno, confinato in Calabria per anni, perché comunista; a suo cugino, ammazzato a bastonate a Parma, perché comunista; al mio bisnonno che pur di non fare la tessera fascista perse il lavoro e per mangiare pescava nel canale Crostolo; al mio nonno materno a cui furono bruciati i campi e dovette scappare da Novara, perché socialista; al nonno del mio ragazzo, padre di otto figli, che fu freddato a fucilate dal "gerarcone" di un comune limitrofo davanti alla moglie e ai suoi bambini, con la scusa di essere un partigiano, ma che in realtà aveva il solo difetto di aver prestato soldi proprio a quel gerarca prima della guerra.
A tutti i morti civili di tutte le guerre stupide e ignoranti.

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Riferimenti bibliografici:
Cervi A., Nicolai R., I miei sette figli
, Editori Riuniti, Roma, 1980.
Cervi M., Non c'era tempo di piangere, CGIL, Camera del lavoro territoriale di Reggio Emilia, 1994.

suede68

Messaggio N° 1825 24-04-2006 - 23:31

NOME DI BATTAGLIA: ROSA ROSSA!

Non so se qualche donna partigiana ha mai avuto questo nome di battaglia, mi piace pensare di si, una delle tantissime che hanno partecipato alla RESISTENZA, forse mai giustamente ed adeguatamente riconosciuto il loro apporto. Trentacinquemila le partigiane, inquadrate nelle formazioni combattenti; 20.000 le patriote, con funzioni di supporto; 70.000 in tutto le donne organizzate nei Gruppi di difesa; 16 le medaglie d'oro, 17 quelle d'argento; 512 le commissarie di guerra; 683 le donne fucilate o cadute in combattimento; 1750 le donne ferite; 4633 le donne arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti; 1890 le deportate in Germania. Sono questi i numeri (dati dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) della Resistenza al femminile. Perché dico apporto non riconosciuto? Nei libri di storia si trovano dei piccoli accenni alla partecipazione delle donne alla Resistenza al nazifascismo , nonostante non solo hanno sostituito nella vita sociale gli uomini impegnati nella lotta, ma sono state decisive alla vittoria finale e alla liberazione. Le donne stampavano giornali e manifesti di propaganda, facevano da collegamento portando informazioni, approvvigionavano viveri e vestiario, preparavano documenti falsi e luoghi di ricovero per i partigiani, ma non solo staffette, tante tantissime hanno preso le armi e sono andate in montagna a combattere. I dati che ho riportato sono purtroppo inattendibili, perché alla fine della guerra i criteri di riconoscimento ufficiali e di premiazioni era puramente militari: veniva riconosciuto partigiano chi aveva portato le armi per almeno tre mesi in una formazione armata regolarmente riconosciuta dal Comando Volontari della Libertà ed aveva compiuto almeno tre azioni di sabotaggio o di guerra. Tante donne non si sono riconosciute in questo e non si sono neppure presentate, altre avevano partecipato in modo diverso, non meno importante, ma non ebbero la “qualifica” di partigiane. Eppure venivano arrestate, torturate, picchiate, stuprate, ma non parlavano, non voglio riportare nomi di eroine, perché mi sembrerebbe di fare un torto a chi non ha avuto nessun riconoscimento, si proprio a lei a “rosa rossa” che forse ha pedalato e pedalato con la sua bicicletta, portando in fondo alla borsa messaggi importanti, oppure ha accolto in casa un partigiano ferito, Scelte sofferte, desiderio di libertà, la forza di lottare per un ideale scegliendo di non sparare, ma facendo di più, un’opera sottile e costante di sostegno e propaganda. Resistenza nascosta, resistenza doppiamente tradita alla fine della guerra: dalle forze politiche e più dolorosamente dai loro compagni di lotta, che comunque le considerava traditrici del focolare domestico e ridimensionava il loro credo politico a un desiderio di partecipare alla lotta per amore del proprio uomo. Ho voluto rendere un omaggio a tutte le partigiane dimenticate, proprio in questa ricorrenza del 25 Aprile, dove si ricorderanno i grandi eroi ed eroine, dove le azioni e i luoghi celebri verranno ripercorsi nella memoria di tanti, e corone verranno deposte, ma loro non verranno citate o ricordate eppure ci sono state tante che sono state uccise, delle spoglie "stranamente piccole, un mucchio di stracci neri sulla neve". ( L’Agnese va a morire ) . Un grazie a te piccola grande donna , nome di battaglia : ROSA ROSSA

scritto da: sissunchi

Messaggio N° 1824 24-04-2006 - 19:14

Post N° 1824

L’«Observer»:
è la seconda rivoluzione sessuale
Uno spray riaccende il desiderio (femminile)
Il nuovo ritrovato in fase di sperimentazione su 900 volontari: è un farmaco in grado di colpire i recettori del cervello.


LONDRA—«Ti fa sentire bene, in tutto il corpo», racconta il paziente 007. «Non solo provi più desiderio sessuale, mati senti anche più giovane, più energico », aggiunge un altro volontario. «Secondo mia moglie c’è una grande differenza. Sa dirmi quando prendo il Viagra e quando il PT-141». E le donne? Stando a quanto raccontano, funziona anche per loro. «Provi una sensazione di calore nella zona inguinale, un formicolio, una specie di solletico — ha raccontato con dovizia di particolari una delle volontarie che ha assunto il farmaco —. Senti un pulsare e il desiderio di fare sesso».
Finora era dimostrato funzionasse con topi. Adesso il racconto di chi si è sottoposto alla sperimentazione — 900 «cavie» umane—alza il tiro: funziona anche su uomini e donne. Un afrodisiaco, il primo al mondo, sotto forma di spray nasale. Una spruzzata e la libido si riaccende nel giro di un quarto d’ora. Non ci sarebbero controindicazioni, né rischi per cardiopatici. Il PT-141 è una sostanza che, secondo il domenicale britannico Observer, è destinata a cambiare le abitudini sessuali quanto le cambiò l’arrivo della pillola anticoncezionale 40 e passa anni fa. Una rivoluzione.
I primi passi in laboratorio risalgono a 4 anni fa: è da allora che la stampa segue ogni fase del suo sviluppo con interesse. Comprensibilmente. Il Viagra, la pillola blu in grado di risolvere problemi erettili nell’uomo, è diventato in poco tempo uno dei farmaci di maggior successo al mondo. Il PT-141 — che, conclusa la fase sperimentale, se verrà approvato dalla Food and Drug Administration potrebbe arrivare nelle farmacie nel giro di tre anni — sembra destinato ad andare oltre.
Il Viagra agisce sull’organo sessuale maschile, il nuovo farmaco colpisce i recettori del cervello. Non è un medicinale che corregge un problema fisico, bensì una sostanza che incrementa il desiderio; non funziona solo sull’uomo, anche sulla donna. Aumenta la voglia della coppia, e aumentando la voglia aumenta anche frequenza e qualità dei rapporti. Questo, almeno, a sentire i volontari di cui l’Observer ha raccolto le reazioni post-spruzzata, nonché Carl Spana, amministratore delegato della Palatin, ditta Usa che spera di lanciare il farmaco presto sul mercato. Spana ha spiegato che il PT-141 è una molecola sintetica, «stimola l’irrorazione degli organi genitali, ma risveglia anche l’aspetto psichico del sesso, cioè la libido».
E su questo c’è polemica. La possibilità di sganciare l’atto dal desiderio naturale, facendo affidamento a una libido farmacologica non convince tutti. «Vedo tante coppie che non sanno come rilassarsi, persone che lavorano 80 ore a settimana e che sono arrabbiate perché non riescono ad inserire il sesso nei cinque minuti che hanno a disposizione», racconta Leonore Tiefer, psichiatra dellaNew York University School of Medicine. Se approvato, sostiene, il PT-141 offrirà una scorciatoia, «senza riparare a quella mancanza di intimità e di comunicazione che spesso porta a un basso desiderio sessuale».

scritto da:

arypenitenziary
Messaggio N° 1823 22-04-2006 - 14:17

Post N° 1823

CHIESA & DIOCESI 
 
I 14enni della “professione di fede” in pellegrinaggio a Roma

I RAGAZZI SULLE ORME DI SAN PIETRO
 

Tre momenti della visita a Roma

I 260 ragazzi del decanato di Lecco che si preparano a fare la loro “professione di fede” erano a Roma nei giorni scorsi. La visita ha coinciso con il primo anniversario (mercoledì 19 aprile) di pontificato di Benedetto XVI, che è passato tra i giovani credenti e si è rivolto a loro con parole affettuose.


di don Alessio Mauri
parrocchia di Valmadrera, Lecco

Come ogni anno, tantissimi decanati e parrocchie della nostra diocesi organizzano un pellegrinaggio con i quattordicenni a Roma nei giorni immediatamente successivi alla Pasqua. Lo scopo di questo “esodo” di massa è l’esperienza di fede che si propone ai preadolescenti, che vivono nelle loro comunità il cammino in preparazione alla “Professione di fede”. Chiamati a un gesto significativo di testimonianza cristiana, non solo vengono invitati a visitare la città di Roma, ma soprattutto a ricordare e celebrare i santi che lungo i secoli hanno versato il loro sangue per il Signore Gesù. In modo particolare, la figura spirituale più sottolineata è stata quella di san Pietro, le cui ossa sono oggetto di venerazione nella Basilica Vaticana.

Con il decanato di Lecco abbiamo celebrato la messa alle catacombe di Domitilla lunedì 17 aprile e in S. Pietro, il giorno successivo, con una funzione presieduta da monsignor Angelo Comastri. In entrambe queste occasioni i preadolescenti (presenti in massa: circa 260!!) si sono resi conto che avere fede richiede il coraggio dell’accettare l’invito del Risorto a diventare discepoli autentici: solo così è possibile scoprire il gusto della vita cristiana e il senso della propria.

Il pellegrinaggio trova un altro momento caratteristico nella partecipazione all’ udienza papale del mercoledì mattina. Quest’anno la data dell’udienza coincideva con il primo anniversario dell’inizio di pontificato di Benedetto XVI: per questo, i quattordicenni delle nostre parrocchie hanno vissuto una mattina di grande festa! Il Papa è passato molto vicino al nostro gruppo, nel consueto itinerario intorno alla piazza che viene effettuato prima dell’udienza. Il Pontefice ha inoltre rivolto ai ragazzi parole di saluto molto affettuose, dopo aver visto con i suoi occhi e sentito con i suoi orecchi l’esultanza e la vivacità dei numerosissimi decanati e parrocchie provenienti dalla diocesi di Milano.

Sono certo che la gioia e il significato di questi momenti forti della fede rimarrà scolpita nella mente e nei cuori dei nostri preadolescenti, mentre proseguiranno il loro itinerario verso la “Professione di fede”… e anche dopo!

 

di: kenjimaeda


Messaggio N° 1822 21-04-2006 - 21:56

Provenzano: «Sono nullatenente»

Il capomafia ha risposto solo alle domande su dati personali e si è avvalso della facoltà di non rispondere a proposito delle indagini
Bernardo Provenzano si è definito nullatenente e ha detto di aver frequentato solo la prima elementare.

Alla domanda se è sposato, il capomafia ha risposto: «Nel mio cuore si». Sono le poche cose che il boss ha detto durante l'interrogatorio nel carcere di Terni. Il padrino ha infatti risposto solo alle domande dei pm su dati personali e si è avvalso della facoltà di non rispondere per quanto riguarda le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone e dai sostituti Marzia Sabella e Michele Prestipino. Provenzano era il convivente di Saveria Benedetta Palazzolo dalla quale ha avuto due figli, Angelo e Francesco Paolo, che sono nati durante la latitanza. La coppia è rimasta in «clandestinità» fino alla primavera del 1992 quando la donna insieme ai figli è tornata a Corleone.


BUONE CONDIZIONI DI SALUTE - Il boss è stato visitato in carcere dal medico dell'istituto di pena che lo ha trovato in buone condizioni di salute. Il direttore del carcere ha inoltre consegnato ai magistrati palermitani una relazione sui primi giorni di detenzione di Provenzano a Terni, che trascorre in isolamento, dalla quale emerge che il boss non è stato mai contestato da altri detenuti.

di: arypenitenziary

Messaggio N° 1821 21-04-2006 - 21:45

Cellulari anche in aereo, l’Italia si prepara

L’ultima oasi senza trilli destinata a sparire. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia verso il sì...




Pace addio. Anche a diecimila metri di quota. Anche nell’unico regno del silenzio rimasto finora inviolato. L’inseparabile telefonino sta per diventare tale persino per chi viaggia in aereo. Il primo via libera a tenerlo acceso in volo (fasi di decollo e atterraggio tassativamente escluse) è atteso a breve negli Stati Uniti. Poi, a effetto domino, saranno i Paesi europei ad autorizzare il trillo libero a bordo: la Francia è a buon punto con la sperimentazione; la Gran Bretagna sta tarando il modello; l’Italia (l’Ente nazionale per l’aviazione civile) è al lavoro per presentare le linee guida agli operatori entro fine anno. E mentre milioni di uomini d’affari e telefonino-dipendenti già assaporano l’ebbrezza di quattro chiacchiere tra le nuvole, associazioni dei consumatori e salutisti sono già sul piede di guerra per scongiurare quello che già definiscono l’ennesimo funerale della privacy.

La battaglia per il roaming è tra i big del cielo. Da una parte c’è Airbus con Siemens, dall’altra Boeing con Qualcomm. La sfida: far passare il segnale dall’aereo a terra, attraverso un satellite, senza interferire con le apparecchiature di bordo. Il business: riuscire a sedurre entro il 2010 cento milioni di utenti, per un fatturato che per la sola Europa supererebbe i due miliardi di euro. Compagnie e operatori sono pronti a «decollare» entro fine anno. Ma il sistema diventerà popolare solo entro il 2008. Con un costo di circa 3 dollari al minuto. Alle telefonate seguiranno sms, connessione a internet e in futuro anche videochiamate.

Più che le tecnologie, sono le autorizzazioni degli enti di controllo del volo a frenare la corsa alla cell-chiamata tra le nuvole. Per questo gli occhi sono puntati sull’annunciato via libera dell’americana Federal aviation administration e sui regolamenti applicativi adottati. Circa un anno fa la Faa ha incassato lo stop dell’Fbi, del dipartimento di Giustizia Usa e dell’Homeland security americana per i rischi legati al terrorismo: «Un cellulare può essere usato per coordinare attacchi, dirottare un volo o innescare un esplosivo». Ma non solo. L’Fbi ha sottolineato anche i rischi di ordine pubblico: «L’uso eccessivo dei telefonini può causare risse tra i passeggeri».

Dalle pagine del Financial Times anche il massimo guru pro globalizzazione, l’economista Jagdish Bhagwati, mette in guardia dal rischio trillo libero per la privacy. «Una follia», la chiama lui. Alla quale il rimedio più efficace siamo noi. Con le nostre azioni collettive e legali. Perché se si difende il diritto al sonno di chi abita vicino a un aeroporto, perché mai non si dovrebbe tutelare quello a viaggiare tranquilli in un ambiente ristretto come un aeroplano?

Insomma, la proiezione della sindrome Pendolino-Milano-Roma a diecimila metri di quota—con l’imprenditore del posto 27A che detta a voce alta una lettera alla sua segretaria e la ragazza del 27E che racconta al fidanzato quanto sia bello il Sahara visto dall’alto — spaventa quasi più delle interferenze dei cellulari con le apparecchiature di bordo. Lo sa bene Daniele Carrabba, direttore centrale Regolazione tecnica dell’Enac, che sta lavorando alla circolare che contiene le linee guida per autorizzare l’utilizzo del cellulare a bordo («sarà pronta entro dicembre, poi partirà la sperimentazione»). Spiega: «Prendiamo un volo con 300 persone, pensate se anche solo la metà di loro dovesse decidere di parlare nello stesso istante al cellulare: un inferno. Ecco perché la circolare definirà ogni cosa». Il numero delle persone che possono chiamare insieme, i decibel complessivi da non superare. «E sia chiaro: cellulare spento durante atterraggio e decollo, le fasi più delicate».
Va oltre l’associazione dei consumatori Codacons che, dopo la battaglia in difesa della privacy in treno, è pronta a far rispettare il diritto al viaggio tranquillo anche tra le nuvole. «Per chi decide di tenere il cellulare acceso vibrazione obbligatoria al posto della suoneria, file riservate o ancor meglio uno spazio chiuso a bordo dei voli più spaziosi», afferma il presidente Carlo Rienzi sulla scia di quanto indicato dall’economista Bhagwati. «Se poi una compagnia decide di far pagare una quota aggiuntiva per il servizio, ben venga. Fondamentali sono però controlli e sanzioni per i trasgressori». In nome della sicurezza ma anche del diritto al silenzio.


di: arypenitenziary

Messaggio N° 1820 21-04-2006 - 21:17

25 Aprile in ricordo di tutti!!!!!!



E' una bella giornata di maggio il primo sole saluta le pianure dell'emilia o della puglia , è solo una giornata di sole, Maria stende il bucato e i bimbi giocano nell'aia tra polli e piccoli giocattoli in arte povera fatti dalla maestria di mani esperte che hanno il sapore della terra.

Nicola è lì, 18 anni pantaloni sdruciti camica sbottonata l'aria di un ragazzo che conosce le feste di paese e il sorriso di Anna la sua morosa, gente tranquilla che con il sudore della fronte portano avanti quel fazzoletto di terra appartenuto al padre e al nonno per sbarcare una vita che nelle grandi citta ha il vento dell'ideologia fascista, un vento di battaglie gloriose e di termini come patria onore e coraggio.

Un carabiniere in bicicletta arriva nella fattoria e porta un cartoncino giallo, sul quale Nicola legge a fatica che è stato chiamato per difendere i confini della sua patria, in nome di un ideologia che forse nemmeno condivide, o che forse è solo piu grande di lui.

Tra lacrime, addi e il sacco con dentro pochi indumenti e con il cuore tra le mani, Nicola sale su di un treno che lo porterà verso una caserma verso un qualcosa che ancora deve capire, ma durante il lento viaggio guarda i campi di grano i pastori e le mandrie lasciate a pascolare, e pensa che la sua vita è quella , in quella terra tra quelle persone.

Lo ritroviamo di li a qualche giorno tra camerati in divisa e con la faccia spavalda dei vent'anni e i colori del Tricolore marchiati nel cuore presenti come le insegne del suo battaglione il 7° Bersaglieri, La Folgore, L'Ariete.

All'inizio nn riusciva a capire termini come ONORE PATRIA GLORIA, parole che nella sua mente suonavano strane, ma in cui ritrovava una certa emozione, un'appartenenza che lo accomunava a tanti giovani come lui, parole che avevano qualcosa di familiare........ qualcosa di suo padre.

Una nave da trasporto truppe lo accompagna attraverso il mediterraneo in un altro paese di cui ha solo sentito il nome "Egitto", ma di cui ignora ogni cosa, perche lui sà che li esiste il nemico che offende la sua Patria e che lui ha l'Onore e Obbligo di fermare.

Suo padre gli ha insegnato che come uomo lui ha poche ricchezze, un pezzo di terra, gli attrezzi del sudore e della fatica, la speranza che il buon Dio gli dia sempre un tempo favorevole, l'amore per quella terra, il sorriso di Maria la sua sposa che tra mille affanni ha cresciuto Nicola, Matteo e Francesca, e la sua parola...che ha come garanzia suprema il suo onore.

Ragazzi cresciuti nella consapevolezza che l'unica vera forza dopo la Fede era la Famiglia l'Onore e la Patria.

Ed eccoli li, tra sabbia e caldo contro ragazzi della loro età con gli stessi principi ma con una diversa divisa, a fronteggiarsi in una guerra senza quartiere, lui è sopraggiunto assieme a pochi altri camerati per rinforzare le forze italiane, ragazzi male armati ma con un coraggio unico un cuore gonfio d'amore per l'ITALIA , la loro patria la loro terra battuta dal sole e dal sudore delle fronti in un vivere quotidiano tra i profumi della campagna e le vesti di una morosa mossi dal vento caldo del sud.

Questi i pensieri di quei ragazzi pronti al sacrificio perche i loro cari e le genti avvenire avessero una vita migliore.


Tra gavetta e moschetto, tra pensieri tristi e dolci ricordi, tra paura e coraggio arriva la battaglia finale, in una notte un inferno di fuoco si rovescia sui ragazzi italiani che tra paure, coraggio e forza riusciranno a dare di loro il massimo.... la vita. Una vita data in nome di quegli ideali usciti dalla terra dalle loro fattorie dai loro cuori di ragazzi semplici, tra pallottole e sangue tra paura e coraggio tra valore e morte, combatteranno in nome di quel paese che è l'unica loro fonte di vita l'unico valore reale l'unico orgoglio che li accomuna, al punto tale che anche le forze nemiche, dopo un immane e sanguinosa battaglia, diranno di loro con profonda ammirazione:


"da Radio Cairo" "...in modo particolare la divisione Folgore, che ha resistito al di là di ogni possibile speranza" , "Dobbiamo inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i leoni della Folgore...", "Gli ultimi superstiti della Folgore sono stati raccolti esausti nel deserto. La Folgore è caduta con le armi in pugno".

Questi erano i nostri ragazzi morti tra sabbia, sangue e valori di patria

E che dire dell’ultimo messaggio radio della divisione corazzata Ariete? "Carri nemici fatta irruzione a sud dell’Ariete, con ciò Ariete accerchiata. Trovasi circa 5 km nord-ovest Bir el Abd. Carri Ariete combattono"..
Cuori contro corazze, audacia contro acciaio, valore umano contro la potenza delle macchine. Queste le armi con cui si batterono ad El Alamein i "ragazzi della Folgore"!!!!!

Oggi ricorre l'anniversario del 25 aprile, data storica di un epoca che ha segnato tutti i popoli che ne han fatto parte, tutti i militi di entrambi gli schieramenti di tutte le fazioni, perchè il solo pensare di diversificare il valore di quegli uomini, il solo voler cercare di dimenticare il loro ultimo slancio di vita urlando il nome dell'ITALIA, sarebbe la maggiore vergogna di cui un popolo potrebbe macchiarsi.


Il valore mostrato sui campi di battaglia dei ragazzi italiani in armi, di ieri, di oggi e di domani, merita il massimo rispetto da parte del paese per il quale sono pronti a dare il bene piu importante che posseggono... i loro sogni , le loro giorie, le loro speranze ...la loro vita.

I miei pensieri vanno a tutti quei ragazzi ma in particolar modo a quelli di El Alamein!

di: il.corsaro.nero

Messaggio N° 1819 21-04-2006 - 21:06

Madonna in croce, l'ultima provocazione

Sarà issata sul palco legata su due grandi assi di legno tempestate di cristalli preziosi. C'è anche una data italiana, a Roma in agosto.





Inchiodata a una croce gigante: così arriverà sul palco Madonna nel nuovo tour mondiale, che toccherà anche l'Italia con uno show previsto a Roma per il 6 agosto.
Abituata agli scandali, Louise Veronica Ciccone, lo è da sempre, dai tempi di Like A Prayer o di Erotica. Negli ultimi anni sembrava essersi trasformata in mamma e tranquilla signora domiciliata nella campagna inglese.
Ma ora la Material Girl sembra essere tornata alle abitudini di un tempo, quando gli choc erano il suo pane quotidiano, quello su cui ha costruito buona parte della sua fama.

Non a caso il prossimo tour si chiamerà Confessions Tour. Secondo indiscrezioni, Madonna sarà issata su palco legata a una gigantesca croce, tutta tempestata di cristalli Swarovski. Un'immagine che già fa discutere e che non mancherà di suscitare critiche e polemiche negli ambienti cristiani, che non hanno mai guardato con particolare simpatia alla cantante, tanto più dopo la sua sbandierata conversione alla kabbalah. Per quanto riguarda l'Italia, è partita proprio in giornata la prevendita dei biglietti per il concerto di Roma.

di: arypenitenziary

Messaggio N° 1818 20-04-2006 - 14:36

NESSUNO TOCCHI CAINO!

Ho letto un articolo su un giornale che mi ha fatto pensare, lo so penso troppo, e se qualcuno trova l'interruttore per spegnermi mi fa una cortesia.


Caino e Abele, l'eterna lotta tra il bene e il male, ha un terzo soggetto da inserire nello scenario: il buonista o per meglio dire " il furbetto della bontà"


Credo che sia più deleterio ascoltare uno di loro per qualche minuto, che stare per ore ad ascoltare un "cattivo" che mi scarica addosso la sua vera faccia, il suo vero pensiero, riguardo alla vita, riguardo me stessa, e l'mmirazione che mi suscita direi è smisurata.



Ci vuole coraggio ad essere "cattivi" è faticoso, bisogna prendersi la responsabilità totale di questa scelta, bisogna esporsi in prima persona, trovare il coraggio di dire " mi stai sulle scatole" e pagarne le conseguenze.

Nessuno è totalmente buono, forse i santi per chi ci crede, abbiamo tutti i nostri lati negativi, ma questo esercito di Abeleboys e girl, si moltiplicano e si insinuano ovunque, nella nostra vita, nella politica, in televisione, nei media, nel web e ci propinano una visione ipocrita di se stessi e del loro modo di rapportarsi con gli altri.


Basta guardare tantissimi siti nel web, tutti espongono 2000 bannerini, salviamo i cani, i gatti, i criceti, una candela per tutti, ricordiamo, non dimentichiamo, salviamo...ma la domanda è: chi ci salva da loro? Chi ci salva dalla melassa appiccicosa di parole dette per fare effetto, da nuvolette e fiorellini e stelline, che non partono dal cuore ma dall'esigenza di mostrarsi buoni, magnanimi, nascondendo un coltello dietro la schiena? Gli indiani d'america la sapevano lunga " il cane che lecca la mano non vede il coltello che l'altra nasconde" citava un capo indiano.


Rivaluterei il "Caino" così tanto bistrattato negli anni, quello che non fa il simpatico per forza, ma ha dalla sua la lealtà, la chiarezza, i cui intenti sono alla luce del sole, quello dal quale so cosa aspettarmi, anche niente, ma so a chi mi sto rivolgendo, che non mi illude e non si insinua in modo mellifluo.


E la televisione che propone programmi che grondano miele, addirittura usando le adozioni a distanza, non chiamate con il loro giusto nome, aiuto, sostegno...non sarà tuo quel bambino, nessuno ti dice che forse i tuoi soldi non andranno a lui, ma a tutti quelli che ne avranno bisogno, ma allora diciamolo...non facciamo leva sui sentimenti dei genitori mancati, non facciamo uscire quelle inutili lacrime, non diamo spazio a chi si presenta come portatore di bontà.


Posso solo augurarmi che questa schiera di buonisti abbia una vita breve, che i cainoboys riescano a sconfiggerli, meglio una carezza al mese vera, che 100 al giorno false, non è un inno alla cattiveria gratuita, o al cattivismo che fa tendenza, ma è un "basta" al qualunquismo che fa tanto rima con opportunismo.




scritto da: sissunchi


Messaggio N° 1817 19-04-2006 - 19:18

Le liti coniugali fanno male al cuore delle donne



Tutte le persone che si sposano sognano di avere un matrimonio felice, il che, purtroppo, non sempre avviene. Sempre più spesso le coppie si separano e si calcola ormai che una su due è destinata al fallimento.

Altre volte la fine di un matrimonio arriva perfino con la morte provocata del partner, per mano del 'consorte', che evidentemente ha scelto di non condividere la sorte fino in fondo con la persona che ha sposato. Per cui ci si chiede: ma come si fa ad arrivare ad un odio tanto violento nei confronti di una persona, dopo aver provato, sempre per lei, l’opposto sentimento dell’amore?

Le ragioni sono svariate e disparate.
La prima è che il matrimonio è una istituzione dinamica ed in continua trasformazione, il che significa che cambia nel corso del tempo e con lei cambiano le persone in essa coinvolte. Del resto, ci sono anche coppie molto felici, che restano insieme tutta la vita, con grande soddisfazione di entrambi.

Il problema riguarda tutti coloro che hanno fatto questa scelta, della quale sono insoddisfatti ed anzi la considerano la rovina della propria vita. Ma allora questo costituisce un rischio così alto, perché ci si continua a sposare oggi?

Se lo chiedete a chi si sposa, vi sorprenderete nel sentire risposte di questo genere: si ricevono di bei regali, si fa una bella festa, volevo avere una casa tutta mia, potevo avere quindici giorni di ferie in più, volevo far contenta la mamma… E così via


Litigare in famiglia fa male soprattutto alle donne, tali liti provocano infatti ispessimento delle coronarie, diminuzione del flusso sanguigno e aumento del rischio di arteriosclerosi. È il risultato di uno studio realizzato da uno staff di psicologi americani dell’università dello Utah.

Secondo Tim Smith,il capo dei ricercatori, un matrimonio infelice per un qualsiasi motivo rappresenta un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. Se in casa si respira aggressività, ne risente la salute del cuore.

Lo studio, durato dal 2002 al 2005, ha coinvolto 150 coppie sposate, reclutate con un annuncio sui giornali: uno dei due coniugi doveva avere fra i 60 a i 70 anni, l’altro poteva essere più vecchio o più giovane di soli cinque anni. Nessuno doveva aver già sofferto di malattie cardiovascolari né assumere farmaci ad hoc.
Per misurare il livello di aggressività coniugale, l’équipe di ricercatori ha chiesto a ogni coppia di scegliere un tema che nella vita di tutti i giorni accendeva i contrasti: soldi, figli, vacanze, faccende e doveri domestici. E di discuterne per almeno sei minuti, uno di fronte all’altra attorno a un tavolo, mentre venivano filmati. Gli psicologi si sono concentrati su alcune frasi chiave che esprimevano aggressività, dominio sull’altro o sottomissione. Mariti e mogli sono stati sottoposti, due giorni dopo il confronto, a una Tac del torace per scoprire un’eventuale calcificazione delle coronarie, segnale del pericolo di attacco cardiaco.

Queste arterie sono risultate con le pareti ispessite e, dunque, più a rischio nelle donne aggressive o sposate a uomini aggressivi: insomma, quando la coppia non riusciva più a comunicare senza litigare.
Un clima che, invece, non rappresenta un fattore di rischio per l'uomo. Quest'ultimo è infatti più vulnerabile alle malattie cardiovascolari quando cerca di dominare la moglie o ne è sottomesso durante le discussioni. “Essere in disaccordo è inevitabile,ma il modo in cui si discute è fondamentale per la salute del cuore”.

di: ladeadeiventi

Messaggio N° 1816 14-04-2006 - 16:19

Femminismo



“ Per quanto riguarda l’aborto, ritengo anch’io che non si tratti né di una bandiera, né di una conquista. (…) Una sconfitta storica, bruciante e terribile che si esprime in un gesto brutale contro se stesse e il figlio che è stato concepito.E’ un progetto di vita che s’interrompe.”
(Dacia Maraini-“HO SOGNATO UN STAZIONE conversazione con Paolo Di Paolo”-Editori Laterza)

Dacia Maraini, per chi non lo sapesse, è una figura di spicco del femminismo, da sempre tesa, nella vita e nelle opere, verso l’affermazione della donna nella società e la rottura di quella “sudditanza civile e politica che durava da secoli”(v.s.). Nella vita e nelle opere concepisce una donna mai come “un uomo con la gonna”, ma sempre ne esalta la globalità fatta di raffinata istintività, vivace intelletto, caparbietà, competitività e, a volte, rabbia.
Detto questo, è stata per me una bella scoperta vedere come questa sorta di”suffragetta letterata” si pronunci in maniera così dura riguardo la legge sull’ aborto, da sempre considerata una vittoria del movimento femminista e la cui disamina, avvenuta negli ultimi tempi, ha sollevato nugoli di femmine indignate a difesa di ciò che definirebbero un diritto, un fondamento della libertà individuale.
Ma ancor più gratificante è stato comprendere come un ideologia, qualora venga innestata in un “cervello pensante”, possa essere accolta ed acquisita in maniera critica: analizzata fino a discernere gli aspetti validi, fondamento della liceità di una dottrina, da quelli fallaci, segno di decadimento morale o culturale della teoria stessa.

Non condivido l’ideale femminista (non so nemmeno se ad oggi ancora questo termine possa avere un senso), è ovvio che trovo giusto il fatto che ad un certo punto della nostra storia dovessero venir riconosciuti alcuni diritti fondamentali , e che il divario sociale tra i sessi dovesse essere colmato. Ma non posso approvare quel senso di rabbiosa rivalsa che impregna tutto il percorso storico del movimento e che ,se aveva ragione d’essere agli albori,quando il cosiddetto sesso debole si doveva effettivamente riscattare da una posizione di inferiorità , è poi trascesa nel volgare e nel disdicevole. Si è venuta così a creare una figura di donna che, nel tentativo di equiparare i due sessi, nega i fondamenti della femminilità rinunciando così in nome della “lotta” a quelle che sono le sue armi più efficaci. Il nostro modo di pensare, di agire, di considerare le cose, proprio perché divergente da quello maschile, ci distingue e viene a rappresentare un punto di forza inappuntabile, perché porta ad affrontare la vita con una visione nuova e spesso meno superficiale. Non è né un caso né un luogo comune ( la storia ci insegna) che “ogni grande uomo avesse dietro una grande femmina”.

Quello che condanno del femminismo è proprio l’incapacità di mettere in luce una “Donna” prettamente tale e assolutamente in grado di primeggiare in ogni campo d’azione, proprio grazie a doti che le sono innate. Al contrario, dagli stravolgimenti degli anni 60 e 70 è venuto fuori un modello femminile plasmato su canoni maschili, abbrutito e carente di qualsivoglia virtù, ne è la prova proprio la legge sull’aborto, ignominia in uno stato civile e offesa al nostro imprescindibile ruolo di datrici di vita. Difendere la pratica dell’ interruzione di gravidanza vuol dire ledere i diritti della più debole delle creature, quella priva di parola e di opinioni, quella che secondo alcuni, blasfemi, è un semplice ammasso di cellule, ma che in realtà è un individuo, la cui unica disgrazia è di essere completamente in balia di chi lo porta in grembo. Non può essere considerata una vittoria. Per nessuno.

Penso che una effettiva equiparazione dei sessi sia difficilmente raggiungibile con queste premesse, e forse neanche auspicabile. L’uomo e la donna sono biologicamente diversi , non lo si può ignorare, differiscono per finalità, modalità, concezioni, attitudini. Il mondo sarà sempre in versione “mascolina” se non ci decideremo ad accettare ciò che ci distingue e a farlo valere. Ma non con slogan e cortei. Anche quelli, lasciamoli ai maschi, e sfruttiamo il nostro intelletto per trovare alternative. Dovremmo prendere esempio proprio da persone come Dacia Maraini, che nei suoi personaggi e nella sua esistenza ci dimostra più volte come si possa essere forti e risolutive senza dover eguagliare quell’ottusa necessità di predominio distintiva del maschio.

di: gb00053

Messaggio N° 1815 14-04-2006 - 16:05

V for Vendetta



Titolo e credits:

V per Vendetta (V for Vendetta) 2006 - Regia: James McTeigue. Interpreti: Hugo Weaving, Natalie Portman, Stephen Fry, John Hurt. Dal fumetto omonimo di Alan Moore. Scritto e prodotto da Andy e Larry Wachowski.

Trama:

La Germania, vincitrice della II Guerra Mondiale, ha trasferito il suo credo politico alla Gran Bretagna, facendone una nazione nazista e spietata. V, misterioso vendicatore mascherato che prende a modello Guy Fawks (che, nel 1605, tentò di far saltare in aria la Camera dei Lords inglese), si oppone strenuamente al regime. Salvando la giovane Evey, la rende sua adepta. Ella proseguirà nell'impresa iniziata da V.

Commento al film:

Diretto da James McTeigue, ma osservando bene, più dai Wachowsky Brothers (quelli di Matrix, per chi non lo ricordasse) e interpretato da Hugo Weaving (il gelido Mr.Smith sempre da Matrix), V for Vendetta è un film totalmente atipico se confrontato con altre pellicole dedicate a più o meno conosciuti supereroi.

V, eroe celato dietro una maschera e un abbigliamento ripresi dallo stile di Guy Fawks, coltiva il desiderio di rendere di nuovo libera la Gran Bretagna, che i nazisti hanno politicamente colonizzato alla fine della II Guerra. Egli si ispira ai grandi ideali del passato (Fawks per primo), guardando a ciclo pressochè continuo "Il conte di Montecristo" film del '34 di R.V.Lee con Robert Donat come protagonista; ne conosce a memoria le battute e si commuove immancabilmente al finale (scopriremo in seguito anche perchè il personaggio di Montecristo lo ispiri tanto..). Potrebbe sembrare un eroe di mezza tacca, un illuso della democrazia, ma....bhe, V non è assolutamente così. Meno "ingombrante" (e, di sicuro, meno american-style) di Superman, di Batman, di Capitan America o altri, V è una sorta di estremista liberale che si esprime con frasi leggiadre prese da Shakespeare, poeti e pensatori. Questo fa di lui una sorta di finissimo affabulatore, che porta strenuamente avanti la propria crociata contro l'oppressione del popolo.

E' un finissimo spadaccino, usa i coltelli come fossero penne da inchiostro, facendo strage di nemici. Ma non si limita all'azione fisica: diffondendo via etere musica e parole, incita il popolo alla rivolta, non pretendendo di essere il solo artefice della liberazione.

Nella sua dìimora-cripta segreta, accumula tesori d'Arte di ogni genere (quei tesori che il governo oppressore considera "immorali" e quindi da distruggere), fra i quali spicca uno stupendo Van Eyck, ma anche la locandina di "White Heat", noir di culto diretto da Raoul Walsh nel '49.

Gradualmente, V ci coinvolge nella sua lotta, votandoci ai suoi ideali (violenti ma, per così dire, "necessari"), "coadiuvato" (involotariamente) in questo dalla spietata ferocia del dittatore Sutler (uno strepitoso John Hurt, che si ispira, in parte, al ruolo che fu di Richard Burton in "1984"), fino al fantasmagorico e pirotecnico finale.

V non ci mostrera' mai il volto (a discapito del suo interprete, che si vede costretto a fondare tutto sulla dialettica), bensì sarà il popolo ad assumerne le sembianze.

Osannato o denigrato a morte dalla critica, V for Vendetta è invece (e semplicemente) un bel film che punta soprattutto sull'interpretazione degli attori (in special modo su quelli "secondari", che hanno le facce e la superba maestria, oltre che del succitato Hurt, di Stephen Fry, Sinead Cusack, John Standing, fra i più noti), più che su centinaia di duelli ed effettoni a go-go (tranquilli, è pur sempre un Wachowski-film...)

Non commento ulteriormente la presenza di Natalie Portman, pur discreta (specialmente in bellezza) per il semplice fatto di essere ancora traumatizzata dalla sua interpretazione della Regina Padme in Star Wars. Il complesso personaggio di Evey, a mio giudizio (specialmente nelle scene della sua"indottrinazione"), richiedeva una interprete di maggior spessore (ricerca che, ai tempi attuali, non è impresa di poco conto...)

di: LaPanceraRosa

Messaggio N° 1814 14-04-2006 - 16:00

L'innamoramento

Lui appoggiato su un lato della macchina stretto in un paio di jeans che fanno notare un sedere da urlo, io appiccicata a lui in preda a una sensazione di inebriatezza che mi rende leggera come una piuma, le mie labbra che hanno sete del suo calore , sentire le sue mani appoggiate sopra le mie natiche che mi attirano a lui mi fanno impazzire. E’ tardi, devo rientrare, anzi sono decisamente molto in ritardo ma “non me ne può fregar de meno”, cosa mi sta succedendo, non riesco a staccarmi da lui , c’è qualcosa che non avevo mai sentito prima che mi tiene incatenata alle sue labbra. Finalmente ragiono per un attimo e mi stacco a malincuore dal suo corpo, faccio qualche passo e noto un qualcosa di strano, sto volando…


Sto guidando la mia auto in preda a una rabbia sorda che mi martella dentro e mi sembra di scoppiare, finalmente sono davanti a casa sua, entro senza farmi vedere, la soddisfazione di fargli una sgradita sorpresa non me la può togliere nessuno, voglio riprendere le mie cose e non lasciargli nulla che gli possa ricordare un dolce momento vissuto assieme, non se lo merita proprio. Apro la porta e me lo trovo di fronte, lui è attonito, non sa come reagire, noto in lui un atteggiamento d’attesa, come se aspettasse un mio gesto per capire l’atteggiamento da tenere, io naturalmente non lascio dubbi, mi faccio strada dopo averlo informato che sono venuta a riprendere le mie cose, l’offesa che ho dovuto subire mi ha ferito profondamente e ho rotto il rapporto in modo definitivo. Dopo vari screzi e addirittura un paio di ceffoni e calci dati in momenti molto concitati e nervosi ci avviciniamo per osservare le foto che lui custodisce ancora nel suo cellulare e che io sono determinata a fargli cancellare ma malgrado la situazione drammatica succede qualcosa di molto strano e inspiegabile: avvicino la mia spalla alla sua, inclino la mia testa vicino alla sua per osservare il piccolo monitor del cellulare e comincio a sentire dentro una sensazione di formicolio che cerco prontamente di controllare e ignorare, visto che l’operazione richiedeva più tempo del previsto lui mi chiede di sederci quindi ci avviamo verso la cucina dove lui siede a capotavola e io al lato vicino. Siamo vicini, ancora più di prima, la sua gamba tocca la mia e noto sbigottita che provo un piacere inebriante, sento prepotentemente il magnetismo che il suo corpo esercita sul mio, sentire il suo fiato mi manda leggermente in estasi e si sta facendo strada dentro di me un formicolio misto a tremore incontrollabile, la mia mente lo vuole prendere a sberle… il mio corpo lo desidera con tutta la passione di cui sono capace.


Questi sono solo due esempi di cosa sia capace madre natura. Perché l’istinto ha sempre la prerogativa sulla ragione? Sono stati fatti studi approfonditi e ne è risultato che l’animale che c’è in noi non conosce regole, ognuno di noi ha un proprio “odore” impercettibile, quando sentiamo parlare di sensazioni a pelle, si intende proprio questo, ognuno di noi ha i propri gusti, ma non solo visivi, le sensazioni che una persona più di un’altra ci da sono dettate proprio dal nostro corpo che sente quella che dovrebbe essere la sua dolce metà. E’ proprio il caso di dire “ AL CUORE NON SI COMANDA”. Chi ha avuto un’ingegnosità così intelligente nel renderci così impotenti per la sopravvivenza della specie?

di: stella112

Messaggio N° 1813 09-04-2006 - 20:48

C'ERA UNA VOLTA IN..."PARTENZA"

C'era una volta… un ometto educato e gentile che smarrito il sentiero ando' via dalla famigerata Atlantide per andare alla ricerca di nuove esperienze… eh si, vi parlo di me. Ho cominciato a camminare senza meta e mi continuavo a ripetere "SAREBBE_BELLO trovare un mondo diverso… ce la faro', lo trovero'… per DYANA se ci riusciro', arrivero' alla mia ITACA!".
Tornato a casa, a Roma, prima di ripartire VOLEVO salutare tutti… mi recai al COLOSSEO per salutare il mio LUPO preferito che si divertiva a giocare con una FELINAtantoDOLCE, incontrai la mia gatta e le dissi "MICIAMIA devo andare… il mio posto и la…".
Non sapevo ancora come viaggiare, VOLEVO rubare un mezzo, ma… trovai solo 2 CAYENNE e 1 Honda HVARADERO di color ROSSONERA, troppo per me… alternativa: una vecchia KIA, ma non potevo viaggiare con quel cesso! Mi fa schifo quella macchina, anzi, mi fa SENS! Il treno, era meglio prendere il treno… in biglietteria incontrai un personaggio losco, mi chiese 10.000 Euro per il biglietto IVA esclusa, capii subito che si trattava di un ACCATTONE, nonostante il mio rifiuto fece lo sborone e mi chiese se una MENTINA per il viaggio mi potesse far comodo (sicuramente c'era un doppio senso), comunque, meglio andare a piedi.
Ero pronto, ma la sera avevo voglia di svagarmi un po'. Decisi di andare allo SHIRLEY, noto pub inglese con musica dal vivo, fuori trovai un cartello: "only for tonight GIACOMOHOTGUITAR" tra me e me pensai "evvai, finalmente un po' di ROCK, ma… come si fa a suonare con la chitarra che scotta?". Entrai e… altro che musica, il giacomino dopo 3 accordi attacco' un PREDICONE sulle donne da far venire i brividi a Dario Argento, andai in bagno e vidi una coppia che stanca della musica aveva trovato di meglio da fare, facevano l'amore nella famosissima posizione numero SIXTYNINE (69… per i non praticanti), a quel punto decisi che era meglio mangiare qualcosa, ma essendo venerdi, nel locale era tutto a base di FISH quindi decisi di andare dalla sora LOLLA emmhh Lella.
Al mattino seguente, ero pronto per partire, non c'era il calduccio tiepido del mese di GIUGNO, ma avevo come sfondo un cielo BLUE ed un SOLEINVERNALE che riscaldava il mio cammino. Camminavo e camminavo, presto mi raggiunse la sera… di sottofondo avevo il verso dei grilli: KICRI CRI_CRI…977 volte lo stesso rumore… e che palle… incontrai una pazza che ripeteva DUEXDUENONFAQUATTRO! Le chiesi se stava bene e mi rispose: "ce l'hai msn?" Scappai… Guardavo il cielo per cercare le stelle, ma c'era solo un brutto ASTRO vicino ad una piccola LUNETTA e fu li che mi ricordai di non aver fatto la ricarica al cell!!! A quel punto mi accorsi di un cartello, "premi altf4 se vuoi vedere la famosa MOZZILLOSTELLA cometa!!!!"….
Al mattino seguente arrivai in una terra sconosciuta: DIGILAND, una STREGA di nome KIM, aveva una gabbia, ci teneva dentro un canarino giallo, tipo TITTY per intenderci (ma scorsi anche un uomo nascosto, uno PSICOLABILERINCHIUSO in una stanzetta), mi mise in guardia sui pericoli che avrei potuto incontrare e mi disse di non cogliere mai la prima MELIGNAS! Entrai lo stesso… Incontrai un cavaliere di nome PARSIFAL, aveva con se un ritratto di VENERE, lui diceva che era DOLCE… io rimasi perplesso… Pensando io fossi un fuorilegge, mi disse di stare attento agli sceriffi di quartiere, mi disse che ce n'era uno bello, piщ bello di James DEAN ed un altro, il piщ veloce del WEB che ti si appende sempre alle costole, ovunque, manco fosse SPIDERman… gli domandai se secondo lui avrei mai trovato un ambiente ideale in questo luogo, mi rispose che… avrei trovato molti amici, ancor piщ nemici e poche donne disposta a darla… ringraziai per il benvenuto e gli dissi: "caro Parsifal… mai dire MAI_LY!" di li a breve… successe qualcosa ;-)


scritto da: sarebbe_bello

Messaggio N° 1812 07-04-2006 - 21:57

Pena di morte si, se scelta consapevolmente?

Vorrei scrivere qualcosa sul fatto che ci ha scosso un po tutti in questi giorni, la morte del piccolo Tommy.

Come succede spesso in questi casi, è tornata la solita discussione sulla pena di morte, non solo sulla sua validità come deterrente penale, ma anche come giusta punizione dal punto di vista etico e morale contro crimini abominevoli. Si dicono sempre le solite cose, dopo un po l'emozione passa, la rabbia pure, assorbita dal solito tram tram di tutti i giorni.

Bene, proviamo a riflettere razionalmente su questa questione e sulla giusta punizione da infliggere ai criminali.

Da una parte un muratore, una persona probabilmente poco colta, cresciuta magari in un ambiente poco incline all'onesta ai valori veri che contraddistinguono l'umanità. Ma siamo sicuri che queste siano scuse valide? Siamo sicuri che un uomo demntro di se non sappia fin troppo bene cosa è bene e cosa è male aldilà dell'ambiente in cui è cresciuto, delle persone frequentate, della sua stessa inclinazione?

Dall'altra parte un bambino, inerme, non ancora consapevole di se stesso e per questo innocente, con alle spalle solo 17 mesi di vita, niente. Un bambino circondato da affetto, che non ha ancora compreso sentimenti come la vergogna, l'essere condizionato dai pareri altrui, una creatura per certi versi ben migliore degli adulti.

Il muratore prima citato, per denaro(per ora pare sia cosi) lo rapisce, il bambino non ha la consapevolezza ne la forza per liberarsi, una lotta imapri, vergognosa, perche non giocata alla pari. Dentro il muratore probabilmente l'ansia di venire scoperto...gia, perche l'ansia? Perche evidentemente sa cosa sta facendo, ne è pienamente consapevole, e la consapevolezza del suo crimine lo porta ad uccidere Tommaso, che non sa neanche cosa gli stia succedendo, lo uccide perche piange.....ma un bambino non ha il sacrosanto diritto di piangere???? Non è uno dei diritti non detti ma sentiti dell'infanzia???? Ucciso a badilate, come se il suo assassino stesse colpendo una roccia, un qualcosa di non vivo.

E poi, per finire in bellezza, neanche la pena di seppellirlo, no, lasciato li sotto delle sterpaglie, insomma la dignità, questa sconosciuta.

Bisogna dirle queste cose, bisogna rifletterci altrochè, anche se son fin troppo crude, perche forse cosi certe cose nn capiteranno piu.

Credo sarebbe giusto levare dalle carceri italiane tutti i confort, le tivu nelle celle, i cellulari, i divertimenti.Ben vengano le attivita ricreative come la musica, la lettura il teatro, che riabilitano l'animo umano. Nei casi come quello del povero Tommaso, si ai lavori forzati, perche non mettere gente cosi a costruire opere pubbliche? A lavorare duramente fino alla fine dei loro giorni? Devono rendersi conto del loro crimine altroche.

La certezza della pena è fondamentale, basta con gli sconti di pena, coi permessi premio, basta coi ricorsi in appello. L'assassino di Tommaso si merita l'ergastolo secondo la legge italiana? E sia, ma che sia certezza però, che quell'uomo non viva piu un solo giorni di libertà e se proprio vogliamo la pena di morte mettiamola, ma non per mano dello stato, pe libera scelta del condannato, scelta che farebbe perche non in grado di reggere una vita carceraria priva di comodita e distrazioni che lo sollevano dal suo (sempre che ne abbia) rimorso.

Bisogna mettere fine inoltre anche alle solite balle e sul solito intrigo della sanita mentale, sulla ormai nota capacita di intendere e di volere. Gli avvocati ci giocano troppo anche quando è chiaro a tutti che un 'mostro' è tale e basta perche vuole esserlo, non nascondiamo le cattive intenzioni dietro malattie psichiche che non esistono.

Credo che la maggior parte delle persone sarebbe d'accordo. Speriamo che una volta per tutte, chiunque vada al governo, metta davvero in atto questi cambiamenti, per dare valore almeno a tutti quegli anni, a tutte quelle cose che non potranno mai fare, le povere vittime come il piccolo Tommy.

di: ReyMysterio619

Messaggio N° 1811 07-04-2006 - 21:46

Cellulite, come combatterla



Le cause

Generalmente le cause che comportano la formazione di cellulite sono da ricondurre ad un'alterazione della microcircolazione.
I piccoli vasi che irrorano il tessuto adiposo diventano più permeabili e lasciano trasudare il liquido all'esterno. Si viene quindi a creare una stasi circolatoria e un ristagno di liquidi tra una cellula e l'altra, con formazione di edema, per cui le cellule adipose non riescono più ad effettuare in modo ottimale i loro scambi nutritivi con con i vasi capillari. In questo modo si crea una condizione di scarsa ossigenazione, di sofferenza cellulare, di ristagno di tossine e di liquidi. Per tentare di contrastare e prevenire la cellulite, bisogna quindi iniziare a combattere la retenzione idrica.

Fattori predisponenti

Esistono dei fattori che, più di altri, comportano l'insorgere della pelle "a buccia d'arancia":

-l'ereditarietà unita ad una debolezza dei vasi

-la scarsa componente muscolare in particolare nelle gambe: i muscoli dei polpacci non riescono a comprimere le vene ed i piedi a svolgere la loro azione di pompa

-la vita sedentaria e la stazione eretta prolungata

-le abitudini errate (come indossare tacchi troppo alti o vestiti troppo stretti)

-l'impiego della pillola

-la gravidanza


Rimedi

Per combattere la cellulite è necessario apportare alcune modifiche a stili di vita sbagliati. Ecco come:

Movimento - E' la prima regolare per migliorare la circolazione e riattivare i muscoli. Se i tessuti sono poco tonici non possono svolgere la loro azione compressiva sulle vene che facilita la risalita del sangue verso il cuore. Nuoto, bicicletta e corsa sono gli sport più adatti perché coinvolgono più parti del corpo senza appesantirne nessuna, potenziano il trofismo muscolare stimolando la circolazione e hanno quindi un'azione benefica sulla circolazione e l'ossigenazione dei tessuti.

Dieta - L'alimentazione deve essere povera di sale che non andrebbe aggiunto alle pietanze, gia' naturalmente saporite. Da evitare tutti i cibi molto ricchi di sodio quali insaccati e prodotti in scatola. Bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno. Introdurre quotidianamente verdura e frutta fresca. Scegliere cereali integrali. Variare sempre le fonti di proteine: un giorno pesce, un altro soia, carne magra, uova, legumi.


Cambiare abitudini - Migliorare alcuni di stili di vita è un altro passo fondamentale.
Eccone alcuni: 1) Evitare di stare troppo a lungo nella stessa posizione, sgranchire le gambe ogni ora.
2) Quando si passano molte ore seduti è consigliabile tenere le ginocchia parallele e i piedi appoggiati a terra.
3) Usare scarpe con tacchi alti 3-5 centimetri in modo tale che il tallone possa svolgere senza problemi le sue funzioni di sostegno e pompa del sangue.

Rimedi naturali


Lo smaltimento dei liquidi può essere agevolato, oltre che dalla dieta e dal movimento, anche da alcuni drenanti naturali sotto forma di integratori, tisane, decotti o tintura madre. Quelli forniti dalle piante si dividono in tre categorie, in base all'azione che svolgono sui tessuti.
In particolare, i meccanismi attraverso i quali agiscono i principi naturali sono: 1) azione circolatoria: stimolano cioè la circolazione sanguigna e l'ossigenazione del tessuto sottocutaneo;
2) azione drenante: diminuiscono il ristagno dei liquidi; 3) azioni multiple: associano i primi due tipi di interventi.

Tisane, ecco alcune idee

Per ottenere un'azione specifica può essere utile farsi preparare dall'erborista un misto di erbe mirate a risolvere i diversi problemi e disturbi. Ecco qualche suggerimento:

Per la cellulite
Ingredienti - 30 g di foglie di fucus, 20 g di foglie di betulla, 20 g di estratto secco di asparago, 20 g di tè di Giava. Preparazione - Lasciare in infusione per 20 minuti un cucchiaio di tisana in una tazza di acqua bollente. Filtrare. Bere 3 tazze al giorno, prima di colazione, pranzo e cena.


Tisana drenante

Ingredienti - 20 g di peduncolo di ciliegio, 20 g di gramigna, 50 g di equiseto, 40 g di pilosella Preparazione - Portare a bollore 250 ml di acqua, aggiungere un cucchiaio della miscela e far bollire per 10 minuti. Consumare 3 tazze al giorno.

di: ladeadeiventi

Messaggio N° 1810 07-04-2006 - 21:41

LA RIVINCITA DI GIUDA IL TRADITORE

Scritto intorno al 300 dopo Cristo su papiro e legato da un laccio di pelle redatto in copto, la lingua in uso allora in Egitto, il codic attribuito all’Apostolo GIUDA è stato ritrovato verso la fine del ‘900 nel deserto presso El Minya, in Egitto. Finì nelle mani di mercanti di antichità, lasciò l'Egitto per giungere prima in Europa e poi negli Stati Uniti dove rimase in una cassetta di sicurezza a Long Island, New York, per 16 anni prima di venire acquistato dall'antiquaria di Zurigo Frieda Nussberger-Tchacos nel 2000.

Al termine di un lunghissimo lavoro di cinque anni una équipe di esperti linguisti, papirologi e studiosi di storia della religione sono riusciti a decifrare il testo e a verificarne l'autenticità e il significato religioso. Il risultato, uno dei più eccezionali documenti dell'archeologia bibblica è stato svelato in questi giorni a Washington nella sede della National Geographic Society. In Italia sarà pubblicato in esclusiva dal "National Geographic Italia" di maggio (in edicola dal 21 aprile) e con la rivista si potrà anche acquistare il libro "Il Vangelo perduto di Giuda Iscariota".

"QUI si narra il segreto della rivelazione che Gesù fece parlando con Giuda Iscariota...". Così inizia la prima pagina di un fragile manoscritto in papiro che rilegge in modo radicalmente diverso la vicenda del "traditore" più odiato della storia e lo trasforma nel più fedele discepolo di Cristo; un documento straordinario che oltre a fornire inedite informazioni su Giuda Iscariota lo riabilita presentandolo come colui che consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo: il Vangelo di Giuda.

Un testo destinato a fare discutere storici, religiosi e filosofi, un testo che fa giustizia anche dell'odioso e brutale antisemitismo che per secoli si è nutrito della vicenda-leggenda di "Giuda il Traditore". Già nel titolo ("Il racconto segreto della rivelazione fatta da Gesù a Giuda Iscariota nel corso di una settimana, tre giorni prima la celebrazione della Pasqua") riecheggiano temi cari alla tradizione gnostica e che ebbero una grande diffusione agli albori del cristianesimo; vicende che contraddicono la storia più tradizionale, quella che ci verrà tramandata dai Vangeli ufficiali (di Luca, Marco, Matteo e Giovanni) e che verrà codificata dai dogmi della Chiesa cattolica nei secoli successivi.

Nel documento - in cui non si fa alcun cenno alla crocifissione nè alla resurrezione - fin dalla prima scena Gesù ride dei suoi discepoli che pregano il loro Dio, il "dio minore" del Vecchio Testamento che ha creato il mondo. Li esorta a guardarlo e a comprendere cosa egli sia davvero, ma questi non lo fanno e non capiscono. Il passaggio fondamentale arriva quando Gesù dice a Giuda: "... tu supererai tutti loro. Perché tu farai sì che venga sacrificato l'uomo entro cui io sono". Aiutando Gesù a liberarsi del suo corpo terreno, Giuda lo aiuterà a liberare la sua entità spirituale, la sua essenza divina.


Uno status, quello di Giuda, che viene più volte descritto come speciale: "Allontanati dagli altri, a te rivelerò i misteri del Regno. Un Regno che raggiungerai, ma con molta sofferenza. Ti ho detto tutto. Apri gli occhi, guarda la nube e la luce che da essa emana e le stelle che la circondano. La stella che indica la via è la tua stella". E Giuda "aprì gli occhi, vide la nube luminosa e vi entrò".

Giuda Iscariota non solo non è "il Traditore" ma è - stando al codice copto - il mezzo attraverso cui Gesù di Nazareth raggiunge il suo scopo, dunque il discepolo decisivo, il più importante. Nel testo si prevede l'ira degli altri discepoli contro il traditore (Giuda ha una visione, "vidi me stesso mentre i 12 discepoli mi prendevano a sassate e mi perseguitavano") ma anche il fatto che sarà comunque superiore a loro: "Sarai maledetto per generazioni, ma regnerai su di loro", gli dice Gesù.

Al papiro manca la parte finale e il testo si interrompe all'improvviso: "Essi (coloro che erano venuti ad arrestarlo) avvicinarono Giuda e gli dissero, "Cosa fai qui? Sei un discepolo di Gesù?". Giuda diede loro la risposta che volevano, ricevette da loro del denaro e glielo consegnò".

di sigurros2

Messaggio N° 1809 07-04-2006 - 09:44

Donne immagine: NON NE POSSO PIU'!

Giornali, televisione, riviste, internet, siamo praticamente sommersi da donne e donnine di tutte le misure e forme che ammiccano sensuali e non hanno molto da invidiare ad una porno star.

A tutte le ore del giorno, mattina compresa si vedono sederi che sculettano davanti al nostro naso, decoltè prosperosi, il più delle volte non veri, ma questa è un’altra storia, che ballano attirando inevitabilmente l’attenzione degli uomini presenti, i più intelligenti fingono di non vedere se non per altro per rispetto alla donna che hanno accanto, certo è che sono uomini e ci racconteremmo delle barzellette se pensassimo che l’evento passi inosservato.

Non trovo giusto che noi donne, voglia o non voglia dobbiamo inghiottire ogni volta un boccone amaro così pesante. Personalmente non mi sento a disagio perché loro hanno più di me, anzi, ma perché quello che ci viene quotidianamente proposta è una forzatura, e se posso osare sono pure gelosa anche e soprattutto del pensiero del mio uomo.

Ritengo che chi ha voglia di vedere donne che si svendono per quattro soldi, (vabbè che spesso sono un po’ di più), abbiano almeno da fare la fatica di cercarsele. Trovo decisamente ingiusto che io come donna debba sentirmi a disagio mentre seduta con mio marito, guardo, per fare un esempio “Striscia la notizia” o pubblicità che non lasciano nulla alla fantasia. 

Siamo nel terzo millennio e sarebbe ora che si cominciasse a proporre un’immagine decisamente diversa da quella che si dà ora della donna che deve imparare a dire “NOO” quando le viene proposto di essere usata come un pezzo di carne che non ha un’anima. Premetto che non sono una bigotta, ma non ammetto nemmeno la spudoratezza che c’è al giorno d’oggi.



scritto da: stella112


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