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Messaggi di Aprile 2009

Messaggio N° 2645 30-04-2009 - 11:35

Cosmogonia

 

Con il concetto di cosmogonia, dal greco kósmos, mondo e génésthai nascere, si intende tutto quello che si inscrive nei miti di narrazione delle origini.

Il fascino di questi miti, guardandoli con l’occhio multidisciplinare di cui la Gimbutas è stata pioniera, liberandosi cioè di stereotipi e di schematismi pregiudizievoli e osservandoli con visione circolare, è che, in qualunque tempo e in qualunque luogo, hanno tratti comuni.

A noi non spetta che riflettere su questo materiale millenario che ci conduce indietro nel tempo quando mito e rito, alla base di ogni gruppo umano, erano strettamente congiunti.

Quello che segue, è uno dei tanti miti delle origini australiani.

Yhi, la Dea del Sole, portò nel mondo oscuro luce e calore, due cose necessarie per la crescita e il mantenimento del mondo creato da Baiame.

Mancava però qualcosa in questo mondo in formazione che non fosse solo istinto e questo elemento indefinibile poteva essere fornito solo da Baiame che era il creatore.

Baiame non aveva una forma corporea e non sentiva il bisogno di averla fino a quando non giunse il momento di presentarsi agli esseri che aveva creato.

Svelò le sue intenzioni a Yhi, dicendole :” devo assumere una forma.La mia mente deve essere messa dentro qualcosa che abbia vita e che sia degna del dono, dev’essere una nuova creazione”

Così dal processo del pensiero, dall’unione di granelli di polvere, dalla creazione di ogni singlo organo e dalle circonvoluzioni del cervello Baiame creò un animale che camminava sulle due gambe, possedeva mani che potevano plasmare attrezzi e aveva ingegno per usarli; soprattutto era fornito di un cervello che poteva obbedire agli impulsi dello spirito e così l’uomo, l’animale più recente, venne creato.

Nessun altro occhio vide la creazione dell’uomo e da quel giorno passò un’eternità di tempo e il mondo si fece scuro e triste. Le inondazioni rovinarono la terra e gli animali si rifugiarono nella parte più alta di alcune caverne, ogni tanto si affacciavano per controllare se le acque si ritiravano ma lo spettacolo era sempre lo stesso, quello di una terra desolata, coperta dalle acque sotto un cielo senza sole.

Infatti la dea Yhi per rabbia, aveva distolto lo sguardo da quando era nato l’uomo. Quando la terra restava senza la luce dorata del sole, i rifugi dell’uomo diventavano oscuri e gli animali impazzivano di paura.

A uno a uno comparivano all’apertura delle grotte scrutando nel buio cercando le ragioni di questo mutamento, ogni animale vide qualcosa, ma ognuno vedeva qualcosa di diverso dagli altri, cominciarono a discutere, litigarono, alla fine la lite degenerò in atti di violenza, alcuni animali ne uccisero altri.

Baiame era molto deluso e dispiaciuto e si allontanò lasciandoli a se stessi, poi però decise di fare un ultimo tentativo e si mostrò loro assumendo le sembianze di un uomo, e così gli animali riconobbero la saggezza di Baiame e Yhi tornò ad inondare il mondo di luce.

Lo spirito del Padre salì nella sua dimora celeste lasciando sulla terra l’uomo, che diventò il re del creato, però non era soddisfatto, osservando gli animali si accorse che gli mancava qualcosa.

Una notte fece un sogno rivelatore. Era sdraiato ai piedi di un albero e lo guardava; l’albero era immobile quando ad un tratto la punta allungata di un fiore si levò sopra la sua testa e dalle vecchie foglie alla base del tronco gli giunse un profumo forte e inebriante. L’albero ora si muoveva e assumeva un’altra forma, l’uomo intuiva che se avesse distolto lo sguardo anche solo per un attimo avrebbe perso qualcosa di prezioso.

La punta del fiore rimpicciolì, il tronco si divise in due parti e da sotto il fiore spuntarono due braccia, la corteccia diventò liscia e morbida mentre il fiore si separava in testa e tronco, alla fine la trasformazione fu completa, una nuova creatura era stata creata da un albero in fiore e ora muoveva i primi passi sull’erba.

Ma questa figura non era un uomo, era più aggraziata, assomigliava in parte all’uomo e in parte era molto diversa perché aveva forme più gentili e arrotondate.

L’uomo, in un momento di felice intuizione, capì che questa creatura era una donna, uguale ad un uomo e complementare nella forma e nella natura. La stessa scintilla divina che c’era dentro di lui illuminò il volto di lei, d’istinto intuì che in lei c’era quella diversità che separava e tuttavia univa nella vita il maschile e il femminile e che entrambi erano uniti nell’eterna diversità, che era parte dello stesso Baiame.

Si avvicinarono l’uno all’altra e si abbracciarono, in questa loro prima danza in cui celebrarono la loro unione sfiorarono appena il suolo. Non era più un sogno ma una realtà. Quando la danza finì, stretti l’uno all’altra restarono fermi a esaminare il mondo che ora sapevano essere stato creato per loro.

“non è solo vostro” disse una voce che giungeva da lontano “guardatevi intorno”. Con meraviglia videro la pianura coperta di piante e di animali immobili in ascolto.

La voce proseguì “ queste sono tutte le mie creature, grandi e piccole, piante e animali sulla terra, nel mare e nel cielo. Esse sono a vostra disposizione e verranno incontro alle vostre necessità”

La voce poi si spense, nella luce del sole c’era una nuova dolcezza:un tenero, vasto sospiro si levò sulla pianura, si spezzò allora l’incantesimo che aveva tenuto fermi gli animali che si allontanarono. La solitudine e l’incompletezza erano terminate.

I miti della cosmogonia aborigena sono infiniti, si può dire che ogni tribù abbia il proprio, alcuni punti sono comuni a tutti i miti, la narrazione però può differire notevolmente, dipende molto dai totem archetipici.

A seconda delle tribù sparse nell’intero territorio, gli Dei creatori variano, hanno nomi diversi, pur presentando delle caratteristiche comuni spesso sono figure diverse tra loro per struttura e funzioni.

Un’altro aspetto comune è che nelle fasi della creazione ci sono stati esperimenti, e non sempre perfetti, e quindi il creatore non era infallibile e la perfezione si raggiungeva con impegno e tentativi, e nello stesso tempo sono proprio le caratteristiche umane a dare più spessore al concetto di Essere Superiore.

Il mito che ho scelto appartiene alle tribù del Nuovo Galles del sud, lo stato che ha Sidney come capitale.

di: miladylady

Un libro nato nelle pagine dei blog di Libero!!!

Il Mio Libro
   


Eccolo... il mio libro, nelle librerie...

"Perfidia Lounge"...

un noir nato su queste pagine...

un piccolo sogno realizzato...

ecco la trama in sintesi...

Katrine,una giovane ballerina di lap dance dal corpo perfetto e dal viso d’angelo, e Frankie, un irresistibile professionista del furto, rubanoi n una banca di New York 10 milioni di dollari in diamanti. I due non sono solo complici, ma anche amanti. Ma l’amore, si sa, a volte fa paura tanto che Frankie decide di scappare da solo con il “colpo” cheavrebbe potuto cambiargli la vita. Qualcosa, però, va storto e gli vengono sottratte le preziose pietre. In un susseguirsi incessante di colpi di scena Frankie si dà alla ricerca dei diamanti che lo porteràfino al collo di Katrine, che nel frattempo è diventata la star più richiesta del momento. Tra di loro, però, si mette James Petrone: il boss dei boss. Lo splendore dei diamanti sarà più abbagliante dell’amore?


di: darkstone

Messaggio N° 2643 19-04-2009 - 14:31

FALCHI PELLEGRINI E GABBIANI NEI CIELI DI ROMA

Nei cieli di Roma, e precisamente sui tetti della Sapienza, nidificano e volano i falchi pellegrini. Aria e Vento li hanno chiamati così. Per le nuove nascite si possono proporre dei nomi. C'è un osservatorio perenne che li studia e li tiene sotto osservazione. Il sito dove si possono avere notizie e vedere è  molto interessante, per chi è curioso di saperne di più ecco il link: www.birdcam.it

 Sul "mio cielo" invece volteggiano i gabbiani, tantissimi gabbiani. Insomma mi rendo conto che i cieli di Roma sono pieni di "volatili clandestini". Merli, gazze, cornacchie, passerotti, passerotti, farfalle... Io ne ho adottato uno: un gabbiano! Spesso una nera cornacchia lo importuna in modo aspro. Mi chiedo, chi dei due è l'aggressivo di turno? La cornacchia o il gabbiano? Mi auguro che presto possano fare amicizia e condividere il nostro cornicione cittadino per fare spuntini insieme. Amerei davvero veder nascere questa insolita amicizia. Anche perché i loro colori rimandano ad altri pensieri e similitudini. Il gabbiano con i suoi versi, che sembra quasi un lamento... bussa alle nostre finestre e non vede l'ora che le apriamo per potersi mettersi in bilico: al limite del bordo-finestra... Che voglia entrare? Non oso pensare ai danni che potrebbe procurare in casa. Non ci sono oggetti di valore, intendo costosi, ma solo quelli legati alla nostra vita familiare. Ricordi di passeggiate, cose della natura che ci hanno incuriosito: in forma di radici, di sassi, di conchiglie, di boccettine e alambicchi di diverse dimensioni... Insomma c'è di tutto, e se per caso si decidesse ad entrare, addio ricordi! Però non riusciamo ad allontanarlo, ormai fa parte di noi. Anche lui è entrato a far parte della nostra famiglia. Metto a cuocere i spaghetti e ne preparo anche per lui: ne va pazzo! E' proprio un gabbiano strano, ama anche la pizza. Non potete immaginare cosa combina con l'acqua messa a sua disposizione. Divertentissimo guardarlo mentre beve o si stropiccia il bel piumaggio bianco e grigio, proprio un bellissimo spettacolo. 
Sono consapevole che la poesia di questi tempi è difficile da trovare, ma scusatemi se io non posso vivere senza. Se per qualche maledizione dovessi restarne priva vuol dire che sono morta senza essermi accorta della mia dipartita.Non posso resistere ai giorni passati senza che io abbia trovato un piccolo segno di poesia attorno a me. Se proprio non ne trovo in giro me ne procuro  un poco da sola. Leggo un libro, una poesia, scrivo una lettera, curo dei fiori, guardo nel cielo... insomma non resto mai senza.


di: brunaverdone

Messaggio N° 2642 04-04-2009 - 16:34

La lettrice bugiarda - Brunonia Barry


Successo nato dal passaparola in rete, questo giallo merita tutto il riscontro che sta ottenendo.
L'autrice, Brunonia Barry, è una giovane scrittrice con le idee molto chiare e a mio avviso con un discreto talento, se le prossime opere confermeranno la qualità di questo primo romanzo ovviamente.
La storia narra le vicende delle donne Whitney, nate e residenti a Salem, lettrici di pizzo e considerate streghe. Cosa significa leggere il pizzo? L'abilità e peculiarità del ramo femminile della famiglia sta nel sapere leggere il futuro delle persone nelle trame del pizzo.
La protagonista, più nello specifico, è Towner l'ultimadiscendente, la cui vita è stata traumizzata dal suicidio della sorella gemella Lindley, la quale appena adolescente si getta dalla scogliera dell'isola in faccia a Salem. Abusata dal padre, divenuta per questo labile mentalmente, tradita dal fidanzatino Jack, Lindley non regge e sceglie la via della morte. Towner viene poi ricoverata, dopo la tragedia, in un ospedale psichiatrico dove domanda espressamente di essere sottoposta ad elettroshock per poter dimenticare. Per fuggire ancora più lontana dalla sua particolare famiglia e dal ricordo comunque presente della gemella, scappa in California fino alla strana morte della zia Eva che la spinge a rientrare a Salem, per occuparsi delle ultime volontà dell'unica parente che l'abbia veramente amata, seguita e capita nelprofondo.
L'ambiente a Salem non è cambiato: finte streghe che attraggono turisti alla ricerca del brivido o della lettura del futuro, case spiritate in ogni angolo, statue di padri fondatori della cittadina in odore di aver messo al rogo nei secoli precedenti giovani donne innocenti.
In tutto questo Towner deve ripercorrere, fra ricordi veri e allucinazioni rimaste dopo il trauma, la sua storia e quella della sua famiglia, riscoprire vecchie ferite, affrontare nuovamente l'incubo delle violenze subite da Lindley e, alla fine, ritrovare la sua identità.
Il finale è completamente a sorpresa, inaspettato e da togliere il fiato.
Veramente una grandissima opera prima. Speriamo in un proseguo così brillante.


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