RIMINI DOMANDE RIFIUTATE
Autore: Stefano Cicchetti da Chiamami città.
Perché l’immondizia in Germania si può bruciare e da noi no?
Perché stufe e caminetti non fanno paura anche se producono diossina doppia rispetto agli inceneritori?
Perché chi ci ha condotto fin qui è ancora al suo posto e probabilmente ci resterà?
Il ministro Alfonso Pecoraro Scanio ha detto che la raccolta differenziata dei rifiuti nelle regioni del Sud “è priorità del Governo nazionale”. ”Obbligherò i Comuni campani a fare ciò che viene già fatto in tutta Europa: la raccolta differenziata”. “La decisione è presa - e non ci sarà più tolleranza per le lentezze di adeguamento”. Lo stesso Prodi, riferisce il ministro, ha chiesto di non ritardare più la raccolta differenziata e si è detto pronto a modificare l’ordinanza in caso non arrivino risultati tangibili. Risultati che, ha promesso il generale Roberto Jucci, coordinatore della task force per l’emergenza rifiuti, “ci saranno tra sei mesi”. ”Senza raccolta differenziata gli inceneritori sono ferri vecchi”.
Il ministro dell’Ambiente ha scolpito queste parole l’1 agosto 2006, giustappunto un anno e sei mesi fa.
Il 27 dicembre scorso, invece, le agenzie battono questa notizia: “Un inceneritore in Germania ?per bruciare i rifiuti di Napoli. Trasferire l’immondizia costa meno che smaltirla qui”. Si tratta di questo: Remondis, la più grande azienda tedesca dello smaltimento dei rifiuti, è disponibile a realizzare in un’area della Renania – un Land che viene definito “la Toscana della Germania” - un inceneritore per bruciare tutta l’immondizia della Campania producendo elettricità. Il tutto spendendo meno di quanto ci costi oggi l’emergenza della vergogna.
Impossibile non domandarsi come mai i Tedeschi, che già bruciano a carissimo prezzo i rifiuti di Napoli e Caserta, siano così arretrati da affidarsi a dei “ferri vecchi“ come gli inceneritori, dove per di più distruggere le famigerate eco-balle campane, unanimemente considerate bombe chimiche al massimo potenziale in quanto mai “differenziate”.
Eppure - ci assicura l’Area Antagonista Campana - Presidio di lotta contro l’inceneritore di Acerra – “altri stati europei e non hanno deciso di cambiare rotta e chiudono gli inceneritori (Francia, Germania, USA…)”. Non solo: “I metodi alternativi di smaltimento esistono e si chiamano ‘sistema rifiuti zero’, adottato a S.Francisco, Buenos Aires, Seattle”. Conoscendo Buenos Aires, so che ha varato quella legge nel febbraio 2007 per regolarizzare una raccolta differenziata fin qui condotta solo dai “Cartoneros”, 7 mila nullatenenti disperati poi organizzatisi in cooperativa sociale. Come esempio progressivo non c’è male, senza considerare che le vie argentine non sono proprio il massimo del lindore: per esempio, non si usano cassonetti, ma il sacchetto viene appeso al cancello di caso.
Sulla “Germania che chiude gli inceneritori”, sarà anche così, ma per ora i Tedeschi – governati per 9 anni dai Verdi - bruciano il 20% dei rifiuti, battuti però da Olandesi (33%), Svedesi (45%), Danesi (50%), mentre gli Svizzeri bruciano tutto, il 100%. Noi Italiani siamo al 12%. Nessuno vuole un inceneritore nel proprio giardino, ma ne sorgono ben all’interno di città come Vienna, Parigi, Londra, Copenhagen. Chi non incenerisce nulla sono Finlandia, Irlanda e Grecia. E’ pur vero che ovunque si cerca di bruciare sempre meno rifiuti a favore di prevenzione, riciclo e riuso. Ma intanto in Europa sono attivi oltre 300 impianti di termovalorizzazione/incenerimento, in 18 nazioni. Nel ’92 erano oltre 400, ma più piccoli e meno efficienti.
Secondo Unimondo.org, “in Europa nel 2005 l'uso di legna per il funzionamento di stufe e caminetti ha prodotto 969 grammi di diossine; dall'incenerimento rifiuti, 438 grammi)”. Ma la sola parola “diossina” fa paura ed è molto più facile associarla ad una centrale irta di tubi e ciminiere, che sa di politica e di affari, piuttosto che al romantico caminetto del nostro confortevole salotto. Vedi le proteste ed i comitati ricorrenti anche da noi, come contro l’ampliamento dell’impianto di Raibano. Lo stesso Ordine regionale dei Medici, sostenendo la nocività degli inceneritori, è arrivato a male parole con il ministro Bersani. Il che fa dire a Nicola Andrucci su Il Passatore.it “Gli inceneritori, che se li facciano Bersani e Bassolino nei camini di casa loro!”.
Chi avrà ragione? In attesa di scoprirlo, vogliamo dar ragione al sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino: “La situazione non è così semplice, non si tratta di cercare un capro espiatorio: ci sono stati vari ritardi e poi siamo vittime di un fondamentalismo ambientale un po' folle: no alle discariche, no ai termovalorizzatori, no a tutto, ma alla fine i rifiuti da qualche parte devono andare”. Sacrosanto. Con una sola aggiunta: perfino Iervolino, Bassolino, Pecoraro, Rastrelli, Matteoli, Martusciello, alla fine da qualche parte dovranno pur andare. Certo in folta e “bypartisan” compagnia e preferibilmente il più lontano possibile.
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