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LA TERRA DESOLATA
Post n°690 pubblicato il 20 Novembre 2014 da blogtecaolivelli
I. La sepoltura dei morti Il poemetto si apre con l'inizio della primavera, un evento festoso (finisce la penuria invernale di cibo, torna la stagione dei frutti e delle messi). Per Eliot, con una tipica ironia modernista, "aprile è il mese più crudele": davanti al rifiorire della natura, l'uomo moderno, vuoto e senza scopo, sente in modo ancor più doloroso la propria sterilità interiore. I lillà sono un correlativo oggettivo per indicare il ricordo, il passato e sono i fiori connessi con i riti della fertilità. Segue un flash-back che ci riporta al clima dell'Europa centrale intorno alla prima guerra mondiale, con un chiaro riferimento alla Rivoluzione russa al verso 12. L'eleganza delle persone che frequentano i luoghi più alla moda dell'Europa rivela un'ansia comunicata grazie ai bruschi cambiamenti di sintassi. Le allusioni all'Antico Testamento (v. 20: Ezechiele predica contro la malvagità degli Israeliti, v. 22: Dio dice ad Ezechiele che romperà gli idoli eretti da Israele a falsi dèi) offrono un parallelo tra la domanda di Ezechiele "Figliuol d'uomo, queste ossa possono vivere?" e quella del poeta che chiede al lettore "quali rami crescono su queste macerie?", una domanda retorica, dato che quest'ultimo conosce soltanto "un mucchio di frante immagini, dove batte il sole, e l'albero secco non dà riparo, e il canto del grillo non dà ristoro". L'appassionato ma condannato amore di Tristano ed Isotta è preso a modello universale, in modo da ridimensionare il moderno concetto di questo sentimento. Alle citazioni da Wagner (in tedesco) segue un excursus ironico sulle figure profetiche personificate da Madame Sosostris, una chiromante dal nome che sembra una banale imitazione di qualche dea egiziana, nonostante le sue predizioni si rivelino vere. Qui Eliot ha l'opportunità di inserire un altro importante tema del poemetto, quello dei tarocchi e dei loro simboli. La Belladonna è un veleno, mentre la dama delle rocce rimanda alla Monna Lisa per la sua enigmaticità. Il mercante con un occhio solo si riferisce a Mr Eugenedes, oltre che alla figura del Jack. In seguito il poeta si riferisce alla City, il quartiere finanziario di Londra, simbolo dell'aridità del capitalismo e della società moderna. La critica alla City riprende gli stilemi provenienti da Baudelaire e Dante. Il poeta considera i suoi cittadini, bloccati in una routine distruttiva, paragonandoli dapprima agli ignavi dell'Inferno, a causa della loro totale indifferenza nei confronti del prossimo, e successivamente alle anime del limbo che, come loro, sperano in una vita migliore, ma non hanno alcuna speranza di cambiare la loro statica routine. La figura di Stetson è paragonabile a quella dell'amico Ezra Pound che usava portare un cappello Stetson. Con il riferimento alla Prima guerra punica Eliot intende universalizzare il problema, che altrimenti rimarrebbe legato alla città di Londra. Questa sezione si conclude con un riferimento alla prefazione de I fiori del male di Baudelaire "Au lecteur" che descrive l'uomo affondato nella stupidità, nel peccato e votato al male, ma, tuttavia, il peggior mostro del serraglio infame dei suoi traviamenti è la Noia, definita come "monstre delicat". "Tu, lettor, lo conosci quel mostro delicato, ipocrita lettore, mio pari, mio fratello!" II. Una partita a scacchi In questa sezione, Eliot presenta varie figure femminili vittime di lussuria e di disonestà. Innanzitutto, la descrizione della stanza rievoca l'incontro degli amanti Antonio e Cleopatra (nell'omonima tragedia di William Shakespeare) e di Didone edEnea, ma questi echi sono disturbati da due elementi: primo, la sintassi convulsa delle frasi; secondo, l'episodio di Filomela, che fu crudelmente stuprata e, poiché le era stata tagliata la lingua per evitare che dicesse il nome del colpevole, questa funzione era stata attribuita ad un usignolo, che però il mondo intero (compreso lo hypocrite lecteur, che abita anch'egli nella Terra Desolata) non ascoltò. Il dialogo tra le due donne in un pub proletario di Londra, che si esprimono in cockney, è ansioso e isterico e ha come oggetto la storia d'amore tra Lil e Albert, una storia squallida cui nessun valore umano dà dignità: persino la gravidanza è considerata un fardello per la salute della donna. L'uso del Cockney suggerisce l'appartenenza delle donne alla classe operaia, e produce un potente contrasto con la scena precedente, ambientata nella upper class più benestante e colta. Eliot suggerisce che la sterilità colpisce la società nel suo complesso, dai ceti più privilegiati a quelli subalterni. La conversazione delle due donne, inoltre, accenna alla prima guerra mondiale e alle sue conseguenze, perché il marito di una delle due è stato da poco smobilitato, e non è più lo stesso uomo di prima (accenno probabilmente ai problemi psicologici dei reduci). I rapporti tra uomo e donna sono considerati sterili in questa Terra, poiché manca la comunicazione, sia verbale che sessuale. La frequente richiesta del barista enfatizza la pressione del tempo che scorre, fino ad arrivare all'addio di Ofelia, preso dall'Amleto, "Good night, ladies, good night, sweet ladies, good night, good night". III. Il sermone del fuoco Il titolo è reso chiaro solo alla fine del canto, quando Eliot invoca le figure di Buddha e di Sant'Agostino, personalità ascetiche molto ammirate dal poeta. La descrizione idealizzata dell'amore umano sullo sfondo di un Paradiso Terrestre è in contrasto con il concetto che ne ha la modernità, così sordido e squallido. Il Tamigi celebrato da Edmund Spenser nel suo Prothalamion è spoglio, non ci sono più "testimoni delle notti d'estate", le ninfe che vi dimoravano sono partite. Il ritornello che ricorre appare sarcastico, in una terra di lamenti e di inquinamento. Al v. 182 Eliot allude alla Bibbia, quando gli Ebrei, ricordandosi dell'esilio e del desiderio di tornare in patria, si lamentarono "sulle rive di Babilonia, là ci sedemmo, sì, e piangemmo, quando ci ricordammo di Sion... come potremo cantare il canto del Signore in una terra straniera?" Come collegamento con la scena successiva, Eliot inserisce un'eco dall'Ulisse di Joyce, quando Bloom partecipa ai funerali di Paddy Dignam (il capolavoro di Joyce è ripetutamente citato nel poemetto). Il narratore allude al Principe Ferdinando nella Tempesta di Shakespeare; il personaggio, che sta pescando in una sera estiva, pensa alla morte del padre e del fratello, che erano entrambi re, e ci fa capire che egli stesso ora è re, il Re Pescatore della Terra Desolata. Non c'è speranza di poter prendere un pesce nell'acqua inquinata; le sue riflessioni si rivolgono ai resti seppelliti dei suoi parenti. L'arrivo della primavera non promette alcuna fertilità (ripresa dell'inizio del poemetto). La squallida relazione tra Sweeney e Mrs Porter, celebrata in una versione "educata" di una volgare canzoncina cantata dai soldati australiani nella prima guerra mondiale, è posta in triste contrasto con l'incontro tra la dea della castità e Atteone. Attraverso le onomatopee il lettore si ricorda del canto del pettirosso. Il tema della decadenza è ripreso con la visione di Londra, che ha perso tutto il suo fascino spirituale: anche il mercante diSmirne è la versione decadente dei commercianti fenici che, secondo la Weston, diffusero la conoscenza dei riti della fertilità (l'hotel Metropole citato nella poesia era un noto ritrovo per incontri gay, quindi per una forma di sessualità che non dà progenie, torna il tema della sterilità). In questo contesto si inserisce il sermone del fuoco di Buddha: "I sensi umani e tutto ciò che riescono a percepire stanno bruciando. Con quale fuoco? Vi dichiaro che stanno bruciando con il fuoco della lussuria, con il fuoco della rabbia, con il fuoco dell'ignoranza, con tutto ciò che concerne la nascita, la decadenza, la morte, il dolore, il lamento, l'avidità e la disperazione". La figura di Tiresia riprende il filone profetico, essendo quest'ultimo il massimo dei profeti del mondo classico. Poiché aveva infastidito due serpenti mentre questi copulavano, fu trasformato in donna, fino tornare uomo dopo sette anni. Intanto,Giove e Giunone stavano discutendo quale dei due sessi godesse di più nell'atto sessuale: lo chiesero a Tiresia, ed egli rispose che a godere di più era la donna. Giunone, in collera, lo condannò alla cecità, ma Giove lo premiò concedendogli il dono di vedere il futuro. La sezione tra i versi 215 e 248 è narrata da Tiresia. La scena descritta è lo squallido incontro di due amanti: lei, "stanca e annoiata", è indifferente alle provocazioni di lui, "uno degli umili a cui la sicurezza s'addice come un cappello di seta su un milionario di Bradford", una città famosa per aver sfruttato l'industria bellica durante la prima guerra mondiale; l'ora di sesso si consuma in breve, e al risveglio la donna non si preoccupa dell'assenza dell'amante, ma "mette al grammofono un'aria di danza". La musica da ballo, con cui la donna anestetizza i suoi sentimenti, pervade la città ed è un freddo ricordo dell'insensibilità umana. La descrizione del Tamigi evoca da un lato la celebrazione dell'oro del Reno da parte di Wagner (quindi anche la musica del grande compositore tedesco, contrapposta alla musica pop suonata dal grammofono della donna), da un altro l'ammonimento di Joseph Conrad, autore ammirato da Eliot, sulla depravazione umana, che può arrivare ad annullare l'intera civiltà. Seguono le tre "ninfe" del Tamigi, che raccontano la stessa storia di profanazione sessuale e confusione, ma sembrano non avere alcuna speranza nei confronti di una nuova vita, e formano un climax di degradazione. Il canto si chiude con il connubio della civiltà orientale con quella occidentale attraverso le allusioni e citazioni di Buddha nel suo sermone del fuoco ("burning burning burning burning") e di S. Agostino ("A Cartagine poscia io venni" e "O Lord thou pluckest me out"). |
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